Uno dei team più importanti in ambito RPG, un budget non proprio stellare e tanta, tantissima ironia. Gli ingredienti alla base di The Outer Worlds facevano già presagire un titolo dal sapore forte, irriverente e coinvolgente. Obsidian Entertainment torna, dopo l’ottimo Pillars of Eternity II ed un clamoroso acquisto da parte di Microsoft, a far parlare di sé all’interno dell’industria. Sviluppato in poco più di un anno, The Outer Worlds è già considerato da molti l’erede spirituale di Fallout: New Vegas. Abbiamo vagato in lungo e in largo tra i pianeti di Alcione e siamo pronti a dirvi la nostra.
Ode al mega presidente galattico
Un editor del personaggio molto dettagliato ci permette non soltanto di personalizzare le fattezze del nostro pioniere virtuale ma anche e soprattutto ci permette di dare un primo taglio ruolistico a quello che sarà il nostro personaggio finale. Pur avendo a disposizione un background narrativo molto limitato, quasi nullo, avremo facoltà di scegliere un mestiere per il quale eravamo stati inviati ad Alcione, facendo leva su alcune abilità e direzionando le statistiche del personaggio verso una prima parte di crescita. Mestieri come ingegneria o medicina andranno ad aumentare le nostre competenze scientifiche, influendo positivamente sulle riparazioni dell’equipaggiamento, sulle cure e su determinati tipi di anni mentre altre scelte ci indirizzeranno verso una crescita più legata alle armi o agli attacchi fisici. The Outer Worlds si impone dunque come GDR puro sin dalle primissime fasi di creazione.
Muovere i primi passi in The Outer Worlds riporterà inevitabilmente alla memoria le vicende vissute in Fallout: New Vegas, la centralità dei dialoghi e delle scelte, l’importanza dell’aspetto ruolistico ed una capacità decisionale potenzialmente illimitata portano The Outer Worlds ad un livello decisamente superiore. Sin dalle prime sezioni di gioco ci ritroveremo infatti a dialogare con NPC di svariato “orientamento”, gli intrecci di trame e di “fazioni” vanno a creare una sinergia capace di fare da collante ad un mondo altrimenti troppo statico e “sezionato” per essere definito un vero e proprio Open World.
Addio e grazie per tutto il pesce
Coloratissimo e divertente, The Outer Worlds riesce a sin da subito a smorzare i toni proponendo un’esperienza di gioco leggera ma non per questo priva di profondità. Una trasposizione grottesca ma tremendamente vicina alla realtà che inquadra una società priva di valori che identifica nel lavoro l’unico mezzo di affermazione. Un’espressione più colorata di un terribile Arbeit macht frei contaminata dall’irriverenza e dall’ironia di una commedia galattica che nasconde molto più di quel che da a vedere. Analizzando The Outer Worlds sotto una luce più seriosa, è davvero incredibile notare come Obsidian sia riuscita a mascherare tematiche sociali importanti e profonde all’interno di un titolo scanzonato e pieno di colori. La meravigliosa Alcione, dipinta attraverso pennellate di fantasia, tra vegetazione rigogliosa, mostri alieni e cieli stellati, nasconde sotto al suo velo di irriverenza una società marcia e priva di valori, tributando ancora una volta l’amore per il macabro lasciato da Bioshock. Le influenze che permettono a The Outer Worlds di imporsi nell’industria riescono ad infondere nel titolo di Obsidian un’identità forte e peculiare, come un mosaico di mille colori. Le sfumature narrative del titolo ci permettono di agire in svariati modi, le scelte non sono infatti quasi mai bilaterali ed il concetto di “missione fallita” è pressoché inesistente. Perché fare un favore ad un personaggio per ottenere quel che ci serve quando possiamo semplicemente ucciderlo? The Outer Worlds concede al giocatore una libertà in termini di comportamento che in determinati casi può addirittura confondere. Tra meccanismi che coinvolgono la reputazione, scelte narrative e morali, l’universo di The Outer Worlds è sensibile alle nostre azioni anche sul lungo termine. In termini di reazioni da parte degli NPC non siamo ai livelli di un Red Dead Redemption 2 ma i dialoghi vengono sicuramente influenzati dal nostro excursus all’interno del titolo. Tanta libertà, decine di statistiche e punti abilità da assegnare e dialoghi a non finire, la ricetta dell’RPG in salsa Obsidian non poteva essere più ricca.
Il titolo di Obsidian tuttavia scopre il fianco nel momento in cui si passa dalla teoria ai fatti. Spostandoci verso la parte più adrenalinica, fatta di azione, combattimenti e reazioni, The Outer Worlds non riesce pienamente a far centro. Troppi elementi non riescono a cooperare tra loro ed altri non si rendono necessari se non in casi estremi. Si sente molto la mancanza di un vero e proprio sistema di crafting, soppiantato dalla possibilità forse troppo ristretta, di potenziare armi ed armature. Alcune meccaniche come quella del sonno o l’utilità stessa di cibo e buff si rivelano completamente ininfluenti se si sceglie di affrontare il titolo a difficoltà Facile, Normale o Difficile. Un piccolissimo accenno di componente survival viene infatti fuori solo ed esclusivamente se si sceglie di cominciare il titolo alla difficoltà più alta, a quel punto sarà necessario mangiare e dormire per curare le proprie ferite ed ogni scontro richiederà una pianificazione in termini di buff e consumabili. In questo modo The Outer Worlds crea un compartimento stagno tra le tre difficoltà principali e la modalità “survival”, un muro che non permette ai giocatori meno hardcore di assaporare determinate meccaniche. Anche l’assortimento di armi ed equipaggiamento non rispecchia pienamente il ritmo dato dal titolo durante le prime ore. In The Outer Worlds troveremo infatti una sola arma per tipo, al massimo due, reiterando le stesse armi, ma di livello più alto, per tutto il resto del gioco.
Alti e bassi
L’esperienza di The Outer Worlds è un’escalation di emozioni le uniche costanti sono il divertimento e la meraviglia del mondo che ci circonda. La storia principale è condita da decine e decine di missioni secondarie, le quali andranno ad influire sulla nostra reputazione agli occhi delle varie popolazioni che andremo ad incontrare. Alcune missioni secondarie sono davvero avvincenti, altre si limitano ad essere delle fetch-quest piuttosto banali. A stupirci però è stata la presenza di missioni legate ai nostri compagni di squadra. Perché si, in The Outer Worlds avremo la possibilità portare con noi fino a due membri del nostro equipaggio e, come dei novelli Shepard, avremo la possibilità di approfondire il rapporto con i nostri compagni compiendo delle missioni dedicate alla loro storia e no, non è possibile ingaggiare relazioni amorose. I vari pianeti disseminati per Alcione si distinguono per ambientazioni, fazioni e nemici che andremo ad incontrare, tantissimo pane per i denti dei completisti che si ritroveranno un quest-log sempre ben fornito mentre i ruolisti accaniti passeranno ore ed ore all’interno delle varie città senza sparare un singolo colpo ma affrontando quei dialoghi che hanno reso il titolo davvero coinvolgente e divertente. L’elemento shooting rappresenta infatti una componente decisamente marginale e, salvo in rare occasioni, è quasi sempre possibile affrontare le varie situazioni di gioco senza sparare un singolo colpo. Complice un level design di altissimo livello, è infatti possibile scegliere la strada “non violenta” in tantissime occasioni grazie a passaggi secondari, escamotage o semplicemente destreggiando bene l’arte dell’oratoria. Bilanciare tratti come intimidazione, persuasione e menzogna può rivelarsi la chiave di volta per risolvere una situazione che sarebbe finita in una sparatoria ed in questo The Outer Worlds riesce veramente a stupirci. La varietà d’azione, la meraviglia dei mondi proposti ed infinite linee di dialogo accompagnate da una libertà d’azione davvero incredibile ci fanno dimenticare quelle pecche di The Outer Worlds dovute anche al budget non proprio stellare con il quale è stato realizzato il titolo. Da un punto di vista tecnico non possiamo di certo gridare al miracolo, tuttavia la fatica di Obsidian si fa strada grazie ad uno stile davvero ricercato e coinvolgente. Da una parte una componente fortemente biopunk, dall’altra un carattere retrò riescono a dipingere dei tratti davvero originali, accompagnati da ambientazioni mozzafiato ed una varietà tra i mondi di gioco che non ha nulla da invidiare ai titoli più blasonati.
Abbiamo provato The Outer Worlds sia su Playstation 4 che su PC, in entrambi i casi la pulizia e la stabilità di gioco sono riusciti a convincerci sebbene qualche problema legato allo streaming dell’audio ci ha costretto a riavviare il gioco un paio di volte. The Outer Worlds manca di localizzazione ed i sottotitoli non sono giganteschi tuttavia l’esperienza di gioco risulta essere gradevolissima data la possibilità di rileggere l’intero dialogo prima di scegliere la risposta da dare.
The Outer Worlds è un ritorno in pieno stile da parte di Obsidian Entertainment, un’ode al mondo degli RPG che abbiamo amato negli ultimi anni. Irriverente ma allo stesso tempo profondo ed introspettivo, The Outer Worlds è riuscito a convincerci e, al netto dei suoi difetti, non possiamo che promuoverlo senza riserve.
PRO:
- Totale libertà
- Divertente dall’inizio alla fine
- Componente ruolistica profonda
- Personaggi ben caratterizzati
CONTRO:
- Componente shooting un po’ sottotono
- Tecnicamente non impressionante
- Poca sinergia tra le meccaniche
Versione provata: Playstation 4/PC
Disponibile su: Xbox One, PlayStation e PC