Disclaimer: in questo articolo NON tratteremo spoiler sugli sviluppi della trama di The Last Of Us Part II, descrivendo e valutando solo l’aspetto ludico, artistico e caratteriale dell’opera. Ci saranno invece riferimenti alla trama del primo capitolo e al DLC Left Behind, pertanto vi consigliamo caldamente di terminarli prima di proseguire oltre nella lettura.
Dopo 3 anni e mezzo di estenuante attesa e ben due rinvii, il secondo capitolo della saga survival horror firmata da Naughty Dog è finalmente tra noi. The Last of Us Part II riprende laddove il finale del primo gioco ci aveva lasciati, con Ellie e Joel in fuga dall’ospedale di Salt Lake City dopo che quest’ultimo ha sottratto la ragazzina ai medici, salvandole la vita ma vanificando di fatto le possibilità di creare un vaccino. Ancora una volta saremo impegnati in una lotta di sopravvivenza in un mondo devastato da un’epidemia su scala mondiale, che ha trasformato gran parte degli esseri umani in zombie-funghi dalle limitate capacità sensoriali, ma animati da una forza brutale devastante. Ironia della sorte, il gioco esce mentre tutto il mondo, quello vero, sta affrontando un’altra epidemia, quella del Coronavirus. Anche se la realtà sembra essere molto meno spaventosa se messa a confronto con il virus Cordyceps di The Last Of Us, la situazione globale tutt’altro che rosea ha spinto comunque gli sviluppatori a tardare nuovamente la data d’uscita dopo il primo rinvio dello scorso Febbraio. Tolta la mascherina di tutti i giorni e indossata quella antigas per evitare le spore (o fingere di evitarle), vi calerete nei panni della temeraria Ellie, ormai cresciuta e divenuta vera protagonista indiscussa di questo attesissimo sequel. Affronterete nuovamente le terribili creature viste nel capitolo precedente con qualche novità. Vi aggirerete per una Seattle ormai in rovina sfuggendo dalla morsa di tutti i vostri simili che vogliono la vostra testa servita sul proprio piatto d’argento. Avete raccolto abbastanza munizioni, medikit e impugnato saldamente il vostro pad? Bene, è tempo di uscire allo scoperto e fare strage di clicker.
Joel is missing
Nell’universo narrativo di The Last Of Us, il genere umano è stato gravemente colpito sul finire del 2013 da un’epidemia su vasta scala, innescata da un fungo-parassita chiamato Cordyceps. Questo virus, responsabile di orribili mutazioni nei soggetti infetti, ha reso il pianeta Terra un luogo ostile per i pochi essere umani rimasti, privandoli di gran parte dei beni di prima necessità e fermando del tutto il progresso tecnologico. Vent’anni dopo lo scoppio della pandemia, l’umanità, ridotta ormai del circa 60%, è regredita a una società simile a quella preindustriale, basata su piccole comunità di persone autosufficienti, unite dal solo istinto di sopravvivenza e contro la minaccia onnipresente degli infetti. Purtroppo, questo processo di frammentazione delle comunità ha portato gli stessi essere umani a scontrarsi fra loro, per accaparrarsi le poche provviste rimaste o anche solo per la supremazia e il controllo del territorio. L’organizzazione militare della Fedra, una reincarnazione di quello che una volta fu l’esercito degli Stati Uniti, ha cercato invano d’istituire la legge marziale sul suolo americano, venendo ostacolata però da un gruppo di ribelli chiamati “Luci“. Proprio le Luci, attraverso il loro leader Marlene, incaricheranno Joel, un contrabbandiere d’armi nonché protagonista di The Last Of Us, di scortare Ellie, una ragazzina quattordicenne, fuori da Boston, fino a una struttura ospedaliera. La ragazza, infatti, pare essere del tutto immune al virus Cordyceps, essendo stata morsa durante l’infanzia senza però averne sviluppato i sintomi caratteristici. Secondo le Luci, Ellie è la chiave per sviluppare il vaccino che metterà finalmente la parola fine a questa epidemia. Il viaggio compiuto da Ellie e Joel fino all’ospedale di Salt Lake City, però, si rivelerà essere tutt’altro che semplice. Raggiunti finalmente a destinazione, Joel farà una terribile scoperta che lo porterà a uccidere le Luci e lo staff medico presenti nello stabile portando via con sé Ellie ancora intontita dall’effetto dei sedativi. L’unico modo per creare il vaccino era infatti quello di prelevare il parassita presente nel cervello della ragazza asportandone l’intero organo, uccidendo di fatto il paziente. L’istinto paterno sviluppatosi nel corso dell’avventura da parte di Joel lo porterà a compiere una decisione straziante, salvando la ragazzina ma condannando l’intera umanità, il tutto all’insaputa di Ellie, alla quale verrà detta una bugia al solo scopo di proteggerla.
The Last Of Us Part II inizia quattro anni dopo questi eventi quando, un visibilmente invecchiato Joel e una Ellie ormai non più teenager, stanno passando una vita tutto sommato felice e serena nella comunità di Jackson, in Wyoming. L’armonia del villaggio, però, viene spezzata presto da un evento che sconvolge nel profondo Ellie e il resto della comunità. Partito per una missione di routine per recuperare risorse e liberare gli avamposti, Joel tarderà in maniera preoccupante il suo rientro, cosa che spingerà Ellie e la sua amica Dina a partire per un viaggio in una Seattle post-apocalittica in cerca del suo fidato compagno.
Turbe giovanili
Dopo aver vestito i panni del burbero Joel nel primo capitolo, la serie di The Last Of Us sposta i riflettori sull’altra protagonista dell’originale. Ellie, ormai cresciuta e divenuta una guerriera a tutti gli effetti, erediterà lo scettro di protagonista principale del gioco. The Last Of Us Part II ci mostrerà un lato inedito della giovane sopravvissuta, più spietato e glaciale rispetto al primo capitolo, forgiato dagli anni e costantemente messo alla prova dalla brutalità degli infetti. Analogamente alla trilogia cinematografica della vendetta del regista sudcoreano Park Chan-wook, il gioco assumerà via via sempre di più i connotati di un revenge movie, con Ellie determinata a farsi giustizia con ogni mezzo a causa delle vicissitudini di trama sbrogliate nelle primissime ore di gioco. Come emerso già dai vari trailer di presentazione rilasciati sinora, The Last Of Us Part II alza notevolmente l’asticella della violenza, mostrando scene di uccisioni sanguinolente e torture ai limiti dello splatter. Manifestazioni di violenza brutale che riguarderanno non soltanto gli infetti, ma anche gli altri esseri umani che si frapporranno tra Ellie e il suo obbiettivo. Non saranno risparmiati nemmeno gli animali, come i cani visti nell’ultimo video mostrato allo State of Play, con buona pace per gli animalisti. L’istinto omicida che infuocherà Ellie, infatti, non conoscerà ostacoli e lotterà contro il suo lato “pacifista” per tutta la durata del gioco. Come già ampiamente anticipato dai trailer di gioco, in The Last Of Us II verrà approfondito anche il lato sentimentale di Ellie. La scelta di rendere Ellie un personaggio LGBTQ+ ha sicuramente diviso la critica, ritenuta da alcuni troppo forzata anche a causa della spiccata campagna di marketing intrapresa da Neil Druckmann, director del gioco. Contrariamente da quanto contestato da molti oppositori del gioco Naughty Dog (spesso e volentieri spinti dall’odio e dall’ignoranza), The Last Of Us II tratta in maniera assolutamente matura e credibile le tematiche LGBTQ+, senza farne un manifesto volto a promuoverne gli ideali, ma cogliendone la spontaneità e la naturalezza di coloro che lottano per rivendicare la propria identità sessuale. Ellie scoprirà infatti a piccoli passi i suoi sentimenti nei confronti di Dina, unica persona ad averla realmente accolta, compresa e apprezzata dopo Joel. Un legame che sfocerà inevitabilmente in qualcosa di più grande, ma sempre in modo coerente e senza alcun tipo di obbligo o forzatura.
La iena, il lupo e la falena
Pur essendo un gioco fortemente influenzato da tematiche horror e dai toni decisamente inquietanti, il capitale umano presente in The Last Of Us Part II è sicuramente al centro delle vicende narrate, in un modo che ricorda molto da vicino The Walking Dead, opera a fumetti di Robert Kirkman nonché fonte d’ispirazione per la creazione di questa serie. L’immunità dal virus di Ellie e i fatti accaduti nell’epilogo della Parte I, hanno reso la vita difficile alla ragazza, costretta a nascondere il proprio passato anche alle persone a lei più care. Alcuni ex componenti delle Luci, ormai quasi del tutto disassemblati, si sono riuniti in una nuova organizzazione chiamata Washington Liberation Front, o WLF. I cosiddetti “lupi” (chiamati così per via dell’assonanza fra WLF e il termine inglese “wolf”) hanno liberato la popolazione dal predominio della Fedra, smantellando i QZ e riorganizzando nuovi centri di accoglienza. I metodi adottati dai membri della WLF però, spinti dal motto “lotta per sopravvivere o per morire in fretta”, non sono propriamente ortodossi e i civili sentono di essere semplicemente passati da un male a un altro. In contrapposizione al regime rigido imposto dalla WLF, alcuni fanatici (definiti in modo dispregiativo “iene“) adoratori di una figura chiamata Oracolo hanno fondato invece un ordine religioso, volto a rinnegare il progresso tecnologico e ad ambire al ritorno di una civiltà pregressa. L’uccisione dell’Oracolo da parte del leader dei lupi Isaac porterà le due fazioni a scontrarsi in un violento conflitto. Le iene sono meno addestrate ed equipaggiate dei membri del WLF, ma la loro sete di sangue e i loro modi brutali li porteranno a essere ugualmente se non più temuti dei propri rivali. Tra gli adepti dell’Oracolo infatti, definiti “Serafiti”, sono di uso comune pratiche di automutilazione e di tortura dei propri prigionieri, senza contare l’aspetto “creepy” del loro culto. Ellie si troverà quindi fra i due fuochi, dovendo fare affidamento su pochi alleati e scontrandosi invece con molte figure nemiche. Durante il gioco faremo la conoscenza di alcuni di questi lupi e iene, i quali avranno un ruolo fondamentale sia nella metà di gioco dedicata a Ellie, sia in quella riguardante invece l’altro protagonista. Ovviamente ci sarà spazio anche per volti noti come Tommy, il fratello di Joel, e Maria, sua moglie nonché reggente del villaggio di Jackson. Archiviato il discorso tematiche affrontate nel gioco, è tempo ora di cambiare tema, spostandoci su quello che, con molta probabilità, è il fiore all’occhiello di questo The Last Of Us Part II: il gameplay.
Manuale di sopravvivenza per un’apocalisse
Fulcro dell’esperienza offerta da The Last Of Us Part II è senza dubbio il gameplay e il suo sistema di combattimento. Come accadeva anche nel primo capitolo, da cui questo sequel eredita molte caratteristiche, il gioco alterna fasi esplorative (piuttosto limitate se paragonate a un open world) ad altre di pura azione. The Last Of Us Part II combina elementi di gameplay Third Person Shooter ad altri prettamente più stealth e survival, inclusa la scarsa disponibilità di materiali e munizioni. Il giocatore avrà quindi libera scelta su come affrontare i vari scontri che si susseguiranno nel corso del gioco, decidendo se adottare un tipo di approccio più diretto ma dispendioso in termini di munizioni, oppure uno più furtivo, muovendosi silenziosamente tra le barricate o strisciando in mezzo all’erba, per poi cogliere i nemici di soppiatto. Anche Ellie, così come per Joel nel primo capitolo, è in grado di avvertire la presenza di nemici nascosti dietro alle pareti percependone il rumore. A discapito di una forza fisica inferiore, Ellie avrà inoltre a disposizione un pratico coltello a serramanico illimitato, utile per eliminare furtivamente gli infetti. In The Last Of Us Part II il bestiario si arricchisce di nuovi tipi di infetti, oltre a quelli già visti in passato, ancora più agguerriti e letali. Al primo stadio d’infezione da Cordyceps i soggetti vengono definiti “Runner“. Essi sono creature che hanno conservato ancora gran parte del corredo genetico umano, dotate di vista e veloci nei movimenti, ma non affatto letali quanto un Clicker. Allo stadio successivo, l’infetto diventa uno Stalker, abili nel mascherare i propri movimenti ingannando persino i sensi affinati di Ellie. Il terzo stadio è quello dei Clicker, spaventosi zombie-fungiformi divenuti simbolo della saga. Chiamati così per l’inquietante verso che producono, i Clicker hanno perso completamente la vista guadagnando però un udito sovrumano. Il loro morso non vi lascerà scampo, quindi se non siete in grado di eliminarli in fretta, non vi resta altro da fare che fuggire. Superato anche questo stadio evolutivo, il soggetto muta nei cosiddetti Shamblers o Bloater, zombie dalla stazza possente in grado di emanare gas altamente nocivo ad ogni colpo subìto. Come se non bastasse, questi tipi di infetti sono anche resistenti ai colpi di pugnale, rendendoli di fatto totalmente inefficaci. La lista degli invitati prevede anche altri tipi di creature dei quali preferiamo non svelarne le caratteristiche in questa recensione, ma con le quali avrete il “piacere” di interloquire amichevolmente nelle fasi finali del gioco. Fortunatamente, sia Ellie che l’altro protagonista avranno a disposizione decine di tipi diversi di armi e congegni realizzabili a mano, sfruttando l’apposito menù di crafting (naturalmente in real time e senza poter mettere in pausa il gioco) consumando le risorse accumulate durante le fasi esplorative. Nonostante il titolo sia caratterizzato dalla linearità tipica dei giochi Naughty Dog, gli sviluppatori hanno comunque posizionato degli edifici e delle zone opzionali in quasi ogni area di gioco dove poter fare scorte di materiali, a patto però di ritrovarsi faccia a faccia con qualche infetto in più. Raccogliendo rondelle e bulloni potremo inoltre potenziare le nostre armi presso i banchi da lavoro che troveremo lungo il percorso e, collezionando e consumando pillole, potremo invece accedere a nuovi potenziamenti per il nostro personaggio. Questi sono stati suddivisi in più categorie, sbloccabili nel corso della storia raccogliendo alcune riviste sparse per Seattle e diversificate per protagonista. Potremo, per esempio, rendere i nostri medikit più efficaci, oppure aumentare la vita o la potenza dei nostri attacchi da mischia. Questi ultimi sono stati decisamente rivisti e migliorati, con la possibilità di azzuffarsi con umani e zombie schivando e restituendo i loro colpi a mo’ d’incontro di Boxe. Tornano le amatissime bottiglie e mattoni, ottime non solo per creare diversivi, ma anche per stordire i nemici prima di sferrare un attacco letale. Combinando tutti gli elementi a nostra disposizione, potremo arrivare addirittura a sfruttare i Clicker a nostro vantaggio contro schiere di nemici umani, semplicemente scagliando bottiglie o facendo esplodere granate nelle loro vicinanze attirando così la furia infetta. Fortunatamente non saremo sempre soli, ma potremo di tanto in tanto fare affidamento su un compagno, il quale ci aiuterà a togliere le castagne dal fuoco nelle fasi più concitate di gioco, oppure semplicemente indicandoci la via d’uscita o i punti d’interesse nell’ambiente circostante. Se l’IA dei nemici sembra funzionare a dovere durante le fasi di gioco in solitaria (per esempio si accorgeranno presto di voi una volta abbandonata la copertura o chiameranno i rinforzi trovando i cadaveri dei propri compagni), in compagnia di altri alleati si ripresentano gli stessi problemi visti nel capitolo precedente. Il proprio compagno infatti, potrà liberamente passeggiare di fronte ai nemici senza essere visto, risultando di fatto completamente invisibile ai loro occhi. Tolte alcune imperfezioni, il gameplay di The Last Of Us Part II risulta essere ancor più solido e variegato del suo predecessore, riconfermando di fatto quello che era, assieme alla trama, il punto di forza della serie.
Effetto Naughty Dog
A fare da collante tra una scrittura così profonda e un gameplay ricercato e stimolante c’è sicuramente il tocco d’autore di Naughty Dog, riscontrabile non solo a livello tecnico, ma in generale nella cura e nell’amore per i dettagli palpabile già dai primissimi istanti di gioco. Ancora una volta tocca a un The Last Of Us chiudere le pratiche con una generazione per cedere il passo a quella successiva, così come accadde con il primo capitolo per il passaggio da PlayStation 3 a PlayStation 4. Per la seconda volta un gioco Naughty Dog funge da anticipazione della tecnologia che verrà, sfoggiando un’eccellente veste grafica dettagliata e curata nei minimi particolari, dalle animazioni fino alle ambientazioni. L’hardware di PS4 è stato spremuto a dovere (notabile anche grazie all’incessante ronzio della console che accompagnerà le vostre sessioni di gioco) per sfoggiare uno fra i migliori comparti tecnici dell’intera softeca per PlayStation 4. Risalta soprattutto lo splendido lavoro di motion capture messo in essere dal team di Naughty Dog e perfettamente interpretato dagli attori scelti per le movenze e per il voice acting dei protagonisti (quest’ultimo poco constatabile nella versione italiana a causa di un abbinamento personaggio-voce non sempre azzeccato, nonostante il grande lavoro compiuto dagli stessi doppiatori). La cura e la maniacalità con cui sono state realizzate le varie location del gioco dimostrano grande attenzione ai particolari, ancora più godibili grazie alla poca invadenza dell’hud, quasi sempre nascosto o poco visibile. Giocando a The Last Of Us Part II si ha davvero la sensazione di passeggiare fra i resti di una Seattle rimasta per oltre vent’anni congelata al 2013, logorata dal tempo e dalle intemperie, oltre che reclamata a gran voce dalla natura. Negozi polverosi dalle pareti fatiscenti, talvolta con prodotti ancora in esposizione, case con alcuni arredi in perfetto stato e altri ricoperti da strati di polvere, uffici con computer e monitor infestati dalle piante rampicanti. Come ciliegina sulla torta, non poteva mancare qualche cammeo direttamente dal mondo Sony, come la PlayStation Vita in mano a un membro del WLF intravista già nell’ultimo State of Play, oltre che altri easter eggs impossibili da non notare (lascio a voi scoprire quali). Anche sul fronte audio, The Last Of Us Part II riesce a impressionare per la sua colonna sonora toccante, grazie soprattutto al genio musicale di Gustavo Santaolalla, che ancora una volta riesce perfettamente a cogliere con note e fraseggi di chitarra e banjo lo spirito caratteristico del gioco e dei protagonisti in maniera impeccabile. Ed è proprio sulle emozioni che Naughty Dog ha voluto far leva per conquistare i giocatori. Vi sfido a non emozionarvi quando esplorerete assieme ad Ellie un museo di scienze naturali abbandonato, oppure quando suonerete la chitarra all’interno di un teatro abbandonato (con tanto di possibilità di selezionare accordi e “plettrare” sfiorando il touch pad del controller). La massiccia presenza di sequenze filmate, distribuite saggiamente nel corso del gioco e mai eccessivamente invadenti, contribuisce a rendere The Last Of Us Part II un’esperienza viva a metà fra il gioco e il kolossal hollywoodiano.
Una Seattle senza barriere
Naughty Dog ha prestato grande attenzione anche alle varie opzioni di accessibilità dedicate ai giocatori con handicap fisici. Il team ha infatti reso possibile per la prima volta la modifica totale dei comandi di The Last Of Us Part II, grazie a oltre sessanta opzioni dedicate, così che anche l’utenza con problemi fisici possa costruirsi, in base alle proprie esigenze, l’esperienza di gioco perfetta. The Last Of Us Part II permette anche di personalizzare l’IA dei nemici e dei compagni. Per chi non volesse accontentarsi dei tre profili di accessibilità creati ad hoc dai cagnacci infatti, è possibile intervenire puntualmente sui singoli elementi, modificandone i valori. Per esempio, chi ha problemi di vista può liberamente modificare la dimensione e il colore del carattere del testo, modificare l’intera palette cromatica del titolo, oppure effettuare uno zoom su una parte specifica dello schermo attraverso il touchpad. Le persone non vedenti potranno beneficiare di una serie di funzioni che consentiranno loro di vivere appieno il nuovo percorso di vendetta di Ellie, anche grazie alla presenza dell’assistente vocale. Questa feature infatti, guiderà il giocatore nella devastata e brutale Seattle attraverso alcuni avvisi vocali, che lo avvertiranno in caso di ostacoli, precipizi, munizioni o nemici in avvicinamento. Anche le fasi di combattimento potranno essere personalizzate a proprio piacimento, attivando per esempio la funzionalità di slowmotion, utile quando si mira, o ancora impedendo ai nemici di poter afferrare Ellie e i suoi compagni di viaggio. In aggiunta a tutto ciò, sarà persino possibile attivare una funzione che consentirà ad Ellie di schivare i colpi dei nemici automaticamente o di ridurre il danno che subiremo una volta colpiti dai loro proiettili. E’ bene sottolineare che tutte queste modifiche non andranno ad influire la caccia ai trofei, consentendo così anche i giocatori con disabilità fisiche di raggiungere e ottenere da soli il tanto agognato platino. Giunti a questo punto appare quindi chiaro come il team di sviluppo americano abbia avuto a cuore l’obbiettivo, certamente nobile, di rendere concreto l’atavico desiderio di ogni giocatore con handicap fisici: poter giocare al proprio titolo preferito in piena tranquillità e senza eccessive difficoltà. Il viaggio di Ellie in The Last Of Us II potrà quindi essere vissuto senza alcun timore e senza alcuna barriera d’ingresso da ogni tipologia di utente. La speranza è che questo possa servire da esempio alle software house nella realizzazione dei titoli di prossima generazione, in modo da abbattere le barriere ed eliminare la distinzione fra utenti di Serie A e di Serie B, nel rispetto di chiunque.
…E adesso?
The Last Of Us Part II aumenta in maniera considerevole la longevità rispetto al suo predecessore, arricchendosi sia di parti narrate che di gameplay. Per portare a termine la trama di questo secondo capitolo infatti, saranno necessarie almeno 25 ore di gioco, senza contare i vari extra. Per i completisti accaniti, non mancheranno i classici collezionabili disseminati nei vari capitoli, sotto forma di figurine dei supereroi nel caso della sezione dedicata ad Ellie e di monete provenienti dai vari stati per l’altro protagonista. Per gli amanti dei contenuti aggiuntivi invece, sarà possibile spendere monete accumulate procedendo con la trama principale per sbloccare bozzetti preparativi e modelli 3D dei vari protagonisti del gioco. Unico vero e proprio neo che influisce negativamente sull’economia complessiva del gioco è la totale assenza del comparto multiplayer, modalità molto apprezzata e acclamata nel precedente capitolo (un po’ come accaduto con Uncharted 3 e 4), qui rimossa completamente presumibilmente per concentrare ogni sforzo sulla componente single player. Superato l’intenso e lungo capitolo finale e raggiunti i titoli di coda Kleenex alla mano, oltre ad un naturale senso di appagamento, rimarrà la curiosità per quello che sarà il futuro della serie. Naughty Dog non ha voluto delineare una direzione precisa con l’epilogo di questa Part II, né ha ancora svelato le proprie carte sui prossimi progetti in cantiere. Sicuro è che The Last Of Us Part II funziona e anche parecchio, emozionando e lasciando col fiato sospeso dall’inizio alla fine.
Contatore dei momenti “feels”: 4
Contatore degli infarti: 10
Testato su: PlayStation 4 Standard
Ringraziamo Alberto Rossi per il paragrafo “Una Seattle senza barriere”.
La recensione in breve
Naughty Dog tira fuori dalla manica l’ennesimo asso che, nonostante il caos di polemiche scaturito sia dalla presenza di contenuti cosiddetti "scomodi" o esageratamente violenti, sia dalla pubblicazione di leak che hanno spoilerato la trama con oltre un mese di anticipo rispetto alla data di uscita, riesce comunque nell'impresa di smentire tutti e convincere appieno. The Last of Us Part II non è un prodotto che rivoluziona la serie, ma che piuttosto ripercorre la stessa strada migliorando però sotto moltissimi aspetti e riuscendo a fare ancora meglio del suo già ottimo predecessore. Nella Seattle di The Last Of Us Part II non ci sono troppi segreti o colpi di scena epocali, ma solo tanti punti di vista differenti, che ci fanno capire quanto sia complesso valutare il mondo e le sue cose in maniera del tutto superiore e distaccata, senza considerare le emozioni e le motivazioni dei singoli individui. Non ci sono buoni o cattivi, soltanto anime profondamente diverse fra loro, ma che all'unisono lottano per la propria sopravvivenza, il proprio credo, i propri ideali, arrivando inevitabilmente al conflitto. Una trama appassionante ed una scrittura profonda a corredo di un comparto tecnico più che convincente fa sì che The Last Of Us Part II possa essere tranquillamente riconosciuto come un'opera che, seppur imperfetta e con qualche mancanza, chiude in assoluta bellezza l'epoca PlayStation 4.
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Voto Game-Experience