The Division è stato il gioco che ho seguito più di tutto nel suo sviluppo. Dall’annuncio all’E3 fino alle decine di prove effettuate tra le varie fiere, Alpha e beta, ho collezionato un numero di impressioni notevoli. Quando il gioco è uscito, le aspettative erano alle stelle, considerando anche un paio di buchi nell’acqua recenti di Ubisoft quando si parla di titoli attesi. Avere tra le mani quindi un titolo del genere mi ha messo in una posizione molto particolare, un bivio al quale non ero assolutamente preparato: fallimento totale o signor gioco? Tom Clancy’s The Division è una vera e propria esperienza da assaporare. Non vi dirò qui come è andata, dovrete leggere tutto e si, mi sto rivolgendo a quei quattro di voi che non salteranno direttamente al voto finale. A voi 4, grazie e mettetevi comodi.
28 ore dopo
Chi ci segue da un po’ sa quanto siamo critici sotto molti aspetti, soprattutto per quanto riguarda il fattore divertimento. Molto spesso infatti si valuta un gioco rispetto alla qualità tecnica, all’innovazione strutturale e di gameplay, ma si tralascia il senso principale del gioco, insito tra le sue lettere: il divertimento. L’ho già detto tantissime volte, non trovavo un gioco che mi facesse correre a casa dal lavoro per la voglia di livellare un po’ da tantissimo tempo, forse troppo, tanto che avevo dimenticato quale meravigliosa sensazione potesse essere. Mettere tutto in secondo piano, mangiare di corsa per poi sedersi e godersi finalmente il proprio gioco, ecco quello che cercavo da tempo, quel gioco che ti faceva tirare il pacco ai tuoi amici pur di rimanere seduto a livellare. Questo cappello introduttivo è per preannunciarvi il mio sentimento di approccio a The Division, ovvero la dipendenza. Dopo poco tempo, sono stato letteralmente catturato dalla meravigliosa ambientazione del gioco, dalle sue meccaniche semplici e ripetitive ma che mi riportano all’epoca del mmorpg, dai dungeon giocati con gli amici fino a notte fonda; The Division è tutto questo ma anche di più.
Sfruttando il filone tecno terroristico creato dall’ormai scomparso scrittore statunitense, Tom Clancy’s The Division ambienta la sua storia a New York, la più famosa tra le città americane, in un contesto apocalittico che potrebbe non essere troppo distante dalla realtà. Durante il Black Friday, il giorno dei saldi successivo al Ringraziamento, in cui tutti i negozi d’America praticano fortissimi sconti, viene diffusa una versione modificata e infinitamente più letale del virus del vaiolo attraverso le banconote, arrivando in pochissimo tempo ad infettare tutta l’isola di Manhattan. Le autorità locali, totalmente incapaci di gestire un’emergenza improvvisa di questa portata, sono collassate dopo pochissimo tempo, costringendo il presidente degli Stati Uniti ad attivare gli agenti scelti della Divisione, dei federali altamente addestrati che rispondono solo ai suoi comandi, impiegati in situazioni critiche. Per qualche ragione sconosciuta, la prima ondata di questi agenti viene immediatamente annientata, forzando così l’invio di nuove squadre di agenti che avranno il duplice compito di riportare la civiltà a Manhattan e scoprire cosa sia successo ai loro compagni. Voi farete parte di questa seconda ondata e, per uscire vivi dall’inferno di neve nel quale siete diretti, dovrete cooperare con gli altri agenti per scoprire la verità ed affrontare le bande criminali che ora infestano l’isola. I nemici sono infatti i sopravvissuti al virus che si sono votati all’anarchia più totale, dividendosi in bande strutturate, ognuna con le sue peculiarità. Tra queste spiccano i Purificatori, una volta ex netturbini di New York, che hanno deciso di debellare il virus a modo loro, bruciando qualsiasi cosa capiti a tiro, e i Rikers, detenuti evasi dal carcere di Rikers Island che faranno di tutto per sfogarsi degli anni passati in galera. La storia è divisa in una serie di missioni principali che fanno tutte riferimento alla base principale della Divisione e che permetteranno lo sblocco delle abilità del personaggio. L’ampliamento della base rappresenta l’obiettivo principale del gioco, visto che darà accesso a tutta una serie di potenziamenti di cui parleremo più avanti. Queste missioni a livello narrativo vi daranno un quadro più completo della situazione newyorkese, tenendovi impegnati per circa una 30na di ore, ma che diventano oltre 50 se affrontate in modalità difficile con tutti i crismi del caso. Ogni missione infatti potrà essere completata in modalità normale, fruibile anche in single player, o in quella difficile, dove è consigliabile girare con il party completo da quattro giocatori e procedere con molta cautela, dato che un aggro sconsiderato di tutti i nemici può portare ad una fine prematura, come ogni mmo insegna.
World of New York
Parlando infatti del sistema di gioco, è doveroso introdurre l’originalità di The Division. Molti si ostinano a paragonarlo a Destiny, mentre altri si riferiscono al titolo di Ubisoft come ad un mmo, altri invece come da tradizione ci vomitano sopra senza averlo neanche provato. La verità sta nel mezzo, come molto spesso accade: The Division è un gioco di ruolo action sparatutto in terza persona con una predominante componente multiplayer cooperativa. La struttura del gioco grida mmo da tutte le parti per una serie di fattori che andremo ad elencare. La prima è quella della gestione dei pattern nemici tramite l’aggro strutturato per vicinanza con l’IA nemica. Una volta che i nemici si saranno accorti della vostra presenza, inizierà uno scontro a fuoco molto intenso, grazie soprattutto all’elevata aggressività dell’intelligenza artificiale, che vi costringerà a muovervi di continuo per non essere sopraffatti. I nemici saranno divisi in classi di potenza che vanno dal rosso (quelli basilari), al dorato (i più potenti), molto spesso protetti da una barra di salute aggiuntiva che funge da scudo. Ogni fazione avrà poi i suoi combattenti caratteristici, divisi per classi, di modo da variare l’approccio al combattimento. Le meccaniche di gameplay, come già ampliamente discusse in fase di hands on, sono quelle di un classico third person shooter, sapientemente integrate nel contesto action in cui il gioco si basa. Il sistema di coperture è intuitivo e ben calibrato, con la possibilità di sparare alla cieca e di passare da un riparo all’altro con la semplice pressione di un tasto. Per quanto riguarda l’armamentario a disposizione, ogni personaggio potrà usufruire di due armi principali più una secondaria, generalmente una pistola, mentre gli slot riservati all’armatura sono circa una decina, tutti con la possibilità di essere moddati con componenti aggiuntivi (le armi da subito, l’quip solamente in determinate occasioni). Queste mod vanno ad influire sulle statistiche delle armi modificandone a volte anche il gun play e adattandole al proprio stile di gioco. Come da tradizione, tutte le armi saranno classificate in base alla rarità e ai livelli di potenza e sarà proprio questo a spingere il giocatore a continuare, ovvero la possibilità di nuovo loot.
Il drop degli oggetti più potenti è quindi il vero motore del gioco che spingerà i giocatori a farmare dungeon su dungeon (e passare le ore nella zona nera, di cui parleremo a breve) per accaparrarsi l’equip migliore. Ogni oggetto, sia in termini di armi che di armor, avrà delle statistiche dedicate tali da adattarsi a tutti i tipi di giocatore, ma la novità sostanziale consiste nelle stats dedicate allo sviluppo del personaggio. Lo abbiamo già spiegato in dettaglio nelle nostre anteprime, non ci sono classi in The Division, lo sviluppo del proprio alter ego è completamente libero e modificabile in qualsiasi momento, sia dal punto di vista delle skill che dell’equipaggiamento, rendendo così la personalizzazione pressoché totale. Ogni personaggio avrà però tre attributi che coesisteranno in ogni build, ovvero la salute, la potenza delle abilità e il danno con le armi, che ricondotti ad un contesto più classico possono essere paragonati al tank, al caster e al dps. Questo però risulta essere abbastanza semplificativa come classificazione, dato che The Division offre la possibilità di sviluppare un attributo piuttosto che un altro tramite l’equipaggiamento, per poi respeccare tranquillamente cambiando equip. Le skill del giocatore sono divise in 3 rami, tecnologico, sicurezza e salute, che favoriscono la difesa, l’attacco e il supporto. Un’abilità non preclude l’altra, visto che come già affermato lo sblocco di tali skill avviene attraverso lo svolgimento delle missioni della storia principale, rendendole così disponibili tutte a fine trama. Ogni personaggio potrà equipaggiare due abilità contemporaneamente (cambiabili in qualsiasi momento) e utilizzarle per affrontare al meglio le situazioni di pericolo. Queste risultano molto varie e abbastanza bilanciate, soprattutto se usate in combo con le mod disponibili una volta potenziata la base. Ogni abilità infatti potrà essere modificata per garantire effetti diversi, andando così a moltiplicare letteralmente il potenziale di personalizzazione del personaggio. Risultano quindi anche molto divertenti da usare, con scudi portatili, bombe autoguidate, torrette semoventi, scanner biometrici e cure istantanee. Nessuna di queste è risultata per ora tremendamente più potente di altre, segno che lo studio del bilanciamento delle skill è stato prioritario. Oltre alle skill si potranno sbloccare dei Talenti, abilità passive selezionabili progressivamente, e i Vantaggi, anche questi veri e propri perk che però saranno attivi sempre. Per quanto riguarda il livello contenutistico, the Division offre ore di divertimento con tantissime missioni da svolgere, divise per principali, secondarie ed incontri, oltre ovviamente ad un numero spropositato di collezionabili sparsi per la mappa che vi aiuteranno a comprendere la storia del gioco in maniera più approfondita.
Division Wars
Venendo ora alla parte migliore della produzione, non possiamo non essere emozionati per quella che rappresenta una delle poche produzioni moderne che ha compreso il significato di gioco di ruolo. Nella Dark Zone infatti, l’area sigillata dedicata al PvP, interpreteremo il ruolo che vogliamo, decidendo così se essere agenti ligi al dovere oppure disertori privi di scrupoli. E’ questa la vera essenza del gdr, l’interpretazione di un ruolo e la possibilità di farlo, consegnando così al giocatore le chiavi della propria partita. Eccezionale infatti la sensazione di smarrimento e di sfiducia totale che pervade la zona Nera, dove ogni giocatore può rappresentare la più grande minaccia o l’ancora di salvezza, dove gli squadroni della morte si contrappongono ai party di vigilantes che proteggono i giocatori più deboli. Originale e divertente anche la meccanica del loot, con la necessità di estrarre gli oggetti droppati all’interno della Zona per essere decontaminati, esponendosi però così al rischi di essere uccisi dai PK. Uccidere un giocatore infatti vi garantirà parte del suo bottino, e se consideriamo il fatto che il loot all’interno della Dark Zone è sempre migliore rispetto alla media, va da se che sterminare qualsiasi cosa ci si pari di fronte sia l’opzione preferibile. Perfetta anche la gestione dei livelli della zona nera, che garantiranno l’accesso ad armi avanzate e divideranno i giocatori in fasce di livello, così da non sbilanciare eccessivamente il gioco in favore dei player più forti. Non sappiamo però se verranno organizzate sessioni più compettive o meno, o se il gioco si presti effettivamente ad essere tale.
Per quanto concerne il lato tecnico, la versione che abbiamo testato per questa recensione è stata quella per PC e ci ha lasciato letteralmente sbalorditi. Il gioco era partito come sola versione console, poi successivamente grazie ad una petizione online diventato disponibile anche per PC; il rischio quindi di trovarsi un porting mal riuscito era molto alto, ma per fortuna siamo stati ripagati a dovere. Su PC The Division è una gioia per gli occhi (ma anche su console non scherza affatto), con effetti incredibilmente dettagliati, modelli ben realizzati (forse si poteva fare meglio per i volti), animazioni credibili e una ricostruzione di New York magistrale, forse la migliore mai fatta negli ultimi anni. Con i settaggi ad Ultra il gioco gira comunque molto liscio, senza cali strutturali o di frame rate e risulta incredibilmente scalabile, tanto che il livello di dettaglio su macchine di fascia media è comunque molto elevato. Ottimo l’inserimento di un benchmark interno, di modo da stabilire se la propria configurazione tra le numerose opzioni disponibili sia quella ottimale prima di entrare in un server.
È venuto però il momento di trattare anche i difetti del gioco, che nonostante si sia dimostrato un ottimo titolo, lascia ancora qualche dubbio. Innanzi tutto, l’editor del personaggio risulta essere davvero scarno e basilare, che ha riscritto il significato della parola delusione. Risulta infatti impensabile come in un gioco del genere, dove la personalizzazione dei valori è talmente ben implementata da essere magistrale, quella estetica sia relegata solo al vestiario, il quale non è neanche troppo differenziato, dato che molti capi risultano essere semplici cambi di colore di altri vestiti già presenti. Inoltre, il fatto di poter respeccare il personaggio in qualsiasi momento rende praticamente inutile la creazione di pg oltre il primo. Secondo, alcune armi risultano troppo uguali tra loro, quasi praticamente indistinguibili l’una dall’altra se non per le statistiche. Non ci sono oggetti capaci di risultatale all’apparenza spettacolari o soddisfacenti da usare, cosa che potrebbe dare fastidio ai fanatici del loot. Terzo, le missioni non hanno una varietà tale da risultare effettivamente diverse l’una dall’altra. La stragrande maggioranza di queste sarà un semplice arrivare in un’area, sterminare tutto quello che si muove e raccogliere il loot. Non il massimo dello stimolo quindi, ma se consideriamo che siamo sulla media dei giochi mmo, allora potremmo anche sorvolare. Ultimo, ma forse è il più importante di tutti, è l’end game del gioco. E’ praticamente sicuro che Ubisoft supporterà il gioco per il futuro, e le cose da fare tutt’ora sono ben lontane dall’essere completate. C’è la possibilità di affrontare i dungeon a difficoltà ancora maggiori, ci saranno eventi settimanali dedicati e via dicendo, ma per ora è ancora fumosa la questione. Non lo consideriamo per ora un difetto, ma ci torneremo sicuramente nel futuro prossimo, per appurare l’operato completo di Ubisoft.
PRO:
- Vera esperienza gdr
- Tecnicamente e stilisticamente perfetto
- Setting intrigante
- PvP originale e divertente
- In co-op risulta eccellente
- Dà assuefazione
CONTRO:
- Editor del personaggi praticamente inesistente
- Endgame ancora fumoso
- Armi e missioni secondarie troppo uguali tra loro