C’è un argomento che mi ha sempre affascinato nella mia carriera di giocatore prima e di umile scribacchino poi, ovvero la differenza di concezione di giochi tra oriente e occidente. Se nel nostro continente e quello d’oltre oceano si punta molto a stupire il giocatore con effetti grafici, spettacolari script e l’avvicinamento totale del media a quello cinematografico, in oriente per certi versi contano ancora due cose: il gameplay e la storia, personaggi compresi. E’ questo che mi è venuto in mente una volta finito Tales of Berseria, l’eccezionale ultimo capitolo della saga dei Tales of prodotta da Namco Bandai, che nonostante tecnicamente possa quasi definirsi a livello di passata generazione, ad oggi è uno dei Jrpg migliori degli ultimi anni e forse è anche superiore a molti altri prodotti di natura occidentale. Perché? Ve lo spiegheremo nei prossimi paragrafi.
Il demone della vendetta
Partiamo dal concetto più ovvio: Tales of Berseria è un prequel di Zestiria e per la prima volta avrà una protagonista donna, Velvet Crowe. Velvet è diventata un demone, ma non un mostro qualsiasi, bensì un divoratore, un emissario infernale che per sopravvivere deve consumare altri demoni. L’obiettivo di Velvet è quello di uccidere Artorius, il marito della sua defunta sorella e capo dell’ordine degli Esorcisti che in un rituale ha sacrificato Laphicet, il fratellino di Velvet, permettendogli così di acquisire un enorme potere e rivelando al mondo la presenza dei Malak, gli spiriti prima invisibili che servono gli inquisitori per combattere i demoni. In questo modo Artorius ha creduto di poter combattere al meglio i demoni e così ha sacrificato tutto quello che aveva di più caro per un bene superiore. La vendetta di Velvet sarà quindi il movente che darà inizio ad una spirale di distruzione che ci porterà fino allo struggente finale del gioco, dove il confine tra bene e male è estremamente labile e dove i personaggi, Velvet compresa, non sono ottimisti o positivi, ma anzi sono guidati da numerose motivazioni sbagliate. Questo netto contrasto con gli altri protagonisti dei capitoli precedenti ha giovato moltissimo a Tales of Berseria, tanto da riuscire a far appassionare un pubblico ad un personaggio come Velvet, che per oltre metà del gioco risulta estremamente negativa e pronta a sacrificare qualsiasi cosa pur di raggiungere il suo obbiettivo, conquistando un’impresa non da poco, considerando i trascorsi. Nonostante tutto però la seriosità della trama, non mancano i siparietti comici e le gag, che oltre a stemperare un po’ il ritmo della narrazione, ci regalano degli affreschi di vita dei vari protagonisti, caratterizzati in maniera eccezionale come da tradizione nipponica, riuscendo nel non facile compito di non essere stereotipati e scontati. La narrazione avviene ovviamente tramite i filmati di gioco, ma anche attraverso i dialoghi tra i vari protagonisti, disegnati secondo il classico stile anime, con un design eccellente, che non fa risaltare troppo l’arretratezza tecnica del titolo (su cui torneremo in seguito). Notevoli oltre ogni paragone i filmati di gioco realizzati come un anime, crudi, maturi e di sicuro impatto.
Il capolavoro del gameplay
Cosa succede dall’altra parte della barricata, ovvero il gameplay? Novità e conferme, dove le novità sono assolutamente di prim’ordine. Partiamo da quello che è in comune con gli altri capitoli della serie, quindi la struttura dell’avventura. Qui non si varia molto da ogni Tales of, dove si viaggia di città in città attraverso l’avventura, affrontando una serie di dungeon molto stratificati ma non necessariamente complessi o dispersivi. Se proprio dobbiamo obbiettare qualcosa al gioco è l’eccessivo backtracking di alcuni di questi dungeon, ma la questione è ormai nota ai più che hanno bazzicato questi genere da ormai anni. Dopo alcune ore nell’avventura si sbloccherà la possibilità di viaggiare per la mappa del mondo tramite una cartina geografica che collegherà i vari luoghi d’interesse. Se da questo lato quindi non ci discostiamo molto dai precedenti capitoli, il sistema di combattimento di Tales of Berseria invece è qualcosa di totalmente fuori di testa, un vero e proprio capolavoro di game design con cui la serie dovrà fare i conti per gli anni a venire. Tales of Berseria è sostanzialmente un action istanziato con elementi rpg, in cui si controllano i vari personaggi in combattimenti contro i boss e i vari nemici, ma sfrutta delle soluzioni altamente innovative e sorprendenti per sollevare la qualità del titolo. Per favi capire la complessità del combat system, vi basti sapere che i tutorial del gioco vanno avanti per ore, introducendo di volta in volta nuovi elementi che approfondiscono il sistema, tra resistenze, vulnerabilità e composizione del party. L’intero sistema si regge sul meccanismo delle anime, che possono essere considerate come dei punti azione. Le varie combo possono essere incanalate a patto di avere abbastanza anime per eseguirle, altrimenti l’attacco verrà parato e infliggerà danni estremamente ridotti. I punti si ricaricano durante il combattimento per quanto riguarda quelli fissi e questi possono essere aumentati stordendo i nemici e sfruttando le loro debolezze. Va da se che maggiori sono le anime a disposizione, maggiore saranno le combo e i danni inflitti. Le mosse vengono definite Arti e si dividono in Marziali e Occulte. Queste possono essere inanellate in combo diverse per ogi tasto e sono completamente personalizzabili, per sfruttare punti di forza e debolezza per ogni personaggio, fino al numero di quattro. Questo vale sia per i protagonisti che per i nemici, realizzando un trade off tra i vari combattimenti in termini di gestione delle meccaniche. Gli attribuiti di ogni arte devono essere controllati costantemente, perché ogni nemico avrà ovviamente determinate resistenze, così da far rimanere sempre sull’attenti in ogni singolo combattimento, risultando sempre diverso. Più in là si sbloccherà la Barra esplosiva, che permetterà di cambiare al volo i personaggi in riserva e fargli utilizzare tutta la loro serie di Arti, prolungando le combo e rendendo il tutto ancora più complesso e sfaccettato. A tutto questo va aggiunto un sistema di loot deli oggetti equipaggiabili in maniera casuale che vi permetterà di fondere il drop e utilizzare tali componenti per potenziare il vostro equipaggiamento. In questo modo si avrà accesso ad armi ed armature sempre più potenti, così da costruire il personaggio secondo le vostre esigenze, con bonus specifici legati alle mosse e alle Arti. Anche i bonus forniti dalle armi saranno vari, quindi bisognerà di volta in volta selezionare l’equip migliore per i vari scontri, facendovi tenere vari set di scorta per ogni componente del vostro party. Un sistema quindi eccezionalmente vari e complesso, che farà la felicità di ogni amante dei gdr, con caratteristiche che molti titoli simili possono solo immaginare.
Talmente vecchio da sembrare buono
Veniamo ora a quella che è la parte più debole dell’intera produzione, ovvero il comparto tecnico. Il gioco, da noi provato nella sua versione su PC, ha una mole poligonale e un’aliasing davvero approssimativi, risultando quasi della passata generazione. Se nelle altri produzioni questo potrebbe essere considerato un deficit, in Tales of Berseria può essere tranquillamente ignorato, per due motivi che andremo a spiegare. Il primo è che la qualità della narrazione e dei filmati in stile anime è talmente elevata che può tranquillamente surclassare il comparto tecnico datato, visto che il 40% del gioco è caratterizzato da questa impostazione; il secondo è che il gioco è uscito nel 2016 in Giappone anche per Playstation 3, confermando l’ottimo supporto che Namco sta dando a questa piattaforma, ancora molto in voga nel paese del Sol levante. Con questo non vogliamo affermare che il comparto tecnico non sia importante, ma che in questo particolare titolo, data l’eccellenza del gameplay e la profondità della trama, non può essere considerato un difetto. Ottimo il comparto artistico, soprattutto delle ambientazioni cittadine e di quelle più importanti a livello di trama, mentre effettivamente alcuni dungeon risultano scialbi e ripetitivi. Sottotono invece la colonna sonora, paradossalmente la parte più debole di Berseria. Tralasciando la canzone introduttiva e alcune musiche di sottofondo nelle città, la soundtrack non è nulla di speciale, lasciandoci con una delusione imperitura per il lavoro stavolta non eccelso del compositore di Motoi Sakuraba. Ottimo invece il doppiaggio in inglese, magistrale quello giapponese, con ovviamente la presenza di sottotitoli in italiano.
PRO:
- Storia profonda e matura
- Protagonisti eccezionali
- Combat system magistrale
- Longevo e ricchissimo di segreti
CONTRO:
- Colonna sonora sottotono
- Alcuni dungeon sono ripetitivi
Versione testata: PC