Dopo un fantastico periodo in cui gli horror si sono concentrati quasi nella totalità su setting molto vicini – o direttamente ispirati – ai racconti di Lovecraft, sarebbe carino iniziare a pensare di elaborare qualcosa di differente dando una pausa ai poveri Miti di Cthulhu, magari cogliendo altri autori affini. Forse succederà, un giorno, ma quel giorno non è oggi: oggi parliamo di Stygian: Reign of the Old Ones, un gioco di ruolo a tema cthuliano in cui l’orrore, la perdita e le malattie mentali determinano ancora una volta il mondo tracciato dal caro scrittore.
Black Day
E’ il 1920 circa, e la città di Arkham è stata presa e posta da qualche parte al confine tra i mondi, non esistendo più sulle carte d’america nè altrove sulla terra. I residenti, i sopravvissuti, anche solo i viaggiatori che pensavano di passare lì qualche giorno sono in preda ad un sinistro terrore da quando l’apocalisse, il “black day”, si è abbattuto sulla città portando cultisti, fantasmi e mostri per le strade e costringendo tutti alla sopravvivenza più becera.
Il gioco inizia un anno dopo l’avvenimento, col nostro personaggio come protagonista che si risveglia dopo un brutto sogno, una visione di un tizio sinistro ed effimero che passeggia con un lungo bastone dal pomolo di teschio. Stygian: Reign of the Old Ones ha di per sè una trama, ma come potremo vedere una volta avviato il titolo, in base a come creeremo il personaggio potremo sceglierne l’obbiettivo. Da lì ad esplorare l’oscura Arkham, reclutando seguaci mentre i terremoti scandiscono l’avvicinarsi della fine, il passo è breve – e già dall’inizio veniamo messi davanti alla più dura delle verità, ovvero che l’apocalisse è inevitabile e non c’è niente per fermarla.
Qualcosa di buono e qualcosa di cattivo
In Stygian: Reign of the Old Ones inizieremo fin da subito con la creazione del personaggio, degna di vecchi capolavori come Baldur’s Gate e Neverwinter. La prima cosa da scegliere saranno sesso ed età, che influenzeranno le nostre interazioni anche nei più piccoli dettagli: il sesso influirà su alcuni dialoghi mentre l’età non è più banalmente ridotta ad un numero, andando ad influenzare pesantemente le nostre caratteristiche: un personaggio giovane sarà più atletico ma meno prestante psicologicamente, mentre un personaggio vecchio al contrario potrà contare su più esperienza e abilità, ma meno sul fisico. La seconda scelta riguarda l’archetipo – la classe del personaggio – che influenzerà pesantemente il nostro gameplay, i dialoghi e in generale il modo in cui affronteremo il videogioco. Potremo scegliere tra Accademico, Aristocratico, Criminale, Esploratore, Investigatore, Occultista, Attore e Soldato, con diversi tipi di background a disposizione che influenzeranno i punteggi dello stesso. Dopo aver determinato l’archetipo, il giocatore viene chiamato a determinare anche il credo del personaggio, che al contrario di quanto penseranno in molti non è l’allineamento, bensì il suo modo di vedere e affrontare il mondo: questo determinerà anche scelte di dialogo uniche che ci permetteranno di recuperare la sanità perduta durante il gioco, in base a come ci comporteremo. Tra i vari credi disponibili troviamo il generoso, il realista, il religioso e altri tre percorsi differenziati ognuno a modo suo, tra cui il nichilista che – unico tra tutti – non recupererà la propria sanità tramite i dialoghi e il comportamento ma leggendo libri dedicati durante i riposi.
E in effetti in un mondo estraniato e dominato dalle tenebre e dalla follia, dove al denaro si sono sostituite le sigarette come bene più prezioso, oltre ai nostri hp dovremo fare particolare attenzione anche a non perdere quel briciolo di normalità, a pena del nostro autocontrollo e – sotto una certa soglia – anche rischiando la morte e di conseguenza il game over. In quanto RPG, troviamo un’ampia selezione di attributi, abilità, tratti da aumentare mano a mano passeremo di livello, non solo nostri ma di ogni compagno di avventura che deciderà di aiutarci (fino a 2 in totale). Riguardo a loro, come ogni persona reale avranno degli obbiettivi: alcuni ci seguiranno se pagati, altri per semplice amicizia o altri ancora per affinità con la nostra missione, sta a noi decidere da chi farci seguire.
Stygian è un classico punta e clicca nelle fasi di esplorazione, dove potremo gestire varie schede tra cui l’inventario, il grimorio, il diario delle missioni e la scheda del personaggio semplicemente con la pressione dei tasti del mouse, trascinando o muovendo oggetti, aumentando punti nelle caratteristiche o cercando informazioni più dettagliate con il click destro, che nel caso di interazioni con l’ambiente di permetterà di aprire una ruota delle azioni da effettuare. Nel combattimento invece lo scenario cambia e le meccaniche passano a quelle di uno strategico a turni, dove non sempre dovremo uccidere tutti i nemici presenti (una vera follia, data la quantità e la difficoltà degli scontri). Infatti basterà uccidere qualcuno di loro perchè si apra una via di fuga “speciale”, che ci permetterà di uscire dal combattimento proseguendo nella storia: un’alternativa efficace alla fuga tradizionale dove, tornando sui nostri passi, troveremmo nuovamente lo stesso gruppo nemico ad affrontarci.
Nel gioco esiste inoltre un sistema di crafting che ci permetterà di ottenere quasi tutti i beni di prima necessità, le medicine e le cure per il nostro gruppo di personaggi, basato sulle abilità di Scienza, Medicina e Sopravvivenza. Ognuna di loro dà la possibilità, dopo aver letto o trovato un relativo blueprint, di combinare varie componenti (a volte generali, a volte specifiche come l’alcool) che si possono reperire o comprare dai vari rivenditori per fabbricare equipaggiamento, bende, droghe e persino armi, dalle classiche alle meno convenzionali. Tutto nel mondo di Stygian è fortemente connesso ai lavori dello scrittore H.P. Lovecraft, e la narrativa stessa del gioco è un punto focale attorno a cui ruota tutto: potremmo usare il violino maledetto di Erich Zann o convincere il protagonista di The Outsider a unirsi al nostro party, tanto per dirne una.
Se sul punto di vista del design generale Stygian se la cava bene, guardando il combat stystem ed i combattimenti a turni c’è da mettersi le mani nei capelli: la difficoltà dei combattimenti è tale da sganciare la mascella anche ai più scafati, le munizioni sono poche e le armi da corpo a corpo non fanno molto, i nemici (di cui non si sa nessuna statistica) spesso partono avantaggiati da un “tiro di dado” interno, iniziando ad attaccarci in quattro o cinque tra attacchi fisici e mentali a volte consecutivi. In pratica, se avremo la fortuna di farlo, potremo iniziare a combattere giusto quando saremo già a mezza vita, se non morti. Inoltre una volta perso un compagno, è perso per sempre, e invece di interrompersi con una schermata il combattimento andrà avanti anche con 0 hp e sanità mentale, presentandoci solo alla fine l’amaro messaggio di game over. Ovviamente tutto questo è tollerabile fino ad un certo limite, ma fin dai primi dieci minuti di gioco non sarà difficile non solo non entrare nell’atmosfera, ma non irritarsi davanti alle ripetute imboscate: il gioco permette infatti di accamparsi per riposare e recuperare, e di impartire degli ordini “notturni” ai personaggi come fare la guardia o cercare di percepire eventuali nemici in arrivo. Vorrei poter dire di essere stata così fortunata da evitarne una, ma pur con ronde, valori di percezioni altissimi e precauzioni varie non c’è mai stata una volta in cui ci si potesse riposare al sicuro e senza un combattimento di mezzo.
Ad un certo punto il sistema snerva così tanto che potremo smettere di far riposare i nostri prodi: primo consiglio è non farlo, in quanto i personaggi potrebbero morire di stanchezza. Secondo consiglio: se avete un problema e non riuscite a capire cosa fare nel gioco, beh, rimboccatevi le maniche perchè nessuno vi darà una mano. Stygian è estremamente punitivo col giocatore testa di legno e non dà assolutamente suggerimenti, ma sopratutto conteggia il tempo in gioco con razioni spese, razioni che devono essere comprate e che si esauriranno una volta finite le sigarette se non troveremo il modo di sbloccarci dal nostro problema, muro, chiave o edificio da trovare che sia. Per cui mettetevi il cuore in pace e preparatevi a fare tutto tranne che essere condotti per mano da questo titolo.
Ho sentito una pacca consolatoria sulla spalla, ed era Lovecraft
Stygian: Reign of the Old Ones è un RPG horror punta e clicca, dove tutta l’azione si svolge su una mappa 2D con ambienti, sfondi e personaggi disegnati a mano. Sotto questo punto di vista non c’è nulla da rimproverare: l’estetica di Stygian è fenomenale ed è in grado fin da subito di trasportarci nella dimensione d’orrore che stanno vivendo i cittadini di Arkham, per merito anche di una scrittura dei dialoghi veramente sopraffina. Le animazioni dei personaggi sono ben fatte e i dettagli di tutto ciò che ci circonda risultano veramente curati, a partire dal gioco in sè per finire coi ritratti dei vari personaggi e comprimari.
Anche la colonna sonora, oscura e deforme, a tratti aliena, aiuta ad entrare a piè pari in questo mondo di assurda concezione del mito, dove siamo già così vicini alla fine di tutto da non rendercene conto. L’attenzione al dettaglio si vede anche qui, dal rumore dell’apertura delle porte a quello del lancio degli incantesimi, con musiche che si fanno decisamente più distorte nei frangenti dei sogni e dei combattimenti.
Parlando di longevità, in verità Stygian può vantarsi di essere assolutamente rigiocabile in quanto vari walkthrough con personaggi e classi di specializzazione diverse porteranno sempre all’apertura di nuove strade, fino ad un massimo di 4 finali.
L’unico punto debole in un gioco in cui i testi ammontano ad un numero così grande è la mancanza della localizzazione in italiano, che si farà sentire particolarmente per quanti non masticano bene la lingua d’oltre manica, mentre sono disponibili quelle in inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo e cinese. Il gioco merita di essere giocato e superato il gradino iniziale non è più di tanto complicato capire le assegnazioni o le meccaniche, ma è decisamente sconsigliato a chi vuole qualcosa di facile ed immediatamente fruibile, sia come meccaniche che come testi.
PRO:
⦁ Grafica ben realizzata
⦁ Storia ben confezionata
⦁ Quantità di testi, scelte e diramazioni incredibile
CONTRO:
⦁ Esagerato nel suo non voler aiutare il giocatore in nessun modo
⦁ Combat system uscito dall’oltretomba
⦁ Se si rimane bloccati per via di un enigma o una persona che non troviamo, si è costretti a pausare, o ad un circolo vizioso di consumo risorse e affaticamento
Piattaforma: Pc, Linux, MacOS
Pegi: 18+
Longevità: ore
Sviluppatore: Cultic Games
Editore: 1C Entertainment
Distributore: Steam
Lingua: inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo, cinese (interfaccia e sottotitoli)
Anno: 26 settembre 2019
Tipologia: Indie GDR