Undead Labs ritorna con State of Decay 2, il secondo capitolo di una saga a base di Zombie nata su Xbox 360 sotto la bandiera di Xbox Live Arcade. State of Decay 2 arriva su Xbox One e PC a due anni dall’annuncio ufficiale, occupando un posto importante, per non dire vitale, all’interno della Line-up di Microsoft per la prima metà del 2018. Vi abbiamo raccontato qualche giorno fa dei nostri primi passi all’interno del mondo di gioco, è arrivato il momento della recensione finale.
A zombie donato non si guarda in bocca
State of Decay 2 arriva in un periodo di piena rivoluzione per Xbox ed il metodo di distribuzione adottato da Microsoft per i suoi titoli più importanti. Così come Sea of Thieves, State of Decay 2 arriva infatti direttamente su Xbox Game Pass, dando così la possibilità ai giocatori di giocare al titolo di Undead Labs sfruttando l’abbonamento che si avvicina sempre di più al concetto di “Netflix dei videogiochi”. State of Decay 2 è sicuramente uno dei titoli più attesi per i fan della grande X e si porta sicuramente sulle spalle il successo eclatante del primo capitolo. State of Decay esce infatti nel 2013 su Xbox 360 e PC, scalando velocemente le classifiche e allungando le mani su quel successo che ha portato il survival-sandbox in salsa zombie ad aggiudicarsi un meritato posto tra gli indie più acclamati del 2013. State of Decay 2 riesce però a fare quel salto di qualità, staccandosi parzialmente dal panorama indipendente e prendendo posto all’interno della line-up ufficiale di Microsoft accanto a titoli come Sea of Thieves o lo smarrito Crackdown 3. Prima di addentrarci nella nostra analisi ci teniamo però a dire che State of Decay 2 non è assolutamente una produzione Tripla A, i canoni di analisi e valutazione applicati a titoli come Sea of Thieves, Forza Motorsport ed altre produzioni del genere non si addicono ad un titolo che arriva comunque sul mercato a prezzo budget ma un accento va sicuramente posto sul supporto di Microsoft durante lo sviluppo e sui risultati conseguiti da Undead Labs.
I primi passi su State of Decay 2 accolgono il giocatore che ha già giocato il primo capitolo come un vecchio amico che torna a casa. Il titolo non stravolge, almeno inizialmente, la formula utilizzata sul primo capitolo e propone piccole ma interessanti novità sfruttando una base già consolidata, impreziosendo così un’architettura di gioco molto apprezzata dai giocatori. State of Decay 2 non flirta dunque con i nuovi giocatori ma solidifica l’esperienza di gioco, costruendo su di essa delle meccaniche che vanno ad interagire con la base senza però stravolgerla più di tanto. A differenza del primo capitolo, State of Decay 2 non propone una premessa narrativa particolarmente interessante bensì un sistema di comunità che permette lo svolgimento di diverse partite all’interno di un ecosistema di gioco abbastanza lontano da una soluzione narrativa valida. Durante i primi minuti di gioco sceglieremo infatti una coppia di personaggi con un background comune ma dalle statistiche e dai nomi generati in modo casuale e daremo il via alla nostra avventura all’interno del mondo di gioco, siamo molto lontani dalla premessa narrativa presentata su State of Decay e quel tocco di procedurale applicato ad un algoritmo riguardante la narrativa di gioco tradisce una natura forse troppo randomica che allontana il giocatore da un legame con i personaggi.
Tutti sono utili, nessuno è indispensabile
In assenza di una vera e propria caratterizzazione, State of Decay 2 si affida ai dialoghi abbastanza sterili e spesso ripetitivi dei personaggi, cercando di rimediare alla totale mancanza di cutscenes o risvolti narrativi con eventi casuali che dopo un po’ cominciano ad essere prevedibili. State of Decay 2 si presenta come un survival-sandbox dalle meccaniche gestionali e proprio su queste ultime è possibile ricercare uno dei punti fondamentali della produzione. La gestione del nostro avamposto infatti rappresenta uno degli elementi vitali per far sì che la nostra partita non finisca nel peggiore dei modi, il giocatore deve tenere conto del morale dei sopravvissuti, preoccupandosi di mantenere il giusto equilibro tra le scorte presenti in magazzino e le strutture che permettono al gruppo di sopravvivere. Il morale dei personaggi è infatti influenzato dai bisogni e dal carattere di questi ultimi, guidando il giocatore con un sistema di priorità che richiede capacità di adattamento. Purtroppo il titolo non riesce ad emergere dal guscio del primo capitolo e non riesce per diversi motivi. La natura procedurale del titolo che abbraccia la produzione quasi in ogni suo aspetto conferisce all’esperienza di gioco un senso di casualità spesso ripetitiva che costringe il giocatore ad un’eterna ricerca di materiali interrotta occasionalmente da richieste d’aiuto abbastanza scriptate e che si ripetono continuamente senza mai sorprendere. La struttura stessa del gruppo non conferisce ai personaggi che ne fanno parte un peso specifico, infatti alla morte di un nostro compagno potremo semplicemente sostituirlo con un altro che comunque si rivelerà tanto utile quanto il precedente. Nonostante la componente gestionale, curata nei minimi dettagli, State of Decay 2 non accentua la necessità di utilizzare attivamente i materiali ritrovati bensì spinge il giocatore al farming compulsivo per far si che il rifugio non cada in depressione.
Di fatto, la minaccia zombie non è particolarmente evidenziata, bastano infatti un paio di armi corpo a corpo per districarsi anche nelle situazioni più insidiose mancando di proporre un livello di sfida adeguato alla componente survival che, a conti fatti, è l’unico elemento capace di insidiarsi come ostacolo tra noi ed i nostri obiettivi. Raramente vedremo più di dieci zombie a schermo e, anche in quel caso, non sarà particolarmente difficile farci strada a suon di mazzate uscendone forse un po’ ammaccati ma sicuramente lontani dal pericolo di morte. State of Decay 2 pone infatti l’accento sulla componente survival e gestionale ma dimentica di sfidare il giocatore nel momento del combattimento. I vecoli, presenti in abbondanza all’interno del titolo di Undead Labs si riveleranno letali per quasi ogni tipo di zombie, rappresentando una risorsa insostituibile capace di risparmiarci non poche magagne soprattutto durante i viaggi notturni. Tra i classici zombie da uccidere e smembrare spiccano quattro tipologie di morti viventi particolarmente insidiosi ma che, come già accennato, non costituiscono una minaccia particolarmente grave. Gli urlatori sono zombie senza braccia che, come suggerisce il nome, utilizzano il loro urlo agghiacciante per stordirci e attirare su di noi orde di zombie, i selvaggi sono invece degli zombie particolarmente veloci e agili, abbiamo poi i “bloater” ovvero degli zombie pieni di gas da eliminare a distanza ed infine i colossi, zombie enormi ed incredibilmente resistenti capaci di infliggere tremendi danni.
Se la varietà è il sale della vita, State of Decay 2 sarebbe particolarmente insipido, le situazioni all’interno delle quali ci ritroveremo durante l’esperienza di gioco tenderanno sempre più verso la ripetitività, mostrando il fianco ad un meccanismo basato sulla casualità che non potrebbe essere più lontano dall’unicità. Saranno veramente rari i casi in cui ci ritroveremo sorpresi da un’attività collaterale e, nel migliore dei casi, ci ritroveremo con un nuovo compagno nel nostro gruppo oppure con un’arma particolarmente potente nel nostro inventario.
A costiture un elemento piuttosto importante troviamo invece la relazione con gli altri gruppi di sopravvisuti aprendo le porte ad alcune componenti ruolistiche molto interessanti. Il nostro rapporto con gli altri gruppi non sarà però dipeso soltanto dal nostro comportamento quanto dall’indole dei gruppi che potranno rivelarsi amichevoli oppure ostili. Sarà nostro compito coltivare le relazioni con i nostri “vicini di casa” rispondendo alle loro chiamate di aiuto e scambiando materiali di diversa natura, ignorare le richieste potrebbe far diventare un gruppo di sopravvissuti inizialmente amichevoli come rivali o addirittura ostili. Una meccanica molto interessante che però non ha un impatto particolarmente importante all’interno dell’economia di gioco, tuttavia si tratta di uno spunto da sviluppare in futuro.
How many roads must a man walk down?
Ma qual è lo scopo di State of Decay 2? Per raggiungere l’epilogo con la nostra comunità dovremo soddisfare due criteri principali. Il primo ci porterà ad esplorare la mappa di gioco che abbiamo scelto inizialmente al fine di distruggere gli ammassi infetti presenti sul territorio in modo da eliminare la minaccia dell’infezione zombie. Si tratta dell’unico obiettivo dal punto di vista narrativo che mette la parola fine alla “storia” principale del titolo, si tratta di 10 strutture infestate all’interno delle quali troveremo un ammasso infetto da distruggere a suon di esplosivi. Il secondo criterio, leggermente più ricercato, riguarda invece il leader della comunità che, in base alla tipologia di personaggio scelto, proporrà una serie di missioni secondarie da portare a termine. Il leader della comunità potrà essere identificato sotto quattro categorie: sceriffo, signore della guerra, costruttore e commerciante. Ogni personaggio, in base al suo temperamento ed alle sue caratteristiche va a rientrare in una di queste categorie, quando sceglieremo il leader della nostra comunità andremo dunque a triggerare una quest-chain abbastanza breve che ci affermerà nella nostra posizione e ci porterà ai titoli di coda. Un excursus abbastanza sterile e freddo quello di State of Decay 2 tra il menù principale ed i titoli finali, un percorso che è possibile portare a termine in poco più di 12 ore, accedendo così ad una sorta di new game plus con la scelta di portarci dietro i personaggi vecchi oppure ricominciare con nuovi personaggi.
Una delle caratteristiche più attese in State of Decay 2 è sicuramente la modalità cooperativa. La possibilità di collaborare con un amico e di combattere insieme la minaccia zombie è stata richiesta a gran voce sin dall’uscita del primo capitolo. Tra le più grandi novità di State of Decay 2 è sicuramente la presenza della co-op quella a far più gola e, a conti fatti, quella più deludente dell’intera produzione. Avevamo immaginato la modalità cooperativa di State of Decay 2 come un qualcosa di profondamente gestionale, capace di legare l’esperienza dei giocatori ad uno scopo comune e di crescere insieme all’interno del mondo di gioco, portando avanti il proprio rifugio e ricoprendo i ruoli in modo diversificato in modo da coprire tutte le esigenze. Sarebbe stato bello gestire il nostro rifugio con altri tre amici, procurandoci le risorse e condividendole per sopravvivere all’interno del mondo di gioco. State of Decay 2 propone invece una forma di cooperativa abbastanza fredda e distaccata che vede il giocatore ospite come un semplice “aiuto” all’interno del mondo ospitante senza però progredire in nessun modo all’interno della partita. La cooperativa di State of Decay 2 è una sorta di specchio oltre il quale non è possibile avventurarsi, tenendo sempre separati gli ospiti dall’host in modo netto. Speravamo davvero di poter costruire qualcosa con i nostri compagni, di condividere e sopravvivere insieme, ci ritroviamo invece in una sorta di matchmaking mascherato da cooperativa che vede, nel peggiore dei casi, tre giocatori aiutare l’host senza poter progredire all’interno del suo mondo e ricevendo un premio multigiocatore a fine partita contenente materiali di diverso tipo. Undead Labs avrebbe potuto gestire la cooperativa in modo molto più profondo, donando al titolo una nuova linfa vitale, l’impressione è quella di avere una modalità aggiunta alla fine senza troppo coinvolgimento.
Bellezza selvaggia
Il comparto tecnico rappresenta il punto più dolente in State of Decay 2 e, sebbene il passaggio da Cryengine ad Unreal Engine abbia portato i suoi frutti nell’immediato, il titolo di Undead Labs non fa certo urlare al miracolo in termini di resa grafica. Ciò che più preoccupa non è però la bellezza grafica del titolo quanto la stabilità dell’intero sistema. Abbiamo provato State of Decay 2 su PC e, nonostante utilizzassimo una macchina molto prestante, il titolo non risparmiava cali di frame anche molto importanti pur non consumando una percentuale rilevante di risorse. Problemi di ottimizzazione e di stabilità che si ripercuotono per tutta l’esperienza di gioco con cali fino a 30FPS e fenomeni di stuttering anche molto frequenti. Anche le versioni Xbox One X e Xbox One S soffrono di instabilità nel frame-rate, scendendo abbondantemente sotto i 30FPS nelle situazioni più concitate. Al di là della stabilità nel frame-rate troviamo inoltre tantissime problematiche riguardanti la compenetrazione poligonale soprattutto durante le fasi di guida e diversi bug di natura grafica e tecnica che possono anche comportare dei problemi gravi. Ci è capitato più volte di dover abbandonare il nostro veicolo perché bloccato in un muro o di ritrovarci capovolti dopo aver sfiorato un ostacolo. State of Decay 2 non riesce a tenere il passo con gli standard odierni e, pur proponendo una resa grafica tutto sommato gradevole, deve fare i conti con decine di problemi di natura tecnica capaci di intaccare in modo molto marcato l’esperienza di gioco. Artisticamente il titolo non si riserva di proporci alcuni scenari molto interessanti, il fascino del post-apocalittico è sicuramente un richiamo forte ed il sistema di illuminazione riesce a regalare alcuni scorci veramente interessanti. La gestione delle luci rappresenta infatti il punto più alto della produzione in termini tecnici e riesce davvero ad influenzare lo stile di gioco in base all’ora del giorno.
In conclusione, State of Decay 2 va a consolidare i punti focali del primo capitolo senza osare più di tanto ma perde per strada qualche pezzo, riducendo l’esperienza di gioco ad una corsa ai rifornimenti priva di anima che sinceramente poteva essere gestita in modo migliore. Il comparto cooperativo delude per i motivi sopra descritti ma rappresenta comunque una finestra sul futuro nella speranza che un giorno potremo sopravvivere con i nostri amici, un titolo interessante e dinamico che saprà portarvi via più di una decina di ore ma che non riesce ad eccellere sotto nessun aspetto in particolare.
PRO:
- Meccaniche gestionali ben bilanciate
- Prezzo Budget
- Solidifica la struttura del primo capitolo
- Tantissime attività da svolgere..
CONTRO:
- ..che alla lunga si riveleranno ripetitive e poco remunerative
- Grossi problemi di stabilità nel frame-rate
- Narrativa e caratterizzazione dei personaggi praticamente inesistente
- Modalità cooperativa deludente e limitata
Voto: 7