Da quando posai per la prima volta lo sguardo sulla custodia di Starcraft ad oggi, che mi accingo a scrivere la recensione dell’ultimo episodio, sono ormai passati 18 anni. 18 anni in cui le storie di Jim Raynor, Kerrigan e Zeratul mi hanno accompagnato, nelle nottate spese su un multiplayer che definire brutale è fargli un complimento, regalato un tunnel carpale e il sogno di un APM che troppo influenzava le partite, la magia di una colonna sonora incredibile, e gli appunti delle build nascosti tra i libri di scuola. Starcraft è stato per tanto tempo molto più che un gioco, dal quale con la flessione dell’ultima uscita ci eravamo un po’ tutti staccati, e che però volevamo riprendere, a tutti i costi. Starcraft 2: Legacy of the Void è la resurrezione di un genere, è il canto del cigno di una saga ormai incredibilmente iconica, e che a malincuore salutiamo. Ma concentriamoci sulla recensione del gioco che molto probabilmente è il miglior RTS degli ultimi tempi.
En Taro Blizzard
La scelta di dividere Starcraft in tre episodi distinti, separati per ogni razza, ha ripagato Blizzard permettendo di creare un arco narrativo completamente diverso rispetto a quello del primo capitolo, riuscendo a raccontare le storie di interi sistemi solari e rapportarle con le vite dei singoli individui, eroi che non sono mai del tutto buoni o del tutto malvagi. Questo capitolo finale ci metterà finalmente al comando delle forze Protoss, i coraggiosi ed autorevoli alieni condotti dall’esecutore Artanis, eroe del primo Starcraft, che si lancerà alla riconquista del mondo natale della sua gente, Aiur, e si opporrà all’avanzata di Amon, l’oscuro campione del male a capo di un’armata di ibridi Zerg Protoss. Sebbene la storia non sia proprio originalissima, il ritmo con la quale viene raccontata è incredibile, una sequela di emozioni l’una dietro l’altra, momenti di un’epicità rara che più di qualche volta ci hanno fatto scorrere dei brividi lungo la schiena. Senza tanti giri di parole, Starcraft 2 Legacy of the Void ha la campagna single player più spettacolare mai narrata, che finalmente pone fine ad un arco narrativo durato quasi 20 anni, con tutti i protagonisti iconici della serie a fare la loro parte. Difficile rimanere impassibili davanti al tormentato rapporto tra Jim Raynor e Sarah Kerrigan, impossibile non comprendere le ragioni del templare Oscuro Zeratul o i dubbi nella mente di Artanis. Tutto quello che un fan, o un amante delle belle storie, può desiderare è qui, in una tipologia di gioco che lascia sempre poco spazio alla narrativa, e Blizzard è stata magistrale nel colmare questa lacuna dei generi RTS.
Le stesse missioni sono state concepite per catturare il giocatore, che oltre a tenerlo impegnato per circa 15 ore, vengono anche strutturate in maniera tale da non essere mai l’una uguale all’altra, nonostante ricalchino alla perfezione tiptologie di missioni già viste nelle due espansioni precedenti. Avremo quindi missioni di scorta, di infiltrazione, battaglie epiche di conquista e missioni speciali con unità d’élite. Il tutto gestito da una curva d’apprendimento calcolata magistralmente, con le prime missioni abbastanza accessibili, pensate per rinfrescare la memoria a chi era lontano da un po’ dalle proprie armate e da tutorial per chi invece non le ha mai viste, fino ad arrivare alle ultime missioni, davvero impegnative a difficoltà elevata anche per un professionista.
Stavolta l’hub centrale del gioco sarà la Lancia di Adun, l’ammiraglia protoss che funzionerà similmente all’Hyperion e il Leviatano dei capitoli precedenti. A bordo della Lancia potremo scegliere le missioni, conversare con i comprimari e utilizzare due meccaniche nuove, pensate appositamente per la gestione delle missioni. Tramite il Concilio di Guerra si potranno selezionare fazioni Protoss che sbloccheranno unità nuove utilizzabili in battaglia, ognuna con 3 diversi potenziamenti, completamente diversi tra loro, e totalmente intercambiabili. Nel Nucleo Solare invece si otterranno aiuti e poteri della Lancia da utilizzare in missione, che vanno da bombardamenti orbitali a strutture gratuite.
A livello di contenuti, anche qui il risultato è eccellente. Oltre all’elevata rigiocabilità e longevità della campagna principale, avremo anche delle missioni co-op multiplayer, che richiederanno la conquista di determinati obiettivi, che potremmo conseguire con tutte le razze a disposizione ed utilizzando eroi con delle abilità specifiche davvero uniche. Introdotta anche la modalità Arconte, dove due giocatori gestiranno la stessa base, facendo concentrare l’uno sulla gestione dell’esercito e l’altro sulla gestione delle risorse. Questa modalità risulta dannatamente divertente, ed oltre ad essere un’ottima modalità introduttiva, a nostro avviso potrà avere ottimi riscontri anche nel multiplayer competitivo. Ovviamente torna alla grande anche l’Arcade mode, con migliaia di modalità create dalla community e mini giochi sviluppati tramite il completissimo editor del gioco.
Quel po’ di Corea in ognuno di noi
Il discorso più spinoso riguarda proprio la seconda anima di Starcarft 2, il multiplayer competitivo che non è sbagliato affermare abbia dato vita al mondo degli E-sports. Ultimante l’interesse per il gioco a livello di streaming e partecipazione è scemato, in quanto l’utenza si è focalizzata sui MOBA usciti negli ultimi anni, spettacolari come Starcraft ma più immediati sia in fase di apprendimento che di esecuzione. Starcraft 2 è un gioco complicatissimo, che per essere appreso anche nelle sole basi necessita di decine di ore di addestramento, centinaia di partite online con giocatori espertissimi, che non esiteranno a passare sopra la vostra inesperienza pur di macinare punti facili per la ladder, l’universo più brutale e competitivo che ci sia in circolazione. Non basta sapere a memoria le build, i tempi di esecuzione, concentrarsi sullo scouting, saper counterare un eventuale attacco a sopresa, e avere una macrogestione (ovvero una gestione della base) di tutto rispetto per poter trionfare; Starcraft è anche una questione di velocità d’esecuzione e riflessi. La micro gestione è importantissima nelle schermaglie e varia di molto in base all’APM (azioni per minuto), quell’infame numero che per molti rappresenta l’indicatore di abilità di un giocatore. Un insieme di fattori che rendono Starcraft tremendamente difficile e incredibilmente soddisfacente, ma che per forza di cose totalmente all’antitesi con il concetto di utenza di massa garantito da MOBA o dagli FPS attuali.
Tutto questo cappello serve ad introdurre il concetto dell’importanza del multiplayer di Starcraft, ritenuto da parecchi il vero e proprio terreno di prova del gioco, a discapito comunque dell’eccellente single player. Prima di addentrarci nella descrizione dei cambiamenti effettuati da Blizzard, introduciamo brevemente le nuove unità, che come da tradizione sono 2 per ogni razza. Per i Terran abbiamo il Liberatore, un’unita che a seconda dell’assetto impostato può attaccare sia le unità volanti che quelle a terra, e il Cyclone, un drone mobile dotato di un efficiente sistema di mira guidata. Gli Zerg avranno due mutazioni aggiuntive sulle unità preesistenti, ovvero il Laceratore, ottenuto facendo evolvere la Blatta, dotato di una corazza resistente e una potenza d’attacco aumentata e la Criptolisca, evoluzione dell’Idralisca presa di peso dall’ormai iconico Brood War, capace di attaccare non vista da sottoterra. Per quanto riguarda i Protoss, sono state introdotte le Adepte, che sfruttano un sistema inusuale di teletrasporto e il Disgregatore, controversa unità in grado di fare letteralmente a pezzi i gruppi di nemici.
In questi anni Blizzard ha seguito attentamente lo sviluppo del meta di gioco e, ascoltando le richieste della community, è riuscita ad implementare una serie di cambiamenti che hanno velocizzato le fasi iniziali della partita, rendendo il tutto più immediato e spettacolare. La raccolta di risorse iniziale è stata velocizzata di parecchio, soprattutto grazie all’incremento di lavoratori disponibili allo start, innalzati ora a 12. Questa modifica, che agli occhi di un giocatore normale potrebbe essere marginale, risulta invece importantissima per l’impostazione totale della strategia. Avendo accesso a più risorse iniziali, le scelte in early game, qualora non si optasse per un rush o un cheese, ovvero una strategia inusuale e tempestiva che spiazzi l’avversario, verteranno tutte sull’ampliamento della base, riuscendo così in poco tempo ad assemblare un esercito e tentare l’attacco al nemico. Questa scelta, che potrebbe sembrare quasi azzardata, si rivela invece incredibilmente azzeccata, annullando così tutti i tempi morti delle partite e puntando molto sulla spettacolarizzazione immediata degli scontri, fattore che negli streaming potrebbe effettivamente riportare in auge il brand. E’ uno Starcraft nuovo, che vi spingerà ad imparare nuove build e a crearne di altre, ma allo stesso tempo rimane solidamente attaccato alle meccaniche classiche della serie, con il sistema di carta-sasso-forbice, l’importanza della micro e della macro e i cambiamenti di strategia che possono ribaltare una partita data per spacciata. In poche parole, Starcraft nella sua essenza più pura. Vero che per chi è fuori allenamento (come il sottoscritto) o per chi inizierà a giocare con questo capitolo, l’impatto sarà traumatico e devastante, ma se si deciderà di spendere le ore necessarie, allora Starcraft 2 Legacy of the Void sarà una soddisfazione enorme. Novità assoluta di questo episodio è la possibilità di creare tornei personalizzati, di modo da competere attivamente con i propri amici, in modalità diverse dalle personalizzate. Ovviamente presente l’ormai storica ladder, sempre divisa in sezioni che vanno dal Bronzo al Grand Master, che raccoglie l’1% dei migliori giocatori al mondo.
Forse la parte più debole dell’intera produzione è proprio il comparto tecnico, che ormai comincia a mostrare il segno degli anni, con alcune piccole migliorie a livello di definizione e fluidità, ma nulla che possa effettivamente stravolgere le cose. Non avrebbe avuto senso cambiare il comparto grafico a fine saga, e quindi in parte eravamo preparati ad un more of the same, ma speravamo in un piccolo miracolo. Questo è avvenuto invece sul comparto sonoro, con Starcraft 2 Legacy of the Void che si presenta con una delle migliori colonne sonore mai uscite negli ultimi anni, totalmente inedita e che si fonde alla perfezione con l’epicità della storia. Superbo anche il doppiaggio, che come da tradizione è completamente in italiano.
PRO:
- Storia epica e con un ritmo incredibile
- Ricchissimo di contenuti
- Gameplay solido con importanti novità
- Multiplayer sempre al top di categoria
- Comparto sonoro magistrale
CONTRO:
- Tecnicamente mostra i segni del tempo
- E’ sempre brutto salutarsi