È finalmente giunto il momento di spiegare le vele alla volta della recensione di Sea of Thieves. L’ultima creatura di Rare è pronta a salpare, arrivando sul mercato videoludico con un carico di innovazione che porta una ventata d’aria fresca e propone qualcosa di diverso, scopriamo in che modo.
Fortune has clearly brought us here…
Sea of Thieves è sicuramente uno dei titoli più attesi dell’anno, parte importantissima della line-up Microsoft per Xbox e PC, il titolo sviluppato dalla Britannica e leggendaria Rare propone un’esperienza dai temi pirateschi che fa della libertà d’azione il suo cuore pulsante. Sea of Thieves è il frutto di uno sviluppo durato più di tre anni che, sin dal suo reveal ufficiale durante L’E3 2015, ha incuriosito i giocatori di tutto il mondo, portando l’ironica e la spensieratezza del mondo dei pirati all’interno di un contesto legato fortemente al multigiocatore. Quella alla base di Sea of Thieves è un’idea molto ambiziosa che però va a tradursi in un’esperienza incredibilmente profonda e slegata dai canoni del videogioco moderno, mettendo in primo piano una componente spesso dimenticata ma di fondamentale importanza: il divertimento.
Sea of Thieves è a tutti gli effetti un prodotto atipico e, come abbiamo già illustrato all’interno dello speciale pubblicato in attesa della recensione finale, non è assolutamente facile ne tantomeno consigliabile “imbrigliare” il titolo all’interno di una definizione di genere ben precisa. Sea of Thieves presenta infatti elementi provenienti da diversi lidi, dalla componente MMO all’interno della quale si fonda la struttura principale del titolo fino agli elementi action/shooting che vanno a costituire il gameplay puro della produzione. Ciò che è certo è che Sea of Thieves è sicuramente un’opera coraggiosa che ha saputo mescolare le diverse tendenze che, ad oggi, rendono il videogioco un mezzo di intrattenimento molto potente, capace di forgiare amicizie e di sdoganare quei concetti triviali che legano il medium ad una fascia d’età, andando a coinvolgere giocatori di più generazioni sotto la bandiera del divertimento. I toni di Sea of Thieves si presentano come scanzonati, ironici e spesso volutamente maldestri, mettendo in evidenza uno stile volutamente cartoonesco ma proprio per questo originale e pieno di carisma. Raccontare la propria esperienza in Sea of Thieves non è certo facile e canalizzare l’informazione in termini di analisi lo è ancora meno. Si perchè quella offerta da Sea of Thieves è un’esperienza profondamente soggettiva e legata fortemente al contesto temporale e sociale all’interno del quale andiamo ad inserirci, giocare con gli amici o con sconosciuti può fare la differenza così come avventurarsi tra le onde in solitaria. Tutto dipende dal nostro background di giocatori, dalle nostre abitudini e da quelle corde che vengono toccate quando iniziamo a divertirci e ad “incollarci” ad un titolo senza riuscire a smettere. Sea of Thieves cerca proprio quelle corde e lo fa in modo sottile, lasciando che siano le onde dell’oceano a trasportare il giocatore verso una riflessione banale ma non sempre scontata, mi sto divertendo o no?
Proprio per questo le ore passate tra i mari di Sea of Thieves possono sembrare minuti o, allo stesso tempo, anni interi, tutto dipende non soltanto dalle nostre azioni ma anche da quelle del mondo che ci circonda e tra poco capiremo il perché.
Not all treasure’s silver and gold, mate.
I primi passi su Sea of Thieves, come abbiamo già ampiamente descritto in precedenza, non offrono al giocatore quel senso di sicurezza tipico delle produzioni canoniche, nessun tutorial di sorta o puntatore che ci indichi la via se non una traccia offerta dalle prime missioni da intraprendere per conoscere il mondo di gioco. Costituito da un buon numero di isolette sparse per l’oceano, il mondo di Sea of Thieves si presenta inizialmente come ospitale, colorato e confortevole, non troppo grande da perdersi ma neanche così piccolo da girare sempre per gli stessi luoghi. Ciò che però inizialmente può essere recepito come una novità costante fatta di elementi di gioco disposti in modo oculato all’interno degli ambienti di gioco, diventa inevitabilmente ripetitivo e quasi abbozzato nel momento in cui ci si rende conto che l’intera mappa di Sea of Thieves non è altro che un grande parco giochi atto ad ospitare le diverse missioni da svolgere. È a questo punto che ci si rende conto di quanto effettivamente il titolo si affidi al concetto di divertimento del giocatore e quanto i contenuti siano oggettivamente risicati. Durante tutta l’esperienza di gioco in Sea of Thieves potremo scegliere di intraprendere qualsiasi azione, che sia girovagare a caso per il mondo di gioco a caccia di navi avversarie o di raccogliere più tesori possibili per accumulare oro e reputazione con le fazioni. Il punto di non ritorno però lo si attraversa in quel tragico momento in cui ci si rende conto che non c’è nulla di nascosto, nessun messaggio celato all’interno delle azioni che intraprendiamo e quando si parla di “scrivere la propria avventura” il significato intrinseco è che di avventure alternative non ne esistono affatto.
A rappresentare quello che può essere percepito come un ginding matto e disperatissimo troviamo le tre fazioni principali del titolo che, oltre a stabilire l’unico metro di progressione vero e proprio, ci fornisce le missioni che ci permettono di raccogliere oro e ricchezze da spendere in oggetti cosmetici. L’ordine delle anime, l’alleanza dei mercanti e i cacciatori d’oro saranno dunque le uniche figure con le quali potremo percepire un progresso all’interno del gioco. Da queste tre fazioni possiamo snocciolare tre tipologie di missioni differenti, l’ordine delle anime ci commissionerà l’eliminazione di nemici ben precisi in una sorta di meccanismo simile alle “taglie”, una volta sconfitti i temibili avversari dovremo raccogliere il loro teschio e riportarlo in uno degli avamposti, l’alleanza dei mercanti ci chiederà invece di consegnare merci di vario tipo tra gli avamposti rispettando delle scadenze molto larghe mentre i cacciatori d’oro ci chiederanno di riportare dei forzieri così come già visto nella beta. Tre tipologie di missioni da ripetere ad infinitum vanno a scandire la reale progressione del giocatore all’interno di Sea of Thieves, ogni missione completata andrà ad aumentare la reputazione con una determinata fazione per un totale di 50 livelli per fazione che andranno a rappresentare l’endgame del titolo. Risulta già abbastanza chiaro quale sia il problema di fondo di Sea of Thieves, non tanto per quanto riguarda l’endgame difficile da raggiungere quanto per il senso di progressione e la scarsa varietà che stanno in mezzo tra chi inizia e chi finisce. Il più grande problema del titolo targato Rare sta infatti nella sua varietà ed in quei contenuti risicati che, a speranze abbandonate, si possono riassumere in quelle tre tipologie di missioni.
Non è tutto oro quello che luccica
Al di là delle missioni che, come già evidenziato, possono portare ad una noia abbastanza precoce, Sea of Thieves si nutre principalmente di PvP e di eventi mondiali. Una delle attività più remunerative, oltre a saccheggiare le navi degli altri giocatori, è costituita da un vero e proprio “raid” alle fortezze. Questi assalti, molto più simili a delle vere e proprie orde, si svolgono in un contesto “mondiale” all’interno del quale possono partecipare tutti i giocatori presenti nel server. Ad indicare la fortezza da saccheggiare troveremo un enorme nuvola forma di teschio con tanto di occhi luminosi aleggiare al di sopra dell’isola prescelta, sarà compito dei giocatori eliminare tutti i nemici, compreso il boss finale, per accedere al bottino. Una meccanica del genere riesce già ad imbastire una sorta di contenuto aggiuntivo ed alternativo molto più interessante delle banali missioni, la consapevolezza di combattere da un lato contro l’IA della fortezza e dall’altro contro gli altri giocatori presenti nel server riesce a comunicare in pieno quello stile piratesco fatto di tradimenti, assalti e agguati che tengono i giocatori nella costante paura che il proprio bottino duramente guadagnato possa andare perduto. Tutta la concezione di PvP che ruota intorno al mondo di Sea of Thieves è infatti pienamente azzeccata, le battaglie navali sono divertenti e possono intrattenere per diverse ore sebbene ci sia bisogno di un paio di bilanciamenti. Innanzitutto la distanza ed il tempo di spawn di una nave affondata andrebbe sicuramente incrementato, non è insolito affondare una nave per poi ritrovarsela alle calcagna un paio di minuti dopo così come durante gli assalti alle fortezze il punto di spawn delle navi affondate è relativamente vicino all’evento, rendendo così impossibile eliminare completamente una minaccia e tornare a casa con il bottino.
Durante la nostra prova su Sea of Thieves abbiamo avuto modo di sperimentare l’esperienza sia in solitaria che in due e quattro giocatori. Le differenze tra il galeone e l’imbarcazione più piccola chiamata sloop. Ci saremmo certamente aspettati più varianti di questi imbarcazioni soprattutto visto e considerato che passeremo la maggior parte del nostro tempo a bordo di una nave. Le differenze tra le due imbarcazioni sono tuttavia molto evidenti, il galeone è pensato per una ciurma di quattro persone e richiede una collaborazione ed una comunicazione molto più intensa rispetto alla sorella minore, guadagnando in termini di velocità e potenza di fuoco. La sloop si presenta invece molto più facile da governare, ideale per i giocatori solitari o per le piccole ciurme da massimo due giocatori, si tratta di un’imbarcazione agile e rapida che ovviamente non presenta la potenza di fuoco del galeone.
Anche dal punto di vista della personalizzazione Sea of Thieves si limita a dare il giusto e necessario ma non riesce minimamente a convincere in termini di contenuti, ad una scarsa varietà delle imbarcazioni andiamo infatti ad aggiungere una totale assenza di personalizzazione del nostro personaggio iniziale in termini di connotati fisici. Se da un lato ci troviamo affamati di contenuti come missioni ed eventi dall’altro non possiamo che guardare con speranza ed ambizione la possibilità di personalizzare la nostra imbarcazione ed il nostro personaggio visto e considerato che l’unico uso che possiamo fare dell’oro duramente guadagnato consiste nell’acquisto di oggetti cosmetici come vestiti, skin e personalizzazioni per la nave. Certo, anche da questo punto di vista si poteva fare di più, le personalizzazioni per la nostra imbarcazione si presentano infatti come incredibilmente costose e poco varie andando per giunta a toccare dei punti troppo superficiali in un contesto che sicuramente sarebbe dovuto essere gestito in maniera migliore. Non ha senso far passare più di venti o trenta ore prima di poter soltanto pensare di acquistare delle vele nuove o una nuova polena, lasciando che i giocatori vaghino per i mari a bordo di una nave anonima ed uguale a tutte le altre quando si poteva semplicemente ampliare il ventaglio di personalizzazioni per raggiungere a poco a poco lo stesso risultato.
Calma piatta
Il problema principale di Sea of Thieves è dunque da individuare non soltanto nella scarsezza dei suoi contenuti quanto nel modo in cui questi contenuti, già risicati, vengono gestiti. È infatti impensabile concepire un endgame così difficile da raggiungere ma allo stesso tempo così poco remunerativo, Sea of Thieves è infatti a tutti gli effetti un prodotto evidentemente incompleto che dovrà affidarsi al supporto del suo team di sviluppo per sopravvivere nei mesi a venire. Al momento siamo di fronte ad un meraviglioso calderone di idee non sfruttate che hanno alla base una struttura davvero spettacolare e coinvolgente ma che non riesce ad uscire dal suo vortice di ripetitività risultando così ridondante e privo di significato. Le isole che compongono il mondo sono disegnate in modo dettagliato e gli elementi presenti all’interno di ognuna di esse cerca di comunicare qualcosa, una pittura all’interno di una caverna, un villaggio abbandonato o più semplicemente una formazione rocciosa particolare. Tutto all’interno di Sea of Thieves suggerisce che dietro a questi elementi si celi qualcosa di interessante, di segreto e che sia compito del giocatore scoprire di cosa si tratti. La dura e fredda verità è che non si cela niente dietro a questi elementi di gioco ben piazzati se non una ricerca di un tesoro che non è il nostro in quel momento. Sea of Thieves poteva fare di più, doveva fare di più perché il mondo di gioco, così com’è stato concepito, impone un desiderio di grandezza che si poteva tranquillamente raggiungere e che speriamo venga raggiunto nei mesi a venire. Durante le prime battute era nostra usanza fermarci ad ogni isola, esplorare quelli che credevamo fossero i segreti del titolo alla ricerca di qualcosa in più, quel particolare non detto e celato all’interno di un mistero affascinante ma, tolto il velo di maya, non resta niente e da qui arriva una cocente delusione che tradisce delle aspettative forse troppo alte. Sea of Thieves è a tutti gli effetti un meraviglioso mondo cristallizzato, sublime, affascinante e profondo ma che, come una fotografia, non permette l’interazione, si fa ammirare ma non risponde alle disperate richieste di un giocatore curioso.
Dal punto di vista tecnico siamo di fronte ad una produzione mai vista prima, Sea of Thieves non propone il fotorealismo ma offre uno stile grafico ed artistico davvero affascinante. Non c’è nulla di male nel perdersi tra le onde del mare, ammirando i riflessi della luna sul ponte della nostra nave mentre il legno umido della nostra imbarcazione scivola tra le onde dell’oceano lasciando che qualche pozza d’acqua ondeggi sulle tavole di legno. Sea of Thieves è davvero una meraviglia per gli occhi, i giochi di luci ed ombre che scandiscono l’alba ed il crepuscolo, i cambi di luce che indicano l’arrivo di una tempesta, qualsiasi elemento di gioco in qualsiasi momento della nostra esperienza è capace di farci fermare ed ammirare il paesaggio. Non si tratta di un semplice traguardo tecnico da misurare e catalogare bensì di un’esperienza capace di toccare direttamente il nostro senso dell’avventura e dell’esplorazione. Se è vero che in un viaggio non è importante la meta ma la strada per arrivarci allora Sea of Thieves riesce benissimo ad intrattenere il giocatore nelle traversate tra un’isola e l’altra e lo fa mettendo in risalto la bellezza della sua natura da un lato scanzonata, quasi grottesca, dall’altro affascinante e poetica. Abbiamo provato il titolo di Rare su PC ed è incredibile in che modo l’intera produzione sia scalabile ed adattabile anche alle macchine meno performanti riuscendo comunque a mantenere quel fascino che lo contraddistingue.
In conclusione, Sea of Thieves non è esattamente il titolo che ci aspettavamo, dopo mesi di Alpha e Beta tra i mari del titolo di Rare ci saremmo aspettati più contenuti ed una gestione più oculata della ciurma e del PvP ma la base è solida ed è chiaro che una tipologia di gioco del genere ha bisogno di tempo per svilupparsi in funzione di ciò che i giocatori desiderano, proprio per questo vogliamo dare fiducia al titolo firmato Rare, forti delle nostre esperienze che, contenuti o meno, hanno saputo divertirci ed intrattenerci per diverse ore. La speranza è quella che tra un anno, tornando ancora tra le onde di Sea of Thieves ci troveremo di fronte ad un prodotto completamente cambiato, pieno di quelle funzioni e contenuti che avremmo sperato di trovare oggi.
PRO:
- Semplicemente divertente
- Una totale libertà di movimento all’interno del mondo di gioco
- Affascinante e poetico ma al tempo stesso scanzonato e cartoonesco
- Battaglie navali divertentissime
- Gestione dell’imbarcazione ben realizzata
CONTRO:
- Mancano i contenuti
- Gestione degli spawn da rivedere
- Poca varietà in termini di missioni e nemici
- Endgame praticamente assente
Voto Finale: 7