A distanza di qualche mese dalla sua uscita, siamo tornati nel folle mondo di Raiders of The Broken Planet in occasione dell’uscita della nuova campagna: Wardog Fury. Il titolo indipendente di Mercury Steam non sembra passarsela benissimo in termini di risonanza e, nonostante le ottime idee messe sul campo, il numero di giocatori interessati al titolo è veramente esiguo.
Senza Peli sulla lingua
Durante la nostra recensione del titolo base, risalente ormai ad un paio di mesi fa, Raiders of The Broken Planet ci ha lasciato un’ottima impressione. Un titolo ben strutturato, distribuito in modo innovativo e ponderato al fine di abbracciare un ampio spettro di utenza tra modalità gratuita e campagne a pagamento ad un prezzo veramente bassissimo. La formula adottata da Mercury Steam sembra però non funzionare, almeno sul lato marketing. Secondo Steam Charts e SteamDB la media dei giocatori collegati contemporaneamente si assesta quasi sempre sotto i 100 con rarissimi picchi isolati sui 500. Si tratta di numeri incredibilmente bassi che dimostrano lo scarso interesse da parte del pubblico per lo shooter di Mercury Steam. Siamo di fronte ad uno di quei non troppo rari casi nei quali non importa quanto il gioco sia interessante e oggettivamente “buono”, il pubblico semplicemente non è interessato o non conosce il prodotto. Tutto questo ovviamente prescinde dalla nostra recensione, all’interno della quale ci occuperemo di analizzare la nuova campagna, resta però interessante il modo in cui un titolo qualitativamente indiscutibile come Raiders of The Broken Planet passi completamente inosservato. Le meccaniche da hero-shooter, accompagnate da un sistema di combattimento molto intuitivo avrebbero dovuto far leva sui giocatori, vista e considerata la prima parte “free-to-play” messa a disposizione dagli sviluppatori. Probabilmente l’insuccesso del titolo è da ricercare nella sua difficoltà e nello scarso bilanciamento durante le partite in singolo, resta il fatto che trovare una partita attraverso il matchmaking è, di fatto, un’impresa impossibile.
In Loath we trust
Raiders of The Broken Planet è, a conti fatti, un titolo al di sopra della media che propone non solo un solidissimo modello di gameplay che si rivela funzionale, soddisfacente e molto divertente ma anche una narrativa interessante, ironica e goliardica. Wardog Fury, la seconda campagna rilasciata per il titolo, non fa assolutamente eccezione e si presenta in modo folle ed assolutamente fuori di testa. Giocabile in modo totalmente indipendente, Wardog Fury è accessibile sin dall’inizio, senza la necessità di portare a termine la precedente campagna. Le quattro nuove missioni disponibili in Wardog Fury non vi porteranno via più di un’ora ciascuna per essere completate ma la rigiocabilità del titolo ci permette comunque di estendere la longevità di qualche ora senza intaccare il divertimento.
Colonna portante di Wardog Fury sarà Loath, il nuovo personaggio sbloccabile dopo aver completato la prima missione. L’antagonista completamente fuori di testa deciderà dunque di passare dalla parte dei “buoni” e sarà disponibile come personaggio giocabile. Dopo un classico esperimento a base di droghe andato male, Loath avrà la capacità di trasformarsi in un mostro e di riversare la sua incontrollata furia sui nemici. Come già descritto durante la recensione del titolo base, i dialoghi tra i vari giocatori andranno a cambiare in base al personaggio scelto e anche in questo caso ci ritroveremo dei dialoghi dinamici che cambiano in base alle nostre scelte. Le missioni disponibili in Wardog Fury non tradiscono la qualità base del gioco e propongono un sano mix di azione frenetica a fasi più ponderate, sfruttando al massimo le capacità di ogni personaggio. Data la carenza di giocatori descritta in apertura è davvero difficile trovare altri tre giocatori per mezzo del matchmaking, almeno su PC, la scelta più saggia molto spesso è avventurarsi in solo. Il single player di Raiders of The Broken Planet rappresenta forse il vero tallone d’achille del titolo, la scelta di un singolo eroe per portare a termine una missione chiaramente progettata per la cooperativa tradisce infatti un game design non adatto al giocatore singolo. Ci ritroveremo infatti in situazioni nelle quali ci sarebbe d’aiuto un determinato eroe ma, essendo da soli, incontreremo diverse difficoltà soprattutto in termini di distanze. I personaggi a corto-raggio sono infatti completamente inutilizzabili in contesti nei quali è necessario eliminare nemici a distanza o, peggio ancora, nemici volanti, rendendo di fatti impossibile una scelta orientata verso quel tipo di personaggio. Un problema di bilanciamento non da poco considerata la natura tattica del titolo che, a prescindere dalla difficoltà, ci mette di fronte a sfide sempre più difficili e intense. Raiders of The Broken Planet è infatti un titolo che perde tantissimo se giocato da soli e l’assenza di una community solida e numerosa va ad incidere pesantemente sull’esperienza del giocatore solitario che, in assenza di amici con cui giocare, si ritrova catapultato in un sistema di matchmaking impossibile da risolvere. Anche la funzione del giocatore antagonista decade e, in assenza di altri giocatori, non ci resta che gustarci il titolo in singolo. Da apprezzare comunque le animazioni e la regia che, così come nel titolo base, mettono in mostra una narrativa frizzante, senza peli sulla lingua e non legata ai classici stereotipi dei videogiochi. Raiders of The Broken Planet è un titolo davvero interessante, peccato che nessuno sembra averlo capito.
PRO:
- Campagna adattabile e giocabile sin da subito
- Rapporto qualità/prezzo immenso
- Loath è davvero ben caratterizzato…
CONTRO:
- …sarebbe stato bello però vedere anche altri personaggi
- L’assenza di una community attiva si nota
- Giocare da soli intacca pesantemente l’esperienza di gioco