Psycho-Pass è stato per me una bella sorpresa: dopo anni di mio totale disinteresse per le produzioni fumettistiche ed animate del Sol Levante, tornare a guardare un anime cyberpunk con interessanti colpi di scena scaturiti dalla penna di Gen Urobuchi e ambientato in un mondo tecnologicamente progredito ma estremamente distopico mi ha riappassionato ad un media (quello dell’animazione giapponese) che avevo quasi dimenticato. Visto il successo riscosso dall’anime a livello sia di critica che di pubblico, era prevedibile la produzione di un tie-in ad esso ispirato: stiamo parlando di Psycho-Pass Mandatory Happyness, titolo realizzato da 5pb e pubblicato anche in Europa da NIS America, a poco più di un anno di distanza dalla sua uscita in Giappone.
LA TUA TONALITÀ SI È INTORBIDITA
Per chi non conoscesse la trama di Psycho Pass, è bene fare un piccolo riassunto: le vicende narrate nell’anime si svolgono nel 2112 e coinvolgono due agenti di polizia della prima divisione della sezione anticrimine, Akane Tsunemori e Nobuchika Ginoza, che comandano una squadra di ex-criminali chiamati Esecutori, fra i quali spicca la figura di Shinya Kogami, incaricati di fermare coloro che sono stati individuati ed etichettati come criminali latenti. Tale riconoscimento avviene tramite un sistema chiamato Psycho-Pass, gestito da un enorme supercomputer conosciuto come Sibyl System: tramite questo metodo il coefficiente di criminalità di ciascun abitante è tenuto costantemente sotto controllo e chiunque si dovesse dimostrare un potenziale criminale viene istantaneamente fermato e rinchiuso in un centro di recupero, oppure ucciso dagli esecutori qualora dovesse dimostrarsi un criminale conclamato. In questo universo nel quale il libero arbitrio non ha più alcun valore e dove ogni cittadino deve sottostare alle regole dettate da un computer capace di gestire i più piccoli aspetti del tessuto sociale. All’interno di questa cornice prende forma la trama di Mandatory Happiness che coinvolge, oltre a tutti i personaggi della serie animata, due membri dell’unità anticrimine creati appositamente per essere i protagonisti di questo gioco, ovvero Nadeshiko Kutagachi e Takuma Tsurugi: stiamo parlando rispettivamente di una investigatrice affetta da amnesia causata da un incidente e del suo esecutore. Il principale antagonist sarà Alpha, un giovane idealista dotato di grandi abilità come hacker che non crede nel sistema del Sibyl ed è convinto che la felicità sia esclusiva di coloro che abbandonano la ragione per farsi dominare dai propri istinti: decide pertanto di mettere a ferro e fuoco un’isola del Giappone per poter realizzare il suo piano che ha come fine ultimo quello di donare la felicità alla razza umana, dimenticando però che le regole impediscono alle persone mosse da istinto di nuocere al prossimo. Durante il corso dell’avventura si dovrà scegliere quale dei due protagonisti si vorrà interpretare, per poi immergersi in un’ottima storia fatta di colpi di scena e che si adatta anche a chi non conosce le vicende narrate nell’anime grazie ad un’introduzione che permette a chiunque di comprendere il funzionamento dello Psycho-Pass e conoscere i membri della prima divisione.
TUTTO QUI?
Sì, più o meno il gioco è tutto qui. Psycho-Pass: Mandatory Happiness altro non è che una visual novel, un genere di gioco nel quale 5pb. è ormai navigata e lo studio ha dimostrato di avere talento con perle quali Corpse Party e Steins;Gate, ottimi esponenti di questo genere di nicchia. Caratteristica delle visual novel non è certo quello di essere giochi frenetici, ma si tratta di prodotti durante i quali la narrazione sarà padrona indiscussa della scena, avanzerà molto lentamente ed all’utente sarà concessa solo qualche sporadica interazione basata su scelte multiple in grado di in fluenzare l’andamento di alcune parti della trama. Considerando quindi la tipologia di gameplay (e la mancanza di una localizzazione italiana), Psycho-Pass: Mandatory Happiness è un prodotto più che mai inadatto per la maggior parte dei giocatori, ma questi aspetti non devono essere penalizzanti nella valutazione del prodotto. Considerando quello che il gioco vuole essere, siamo di fronte ad un’ottima visual novel in grado di essere coinvolgente sotto molteplici aspetti. Prima di tutto Mandatory Happiness vuole appassionare il fan di Psycho-Pass: sebbene anche fra gli estimatori dell’anime non tutti saranno in grado di apprezzare la tipologia di prodotto rappresentata da questo gioco, coloro che lo dovessero provare troverebbero una trama che si integra perfettamente con il mondo distopico e cyberpunk creato da Urobochi, con protagonisti che mostrano molteplici sfaccettature della loro personalità, compresi i personaggi provenienti direttamente dalla serie animata che qui vengono ulteriormente approfonditi e caratterizzati. Psycho-Pass è inoltre in grado di presentare una trama ottimamente articolata ed infarcita di colpi di scena che faranno la gioia di chi già conosce le visual novel e le apprezza, trovando in Mandatory Happiness un prodotto in grado di soddisfare anche i loro palati. Infine il gioco emoziona: dato che il giocatore viene trascinato dallo scorrere della storia, viene naturale immedesimarsi nei due protagonisti e provare empatia per loro, grazie soprattutto ad una serie di situazioni nelle quali dovremo scegliere fra ciò che è giusto e ciò che facile, fra ciò che ci farà perseguire un obiettivo personale e ciò che ci permetterà di raggiungere lo scopo della missione rimanendo ligi alle regole. Anche sul lato tecnico Mandatory Happiness si mantiene in linea con quelle che sono le caratteristiche delle visual novel: al di fuori di alcune sezioni animate realizzate ad hoc per il videogioco, nella maggior parte dei casi non vedremo altro che sprite piuttosto statici ed artwork a tutto schermo, nessun modello 3D od altre caratteristiche che spesso associamo al concetto di videogioco: la componente artistica è stata curata per essere fedele all’anime, così come l’ottimo doppiaggio è stato affidato agli stessi attori della serie animata (ad eccezione, ovviamente, dei personaggi inediti).