A un anno di distanza dalla loro rivelazione, Pokémon Spada e Scudo escono finalmente su Nintendo Switch, introducendo l’ottava generazione dei mostriciattoli tascabili più famosi del mondo. Nuovissimi Pokémon, nuovi allenatori, nuove sfida in una nuova e scintillante regione, quella di Galar. Con il supporto della potenza di Switch, i nuovi titoli “main” di Pokémon cercheranno quindi d’invertire la tendenza dopo il mezzo passo falso di Let’s Go Pikachu e Eevee, grazie anche alla reintroduzione delle meccaniche originali che hanno reso celebre la serie. Saranno riusciti a far breccia nei cuori dei vecchi e dei nuovi fan della saga targata Nintendo?
A brave new Pokémon world
Incominciamo dalle novità: le vicende di Pokémon Spada e Scudo si svolgono a Galar, un’inedita regione ispirata all’Europa Settentrionale e, in particola modo, alla Gran Bretagna. Ispirazione constatabile già dai nomi delle città, di matrice inglese anche nella versione italiana del gioco, e dall’utilizzo di esclamazioni di stampo “british” dei personaggi principali di due titoli. Molto frequenti sono anche i riferimenti al Medioevo, sia nei titoli stessi che nell’aspetto di alcuni Pokémon, e alla Rivoluzione Industriale londinese esplosa nell’Ottocento, grazie ad alcuni elementi ambientali in stile steampunk. Se la formula di gioco divenuta ormai marchio di fabbrica della serie è rimasta pressoché invariata, sono state introdotte alcune nuove meccaniche per rendere ancora più emozionanti le sfide fra Allenatori, prima su tutte il Dynamax. Grazie a questa nuovissima introduzione, i nostri Pokémon e quelli degli avversari potranno crescere a dismisura fino a raggiungere dimensioni epiche e sferrare così colpi devastanti, il tutto per la durata di 3 turni al massimo, prima di tornare alle fattezze originali. L’intero set di mosse del Pokémon “dynamizzato” verrà sostituito temporaneamente con altrettante versioni potenziate delle stesse, con potere d’attacco ed effetti davvero unici. Sfruttando un polsino che utilizza l’energia delle Desiostelle, antichi minerali dalle origini sconosciute, i Pokémon potranno infatti trasformarsi in simil-Kaiju aumentando a dismisura la propria stazza e le proprie statistiche, ma solo in determinati luoghi abbastanza ampi da ospitare creature di tali dimensioni, come nel caso degli Stadi Lotta. Gli Stadi, altra novità di Spada e Scudo, andranno a sostituirsi alle care vecchie palestre, dando un tocco più teatrale e sportivo alle sfide con i Capipalestra di Galar, delle vere e proprie star e icone amate dal pubblico. Le lotte Pokémon si trasformano quindi in un evento mediatico senza pari, donando un’aura ancor più spettacolare ai Capipalestra. Quelle che una volta erano lineari escalation di sfide che culminavano con la contesa alla medaglia contro Capopalestra di turno, adesso invece ospiteranno dei veri e propri mini-dungeon che, oltre alle solite lotte d’intermezzo, proporranno alcuni divertenti minigiochi in salsa Jeux Sans-Frontiere a tema Pokémon, impreziosite da un’emozionante battaglia finale all’interno di un gremitissimo Stadio. Escono invece di scena le MegaEvoluzioni e le Mosse Z, meccaniche di punta rispettivamente di Pokémon X e Y e di Sole e Luna, non riproposte in questi nuovi titoli.
Tra le nuove introduzioni, la più interessante è certamente quella delle Terre Selvagge. Queste aree sconfinate, che si alternano alle città presenti nella regione di Galar, sono delle vere e proprie lande esplorabili in lungo e in largo che strizzano l’occhio all’overworld tipico dei JRPG, con tanto di telecamera controllabile dal giocatre e un’incredibile varietà di mostriciattoli catturabili, tutti naturalmente ben visibili come già accadeva in Let’s Go Pikachu ed Eevee (mentre fortunatamente il sistema di cattura è tornato quello di una volta…). Queste aree sono sicuramente il posto migliore per dedicarsi al completamento del Pokédex, ma anche il luogo perfetto dove allenare il proprio Team in vista di una lotta importante. Le Terre Selvagge si suddividono infatti in diverse zone, in ciascuna delle quali è possibile incontrare alcune determinate specie di Pokémon, ciascuna di un certo range di livello, rendendole così interamente esplorabili solo in più fasi, e solo dopo aver raggiunto un cospicuo quantitativo di Medaglie. Disseminate per le Terre Selvagge ci saranno anche alcune tane, riconoscibili da un fascio di luce che si staglia fino al cielo. Avvicinandoci a esse, potremo raccogliere preziosi punti Watt da spendere in alcuni oggetti, nonché scoprire alcuni Pokèmon dynamizzati al suo interno. Questi speciali Pokémon offriranno un livello di sfida maggiore rispetto alle proprie controparti originali, introducendo per la prima volta nella serie il concetto di Raid. Grazie alla cooperazione con altri allenatori, controllati dalla CPU o attraverso le funzionalità online, sarà infatti possibile sfidare questi giganteschi Pokémon in una battaglia 4 vs 1, al termine del quale avremo una chance di catturare la stessa creatura e ottenere strumenti rari. Nel caso l’esplorazione delle Terre Selvagge dovesse rivelarsi troppo estenuante, sarà infine possibile piazzare la propria tenda e preparare deliziosi piatti con i quali rinvigorire il proprio Team e guadagnare una piccola quantità di punti esperienza. Fortunatamente è stata semplificato l’utilizzo del Box, con la possibilità di aggiungere direttamente in squadra un Pokémon appena catturato al posto di uno dei sei trasportati nella propria cintura, che verrà quindi automaticamente inviato al Computer. Se, quindi, la scelta d’introdurre un ambiente così vasto e libero per poter collezionare nuovi mostriciattoli è sicuramente azzeccata, l’eccessiva eterogeneità delle specie presenti e, soprattutto, del livello delle stesse, risulta un po’ troppo azzardato, rischiando di creare un po’ troppa confusione nella corsa al completamento del Pokédex. Qualora ve lo steste chiedendo, i Pokémon disponibili in Spada e Scudo sono in tutto 400, di cui 81 inediti, mentre i rimanenti riproposti dai vecchi titoli, un numero decisamente cospicuo e comunque soddisfacente a discapito delle numerosissime critiche rivolte a Game Freak per la mancata inclusione dell’intero Dex Nazionale.
And after all, you’re my Shield and Sword
Come ogni Pokémon che si rispetti, anche Spada e Scudo possiedono una propria mitologia, naturalmente incentrata sulla figura di quelli che sono i protagonisti delle copertine dei due giochi: Zacian e Zamacenta. Al contrario di quanto poteva accadere in passato, faremo ben presto conoscenza di questi due cani leggendari, in un fugace ed epico incontro in una nebbiosa foresta nei primissimi istanti di gioco. Queste creature sono oggetto di studio da parte di Sonia, nonché della madre e Professoressa di Galar Flora, disposte a scoprire la natura del Dynamax e l’origine delle Desiostelle. Questo fenomeno sembra infatti essere collegato a una leggenda che narra di un portale, apertosi nel cielo parecchi secoli or sono, dal quale fuoriuscirono alcune creature dalle dimensioni spaventose. Soltanto un guerriero, armato di spada e scudo, riuscì a ricucire lo squarcio rispendendo così i mostri dal loro luogo di origine. Nessuno sembra però conoscere l’identità di questo valoroso eroe, né tantomeno il segreto dietro alla lama e allo scudo che brandì per compiere questa impresa. Se l’incipit narrativo di Pokémon Spada e Scudo sembrano far presagire a un risvolto epico della trama, però, bisogna ancora una volta registrare uno sviluppo poco entusiasmante e prevedibile della stessa, che finisce per cadere nei soliti luoghi comuni della serie, con personaggi totalmente stereotipati e dal destino ampiamente pronosticabile. La quasi totale assenza del post game, inoltre, fa perdere ogni speranza circa un approfondimento ulteriore su quanto accaduto nel corso del gioco, che vede i suoi titoli di coda dopo aver sconfitto il Campione.
Pokémon Spada e Scudo sembrano voler mescolare fin da subito le carte in tavola, cercando di sfatare e stravolgere alcuni cliché della serie ai quali c’eravamo ben abituati fin dai primi titoli Game Boy. Niente più Professore di turno a illustrarci le mirabolanti caratteristiche del mondo dei Pokémon e a chiederci, con fare ambiguo, il nostro sesso al primo avvio del gioco: la prima cinematic di questi giochi per Switch ci mostrerà invece un’emozionante battaglia all’interno dello Stadio Lotta, fra il Campione Dandel e il suo fido Charizard e Laburno, il Capopalestra di tipo Drago. Sarà proprio il carismatico Dandel a regalare a noi e al suo fratellino minore Hop il nostro primo Pokémon incoraggiandoci e sponsorizzandoci per la sfida alle Palestre di Galar. In Galar, infatti, la corsa alla Lega Pokémon non è affare di chiunque: solo alcuni allenatori selezionati possono diventare i cosiddetti “Sfidapalestre” e collezionare quindi medaglie. Hop non sarà l’unico a confrontarsi con noi nel corso dell’avventura: ci capiterà di imbatterci anche con lo scontroso Beet, esperto di Pokémon Psico e osservato speciale del Presidente Rose, nonché con la gentile quanto tenebrosa Mary, dall’animo Dark e, naturalmente, abilissima con il tipo Buio. Quest’ultima, una sorta di idol punk rock giapponese, sarà costantemente e ossessivamente seguita da un gruppo di supporter dall’animo decisamente burrascoso, il Team Yell. Stadi gremiti, schiere di ultras inferociti, divise da baseball, Presidenti…. i toni sembrano essere quelli della modalità storia di un Fifa qualunque, piuttosto che di un titolo Pokémon. Ed è forse questa la parabola di Pokémon Spada e Scudo, come potremo approfondire meglio nei prossimi paragrafi parlando dell’aspetto competitivo dei due giochi.
God save competitive game
Che Game Freak volesse puntare tanto sul competitivo dopo l’exploit degli scorsi anni era cosa certa, ne è un perfetto esempio la campagna promozionale scelta per Pokémon Spada e Scudo, dove molta attenzione fù rivolta alle abilità delle nuove creature piuttosto che ad altri aspetti prettamente ludici dei due giochi. L’incremento dei partecipanti ai tornei nazionali e mondiali di Pokémon ha fatto sì che la software house giapponese si focalizzasse maggiormente sulla componente online andando a colmare alcuni aspetti un tempo del tutto trascurati e che richiedevano ai giocatori sforzi inutilmente eccessivi per poter competere con gli allenatori più forti. Pokémon Spada e Scudo sanciscono quindi la definitiva morte del “breeding” e di tutte quelle pratiche noiose e dispendiose in termini di tempo necessarie per ottenere una squadra di Pokémon “perfetti”, utili negli incontri con altri allenatori sparsi per il mondo. Per chi non lo sapesse, oltre alle statistiche base facilmente consultabili dal menù delle informazioni della propria squadra, come per esempio Attacco, Difesa, Velocità ecc., esistono alcune caratteristiche più velate che descrivono nel dettaglio l’abilità di un Pokémon, fin’ora scopribili solo attraverso macchinose quanto assurde procedure. IV ed EV sono le fondamenta del gioco competitivo, valori che determinano su quali aspetti eccelle la creatura rispetto ad altri, senza dimenticare la Natura, caratteristica distintiva a seconda del quale un Pokémon sviluppa più facilmente alcune statistiche piuttosto che altre durante l’allenamento. Il processo per ottenere un Pokémon adeguatamente competitivo passava quindi attraverso la schiusura di decine, se non centinaia di uova, previa la selezione di una coppia di genitori che potesse trasmettere determinate caratteristiche o mosse al nascituro. Una volta ottenuta la propria macchina da guerra perfetta con il giusto numero di IVs e la natura desiderata, toccava racimolare il corretto quantitativo di EVs, utili per indirizzare i punti abilità ottenuti al passaggio di livello nella statistica scelta, e ottenibili soltanto sfidando a ripetizione determinate specie di Pokémon.
Tutto questo, fortunatamente, è stato semplificato in Pokémon Spada e Scudo. Per prima cosa, per ottenere un Pokémon con più IV al massimo, basterà recarsi alle Terre Selvagge, scovare una tana e catturare il Pokémon al suo interno al termine di un Raid. In questo modo non solo avremo già un’ottima base di partenza sul quale concentrare i nostri sforzi, ma otterremo anche un’ingente quantità di oggetti e denaro da spendere in Tappi d’Argento. Questi ricercatissimi oggetti, una volta piuttosto difficili da reperire, serviranno per massimizzare in fretta l’indice IV di un Pokémon. Per capire quanti IV al massimo possiede il Pokémon che si sta per sfidare basterà tenere d’occhio il numero di stelle di difficoltà del Raid. Se però il Pokémon catturato così faticosamente durante il Raid non dovesse avere la natura sperata, si potrà ricorrere all’utilizzo della Menta, strumenti in grado di modificare questo parametro a proprio piacimento. Ritornano anche gli intgratori, già presenti nella prima generazione, e utili per aumentare alcune determinate statistiche dei propri Pokémon. Per finire, le nuove Caramelle Esperienza faciliteranno il processo di allevamento del Pokémon, fornendo una masiccia quantità di punti exp in maniera istantanea.
Don’t stop me now
Pur riconoscendo la natura semplicistica e scanzonata della serie Pokémon, è doveroso cercare di giudicare Spada e Scudo al pari degli altri titoli usciti per Nintendo Switch nel corso del 2019. E’ innegabile che anche in questi casi lo spirito della serie sia stato ancora una volta perfettamente incarnato grazie al suo stile grafico morbidoso e delicato di creature e personaggi e alla solita palette cromatica sgargiante tipica delle avventure Pokémon. E’ giusto però analizzare più a fondo l’aspetto tecnico, soprattutto per ciò che concerne la qualità del lavoro compiuto da Game Freak, per capire se Pokémon Spada e Scudo possano ritenersi all’altezza di quanto visto fin’ora sulla console ibrida di casa Nintendo. Seppur il target di questi titoli sia molto ampio e, come gli stessi sviluppatori hanno tenuto a precisare, Spada e Scudo sono giochi “per tutti”, fatichiamo a comprendere del tutto la poca remissività di Game Freak nell’accogliere le critiche e i suggerimenti da parte della fanbase, che paiono ancora una volta giustificati. Pokémon Spada e Scudo sono titoli tecnicamente datati, e lo si può evincere pressoché nella sua interezza: texture povere, animazioni basilari, character design abbozzato, mancanza del doppiaggio e di una vera e propria colonna sonora memorabile, sono solo alcuni degli aspetti negativi che impediscono alla serie di fare quel salto qualitativo che ormai da troppo tempo i giochi di Game Freak stentano a compiere.
Altro elemento fortemente criticato è sicuramente il livello fin troppo basso di difficoltà della serie, livello che non sembra decollare nemmeno in Pokémon Spada e Scudo. Se, infatti, nuove opzioni come quella dell’autosalvataggio sono liberamente gestibili dal Menù delle Impostazioni, lo stesso non si può dire per il Condividi Esperienza, ormai parte integrante del gioco impossibile da disattivare. A ogni KO e cattura, infatti, i punti Esperienza verranno sempre e comunque distribuiti anche ai Pokémon inattivi, rendendo di fatto completamente inutile il farming sfrenato. Se aggiungiamo dei Capipalestra e dei rivali poco agguerriti, l’avventura del nostro aspirante Campione risulterà una semplice camminata sul velluto. Sicuramente alcune innovazioni, come per esempio gli Stadi Lotta, un Team non del tutto antagonista e l’aggiunta di nuove forme ed evoluzioni di Pokémon classici, sono certamente delle migliorie che fanno ben sperare per il futuro della serie. Giunti però ormai all’ottava generazione dei mostriciattoli tascabili Ninendo, ci si auspicava una netta rivoluzione che, a conti fatti, non si è verificata. I dungeon e le città peccano di fantasia la Lore mal si sposa con le ambientazioni che visiteremo nel corso del gioco. La longevità di Pokémon Spada e Scudo è sicuramente superiore alla media dei precedenti giochi (per portare a termine l’avventura principale saranno necessarie dalle 25 alle 30 ore), ma una volta raggiunto il titolo di Campione, non rimarrà altro che dedicarsi alle sfide online.
Pro:
- Ogni nuova corsa alle Medaglie e al titolo di Campione è sempre un’emozione
- Una manna dal cielo per tutti i fan del gioco competitivo
- Set up in stile nordeuropeo accattivante
- Qualche accenno di trama…
Contro:
- …ma decisamente troppo poco per considerarlo a tutti gli effetti un passo avanti nella serie
- Tecnicamente pigro e rivedibile
- Terre Selvagge divertenti quanto fin troppo casuali e disordinate
- Postgame non pervenuto