Dopo il lancio della versione Xbox One, Playerunknown’s Battlegrounds giunge alla versione 1.0 su PC, andando così a sancire il rilascio ufficiale del titolo ed uscendo ufficialmente dallo stato di accesso anticipato. Dopo centinaia di ore passate tra Erangel e Miramar, siamo pronti a dirvi la nostra sul titolo di Bluehole Inc.
Pochinki is my City
Playerunknown’s Battlegrounds è stata la rivelazione del 2017. Nel bene o nel male, il Battle Royale nato dalla mente di Brendan Greene è riuscito a sbriciolare qualsiasi record, imponendosi come titolo più giocato su Steam già a pochissimi mesi dalla sua uscita. Per chi avesse trascorso gli ultimi mesi sulla superficie di Marte , Playerunknown’s Battlegrounds è un titolo molto particolare, caratterizzato dalla sua incredibile varietà in termini di situazioni e relativo gameplay e dal suo essere “spartano” ma divertente. Con l’arrivo ufficiale della versione 1.0 su PC, è arrivato il momento di tirare le somme e valutare quello che è a tutti gli effetti un vero e proprio fenomeno videoludico che ha saputo smuovere le masse fino a toccare picchi di 3 Milioni di giocatori collegati contemporaneamente.
La struttura di base di Playerunknown’s Battlegrounds è molto semplice e segue un concetto altrettanto intuitivo: cento giocatori si paracadutano su un’isola, l’ultimo ( oppure l’ultima squadra ) che sopravvive vince la partita. Un concetto semplice e immediato capace di raggiungere qualsiasi tipologia di giocatore, per arrivare a vincere però intervengono delle meccaniche molto più complesse e profonde. Molti vi diranno che si tratta solo di fortuna, bene, non è così. Playerunknown’s Battlegrounds è posizionamento, strategia, gioco di quadra ma soprattutto intuizione e se è vero che alcune partite non possono essere materialmente vinte, è anche vero che molto spesso l’errore umano può portarci alla disfatta, vanificando ogni sforzo. È forse questo il vero cuore di Playerunknown’s Battlegrounds, quella sensazione di aver sbagliato qualcosa che altrimenti ci avrebbe portato alla vittoria, quella sensazione che ci spinge a riprovare, partita dopo partita e l’incredibile senso di soddisfazione quando si vince.
Le due mappe di gioco, Erangel e Miramar, misurano entrambe 8 km², sebbene la seconda sia più “densa” dal punto di vista territoriale. In entrambi i casi le meccaniche di gioco sono le stesse e, sebbene chi vi scrive preferisca di gran lunga Erangel anche la nuova mappa merita di essere giocata. Il concetto non cambia: raccogliere più equipaggiamento possibile e sopravvivere. Le strategie di gioco sono infinite ed ogni giocatore ha il suo modus operandi, la sua mappa mentale e le sue priorità in ogni singola partita. L’assenza di respawn dopo la morte ci lega in modo particolare alle singole partite, lasciando che l’istinto di sopravvivenza di ogni giocatore venga alimentato da una varietà infinita di situazioni che difficilmente diventeranno ripetitive e che lasciano spazio all’istinto e all’improvvisazione.
Le modalità di gioco permettono al giocatore di avventurarsi da solo, in duo o in squadre da massimo quattro giocatori. Durante le nostre ore di gioco abbiamo provato tutte le modalità ed è chiaro quanto le meccaniche di gioco cambino in base ai compagni di squadra. Mentre Duo e Squad risultano piuttosto simili, la modalità solo è la più immediata e “statica”, basta infatti un colpo per mettere fine alla nostra partita. Il gioco di squadra rappresenta un elemento importantissimo all’interno dell’economia di gioco, la comunicazione e la condivisione sono infatti chiavi essenziali per la sopravvivenza.
Where do we go now?
Ad accompagnarci durante le nostre scorribande in lungo e in largo per la mappa di gioco troveremo una vastissima gamma di equipaggiamenti, vestiti e veicoli. Essere ben equipaggiati può fare davvero la differenza all’interno dell’economia di gioco e, proprio per questo, si è soliti prediligere le zone più urbanizzate piene di edifici da saccheggiare ma al tempo stesso piene di nemici da affrontare. Dalla più semplice padella al più letale dei fucili da cecchino, l’arsenale di Playerunknown’s Battlegrounds può vantare un vasto numero di armi ed accessori. I più gettonati sono ovviamente i fucili d’assalto come M16, M4 e Scar-L mentre il sogno di tutti i giocatori resta sempre il fucile da cecchino che può essere un Kar98k un SKS o un Mini-14. Raccogliere un’arma però non basta, bisogna trovare anche le munizioni e gli accessori per far sì che il nostro equipaggiamento sia davvero efficace. Dai mirini alle impugnature e caricatori estesi, ogni arma è in grado di diventare uno strumento di morte nelle mani giuste e, se ben equipaggiata, anche la stabilità stessa dell’arma sarà migliorata, risultando più facile da controllare. Gli oggetti più desiderati sono ovviamente i mirini che variano dal semplice Red Dot al mirino ottico 15x. Le armi più potenti vengono inoltre rilasciate sulla mappa all’interno di casse che vengono “lanciate” sulla mappa durante il corso della partita. All’interno delle casse possiamo trovare gli accessori più potenti e armi non raccoglibili all’interno della mappa.
Capita spesso infatti di trovare gli accessori per armi che non abbiamo o di andare in giro senza mirini o munizioni, proprio per questo è consigliato abituarsi a seguire un percorso ben definito per “lootare” in modo rapido e veloce.
Se la miglior difesa è l’attacco anche Playerunknown’s Battlegrounds ha messo in conto un repertorio di oggetti puramente difensivi, primi tra tutti elmetti e giubbotto antiproiettile capaci di salvarci la vita nelle situazioni più disperate. Le cosìdette “armature” variano di livello da 1 a 3 ed offrono resistenze diverse, partendo da una semplice protezione capace di attutire il danno di pochi colpi a quelle più resistenti che vanno ad assorbire buona parte del danno ricevuto. Anche gli oggetti curativi hanno il loro peso, è infatti quasi impossibile arrivare a fine partita senza aver mai subito danni, proprio per questo gli oggetti curativi come bende, first aid kit e medkit ci aiutano a restare in piedi fino alla fine.
Dietro quell’albero!
Una delle componenti più interessanti di Playerunknown’s Battlegrounds riguarda il gunplay. Pur essendo un titolo molto “statico” che spesso e volentieri presenta periodi di stallo durante i quali non si spara un singolo colpo o non si avvista un singolo avversario, Playerunknown’s Battlegrounds offre uno modello di shooting molto interessante che, volendo puntare sul realismo, presenta delle caratteristiche fisiche ben realizzate. Sparare a bersagli in movimento o a grande distanza non è infatti così semplice, bisogna adattare la propria mira alla distanza e alla velocità del bersaglio e, in base al mirino che si utilizza, cercare di aggiustare il tiro di volta in volta. Facile a dirsi ma sparare un colpo da più di 300 metri può essere davvero difficile soprattutto dopo le modifiche introdotte con la versione 1.0, stravolgendo completamente i modelli precedenti e costringendo i giocatori a riadattarsi alla nuova fisica. Playerunknown’s Battlegrounds è un prodotto fatto e finito che, pur essendo ancora soggetto ad aggiornamenti, abbiamo analizzato come qualsiasi altro titolo. I problemi di stabilità spesso legati a bug o imprecisioni non soltanto nel gunplay ma anche nei movimenti e nella gestione dei veicoli, rendono Playerunknown’s Battlegrounds un titolo poco affidabile e preciso, capita spesso di trovarsi in situazioni assurde o di morire per via di glitch di varia natura. Pur essendo un’esperienza di gioco divertente, Playerunknown’s Battlegrounds non si presenta come un titolo “completo” e sembra che l’etichetta “1.0” sia stata messa lì senza troppa convinzione, presentando un prodotto decisamente imperfetto che ha ancora tanta strada da fare per raggiungere la gloria. Gran parte del lavoro è svolta infatti dalla natura stessa del gioco ma basta giocare un paio di partite per rendersi conto dei numerosi problemi tecnici che affliggono il titolo. Partendo da una resa grafica non proprio brillante, capace di mettere in difficoltà la più prestante delle configurazioni, per arrivare ai bug di natura tecnica come il fenomeno del rubber-banding che affligge ogni singola partita o la guidabilità dei veicoli che spesso e volentieri risulta scomoda e poco prestante. Al di là di tutti i problemi però, Playerunknown’s Battlegrounds esercita un fascino magnetico dal quale è difficile staccarsi, è chiaro che questo però non basta e che i difetti oggettivi debbano essere corretti. Negli ultimi mesi Bluehole ha fatto dei passi da gigante ed il titolo si presenta ora in una veste più rifinita, prestante e funzionale ma serve ancora tanto lavoro soprattutto sull’ottimizzazione e sulla stabilità generale che intacca pesantemente l’esperienza di gioco rendendo Playerunknown’s Battlegrounds un titolo inaffidabile ed incostante sebbene incredibilmente divertente.
PRO:
- Struttura di gioco semplice ma profonda
- Divertente, magnetico e affascinante
- Semplice da capire ma difficile da padroneggiare
- Una delle migliori esperienze multigiocatore degli ultimi tempi
CONTRO:
- Pesanti problemi di stabilità
- Resa grafica appena sufficiente
- Problemi di ottimizzazione
- Il titolo è ancora afflitto da numerosi bug