E’ il maggio delle meraviglie questo che è appena passato. Titoli di grandissimo livello si sono susseguiti in queste settimane, tra clamorosi ritorni come quello di DOOM e mastodontici capolavori come Total War Warhammer. Tra questi però c’è un titolo che più di tutti ha catturato l’attenzione dell’utenza di massa e della stampa, partendo da un preconcetto che non a tutti forse era chiaro: Blizzard lancia una nuova IP. La mamma dei giochi moderni non ha rilasciato nuove IP da più di 15 anni, per cui assistere alla nascita di una nuova proprietà intellettuale dovrebbe essere qualcosa da osservare con rispetto. Il risultato di questo parto è stato Overwatch, sparatutto in prima persona interamente multiplayer basato su battaglie in arene a obiettivi. Dopo lunghissime prove tra beta, eventi, e dopo la release del gioco, oggi siamo qui finalmente a dire la nostra sul titolo di Blizzard, chiedendoci se avrà confermato il suo tocco magico.
We are Overwatch
Essendo un titolo prettamente multiplayer arena, è lecito aspettarsi che la componente narrativa sia praticamente inesistente, un inutile orpello da relegare a titoli che hanno una durata limitata e predefinita. Sarebbe stato sì lecito aspettarselo, ma Blizzard non sarebbe arrivata dove è ora se avesse fatto le cose che tutti si aspettano: in Overwatch impersoneremo 21 eroi, tutti con una propria storia e le proprie motivazioni per combattere, tanto affascinanti quanto originali, in grado di far affezionare un giocatore non solo per l’aspetto estetico o di gameplay ad un eroe, ma anche per la sua storia e i propri ideali. In un mondo in cui umani e macchine hanno una travagliata coesistenza, l’Organizzazione Overwatch cercava di proteggere gli innocenti e riparare i torti ovunque fosse possibile, una sorta di super eroi che la gente vedeva come invincibili. Distrutti dai tradimenti interni, gli ex agenti di Overwatch continuano a combattere, chi in clandestinità, chi come membro dei governi, tutti alla ricerca dei traditori che hanno portato alla distruzione dell’organizzazione. Questo non è che un assaggio della lore del gioco, spiegato non solo attraverso le descrizioni in game e sul sito ufficiale, ma anche con una serie di fumetti e cortometraggi animati davvero ben realizzati, gestendo un hype incredibile in maniera sana, soprattutto non deludendo le aspettative.
What are you looking at, love?
I personaggi di Overwatch sono 21, divisi in 4 categorie principali: Attacco, Difesa, Tank e Supporto. Ne abbiamo già parlato approfonditamente negli speciali in questi giorni, ma in breve, gli eroi d’attacco sono quelli il cui danno è molto alto così come la loro mobilità, ma la salute è molto bassa; gli eroi da difesa sono un buon mix tra danno e salute e sono specializzati nel controllo del territorio, mentre i tank hanno un’altissima difesa e sono ottimi per proteggere i membri della squadra e creare scompiglio nelle linee nemiche. I supporti infine forniscono scudi, cure e altri buff alla squadra alleata, indispensabili negli scontri di lunga durata. Ogni eroe è ben caratterizzato da poteri distinti e da uno stile di gioco unico, tanto da fare classe a se anche con quelli appartenenti alla stessa tipologia. Inevitabilmente si scadrà nelle preferenze, giocando del roaster completo solo 4- 5 personaggi, ma lasciatevelo dire che sono tutti incredibilmente divertenti da usare, di qualsiasi classe si stia parlando, healer compresi, un compito non facile, come può confermarvi chiunque nell’etere abbia mai intrapreso tale ruolo. Anche tra gli eroi, alcuni possono risultare più semplici di altri da utilizzare al primo approccio, ma tutti se sfruttati a dovere diventano letali strumenti di morte.
Tale risultato è dovuto alle caratteristiche peculiari di ogni personaggio, ognuno dotato di due abilità distinte più una speciale che si caricherà con il tempo o con l’accumulo di punti. Alcuni personaggi hanno anche abilità passive o un fuoco alternativo sulla propria arma principale. Molte delle abilità sono fatte per entrare in combinazione tra loro o con quelle di altri personaggi, creando così una sinergia di gruppo che nelle squadre ben organizzate riesce ad essere letale. E’ proprio questo il bello di Overwatch, nel suo apparente caos in battaglia, il titolo risulta molto più complesso di quanto non appaia, lasciando a chi ha voglia di applicarvisi delle possibilità innumerevoli con tutti gli eroi. Quella che a prima vista sembra solo un’accozzaglia di proiettili ed abilità sparate alla rinfusa è in realtà un susseguirsi di azioni più complesse e tatticamente pensate (da una squadra affiatata ovviamente), ma la struttura del gioco e la semplicità dello stesso è resa tale che anche chi vuole semplicemente divertirsi avrà di che farlo. A questo proposito è lecito un approfondimento, ovvero la componente competitiva del gioco. Ci sono dei dubbi sull’effettiva capacità di adattamento dei pro gamer a questo nuovo tipo di first personal shooter, dove i personaggi sono tutti diversi e alcuni possono sembrare più potenti degli altri, soprattutto in un contesto altamente skill based come quello degli fps competitivi. In realtà il recente successo dei moba ha fatto sì che la mentalità cambiasse in favore anche dei giochi di squadra in cui non conta solo l’abilità del singolo ma anche la coordinazione e la strategia pre partita. Overwatch può essere un ottimo esempio di questa nuova generazione di fps, che sicuramente non andrà a scalfire la componente “classica” degli FPS, che continueranno ad esistere (e per fortuna aggiungerei –ndr-), ma vedranno un compagno in più nelle competizioni ufficiali. Chi afferma che giochi del genere non possono essere competitivi, guardi cosa sta accadendo con Leage of Legends e Dota, e se nel caso qualcuno abbia ancora dei dubbi sulle capacità di analisi di competizione elettronica di Blizzard, si ricordi che Warcraft e Starcraft sono ancora le punte di diamante del competitive mondiale, e che senza di loro, i recenti moba non sarebbero neppure esistiti. Il gioco ha inoltre delle influenze da Team Fortress, ma si discosta di molto dal titolo Valve per varie caratteristiche peculiari (per rimanere in tema, parliamo della stessa differenza tra DOTA e LOL).
Solo uno Shimada può governare i draghi
E’ un peccato quindi che la modalità ranked nelle partite online di Overwatch sia inspiegabilmente disabilitata per ora. Di certo avremmo avuto un grande piacere ad iniziare a scalare subito le classifiche dopo mesi di beta (in cui tale modalità era presente), ma Blizzard ha assicurato che a fine Giugno farà il suo ritorno, quindi non ci sentiamo di annoverare tale mancanza tra i difetti. Quello che però ci ha un po’ sorpreso, già nella beta, è la scarsità di modalità che il gioco presenta. Nessuna modalità offline o single player ovviamente, ma 4 sole modalità di gioco ci sembrano eccessivamente scarse. Negli scontri 5 contro 5 infatti avremo la possibilità di affrontare su 12 mappe una classica re della Collina, un Controllo, una modalità definita Scorta, in cui bisognerà scortare un carrello da una parte all’altre della mappa mentre i nemici cercheranno di impedirvelo e un ibrido tra Conquista e Scorta, sempre alternando fasi di attacco e di difesa. Modalità ad obbiettivi estremamente divertenti, molto ben bilanciate e aiutate dall’eccellente level design delle mappe, ma che alla fine risultano sempre uguali e ripetitive. E’ vero che il gioco dà dipendenza, ma alla lunga anche il migliore dei liquori stanca se non è accompagnato a dovere. Speriamo quindi vivamente che Blizzard si impegnerà nell’approfondire tale situazione, perché così non ci siamo per niente, e la Rissa Settimanale, una modalità randomica con asset variabili, non è abbastanza per compensare, soprattutto alla luce del fatto di non dare alcuna ricompensa speciale. E’ bene ricordare che Overwatch non è un gioco basato sulle uccisioni, ma sul controllo e la conquista di obiettivi sensibili, quindi ci piacerebbe vedere qualcosa di originale sotto questo punto di vista.
Lots of nice stuff you’ve got down there
Contenutisticamente il gioco è ricco di elementi da sbloccare per ogni personaggio, che vanno dalle classiche skin, alcune davvero eccezionali, alle battute audio, ai loghi, alle emote e alle pose, tutto rigorosamente di valore estetico, proprio a confermare la totale estraneità del gioco al pay to win. Sono presenti ovviamente delle microtransazioni, con forzieri da sbloccare a costo di pagare il relativo importo in denaro, forzieri che però si sbloccano tranquillamente al passaggio di ogni livello, tramite l’acquisizione di esperienza.
Abbiamo provato Overwatch nella sua versione PC, e ne usciamo altamente soddisfatti. Lo stile cartoonesco dei personaggi ben si adatta all’interna produzione, riuscendo ad essere molto maturo anche con modelli di tal guisa. Con un pc di fascia alta il gioco va tranquillamente oltre i 90 frame per secondo, nonostante le battaglie caotiche e l’ingente numero di effetti a schermo. Buone le opzioni di personalizzazione, con gli immancabili filtri, che vanno a rendere il motore di Overwatch estremamente scalabile, garantendo ottime prestazioni anche su macchine più datate, riducendo di pochissimo la qualità ma restando sui 60 frame per secondo, fondamentali nel multiplayer online. Buono il sonoro, soprattutto della colonna sonora, mai invadente ma accattivante, e il doppiaggio che in italiano è molto buono ma in lingua originale regala delle chicche davvero eccezionali per chi è in grado di coglierle, come gli accenti di Tracer e Widowmaker o le citazioni di D.VA. Un plauso generale al level design delle mappe, davvero ben congeniate e che non sono mai banali, con angoli, ponteggi, porte e pertugi che sbucano da ogni dove, facendovi rimanere sempre all’erta, e ricchissime di easter eggs.
PRO:
- Incredibilmente divertente
- Ottima storia di contorno
- Gameplay fresco e accattivante
- Stile grafico non orginale ma azzecato
- Praticamente dà dipendenza
- Assolutamente non pay to win
CONTRO:
- Poche modalità al lancio