In concomitanza con il ventennale della messa in onda del primo episodio di One Piece, fortunata serie basata sull’omonimo manga di Eichiro Oda record di vendite e con più di 930 capitoli suddivisi in 92 tankobon, esce One Piece: World Seeker, nuovo tie-in prodotto da Bandai Namco dedicato alla ciurma di Cappello di Paglia: lo sviluppo del titolo è ancora una volta in mano a Ganbarion, team giapponese che ha curato la realizzazione di diversi titoli legati a Luffy e la sua ciurma tra i quali il più che dignitoso One Piece: Unlimited World Red, pertanto aspettarsi un lavoro di un certo livello da questo team era lecito. Peccato solo che le aspettative siano state disilluse.
Ciurma, andiamo tutti all’arrembaggio!!!
Non sono mai stato un fan di One Piece, non ho mai seguito assiduamente la serie animata o il fumetto, limitandomi a guardare gli episodi trasmessi in TV ai tempi della scuola, tuttavia i videogiochi dedicati a questo franchise li ho spesso graditi, compresi il più becero dei brawler o il più monotono dei musou prodotto, principalmente perché sono presenti un gran numero di personaggi ciascuno dotato di poteri unici e caratteristici. Come per Unlimited World Red, la trama di World Seeker è completamente inedita che ha permesso agli autori di prendersi delle libertà narrative dai vincoli della trama principale, inserendo vecchi personaggi ben noti ai fan della serie ad un contesto completamente nuovo in modo tale che sia quantomeno comprensibile anche da chi è completamente a digiuno della serie o non la mastica da un po’. La storia si ambienta su di un’isola carceraria della Marina, dove sono presenti due prigioni (di cui una sospesa fra le nuvole) ed una notevole quantità di giacimenti di pietre preziose: a capo dell’isola c’è il cybernetico e potente Isaac, alto grado della Marina che alla notizia dell’arrivo di Luffy ha ben pensato di tendere una trappola a lui ed alla sua ciurma, scaraventando il gommoso protagonista dalla prigione sospesa sulla terraferma ed imprigionando alcuni dei compagni di viaggio di Cappello di Paglia. Ad aiutare Luffy ci sarà Jeanne, ragazza dal passato tormentato diventata leader della fazione anti-Marina, un gruppo di ribelli che si oppone alla tirannia di Isaac e che vuole riportare l’isola ai fasti del passato, prima della guerra che portò la Marina a controllare il territorio. Ben presto però non potrete fare a meno di notare che la trama si arenerà inesorabilmente, soprattutto nella prima parte dove il gioco ci metterà un tempo che sembrerà un’eternità prima di cominciare ad ingranare (ma che troppo eterno non è dato che la longevità della campagna principale è stimabile intorno alle 10 ore), ma anche una volta preso il via noteremo tanti aspetti in essa che faranno storcere il naso: il personaggio di Jeanne sarà piuttosto anonimo e sia a livello di design che di caratterizzazione sembra rubacchiare da altre figure femminili più carismatiche già incontrate nella serie, la trama si regge a stenti e mal giustifica la presenza di personaggi tratti direttamente dal manga che però sono inseriti unicamente per fomentare il fanservice ed il ritmo della narrazione viene continuamente spezzato a causa di una trama che poteva andare bene per un gioco di qualche ora e che invece viene sbrodolato all’interno di un numero fin troppo elevato di ore. Ad accentuare quest’ultimo punto, un sistema di missioni che ti porta ad essere sballottato da un punto all’altro della mappa senza un reale motivo, percorrendo chilometri su chilometri solo per dare inizio ad una sequenza video che culmina con l’ennesimo combattimento contro il nemico di turno (sia esso un membro della marina o un pirata) seguito da un dialogo che poco aggiunge a livello di trama. Ad essere trattati in maniera inspiegabilmente marginale sono i pirati della ciurma di Luffy, relegati al ruolo di personaggi secondari, ne consegue che l’unico personaggio che potremo controllare è inevitabilmente Luffy.
Forza, vediamo adesso chi ha coraggio!!!
One Piece: World Seeker è un open world caratterizzato da una mappa piuttosto contenuta, il che ad onor del vero non rappresenta necessariamente un difetto in questo caso dato che la ridotta dimensione della mappa avrebbe causato ancora più rallentamento nel ritmo di gioco: la mappa potrà essere percorsa piuttosto velocemente grazie alle abilità di cui è dotato Luffy che gli permettono di lanciarsi in aria e di librare per un breve periodo: tali abilità vanno però previamente sbloccate nel rispettivo albero delle abilità. L’acquisto delle abilità è forse la parte che più ho apprezzato del gioco: lo skill tree è abbastanza ricco di elementi e suddiviso in 5 aree: in uno ci sono tutte le abilità legate all’aumento dei parametri del personaggio, in un altro sono raccolte quelle legate al movimento ed all’esplorazione, un terzo racchiude quelle inerenti alle mosse speciali e gli ultimi due sono dedicati alle abilità associate ad uno dei due stili di combattimento che Luffy può adottare: il primo è legato alla difesa, alla capacità di assorbire gran parte del danno dei colpi subiti ed ad una maggiore potenza d’attacco del personaggio, mentre il secondo è più improntato sulla velocità, sulla schivata e su colpi più deboli ma più rapidi, ciascuno dei due è più adatto in base al nemico ed alla situazione che dovremo fronteggiare. Non esistendoci un livello del personaggio ed una barra dell’esperienza, l’unico modo per accrescere le nostre statistiche è sbloccando nuove abilità tramite i punti guadagnati sconfiggendo i nemici o completando le missioni oppure equipaggiandoci con gli oggetti che riceveremo come premio per il completamento delle missioni secondarie o che potremo creare tramite un sistema di crafting piuttosto elementare. Tuttavia non sentiremo bisogno di potenziarci fino ai 3/4 dell’avventura principale visto che i nemici sono piuttosto stupidi e non particolarmente forti, non dissimili a quelli che si possono incontrare in un Musou che crollano a terra dopo un paio di colpi, con la differenza che in questa tipologia di giochi la carne da cannone arriva addosso a fiotti, mentre in One Piece: World Seeker difficilmente incontrerete gruppi più grandi di quattro o cinque avversari di tipo base ed uno o due di una classe avanzata, più resistenti e difficili da sconfiggere (ma neanche più di tanto). Il sistema di combattimento è stato affiancato da uno di stealth talmente scarno da risultare quasi inutile e fastidioso, considerando che perderemo più tempo ad avvicinarci di soppiatto alle unità nemiche che ad eliminarli con una combo di due o tre colpi. Ci sono poi delle scelte di game design che proprio non sono riuscito a capire, una su tutti l’interazione del personaggio con elementi di scenario come porte, scrigni ed interruttori: quando dovremo avere a che fare con uno di questi elementi il giocatore dovrà tenere premuto il tasto azione per un tempo che sembra infinito e che potrei giurare si aggiri intorno ai 10 secondi (salvo acquisto di apposita abilità che ne accorcia i tempi), cosa assolutamente non necessaria visto che in questo tempo non vi è alcuna animazione del personaggio così come nessun minigioco di scasso. A parlarvene potrebbe sembrare cosa da poco, ma quando deciderete di andare in giro alla ricerca dei duecento scrigni disseminati per tutta l’isola vi renderete conto che questo tempo speso in un’interazione tutto sommato evitabile lo sentirete e vi renderà tedioso il recupero della ricompensa legata allo scrigno. In ultimo, le secondarie sono tremendamente prive di mordente, composte per la maggior parte da missioni non dissimili da quelle presenti in main quest o peggio ancora delle noiosissime fetch quest che non danno alcun valore aggiunto al titolo se non quello di allungare di qualche ora la longevità complessiva del titolo.
Niente, è più importante del tesoro ma chissà dove sarà
Nonostante i tanti difetti in termini di gameplay, il lavoro dietro alla componente tecnica è quantomento valido, il gioco gira molto bene su Unreal Engine 4 che mette in evidenza scorci suggestivi e dei bei giochi di luce, con un frame rate stabile (su PS4 Pro) e dei modelli poligonali del protagonista ben animati. I personaggi sono realizzati con uno stile fumettoso, mentre l’ambiente circostante tende parzialmente al realismo, ma nel complesso la fusione di questi due elementi nel complesso è piacevole alla vista, tuttavia siccome il gioco tira un colpo al cerchio ed uno alla botte, il level design delle città è scadente e insipido, i vari quartieri che compongono Steel City ed Emerald City hanno veramente poco a differenziarli uno dall’altro e la poca presenza di nemici e NPC che dovrebbero affollare le strade e l’isola rendono ancor apiù desolata ed anonima la maggior parte dell’ambientazione. Il doppiaggio coinvolge le voci giapponesi originali che non possono che dare una performance di alto livello, tuttavia nche sul versante sonoro One Piece si dimostra insufficiente: le voci sono presenti unicamente durante le cutscenes, mentre nei dialoghi con box di testo (caraterizzati fra l’altro da una regia pessima e da continui cambi di telecamera) sentiremo solo qualche esclamazione pronunciata dai personaggi all’apparire della casella di dialogo. Pessimo invece il lavoro operato sulla colonna sonora, non tanto per i brani in sé composti comunque dallo stesso autore delle tracce della serie animata, quanto per la loro integrazione nel gioco dove saranno udibili solo in determinate situazioni, mentre per la maggior parte del tempo ad accompagnarci durante l’esplorazione dell’isola sarà un fastidioso e desolante silenzio.
PRO
- Il sistema di crescita del personaggio tramite abilità
- Il concept di un One Piece open world sarebbe potuto funzionare…
CONTRO
- … se non fosse che il mondo appare desolato
- Sistema stealth inutile e malfatto
- Trama poco interessante e malamente narrata
- Fin troppo facile
- Sonoro non pervenuto