A distanza di due anni dall’uscita di Need For Speed: Payback, Electronic Arts torna a colorare le strade con le sue iconiche vetture modificate. Need For Speed: Heat ci porta tra le strade della fittizia Miami, chiamata Palm City, una città letteralmente assediata dai piloti in occasione dell’evento motoristico dell’anno, lo Showdown.
Il giorno e la notte
Rimettere in piedi una saga come Need for Speed non è di certo facile. Dopo lo scivolone di Need for Speed: Payback, inizialmente invaso dalle microtransazioni, amplificate dallo scandalo legato a Star Wars Battlefront 2, la serie motoristica di Eletronic Arts non ha di certo passato un bel quarto d’ora. Need for Speed: Heat cerca di riportare, come ogni Need for Speed prodotto in seguito a Most Wanted, la saga agli antichi splendori. Dall’impronta profondamente arcade e con tutta la volontà di mantenere vivo il ricordo di Fast and Furious, Need for Speed: Heat ci porta dunque all’interno di un setting narrativo già reiterato più volte e per certi versi decisamente stereotipato. In una città dominata dalle bande di piloti di corse clandestine, il pugno duro della legge sta minacciando l’ecosistema all’interno del quale i protagonisti delle vicende di Need for Speed: Heat sviluppano le loro storie. Buoni contro cattivi, criminali contro poliziotti e, ovviamente, noi, gli ultimi arrivati in città, ci ritroveremo in mezzo a tutto questo.
Portata a termine la prima, rocambolesca gara, e di conseguenza il tutorial iniziale, avremo la possibilità di scegliere tra uno dei dodici personaggi messi a disposizione per noi. Pur essendo inesistente, l’editor del personaggio ci mette a disposizione una vastissima gamma di personalizzazioni tra elementi cosmetici, vestiti ed accessori con i quali arricchire un personaggio che resta comunque predefinito. Come prevedibile, sarà nostro compito farci strada tra le crew che popolano Palm City a suon di vittorie al volante della nostra auto. Ad accompagnarci troveremo Ana, una ragazza latino americana determinata a farsi un nome in città. Anche qui troviamo un personaggio fortemente stereotipato che fa l’occhiolino alla Michelle Rodriguez che tanto abbiamo apprezzato in Fast and Furious. L’impronta narrativa di Need for Speed: Heat non è sicuramente il punto forte della produzione e non riesce a raggiungere picchi qualitativamente apprezzabili a causa di dialoghi davvero banali che guidano una narrazione lineare, ripetitiva e davvero troppo reiterata.
L’altra faccia della medaglia ci propone invece un colpo di reni davvero interessante da parte di Need for Speed: Heat. Il titolo di Electronic Arts, pur non essendo partito con il piede giusto, riesce a riprendersi nel momento in cui va proporre un dualismo giorno/notte che spacca letteralmente in due la nostra esperienza di gioco.
Lo stagista clandestino
Ignorando salute fisica e mentale del nostro personaggio, partecipare alle gare in diversi periodi della giornata andrà a scandire un doppio sistema di progressione che vede da un lato crescere la reputazione tra le bande di piloti in città, dall’altro guadagnare abbastanza soldi da potersi permettere i potenziamenti necessari ad andare avanti nel titolo. Questo dualismo ci permette dunque di vivere due diverse Palm Cities, quella di giorno, fatta di corse regolari per lo Showdown che ci permetterà di vincere premi in denaro sempre più cospicui, quella di notte fatta invece di corse clandestine e gang rivali che ci permetterà di scalare i ranghi fino a raggiungere l’élite, ovvero la League, la gang dei migliori piloti in città. Se durante il giorno possiamo permetterci di gareggiare quanto vogliamo, mettendo da parte anche un bel gruzzoletto, di notte le cose si fanno decisamente diverse. Come anticipato in fase di apertura, il pugno duro della legge ha colpito Palm City e le sue corse clandestine in modo davvero pesante, i poliziotti non si fanno scrupoli ad usare le maniere forti per annientare la minaccia criminale delle corse clandestine ed anche noi, di riflesso dovremmo porre una certa attenzione nel momento in cui andremo ad imbatterci con la polizia. Alla fine di ogni gara giocata in notturna potremo infatti scegliere se chiudere la nottata e portare a casa i punti reputazione guadagnati oppure continuare, aumentando la reputazione potenziale ma mettendo anche a rischio tutti i punti conquistati. Partecipando a più gare andremo infatti ad attirare l’attenzione della polizia e non passerà troppo tempo prima di ritrovarci nel bel mezzo di un inseguimento. Gli inseguimenti in Need for Speed: Heat non sono delle barzellette, la polizia è davvero agguerrita e farà di tutto pur di catturarci, sarà dunque compito del giocatore non soltanto scegliere con saggezza il momento giusto per portare a casa i punti ma anche riuscire a sfuggire alla polizia nel momento in cui le cose si metteranno male, pena la perdita totale dei punti guadagnati durante quella notte. Un sistema di doppia progressione come quello proposto in Need for Speed: Heat permette dunque di affrontare il titolo in due modi completamente opposti ma comunque complementari. Dettate le regole di base ed il setting narrativo non ci resta dunque che gettarci tra le braccia di una Palm City di modeste dimensioni, che saprà guidarci tra ambientazioni piuttosto varie ma mai sensazionali.
Vietato frenare
Il sistema di guida, ancora una volta profondamente arcade, rappresenta forse uno dei problemi più importanti per Need for Speed: Heat. Non vi è infatti traccia di una vera e propria evoluzione storica nell’ultima fatica di Ghost Games. La progressione stessa delle vetture in termini di prestazioni è tangibile semplicemente dalla loro velocità e dall’accelerazione, non vi sono grandissime differenze tra le vetture ed i componenti con i quali possiamo sbizzarrirci nel personalizzare la nostra auto si limiteranno a darci una spinta in più in termini di velocità. L’impronta arcade che ricopre nella sua totalità un gameplay alla lunga ripetitivo non permette a Need for Speed: Heat di svilupparsi in maniera decisa ed incisiva, addormentando le nostre sinapsi a colpi di derapate facilissime da eseguire ed il classico effetto elastico dell’intelligenza artificiale che non ci abbandonerà mai, probabilmente. Need for Speed: Heat enfatizza a tal punto l’aspetto arcade del motore di guida che frenare in prossimità di una curva diventa controproducente. Sarà necessario infatti rilasciare l’acceleratore, sterzare e riaffondare il piede sul pedale per eseguire una derapata a velocità pazzesche completamente in automatico. Con questo non vogliamo che Need for Speed: Heat diventi un simulatore o un simularcade ma sarebbe stato preferibile un impegno maggiore non soltanto da parte del giocatore nel controllare le vetture ma anche da parte degli sviluppatori nel proporre una soluzione di gioco arcade ma pur sempre divertente. Need for Speed: Heat non riesce dunque a sfondare quel muro che separa i capitoli storici della saga dagli ultimi nefasti anni e, sebbene il sistema di progressione ed il comparto tecnico riescano ad elevare la caratura del titolo, un sistema di guida poco incentivante ed un comparto narrativo quasi fastidioso non permettono a Need for Speed: Heat di elevarsi dall’ennesimo episodio della serie a qualcosa di più memorabile. Dal punto di vista puramente tecnico, Need for Speed: Heat si comporta piuttosto bene, da una resa grafica al passo con i tempi ad un a gestione delle luci davvero interessante, anche i modelli delle vetture risultano essere molto dettagliati sebbene la gestione grafica dei danni non sia per niente soddisfacente.
In conclusione, Need for Speed: Heat non è un titolo da bocciare ma non riesce a stupirci a causa di problematiche già viste nei precedenti capitoli. Il titolo di Ghost Games riesce a farsi giocare con leggerezza ma non propone l’impronta qualitativa tipica di altri titoli dello stesso genere, la saga di Need For Speed ha bisogno di un cambiamento radicale e ponderato, i primi passi sono si stati mossi con Need for Speed: Heat ma non è ancora abbastanza.
PRO:
- Interessante il sistema giorno/notte
- Modelli delle vetture ben dettagliati
- Tecnicamente piacevole
CONTRO:
- Sistema di guida ancora una volta banale
- Narrativamente scialbo e poco ispirato
- Poca varietà tra le competizioni
- Parco vetture abbastanza risicato
Versione provata: PC
Versioni disponibili: PlayStation 4, Xbox One, PC