Una delle grandi sorprese dell’ultimo decennio videoludico sono sicuramente le produzioni indie e la posizione sempre più rilevante che negli anni hanno assunto. Nonostante il poco supporto e le ovvie difficoltà organizzative, i piccoli titoli ci hanno regalato, in molti casi, una sorprendente innovazione del gameplay e trame affascinanti. Del resto l’assenza di un grande publisher comporta sì da una parte delle incertezze, ma dall’altra da’ agli sviluppatori una libertà che nelle grandi produzioni sarebbe impossibile. Grazie a questa libertà i giocatori hanno potuto immergersi in mondi straordinari, scoprire culture e storie lontane. Mulaka con la sua trama piena di tradizione, rientra perfettamente in questa categoria. Il piccolo studio indipendente Liezo ha sviluppato infatti il gioco per un nobile obiettivo: ricreare e far conoscere la cultura dei Tarahumara, un’antica tribù situata ancora oggi nel nord del Messico.
LENTO VIAGGIO MISTICO
In Mulaka vestiremo i panni di Sukurúam, uno sciamano della tribù Tarahumara in grado di parlare e relazionarsi con il mondo degli spiriti. Sarà proprio questa sua capacità il perno di tutto il gioco: il mondo è corrotto, e l’unico modo che il nostro protagonista ha per riportare la pace, è chiedere aiuto alle divinità. Il gioco inizia nell’estremo nord dove, oltre a prendere familiarità con il mondo circostante, apprenderemo le abilità di base. Mulaka avrà a disposizione un attacco pesante, uno leggero, uno speciale (ottenibile dopo un po’ di colpi andati a segno), schivata e i sopracitati poteri mistici (come la Visione del Sukurùame fondamentale per vedere invisibili piattaforme e gli obiettivi). Le meccaniche sono evidentemente semplici, facilmente apprendibili, ma sorprendentemente ostico nelle prima fasi del gioco. La sensazione iniziale ( prima dell’acquisizione tramite la moneta del gioco di varie abilità), infatti, è che siano eccessivamente blandi, rispetto agli avversari da affrontare. Non lasciatevi per, ingannare dalle apparenze. La frustrazione, la non riuscita, sono tutti elementi previsti e voluti dal gioco, perché in Mulaka i combattimenti sono essenziali, ma basati su una lenta e graduale progressione, la stessa che ci farà comprendere che per uccidere i nemici l’unico mezzo efficace è la pianificazione. Del resto con diciannove tipi di nemici e sette boss, non può essere altrimenti.
Non solo combat system, tutti gli aspetti di Mulaka si basa su una graduale e lenta progressione, l’esplorazione, infatti, è godibile in ogni aspetto. Il mondo di gioco è vasto ma ben organizzato. La mappa del gioco sviluppato dai ragazzi di Liezo, è composta da macro aree, che a loro volta sono divise in mini zone, nelle quali dovremo andare alla caccia di collezionabili e affrontare puzzle ambientali e combattimenti. L’obiettivo in ogni aree è lo stesso, trovare il santuario del semidio e sbloccarlo con le tre gemme sparse per la mappa. Qui arriviamo al grande limite del gioco, la ripetitività. La struttura di Mulaka non è lineare, potremo decidere liberamene da quale area partire, ma saranno necessari sono poche ora di gioco per comprendere che le meccaniche nelle varie aree non cambiano. Una fastidiosa e costante sensazione di deja-vu che di certo non ci aspettiamo da un gioco che non annovera la longevità tra le sue qualità ( durata 6 ore). A controbilanciare le meccaniche non proprio esaltanti, ci sono le “benedizioni”, bonus ottenibili al termine delle macro aree, tramite le quali il nostro protagonista può acquisire capacità e raggiungere aree prima impossibili da raggiungere. Possiamo sfruttare il potere di Tata (l’orso) per distruggere tutte le rocce che bloccano la strada e il potere di Lawi per raggiungere lunghe distane. Una volta aggiunti al nostro “arsenale” la nuove capacità, saremo liberi di spostarci liberamente tra le varie aree.
SEMPLICE MA AFFASCINANTE
I ragazzi di Liezo si sono cimentati nella difficile impresa di raccontare all’interno di un videogioco la poco conosciuta storia della tribù Tarahumara. Il risultato è eccellente, lo stile grafico “low poly” e la palette di colori usata risulta piacevole nitida. La semplicità grafica ha permesso di dare importanza ai racconti, non mancheranno, infatti, filmati sulla tribù, che non risulteranno però mai invasivi, ma un eccellente e perfetto connubio. Il comparto audio, le musiche e l’utilizzo di strumenti musicali tradizionali rendono ancora più piacevole e immervisa l’esperienza.
La poca durata e la ripetitività rendono Mulaka un gioco non perfetto, ma i difetti non sono così gravi da minare la godibilità del gioco. Breve ma piacevole, in grado di trasporti piacevolmente e intelligentemente in un mondo poco conosciuto.
PRO
- Comparto grafico caratterizzante
- Ottima trasposizione della tribù Tarahumara
- Buon connubio tra puzzle, action e platform
CONTRO
- Poco longevo
- Eccessiva ripetitività
Versione testata: Nintendo Switch
Voto: 7.5