Dopo aver viaggiato per due milioni di anni luce, l’iniziativa Andromeda ha finalmente raggiunto l’omonima galassia. Abbiamo esplorato Andromeda in lungo e in largo in compagnia dei fratelli Ryder e dell’equipaggio della Tempest. Il nostro lungo viaggio ci ha lasciati estasiati e meravigliati ma soprattutto con tanta voglia di scoprire l’ignoto, siamo Pionieri, siamo esploratori e questo è Mass Effect: Andromeda.
Addio, e grazie per tutto il pesce
Quello di Mass Effect: Andromeda è stato un viaggio controverso, un titolo che ha dovuto fare i conti con un’eredità immensa, lasciando nelle mani di personaggi totalmente nuovi il peso di portare avanti una storia che vedeva protagonista una delle più grandi icone videoludiche degli ultimi anni. Analizzando il titolo ad una settimana dalla sua uscita ci siamo resi conto di quanto sia importante, sia per l’utenza che per la critica, cercare di isolare Mass Effect: Andromeda considerandolo come un nuovo inizio piuttosto che come un prolungamento delle gesta di Shepard. Proprio in questa ottica eviteremo, nella nostra recensione, di paragonare Mass Effect: Andromeda ai capitoli precedenti se non per qualche meccanica di gameplay o qualche funzione rimasta invariata nel corso degli anni.
Gli eventi di Mass Effect: Andromeda prendono luogo in un arco temporale estremamente vasto, partendo dal finale di Mass Effect 2, dopo il quale Shepard ha dovuto affrontare i razziatori, e concludendosi ben 600 anni dopo. Ma andiamo con ordine. L’iniziativa andromeda si forma nel momento in cui i popoli della via lattea si rendono effettivamente conto di rischiare l’estinzione, motivo per cui scelgono di mandare in avanscoperta, al fine di scoprire e colonizzare, ben quattro arche contenenti le quattro razze principali: Turian, Asari, Salarian e Umani. Si tratta chiaramente di un viaggio senza ritorno in quanto saranno necessari ben 600 anni per raggiungere la nuova galassia.
Le premesse non solo narrative ma anche contestuali all’universo di Mass Effect evidenziano sin da subito una tematica molto importante e profonda: Ogni singolo personaggio che incontrerete si è lasciato tutto alle spalle, alcuni per la voglia di esplorare, altri perché non avevano nulla da perdere.
Il nostro viaggio inizia a bordo della Hyperion, l’arca umana, nei panni di Scott o Sarah Ryder, figli del Pioniere dell’arca umana, Alec Ryder. Com’è facile immaginare in casi come questi, la situazione su Andromeda non rispecchia assolutamente le aspettative e quei pianeti designati come “Eden”, ovvero potenzialmente colonizzabili, si rivelano invece afflitti da un’anomalia spaziale chiamata “Flagello”. Sarà compito del Pioniere esplorare tali pianeti per scoprire se c’è o meno la possibilità di creare degli avamposti abitabili. Sotto questo spirito pionieristico in perfetto stile Indiana Jones ma con qualche galassia in più, ci avventuriamo alla scoperta di una galassia totalmente sconosciuta.
Vogliamo evitare qualsiasi forma di spoiler e proprio per questo non entreremo nel vivo della trama di Mass Effect: Andromeda se non per quegli elementi chiave già svelati prima dell’uscita del titolo come ad esempio la promozione a Pioniere di Scott o Sarah Ryder che darà il via all’avventura su Andromeda.
Ristorante al termine dell’universo
Mass Effect: Andromeda saprà sicuramente coinvolgere quei giocatori con uno spiccato senso dell’esplorazione, coloro che sono dediti all’ignoto, che hanno voglia di conoscere. Per la prima volta nell’universo di Mass Effect, non tutto è scritto, non c’è nulla di stabilito e ogni angolo da scoprire è per l’appunto “un piccolo passo per un uomo”. Approcciare Mass Effect: Andromeda in questa ottica, come abbiamo fatto noi in sede di recensione, conferisce al titolo un’aura di splendore, una sensazione di nuovo che trova conferma in ogni elemento di gioco. Mass Effect: Andromeda riesce infatti a rinnovarsi benissimo senza tradire la sua natura o rinnegare il passato, proponendo un’esperienza di gioco nuova che guarda al futuro. L’idea di avere a disposizione un’intera galassia da scoprire farà venire l’acquolina in bocca agli appassionati di fantascienza in quello che sembra essere un viaggio ispirato da Jules Verne o da Clarke ma di proporzioni galattiche. Le aspettative vengono tradite nel momento in cui ci si rende conto che non è possibile atterrare sulla maggior parte dei pianeti, molti dei quali a causa della loro naturale ostilità alla vita, come i giganti gassosi, altri semplicemente per assenza di contenuti. La produzione di Bioware apre le porte ad un mondo immenso ma non ci da la totale libertà di esplorarlo, limitando da una parte l’eccessiva “dispersione” dei contenuti, lasciando dall’altra la voglia di esplorare.
Lo spostamento tra i vari sistemi è davvero spettacolare, mettendoci in prima persona ai comandi della Tempest senza però la possibilità di pilotarla ma mostrandoci la bellezza dell’universo con panorami davvero mozzafiato. I primi spostamenti tra i pianeti e sistemi che compongono Andromeda sono davvero capaci di emozionare e meravigliare coronando in parte quel sogno di esplorazione interplanetaria che da sempre affascina l’essere umano. I problemi nascono quando si è saturi di questa meccanica in quanto i tempi di spostamento, considerando le animazioni varie, possono portare alla noia in quanto non è possibile interagire in nessun modo durante gli spostamenti. Esplorare un sistema sconosciuto, magari per recuperare qualche risorsa può dunque diventare stancante ma la meraviglia di alcuni panorami non svanirà mai.
Come accennato in precedenza, lo scopo principale in Mass Effect: Andromeda è quello di esplorare e colonizzare i pianeti definiti “abitabili”, per farlo è spesso necessario ripulire tali pianeti dalle minacce per mettere in sicurezza l’ambiente e costruire un avamposto, lasciando così trapelare un paio di meccaniche da Sandbox che ci permettono di modificare l’ambiente per favorire la prosperità degli insediamenti. In Mass Effect: Andromeda ci ritroveremo dunque a combattere le forme di vita più ostili, introducendo in questo modo i Kett, ovvero una razza aliena non disposta al dialogo che ci porterà tramite il filone narrativo del titolo al nemico principale: L’arconte. Anche in questo caso non vogliamo spoilerare nulla in quanto non è necessario descrivere le motivazioni e la storia dei Kett ai fini della recensione, quello che possiamo dirvi è che l’arconte scarseggia in termini di caratterizzazione e profondità, un piccolo puntino in una galassia sconfinata.
Praticamente innocuo
I Kett non sono l’unica forma di vita intelligente che troveremo su Andromeda. Durante la nostra avventura avremo infatti modo di conoscere culture, tradizioni e costumi di un’altra razza, gli Angara, anche in questo caso non vogliamo essere troppo specifici. Fortunatamente gli Angara si dimostreranno pacifici nei nostri confronti e, attraverso il susseguirsi degli eventi sarà possibile interagire con questa razza ed approfondirne la natura. Mass Effect: Andromeda, come da tradizione, propone un’enorme vastità di quest secondarie introducendo per la prima volta una sostanziale differenza tra le quest secondarie più importanti, ovvero quelle che servono a curare le relazioni tra personaggi e fazioni da quelle meno importanti che ci ricompenseranno con crediti o esperienza. Le missioni secondarie di Mass Effect: Andromeda sono come sempre di grande importanza e spesso riescono ad avere un impatto molto rilevante non solo in termini di relazioni tra i vari personaggi ma anche in termini di gameplay e profondità. Durante la nostra analisi ci siamo spinti ad esplorare la maggior parte delle quest secondarie e mentre alcune presentano una struttura classica fatta di richiesta e ricompensa, altre vengono concatenate tra di loro e vanno a concludersi con delle scelte importanti capaci di cambiare il corso degli eventi. Come già accennato nel nostro Hands-On della settimana scorsa, le missioni di fiducia non avranno alcun impatto sulla quest-principale lasciando che sia il giocatore a scegliere se svolgerle o meno, il nostro consiglio è quello di farle non solo perché in questo modo sarà possibile sbloccare tutte le abilità dei nostri compagni ma anche perché ogni quest di fiducia racconta una storia e ci permette di approfondire sempre di più il nostro rapporto con il resto della squadra.
Abbiamo già parlato della Squadra in un articolo dedicato ma è giusto accennare qualcosa anche in sede di recensione, specificando quanto la caratterizzazione dei personaggi che compongono l’equipaggio della Tempest non abbiano nulla da invidiare alla leggendaria squadra della Normandy, basta avere pazienza e scoprire le storie dei personaggi. Anche lo stesso Scott Ryder, decisamente sottotono rispetto a Shepard andrà ad evolversi man mano che proseguiremo nella nostra avventura, trasformandosi da un Pioniere senza esperienza ad un comandante con un potenziale enorme. Proprio in questi termini va evidenziata una netta evoluzione nel sistema di dialoghi che caratterizzano la serie da sempre. Abbandonata la meccanica dell’Eroe/Rinnegato, Scott Ryder potrà esprimersi nei dialoghi mostrando delle sfumature molto più varie grazie ad un sistema che abbandona la dualità dei vecchi capitoli. Sarà infatti possibile rispondere durante i dialoghi utilizzando diverse soluzioni che vanno da un tono più personale, quasi emozionale, ad un altro più distaccato, professionale e logico in base non solo al tipo di conversazione ma anche all’interlocutore. Un sistema di dialoghi molto più profondo ed interattivo ci permette dunque una scelta più vasta in termini di risposte e interazioni con i personaggi. Come in ogni capitolo sarà possibile instaurare un rapporto più intimo con i personaggi secondari dando vita alle classiche “romance” che caratterizzano la serie. In barba all’omofobia sarà ancora una volta possibile avere relazioni intime con personaggi dello stesso sesso, molti dei nostri compagni sono infatti bisessuali, altri invece hanno delle preferenze specifiche.
Guida Galattica per Autostoppisti
Uno degli aspetti più accattivanti di Mass Effect: Andromeda è il suo sistema di combattimento. Durante il corso degli anni abbiamo assistito alla rivalsa di una componente action nei confronti di quella ruolistica che ha visto Mass Effect diventare, capitolo dopo capitolo, un titolo più action che RPG. Mass Effect: Andromeda rappresenta il culmine di questo fenomeno che è più definibile come una naturale evoluzione di un sistema che ha saputo rinnovarsi nel corso degli anni. Il sistema di combattimento di Mass Effect: Andromeda apre le porte ad una discussione profonda che vede da una parte i sostenitori del gioco di ruolo a tutti i costi e dall’altra gli appassionati degli sparatutto. Mass Effect: Andromeda non lascia però spazio a questo tipo di supposizioni ma riesce perfettamente a mischiare due componenti molto lontane tra loro creando qualcosa di frenetico e divertente ma allo stesso tempo pensato e ragionato. Mass Effect: Andromeda rappresenta il punto più alto di un’evoluzione durata anni e riesce a trasformare uno sparatutto frenetico in qualcosa di molto più profondo. Giocando a Mass Effect: Andromeda ci siamo divertiti, la fluidità e l’immediatezza non solo dei comandi ma anche dei movimenti in qualsiasi ambiente o situazione rendono l’intera produzione molto scorrevole e non lasciano spazio a quei combattimenti stagnanti e spesso stancanti dei precedenti capitoli. Il titolo riesce infatti ad alternare lunghissime fasi fatte di dialoghi ed esplorazione ad altre fatte di combattimenti serrati che richiedono una grande dimestichezza a difficoltà elevata ma che riescono comunque a divertire e coinvolgere anche a difficoltà più basse.
Questa volta basato su jetpack e schiavata che ci ricordano tantissimo una meccanica simile già vista su Halo 5: Guardians, il sistema di combattimento di Mass Effect: Andromeda mette nelle mani del giocatore una totale libertà di azione sia per quanto riguarda l’ingaggio dei combattimenti ma anche e soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo dei poteri. Non più chiuso tra i paletti di una sola classe, il nostro personaggio potrà infatti evolversi in qualsiasi direzione, lasciando la possibilità di creare ibridi ma anche di alternare più poteri allo stesso tempo. In Mass Effect: Andromeda ritroveremo delle abilità a noi conosciute, soprattutto per quanto riguarda la Biotica mentre altre, totalmente nuove, sfrutteranno in modo molto coerente il nuovo sistema di combattimento. L’unico vero difetto sta nella gestione delle coperture, totalmente automatico che spesso ci lascia in balia del fuoco nemico senza un controllo totale della situazione.
Durante le nostre scorribande sulla superficie dei vari pianeti abitabili sarà possibile spostarsi attraverso il Nomad, un veicolo progettato per ogni tipo di terreno che va a sostituire il classico Mako. La guidabilità del Nomad e la possibilità di personalizzazione sia estetica che prestazionale conferiscono al veicolo un ruolo chiave nelle fasi di esplorazione, permettendoci di arrivare in punti altrimenti inaccessibili. La personalizzazione è ancora una volta un elemento molto importante nel sistema di gioco. Oltre al Nomad sarà ovviamente possibile modificare armi e armature grazie ad un sistema di crafting ben sviluppato basato su Ricerca e Sviluppo. Durante le esplorazioni dei pianeti sarà infatti possibile scansionare diversi oggetti che ci permetteranno di guadagnare punti ricerca e di conseguenza creare progetti. È possibile sviluppare i progetti direttamente dalla Tempest utilizzando materiali e risorse trovati durante la nostra avventura.
E un’altra cosa…
Arriviamo dunque al punto più dolente dell’intera produzione: Il comparto tecnico. Prima di addentrarci nelle gioie e dolori (più dolori, ndr ) delle animazioni facciali che hanno fatto tanto discutere il web, parliamo del comparto tecnico in generale. Mass Effect: Andromeda si presenta in modo solido e stabile, abbiamo testato il titolo sia su PC che su Xbox One e in entrambi i casi il titolo non soffriva di particolari problemi di Frame-rate se non qualche sporadico fenomeno di stuttering o di frame-pacing. La versione PC non ha molte difficoltà a raggiungere i 60FPS stabili e, con la dovuta configurazione, presenta un livello di dettaglio e di pulizia grafica molto soddisfacente. La versione Xbox One presenta qualche calo nel frame-rate in più rispetto alla versione PC e, com’è lecito aspettarsi, un livello di dettaglio nettamente inferiore. In entrambi i casi però l’esperienza di gioco è molto soddisfacente. I panorami mozzafiato e i dettagli dell’ambiente rendono Mass Effect: Andromeda un titolo graficamente appagante e immersivo. Il punto dolente dell’intera produzione, sia dal punto di vista tecnico ma anche nell’esperienza di gioco più pura, è rappresentato dalle animazioni facciali. La totale assenza di motion-capture dei personaggi è chiara sin dai primi dialoghi e sia gli umani che le asari presentano problemi molto vistosi in termini di animazioni. Ovviamente il fenomeno delle animazioni non riguarda tutti i personaggi e tutte le razze, sono però presenti dei picchi negativi che rischiano seriamente di intaccare l’esperienza di gioco rendendo poco verosimile una situazione delicata o particolarmente seria. Una problematica molto grave che difficilmente può essere risolta con una semplice patch ma che richiede un lavoro molto più grande. Ci teniamo a specificare che, nonostante le problematiche legate alle animazioni Mass Effect: Andromeda è comunque un titolo molto profondo, sicuramente il Mass Effect più vasto della saga.
Arriviamo infine alla componente multigiocatore che, anche questa volta presentata come “marginale” dimostra tutto il suo potenziale espandendo quel concetto che è riuscito a convincere con Mass Effect 3. Si tratta sempre di una modalità cooperativa che presenta un sistema di leveling separato rispetto al single player ma che ricompensa i giocatori non solo con oggetti ed equipaggiamento per il multigiocatore ma anche per il nostro personaggi principale. La varietà di classi e abilità presenti in Mass Effect: Andromeda rendono il suo multiplayer estremamente variabile e variegato sia in termini di contenuti che di missioni da affrontare e la loro relativa difficoltà. Le missioni APEX, come vengono chiamate a bordo della Tempest, sono affrontabili sia in multigiocatore che mandando una squadra dedicata a compiere il lavoro sporco per ricevere le ricompense in caso di successo nella missione. Il comparto multigiocatore di Mass Effect: Andromeda è destinato ad evolversi grazie agli aggiornamenti gratuiti in arrivo da parte di Bioware ed al supporto promesso dalla Software House.
In conclusione, Mass Effect: Andromeda è un nuovo punto di inizio per la serie, noi abbiamo scelto di dare fiducia a Ryder ed alla sua squadra sia perché l’esperienza di gioco ci ha lasciati soddisfatti ma anche perché le innovazioni presenti nel titolo fanno ben sperare ad un seguito. Ci è sembrato decisamente ingiusto penalizzare un’intera produzione a causa di un problema di natura tecnica e ci teniamo ancora una volta a specificare che dietro alle animazioni di Mass Effect: Andromeda c’è un videogioco, uno di quelli belli.
PRO:
- Sistema di combattimento innovativo e divertente
- Il Mass Effect più vasto e profondo della saga
- Un’enorme quantità di dialoghi
- Esplorazione dei pianeti ben strutturata
- Tantissime quest secondarie…
CONTRO
- …alcune poco interessanti
- Animazioni facciali da dimenticare
- Caratterizzazione dell’antagonista sottotono
- Gestione dei menù non sempre immediata
Versione Provata: PC/Xbox One