Per chi fa questo mestiere, fare i conti con le stranezze è all’ordine del giorno. Personaggi assurdi, gameplay strampalati, storie iperboliche e via dicendo. Poi però ti capita quella cosa per la quale tutto il pazzesco che hai visto finora diventa insignificante, quel gioco che rompe tutti gli schemi e ai titoli di coda ti lascia spiazzato, con un unico grande pensiero nella testa, un ridondante e roboante “ma che stracavolo ho appena visto”. Questo è Maize, un’avventura grafica in prima persona tendente al walking simulator, in cui avrete a che fare con pannocchie intelligenti e orsi giocattolo che vi insulteranno in russo. E queste non sono nemmeno le cose più strane che incontrerete durante l’avventura.
Maize signori, dalla forse eccessivamente produttiva fantasia dei Finish Line Games.L’incredibile leggerezza del Mais
Andiamo con ordine e molta calma. In Maize vi sveglierete di fronte ad un campo di mais (Maize in inglese vuol dire mais, ricordate bene questo particolare), con “qualcosa” che scappa via da voi appena riprenderete i sensi. Con la via alle vostre spalle bloccata, l’unica cosa che potrete fare sarà proseguire dritti all’interno del campo di mais. Qui inizierete a girovagare all’interno del labirintico campo, dove alcune cose fuori dal normale inizieranno a palesarsi dinanzi i vostri occhi. Scatole arancioni che vi bloccano la via, una scrivania in mezzo al campo con tanto di pasticcini a guarnirla, giganteschi pilastri di ferro che si ergono dal terreno e statue di legno di un non meglio identificato personaggio sovrappeso. C’è anche quello che si aspetta di trovare in una fattoria tipica del Midwest, ovvero una casa di legno con il porticato, un fienile e dei silos, completamente disabitati e in rovina, con pochi indizi su cosa sia effettivamente accaduto a voi e alle strutture. Andando avanti nella storia, raccogliendo vari oggetti, inizierà a defilarsi un intreccio narrativo che inizialmente poteva essere inquietante, ma che vira bruscamente verso il comico, il nonsense più puro, qualcosa che molto probabilmente ricorderete per anni. Ad un certo punto del gioco, dopo circa mezz’ora dall’inizio, tutta l’azione si sposterà all’interno di un laboratorio segreto sotterraneo, situato esattamente sotto il campo di grano. E a condurvici saranno delle pannocchie. Intelligenti. Dall’accento inglese. Con un amore spropositato per le pennichelle. Come abbiamo detto all’inizio, questa non è nemmeno la parte più strana dell’intera avventura, visto che nel laboratori, in cui passerete l’80% dell’avventura, farete la conoscenza di Vladdy, un teddy bear meccanico russo che non perderà occasione di insultarvi per ogni vostra mossa e vi seguirà per tutta la base, risolvendo per voi anche qualche enigma; incontrerete la regina del Mais rosa e il malvagio Mais Albino, ma soprattutto rimarrete colpiti dalla struttura del laboratorio, con stanze costruite completamente a caso e con orpelli inutili che le adornano. Tutto questo è un espediente per raccontare la storia del laboratorio e di queste pannocchie senzienti, raccontata con una narrazione ambientale originale, con un dialogo su post it tra i due fondatori della bizzarra ricerca disseminati lungo le stanze , che vi strapperanno più di un sorriso. Se per tutta la durata dell’avventura, che comunque non supererà anche ad impegnarsi le 4 ore, vivrete questa sensazione di puro surrealismo comico, il finale vi lancerà proprio nell’iperuranio, con gli ultimi dieci minuti che vi terranno con un ghigno tirato fino all’inevitabile PERCHE’ finale. Maize doveva farsi ricordare per qualcosa, e così ci è riuscito benissimo.
Pannocchie e orsacchiotti
Se fosse stato un film, probabilmente Maize sarebbe diventato un capolavoro del trash totale. Invece hanno preso la strada del videogioco, e quindi bisogna scontrarsi con la dura realtà del gameplay, che qui purtroppo è ridotto all’osso. Come disse un mio carissimo amico, potremmo segnare la nascita di un nuovo genere videoludico dalla comparsa dei primi gameplay su youtube, ovvero i giochi per Youtuber, titoli fatti e concepiti appositamente per essere mostrati in video. Se diamo per vera quest’accezione, allora anche Maize rientrerebbe in questa categoria: gameplay minimale, semplificato, con un focus tutto sull’atmosfera e sulla comicità (invece che sui jumpscares, finalmente). Un walking simulator quindi, mascherato da avventura grafica in prima persona in cui non bisognerà fare altro che camminare lungo corridoi preimpostati raccogliendo tutto il raccoglibile e riutilizzarlo laddove ce ne sia bisogno. Gli enigmi inoltre sono abbastanza semplici e basilari, dato che gli oggetti interagibili sono dovutamente evidenziati. Anche la loro qualità è abbastanza scarna, dove non è richiesta una logica particolare per risolverli, ma semplicemente inserire il pezzo giusto nel posto giusto (anche questo debitamente evidenziato). A tutto questo dobbiamo aggiungerci un po’ di sano backtracking, visto che tornerete molto spesso in zone che avete già visto, e l’impossibilità di interagire con alcunché all’interno dei livelli. All’interno del gioco sono stati inseriti una settantina di collezionabili, sparsi lungo i livelli che servono a svelare alcuni retroscena spassosi della vicenda, ma di per se non bastano ad approfondire ulteriormente l’esperienza. Siamo di fronte ad un surreale film interattivo, pieno di humor, cose a caso e atmosfera, ma al di là di questo, chiamarlo gioco potrebbe far storcere il naso ai puristi. Maize è un titolo estremamente semplice, in cui sarà il gioco a dirvi cosa fare nei momenti che dovrebbero essere più complessi, tipo lo sblocco di una nuova area. Data l’estensione dei livelli è cosa gradita, ma inevitabilmente si riduce tutto ad un leggere le note degli oggetti ed andare dal punto A al punto B, una situazione in cui rimarrete bloccati a pensare solamente se non scorgete subito l’oggetto con cui interagire.
Mais più
Maize è sviluppato con Unreal Engine 4, motore che promette grandi cose, ma in questa accezione mostra il fianco in più di una occasione. Aliasing marcatissimo, drop di frame rate ad intervalli regolari, textures in bassa risoluzione e pop (corn) up davvero fastidiosi, tanto per completare il corredo della perfetta produzione indie. Nonostante tutto però, la direzione artistica è di livello, sia per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi e dei livelli che a volte sembrano usciti direttamente da un libro di Carroll, regalando anche scorci niente male, soprattutto sei si parla dell’illuminazione ambientale. La colonna sonora ha qualche spunto interessante, ma risulta dopo poco tempo ridondante e trascurabile. Ottimo invece il doppiaggio, che rende il tutto grottescamente plausibile. Un avvertimento però: il gioco è completamente in inglese, senza alcun sottotitolo di nessun tipo. Se non spiccicate neanche mezza parola della lingua di Albione, purtroppo Maize per voi potrebbe non avere molto senso (cioè, anche meno del solito).
PRO:
- Storia assurda e completamente fuori di testa
- Narrativa inusuale
CONTRO:
- Gameplay ridotto all’osso
- Prezzo forse eccessivo
- Alcuni problemi tecnici
- Solo in inglese e senza sottotitoli, impossibile da capire per chi non mastica la lingua
Versione testata: PC