Il tanto chiaccherato quanto atteso terzo capitolo della serie criminale targato 2K è finalmente arrivato. Mafia III porta con se lo stravolgimento delle fondamenta di una serie, un titolo attesissimo dai fan che hanno vissuto e giocato i precedenti capitoli e guardato con curiosità da coloro che ancora non si sono avvicinati alla malavita degli anni ’60. Dopo un chiacchericcio molto caotico sulle prestazioni legate all’esperienza di gioco su PC che non approfondiremo in questa sede e un’esame approfondito della nuova produzione targata Hangar 13, siamo finalmente pronti a dirvi la nostra.
For what is worth
Mafia III è sicuramente un titolo delicato, le radici del brand affondano nel lontano 2002, nel quale 2K Czech riuscì a compiere il miracolo, portando alla luce un titolo che segnato la storia dei videogiochi. Nonostante le limitazioni tecniche di un tempo, l’esperienza originale di Mafia: City of Lost Heaven portava con se un carico narrativo di proporzioni enormi, un racconto fatto di realtà che in un modo o nell’altro hanno segnato la società del secolo scorso. Mafia III è stato per molti anni lontano dai riflettori, un titolo che già dalle prime sezioni di gioco sembra aver passato una fase di sviluppo difficoltosa e piena di ostacoli ma che riesce comunque a trasmettere la sua essenza. Se l’esperienza di Mafia II apriva a suo tempo, limitazioni tecniche permettendo, la strada all’open world, Mafia III l’abbraccia completamente avvicinandosi molto pericolosamente all’intoccabile GTA, ancora metro di paragone quando si parla di questa tipologia di titoli. Mafia III è dunque un titolo interamente Open World e apre leporte di New Bordeaux, una città fittizia situata al sud degli Stati Uniti in uno dei periodi più belli del ‘900: gli anni ’60.
Il carattere cinematografico tipico della serie raggiunge sicuramente il suo apice con Mafia III, portando con se una storia ricca di violenza ma anche di riferimenti e riflessioni ad una delle questioni sociali più incisive dello scorso secolo che continua ad avere ripercussioni anche nella società di oggi: Il razzismo. Vestiremo infatti i panni di Lincoln Clay, un ragazzo di colore accolto dalla mafia “nera” locale dopo essere uscito dall’orfanotrofio, trovando dunque una casa in quelli che erano considerati i malviventi del quartiere più basso di New Bordeaux. Dopo aver passato diversi anni in Vietnam, Lincoln Clay torna a New Bordeaux provato e fortificato dall’esperienza di guerra che, oltre ad aver segnato in modo indelebile la sua vita, gli ha permesso di guadagnarsi diverse medaglie al valore. Il ritorno a New Bordeaux non è sicuramente dei migliori, gli affari della famiglia adottiva di Lincoln non vanno molto bene e il ragazzo è costretto a lavorare per Sal Marcano, il più grande mafioso della città. Dopo una rapina andata male che sembra provenire direttamente dagli studi di Rockstar Games con GTAV, Sal Marcano tradisce Lincoln cercando di uccidere lui e tutta la sua famiglia, innescando quella che da li in avanti diverrà la trama principale del titolo. Mafia III è infatti un titolo che fa fortemente leva su sentimenti aspri come la rabbia e la vendetta, una vendetta che porta Lincoln Clay ad attaccare direttamente la Mafia di New Bordeaux, smontando pezzo per pezzo un organizzazione intoccabile che affonda i suoi tentacoli in ogni ramo criminale della città. La contestualizzazione in termini temporali e sociali messa in atto dai ragazzi di Hangar 13 è davvero spettacolare, Mafia III porta con se gli anni ’60 e riesce a trasmetterli in modo sublime, risultando costantemente coerente con le tematiche trattate. Mafia III propone infatti un’esperienza di gioco estremamente affascinante, trattando con meticolosa precisione i problemi e le dinamiche sociali legate a quel periodo. Il razzismo è solo la punta di un iceberg più grande, la presidenza di Nixon e le rivolte popolari legate alla guerra in Vietnam fanno da cornice ad una città che in parte non riesce a concepire il nuovo mondo che verrà con la seconda metà del ‘900, un mondo spezzato tra il vecchio che non vuole cambiare il suo stile di guida ed un nuovo in continua evoluzione, lo specchio di una civiltà destinata, suo malgrado, a marcire con il tempo. L’apporto cinematografico immerge totalmente il giocatore in quegli anni, andando così a costituire uno dei più grandi pregi del titolo e, purtroppo, anche uno dei pochi.
Paint it Black
Smantellare un’intera organizzazione mafiosa del calibro di quella di Sal Marcano non è sicuramente uno dei compiti più facili, il giocatore entrerà infatti in una New Bordeaux quasi ostile nei suoi confronti ma invece di adottare un approccio da One Man Army, la componente narrativa di Mafia III ci spinge a scegliere i nostri alleati, ad allargare gli orizzonti, riprendendoci la città pezzo per pezzo. New Bordeaux è una città molto grande, divisa in quartieri, ognuno di essi sotto l’influenza di un’entità diversa. Ancora una volta i cari vecchi anni ’60 vengono in aiuto portando con se realtà forse dimenticate o da noi mai conosciute, come la minaccia della Mafia del Sud che porta con se gli orrori del KKK o la crudeltà quasi macabra degli Haitiani. L’obiettivo finale del titolo è subito messo in chiaro, ma prima di fare fuori il Don della città è necessario conquistare ogni quartiere di New Bordeaux, per farlo sarà necessario smantellare i vari racket gestiti dai pesci più piccoli della città, si parla di attività di prostituzione, gioco d’azzardo e di tutte quelle micro-organizzazioni criminali che messe insieme vanno a costruire un meccanismo ben rodato. L’esperienza di gioco offerta da Mafia III inizia dunque a diventare ridondante, proponendo diverse missioni secondarie obbligatorie atte a stanare il boss di turno, missioni secondarie tutte uguali tra loro che non offrono un’esperienza di gioco varia ed entusiasmante ma, al contrario, gettano il giocatore in un circolo vizioso fatto di mere uccisioni ed interrogazioni al fine di stanare il boss di turno. Il paragone con Grand Theft Auto dal punto di vista della varietà delle missioni e dell’esperienza di gameplay generale diventa così quasi inutile e mette Mafia III in quella cattiva luce da imitatore che tutti dovrebbero evitare in fase di produzione. Per fortuna la componente narrativa del titolo viene ancora una volta in aiuto, traducendosi in missioni più originali e coinvolgenti quando si tratta di eliminare i boss più grossi, sebbene per arrivare a farlo bisogni attraversare con pazienza e nervi d’acciaio quel mare di ripetitività inutile e insoddisfacente di cui abbiamo parlato. Il mondo aperto offerto da Mafia III non è comunque tutto da buttare, New Bordeaux offre diverse possibilità e una volta sgominati i racket di un quartiere, sarà possibile assegnarli ad uno dei nostri alleati per ottenere favori e lealtà, sbloccando occasionalmente alcune missioni secondarie che sembrano risentire pesantemente della ripetitività di quelle “sub-principali” sopracitate, un continuo “recupera la merce” e “consegna la merce” attende coloro che si avventureranno nei meandri delle missioni secondarie di Mafia III. La varietà in termini di archiettura ed ambienti di New Bordeaux va ad arginare le lacune causate da una città inesistente, nessuna statua della libertà da ammirare e nessun ponte di Brooklyn da attraversare, solo un’ottima dose di level design in una mappa di grandi dimensioni che riesce a variare di quartiere in quartiere.
Back in Black
Il sistema di Guida che consegue un titolo open world non è purtroppo all’altezza e, nonostante sia possibile impostare un sistema di guida più simulativo, le automobili presenti in Mafia III non daranno mai alcuna soddisfazione se non cercare di portarci dal punto A al punto B senza troppi danni, rendendo quelle poche sezioni da inseguimento un vero e proprio calvario legato ad una guidabilità che fa sembrare quella di Watch Dogs uno dei migliori simulatori di guida sul mercato. Anche qui Mafia III volge il suo sguardo verso GTA, uno sguardo evidentemente rivolto verso l’alto in quanto ancora una volta il paragone risulta estremamente sfavorevole. Altra storia riguarda invece le meccaniche di copertura e Shooting che riescono ad offrire un’ottima esperienza di gioco e risultano molto bilanciate anche a difficoltà elevate, permettendo al giocatore di affronte il titolo sia in stealth che sparando all’impazzata. Le meccaniche stealth, incentivate sin dall’inizio dalla storia e dal level design, mettono a nudo una delle IA più stupide della storia. La questione dell’intelligenza artificiale va a costituire un punto nevralgico della produzione targata Hangar 13, i nemici infatti non riescono a seguire un percorso stabilito e spesso e volentieri è possibile eseguire un’esecuzione furtiva semplicemente correndo velocemente verso di loro. Il campo visivo dei nemici è infatti molto ristretto e rende possibile l’esecuzione di nemici vicini senza che gli altri vengano allertati in alcun modo, il tutto va a tradursi in una corsa insensata verso i personaggi ostili in una sequela di esecuzioni silenziose che non allertano mai nessuno. La vera brutalità di Mafia III si manifesta invece durante le sparatorie con i vari nemici contro i quali è possibile eseguire diverse esecuzioni brutali molto crutente da vedere che servono, oltre che a dare spettacolo, a stordire i nemici circostanti per la crudeltà dell’azione. L’intelligenza artificiale si comporta diversamente una volta allertata e tende a circondare il protagonista, sebene la visione di intelligence, molto simile all’occhio dell’aquila di Assassin’s Creed ci permetta di vedere i nemici anche attraverso le pareti e di avere quindi un quadro della situazione esatta in ogni momento del combattimento. L’arsenale a disposizione di Lincoln spazia dalle pistole più piccole fino ad armi di grosso calibro, alcune di esse sbloccabili solo dopo aver compiuto determinate missioni secondarie.
Altro che Beatles
Mafia III è stato, negli ultimi giorni, al centro di una tempesta mediatica che vedeva l’utenza scagliarsi contro il titolo per questioni legate alle prestazioni tecniche. Sebbene sia già intervenuta una patch abbastanza corposa, Mafia III risulta essere ancora un titolo “sporco” dal punto di vista tecnico. I numerosi bug e glitch che infestano il gioco vengono casualmente interrotti da diversi freeze e crash che costringono il giocatore a riavviare il titolo e ripetere l’ultima parte di gioco. Aldilà dei problemi tecnici e dei comportamenti a volte anomali dell’IA di gioco, la resa grafica di Mafia III mette in evidenza un titolo ancora incompleto, fenomeni molto pesanti e fastidiosi di tearing e un frame rate che raggiunge a stento i 30FPS vanno a minare un’esperienza di gioco già vacillante di suo. La gestione delle luci costituisce un vero pericolo per chi soffre di epilessia a causa di cambi repentini dal giorno alla notte durante le fasi di gioco “aperte” legate a doppio filo ad un fenomeno pesantissimo di poo-up delle texture capace di mostrarvi un palazzo solo quando andrete a sbatterci contro. Insomma, Mafia III non offre delle prestazioni tecniche degne dell’hardware corrente, sebbene le animazioni e la resa del protagonista siano impeccabili, il resto dei personaggi rasenta la sufficienza in termini di animazioni e resa dei volti. Un titolo dunque sufficiente che poggia su una base di gameplay molto instabile e rimane legato alla sua imponente e magnifica trama, unica ancora di salvezza per una produzione che ha tentato di stravolgere le dinamiche di gioco sfociando in un open world ripetitivo e a tratti anonimo. Una colonna sonora d’èlite mette ancora una volta in risalto il carattere storico del titolo, proponendo un repertorio eccellente che mostra, per coloro che sanno carpirlo, l’evoluzione musicale dell’epoca, laddove il Blues classico incontra la musica moderna, dando vita a nomi come Janis Joplin e i Creedence and Clearwater Revival. Laddove la narrativa e il carisma dei personaggi non riesce ad arrivare, Mafia III non è altro che un guscio vuoto fatto di ripetitività e noia che spingerà il giocatore a desiderare di giocare una missione principale, senza poterlo fare. Un vero peccato per un brand di successo come quello di Mafia che commette l’errore di innovare troppo, non innovando niente.
PRO:
- Trama e personaggi coinvolgenti e ben realizzati
- Tutto il fascino degli anni ’60
- Colonna sonora imponente
CONTRO:
- Ripetitivo all’inverosimile
- Pochissima varietà nelle missioni
- Graficamente deludente
-
Tecnicamente inaccettabile