PolyKnight Games e Aspyr Media ci portano nel mondo dell’inverso con Inner Space, un titolo indipendente capace di suscitare meraviglia ma anche un forte senso di disorientamento.
Inside out
Il primo impatto con Inner Space, come spesso accade con titoli del genere, è fortemente legato alla meraviglia della scoperta. Un mondo dimenticato in una dimensione completamente astratta che parla di antichi ormai estinti e delle loro tecnologie avanzate in quello che ormai è soltanto un guscio vuoto di epoche ormai passate. Di incipit del genere ne è davvero pieno il mondo e basta semplicemente ricordare RiME, Oure, Journey e tantissimi altri titoli che propongono un setting fatto di un mistero silenzioso e sacro, residuo di ciò che è stato. Inner Space narra la storia di due personaggi molto interessanti, il primo è l’archeologo, quello che forse è l’ultimo essere vivente presente all’interno del mondo di Inner Space, l’ultimo erede degli antichi, uno studioso pieno di curiosità e ingegno. L’altro protagonista è il nostro avatar ovvero il Cartografo, una sorta di drone sensiente creato dall’archeologo con lo scopo di esplorare le viscere dell’inverso per cercare di imbrigliare il potere in esso contenuto e trovare una via d’uscita. Semplice e lineare, il comparto narrativo di Inner Space si sviluppa senza troppe complicazioni, introducendoci un in mondo completamente astratto e fatto di costruzioni immense e misteriose. Il vento rappresenta la principale fonte di energia all’interno dell’inverso e, rappresentato sotto forma di globi, va raccolto per potenziare il nostro personaggio ed aggiungere nuove componenti al suo telaio. Al di là della semplice narrazione si nasconde un altrettanto semplice sistema di gioco, pochi comandi e tanta fantasia sono gli ingredienti che rendono Inner Space un gioco incredibilmente accessibile e senza troppe pretese. Un Walking-simulator volante fatto di piccoli enigmi che ha come scopo quello di trasmettere un senso di pace e senso della scoperta nel giocatore che, accompagnato da una colonna sonora rilassante e mai fuori posto, viene cullato in questo mondo di fantasia.
Learning to Fly
Durante il nostro percorso incontreremo anche altri personaggi, alcuni leggendari e al limite della realtà altri invece si limiteranno ad accompagnarci. Inner Space mette dunque in campo una componente fortemente mistica, rappresentando gli antichi come veri e propri dei che ci aiuteranno nel nostro cammino fuori dall’inverso donandoci la loro energia in cambio della promessa di perpetuarne la memoria. Quello di Inner Space è un mondo meravigliosamente morente, il risultato di un’evoluzione che ha superato i limiti stessi della sua natura finendo per collassare su se stesso senza riuscire a mettere in salvo la propria eredità. Inner Space ci mostra dunque un cammino fatto di scoperte e meraviglie, un cammino che, durante le pochissime ore di gioco che costituiscono l’avventura ci porterà fuori da questo mondo fantastico. La longevità risicata ( si parla di 4-5 ore ) va però a sbattere contro un muro di banalità che, soprattutto nelle ultime fasi di gioco, rischia di annoiare il giocatore a causa di una mancanza di novità che rende l’esperienza di gioco insipida e spesso ripetitiva. Anche il sistema di controlli va spesso a cozzare con la natura del titolo, non saranno poche infatti le occasioni in cui ci sentiremo completamente disorientati a causa del volo non proprio preciso e della conformazione stessa delle mappe di gioco che non riescono a stabilire un vero e proprio punto di riferimento. In un totale di quattro mappe ci troveremo ad affrontare piccoli enigmi per sbloccare i vari dei sparsi per il mondo ed acquisirne l’energia, un sistema di collezionabili invece ci permette di potenziare il nostro drone attraverso delle reliquie anch’esse sparse per la mappa, permettendoci così di aumentare le statistiche di volo grazie alla presenza di diversi modelli e potenziamenti. L’intera produzione si affida ad uno stile semplice, un low-poly che viene arricchito da un sistema di illuminazione molto interessante capace di creare giochi di luce spettacolari e stupefacenti. L’intera esperienza di gioco purtroppo grava sulle spalle della semplice esplorazione in un mondo che, pur essendo bello al primo impatto, si dimostra vuoto e privo di interazioni sul lungo termine, lasciando che il giocatore si trascini verso un finale anch’esso poco sviluppato e frammentario. Inner Space è un titolo dalle grandi potenzialità ma che non riesce ad uscire dal proprio guscio lasciando che la sua esperienza di gioco si riveli interessante e piacevole ma mai eccezionale, inciampando su una spirale di ripetitività destinata ad estendersi fino al finale del gioco. Un titolo interessante in fin dei conti ma che non riesce a stupire se non per le sue ambientazioni e per quel senso di libertà ingabbiata dato da un mondo inverso pieno di sorprese belle da vedere ma impossibili da toccare.
PRO:
- Stilisticamente delizioso
- Personaggi interessanti
CONTRO:
- Poco longevo
- Alla lunga ripetitivo
- Controlli spesso imprecisi
- Pochissime interazioni ambientali