Quello che leggete nel titolo non è un errore di digitazione, htoL#NiQ: the Firefly Diary è esattamente il nome del gioco. Questo particolare indie, Sviluppato dai Nippon Ichi Software e distribuito da Nis America per PSVita e PC, è qualcosa di totalmente particolare, tanto da risultare emblematico all’inizio per il giocatore medio, dato che è un progetto di un minimalismo assoluto, sia dal punto di vista narrativo che di gameplay. Al di là di questa prima constatazione, htoL#NiQ: the Firefly Diary è anche un gioco di una difficoltà lancinante, tanto brutale da sembrare assurda, cosa che sembra tornata di moda negli ultimi anni. Come si piazza quindi questo titolo del tutto particolare nella nostra collezione indie? Andiamo a scoprirlo insieme.
What’s the story? Morning Glory
HtoL#NiQ: the Firefly Diary è un gioco con una narrativa che ormai ci piace chiamare attiva, ovvero che non viene raccontata da un narratore esterno o tramite filmati di gioco, ma spetta al giocatore imparare a riconoscere gli indizi sparsi nel mondo di gioco, ricostruire la trama con i flashback o l’intuizione (Dark Souls è l’esempio perfetto di narrazione attiva). Nel titolo dei Nippon Ichi faremo la conoscenza di Mion, una ragazza dai lunghi capelli biondi e dalle tipiche fattezze chibi, dotata di un paio di strane corna e dall’intraprendenza di un Lemming. Risvegliatasi nelle profondità di quella che sembra una fabbrica abbandonata, Mion cercherà una via di fuga grazie a due spiritelli, Lumen e Umbra, rispettivamente uno spirito di luce e l’altro d’ombra. Il loro scopo sarà guidare Mion attraverso la labirintica fabbrica, popolata di trappole e mostri d’ombra, cercando di scoprire qualcosa del passato della ragazza, narrato attraverso dei flashback interattivi ricostruiti come i vecchi JRPG a visuale aerea. Nessun tipo di racconto quindi, nessuna descrizione, nessuna frase, niente di niente: la storia di Mion deve essere scoperta dal giocatore, tassello dopo tassello, in una spirale poetica e malinconica che rientra perfettamente negli stilemi classici orientali.
Quando diciamo che Lumen e Umbra guidano Mion, intendiamo dire che sono proprio loro i protagonisti del gioco. La ragazza infatti seguirà i due spiriti, guidabili attraverso l’uso del mouse (nella versione pc da noi provata) e come nella migliore tradizione dei Lemmings, non si fermerà davanti a burroni, trappole e nemici mortali. Tutto questo si traduce in morti estremamente violente per la nostra Mion, la quale molto spesso a causa di un miss click o di un’errata valutazione verrà trinciata da seghe elettriche, sciolta nell’acido o lanciata nel vuoto. A livello di gameplay, Lumen agisce solo nella luce e sarà lo spirito guida che Mion seguirà sempre, indipendentemente dai pericoli e potrà segnalare interruttori e leve da far premere alla ragazza. Umbra invece, una volta attivata, fermerà il tempo e si muoverà solo attraverso le ombre. Questa meccanica risulta fondamentale negli enigmi più complessi, dato che molte volte determinati interruttori d’ombra saranno nascosti e raggiungibili attraverso la congiunzione delle zone d’oscurità. Gli enigmi che ogni livello vi permette di affrontare sono tutti abbastanza complessi e richiedono una precisone ed una rapidità d’esecuzione che molto spesso non sono chiari all’inizio, facendo purtroppo molte volte scivolare il tutto nel trial and error. E’ un peccato, perché sono ben realizzati ed impegna il giocatore, ma ripetere alcuni passaggi decine e decine di volta perché non è chiaro quello che bisogna fare è una sfida che anche il più hardcore dei giocatori potrebbe trovare frustrante. Se sorvoliamo su questo aspetto, htoL#NiQ: the Firefly Diary è una gioco che metta alla prova le vostre capacità di puzzle gamer, riuscendo nella non facile impresa farvi fermare a riflettere su cosa fare e pensare fuori dagli schemi, grazie alla meccanica delle ombre.
Hey You
Un’altra caratteristica peculiare delle meccaniche di htoL#NiQ: the Firefly Diary è la sua eccessiva lentezza. Siamo ben consapevoli che ad un gamplay di questo tipo non si adatta una velocità elevata, ma l’incedere di Mion lungo i livelli è seriamente arrancante, una camminata che scivola come melassa lungo i livelli. Questa meccanica non sarebbe un problema, se non fosse che l’insieme tra la lentezza e la tensione che al minimo sbaglio si possa mandare in frantumi l’esecuzione di un puzzle perché nel gioco Mion può morire da un momento all’altro a causa di qualsiasi cosa, fanno accumulare uno stress incredibile al giocatore. Una perfetta somiglianza con altri giochi più blasonati, serie Souls in primis, che chi apprezza questo tipo di feeling probabilmente si troverà a suo agio.
Siamo sinceri, htoL#NiQ: the Firefly Diary ci ha ricordato per certi versi ICO, con la sua protagonista dotata di corna, silenziosa e dal passato misterioso, e per altri Child of Light, il capolavoro di Ubiosft con la meccanica del Lumen e della giovane protagonista (e ovviamente il già citato Lemming, per le ovvie analogie di gameplay). Questo perché tutte queste somiglianze si rifletto alla perfezione nello stile grafico del gioco: minimale, essenziale, eppure allo stesso tempo poetico ed evocativo. Le atmosfere industriali e pericolose contrastano alla perfezione con la dolcezza e l’ingenuità di Mion e quell’alone di mistero dato dalle sue corna e dalla presenza di mostri d’ombra e dalle sue guide, Lumen e Umbra. Inoltre lo stile sporco, quasi guasto, reso dal comparto artistico fa sembrare il tutto come una pellicola cinematografica dei primi tecnicholor, cosa che accentua ancora di più il valore della produzione. Nella norma la colonna sonora, che non rimane memorabile ma sottolinea per bene le atmosfere del gioco.
PRO:
- Direzione artistica affascinante
- Buone idee di gameplay
- Impegnativo…
CONTRO:
- …ma scade a volte nel trial and error
- Molto lento, tanto da risultare frustrante.