Annunciato nel lontano 2014, Gigantic è il frutto di uno sviluppo non proprio facile che, dopo aver perso e riacquisito il proprio publisher, si appresta ad arrivare nella sua versione completa sotto forma di Free-to-Play. Sviluppato dai ragazzi di Motiga, il Third-Person-Shooter con meccaniche MOBA ha perso l’appeal nel corso degli anni, ritagliandosi una piccola finestra di lancio in un periodo di magra. Vediamo come se la cava Gigantic a dover fronteggiare Giganti ben più pericolosi.
Più sono grandi…
Il trailer di annuncio di Gigantic, nel luglio del 2014, ha suscitato subito moltissimo interesse. Il pubblico, allora povero di titoli come Overwatch e lo sfortunato Battleborn, prestò molta attenzione a quella che sembrava essere un’esclusiva Xbox/Windows capace di portare su console un genere estraneo ed approfondito soltanto su PC attraverso i classici DOTA e League of Legends. Gigantic si presentava dunque come pioniere di un genere sconosciuto senza nessun competitor diretto sul campo. La storia però ci insegna che non basta un semplice colpo di fortuna e presentarsi nel posto giusto al momento giusto non prescinde lo sviluppo di un prodotto di ottima caratura capace di distogliere l’attenzione del pubblico console dai soliti titoli in voga. Così come gli MMORPG, i MOBA rimangono territorio dei PC Gamer e, fatta eccezione per titoli che integrano in qualche modo delle meccaniche più semplici e appetibili alla massa, qualsiasi titolo portato su console, a partire da Smite per finire con Neverwinter, vengono ignorati o proposti sotto la formula di free-to-play in modo da incentivare i giocatori ad avvicinarsi al genere.
Come ben sappiamo, proporre un titolo con l’ormai consolidata formula del Free-to-play può facilmente rivelarsi un’arma a doppio taglio, costringendo gli sviluppatori a bilanciare non soltanto il gameplay ma le interazioni tra i giocatori paganti e quelli non paganti al fine di non trasformare il titolo in quello che viene universalmente riconosciuto come Pay-to-Win dando comunque ai giocatori che scelgono di investire le loro finanze un minimo vantaggio o qualche contenuto in più. Tralasciando le analisi tecnico-finanziarie dell’impatto dei free-to-play sull’esperienza di gioco finale, Gigantic ha commesso uno dei più grandi errori, e forse quello più futile, che si possono commettere in ambito di sviluppo: non ha cavalcato la cresta dell’onda. Il titolo è infatti finito quasi subito nel dimenticatoio e, dopo un launch trailer molto interessante, è sparito dai radar per farsi rivedere qualche tempo dopo attraverso una serie di beta testing che mostravano parti del titolo ma portavano Gigantic verso una crisi d’identità molto pericolosa per le sorti del gioco.
Clash of the Giants
Passano le settimane, passano i mesi e, senza l’intervento di Raffaella Carrà alle più grandi fiere di settore quali E3 e Gamescom, di Gigantic si perdono piano piano le tracce. Sul mercato videoludico arrivano dunque titoli come Overwatch che stravolgono fortemente il mercato videoludico, puntando ad un e-sport capace di concretizzarsi soltanto su PC ma che riesce a riecheggiare anche su console. Siamo adesso nel 2017 e, dopo una fase lunghissima di Alpha, Beta, closed e open, Gigantic si prepara ad uscire con un roster francamente ristretto di eroi, proponendo due formule principali: quella free-to-play e il founder’s pack che propone tutti i contenuti sin dal lancio ad un prezzo forse esagerato. Le premesse di Gigantic sono dunque tra le peggiori mai viste per un titolo che punta tutto sul supporto della community e proprio a causa della sua natura multiplayer-only, il numero di giocatori e l’affluenza nei server sin dal momento del lancio, faranno la differenza tra la vita e la morte di un titolo uscito perché ormai era stato sviluppato. Durante la nostra prova abbiamo avuto modo di testare non solo le meccaniche, già conosciute grazie alle varie fasi di beta, ma anche l’impatto degli eroi in un contesto tutto sommato ripetitivo che ormai non fa altro che scimmiottare i grandi del settore. Gigantic è un MOBA e, pur mettendo a disposizione una singola mappa, spera di proporre approcci diversi basati sul team-building. A differenza dei MOBA che conosciamo, il titolo di Motiga non rispetta le regole classiche del genere ma prova ad innovare, sostituendo lo spawn dei minion con le evocazioni totalmente facoltative dei giocatori che oltre a portare un certo livello di varietà riescono a suggerire diverse strategia di map-control in base alla situazione ed al match-up della singola partita. Per vincere è necessario ferire tre volte il “colosso” nemico attraverso attacchi mirati e coordinati con il nostro colosso che accresce il suo attacco in base alle uccisioni della squadra ed al potere accumulato attraverso punti nevralgici nella mappa, trasformando quello che sembrava essere un MOBA in una modalità a zone con delle meccaniche da TPS finalizzate ad un obiettivo tipico dei MOBA. Insomma, Gigantic riesce a proporre una tipologia di gioco innovativa ma lo fa ritagliando pezzi di produzioni già famose e cercando di legarle tra loro alla buona senza concretizzare il tutto. È infatti possibile vincere una partita senza curarsi minimamente dello spawn dei proprio minion ma semplicemente adottando una strategia pesantemente offensiva che non da respiro agli avversari, ovviando di fatto una meccanica presentata come fondamentale ma che non impatta minimamente sull’esito della partita, trasformando l’esperienza di gioco da MOBA in un semplice Deathmatch senza esclusione di colpi.
Tutto molto divertente si, per le prime tre o quattro partite. L’assenza di una vera e propria curva di apprendimento rende difficile un’esperienza di gioco prolungata mirata a far crescere le proprie abilità e l’estrema semplificazione non solo delle meccaniche di gioco ma anche della progressione dei propri personaggi in termini di abilità rendono qualsiasi personaggi molto facile da padroneggiare se non in casi estremi. Anche il team-building lascia il tempo che trova, è vero che alcuni personaggi sono più adatti a tankare ma a cosa serve quando la strategia più semplice per vincere è quella di far più danno possibile? La nostra teoria, forse la più gettonata dal pubblico, è che Gigantic sia stato finito in fretta e furia presentando in fin dei conti un titolo che vuole fare anche troppo per le possibilità che gli sono state concesse, sfociando così in un tutto e niente clamoroso che taglia di netto ogni possibilità di conferire al titolo una sorta di identità nonostante il design meritevole.
L’essenziale è visibile agli occhi
Il design di Gigantic è stato uno degli elementi più importanti del titolo sin dal suo annuncio. Uno stile grafico in cel-shading che suona un po’ come già visto ma che riesce sempre a fare la sua figura, conferisce al titolo delle tonalità morbide e piene di colore ma confonde l’azione di gioco nei momenti più concitati. Il character design dei personaggi invece mette in evidenza le doti artistiche del team di sviluppo, tutti gli eroi sono infatti ben caratterizzati e prendono spunto non solo da elementi fantasy ben conosciuti ma da realtà dei videogiochi e dell’intrattenimento ben consolidati, conferendogli comunque una sorta di identità molto interessante e ben caratterizzata. L’intera esperienza di gioco, al di là dei problemi di gameplay e di struttura generale, si è dimostrata piacevole per gli occhi, un frame-rate ancorato sui 60FPS con tutte le impostazioni grafiche sparate al massimo non inficiavano minimamente ne sul frame-rate tantomeno sulle prestazioni della macchina, un buon lavoro di ottimizzazione che non va a sprecare risorse inutili ma che rispecchia la semplicità del titolo che riesce comunque ad avere un forte impatto grazie al suo taglio artistico colorato e cartoonesco. Le musiche di gioco possono risultare un po’ anonime e l’accavallarsi di comunicazioni vocali durante la partita da parte dell’annunciatrice possono portare un po’ di confusione ma per il resto Gigantic se la cava benissimo dal punto di vista tecnico non presentando alcuna forma di crash o bug di sorta. In conclusione, siamo di fronte ad un titolo che ha perso la sua occasione per brillare e che si presenta oggi come una meteora tornata dal passato con una nuova hit che di nuovo ha ben poco, sarà per la prossima volta.
PRO:
- Stilisticamente interessante
- Molto frenetico
- Divertente e leggero…
CONTRO:
- …forse anche troppo per il genere proposto
- Meccaniche di gioco troppo semplicistiche
- Roster di personaggi limitato
- Non brilla per originalità
Versione Provata: PC
Configurazione di prova:
OS: Windows 10
CPU: Intel Core i5-6500
RAM: 16GB RAM DDR4
GPU: MSI GeForce GTX 1070