Un bishoujo game o gal game è un gioco di origine soltiamente giapponese pensato per giocatori di sesso maschile ed eterosessuale che prevede come fulcro del gioco l’interazione con attraenti ragazze, nato come versione esagerata dei classici dating sim tanto cari alla cultura nipponica. Non è quindi un caso che nel titolo di Gal Gun 2 il termine che definisce il genere di appartenenza sia scritto in maniera chiara e incontrovertibile, come a voler sottolineare che il gioco offrirà al giocatore né più né meno di ciò che è specificato nel titolo, ovvero un gal game con le pistole. Se vi state chiedendo come sia possibile coniugare le due cose, non ci resta che passare all’analisi del titolo; se invece non ve lo state chiedendo… significa che avete già giocato ai precedenti Gal Gun.
Le premesse di Gal Gun 2 sono molto simili a quelle dei precedenti episodi: durante un normale giorno di scuola ci ritroveremo con una strana applicazione installata sul cellulare che non riusciremo ad eliminare (*coff* Persona 5 *coff*), una volta aperta si materializzerà davanti a noi una scatola contenente uno strano visore per la realtà aumentata ed un’altrettanto inusuale pistola. Presi dalla sconfinata voglia di non volersi fare gli affari propri, indosseremo il visore per scoprire che questo è dotato di tre abilità peculiari: la prima è quella di poterci permettere di vedere gli angeli ed i demoni che vagano per il mondo degli umani, la seconda è quella di essere in grado di renderci irresistibili agli occhi di qualsiasi ragazza che avrà la (s)fortuna di posare il suo sguardo su di noi e la terza è l’impossibilità di rimuovere il visore se entro 20 giorni non aiuteremo l’angelo Risu a raggiungere la quota di demonietti catturati. Più per obbligo che per scelta dovremo quindi usare l’insolita pistola per liberare le ragazze della scuola (dove chiaramente siamo l’unico elemento maschio in una scuola composta unicamente da donne, corpo insegnanti compreso) dai demonietti che le circondano, rendendo alcune di loro particolarmente scontrose ed irascibili. Chiaramente, trattandosi di un’arma che agisce su degli esseri che non stanno sul piano dimensionale, non è un’arma normale ma si tratta di una pistola caricata a feromoni e dotata di un aspirapolvere in grado di assorbire e catturare i demoni. Avete capito bene, una pistola caricata a feromoni che oltre ad essere a quanto pare in grado di contrastare i demoni, è anche un ottimo metodo per far eccitare le ragazze che, ammaliate dal potere dei nostri occhiali, ci circonderanno per cercare di consegnarci una lettera o di confessarci quanto ci amano, ostacolando la nostra attività di cattura dei demonietti. Ogni ragazza avrà poi un punto debole che se colpito con precisione ci permetterà di attivare l’Ecstasy Shot, una sorta di headshot che lascerà la ragazza completamente infatuata e che potrà essere concatenato per aumentare il punteggio a fine livello. In sé il gioco non è particolarmente ricco in termini di gameplay, le attività da compiere saranno piuttosto simili tra di loro, con qualche boss fight che permette di offrire un’approccio un po’ più variegato, ma alla fine l’intero titolo è composto da sessioni di “shooting” contro le compagne di scuola e sessioni da dating sim dove i dialoghi con i personaggi comprimari e le sessioni più “piccanti” ci permetteranno di intraprendere una delle route disponibili per poter aumentare il livello di affinità con una delle ragazze nel tentativo di conquistare il suo cuore, ma non tramite il potere del visore bensì nella maniera più “tradizionale”. Nonostante i contenuti offerti sono piuttosto tipici di un gal game, ovvero molta importanza dedicata allo sviluppo del rapporto con le protagoniste femminili, e il gioco comunque offra un buon numero di secondarie ed una modalità New Game + che permetterà di affrontare tutte le route disponibili, il gioco presenta un grosso problema: i controlli.
Esattamente come i precedenti Gal Gun siamo di fronte ad una sorta di rail shooter dove il giocatore avanza alla schermata successiva ogni volta che tutte le ragazze su schermo vengono calmate, ma si notano delle differenze negli input in questo capitolo: innanzitutto il sistema di movimento avviene attraverso dei teleport, molto usati nei giochi VR dove tra l’altro funzionano molto bene, ma ci sono anche altri elementi che sembrano tradire un’origine VR di questo gioco. Infatti sarà possibile sporgersi da dietro dei ripari, oppure alzarsi ed abbassarsi, inoltre i menu di dialogo non avvengono tramite schermate statiche con gli artwork delle nostre interlocutrici ma all’interno di ambienti tridimensionali dentro i quali potremo muovere la telecamera a 360 gradi. In sostanza il gioco sembra il riadattamento per console di un progetto nato per VR e cancellato, per poi essere riciclato in modo da non buttare via tutto il lavoro fatto, il che non sarebbe nemmeno un male in sé: il problema è che la mappatura della controlli è deleteria. La configurazione di default prevede che con l’analogico sinistro si miri e con il tasto A (su Switch) si spari, non la migliore delle configurazioni se siete abituati come tutte le persone normali ad usare l’analogico destro per spostare la telecamera; per fortuna i pulsanti sono completamente rimappabili e quindi dopo aver spostato la telecamera sull’altro analogico, lo sparo sul grilletto destro, l’aspirapolvere sull’altro grilletto e dopo aver provato tutte le combinazioni più improbabili fra cui i pulsanti di zoom in e zoom out su X e Y, sono riuscito a trovare una combinazione di pulsanti decente che mi permettesse di giocare senza rischiare un tunnel carpale. Nonostante ciò il gioco lascia ugualmente scoperto il fianco a critiche sul sistema di input dato che la sensibilità dell’analogico è veramente difficile da gestire ed i movimenti implementati come l’accucciarsi e lo sporgersi hanno senso in un contensto VR ma si rivelano inutili e supreflui in questo gioco. Ah, non provate ad attivare il giroscopio della vostra Switch o perderete la pazienza lottando con l’eccessiva sensibilità della telecamera. Anche tecnicamente il gioco non dimostra di essere all’altezza: sebbene ci sia un miglioramento del comparto grafico rispetto al Double Peace, i modelli rimangono ancora molto discutibili sia come complessità che come realizzazione, gli scenari saranno sempre molto spogli e ripetitivi e la colonna sonora assolutamente in linea con questo tipo di produzioni, offrendo brani J-pop piuttosto anonimi e facilmente dimenticabili. Chiaramente il doppiaggio sarà disponibile solo in giapponese, aspetto che farà la felicità degli appassionati del genere ma non la mia dato che la quasi totalità delle voci saranno acute ed alla lunga molto fastidiose.
PRO
- Probabilmente il Gal Gun più completo e ricco di contenuti
- La componente fanservice è ben studiata e realizzata
- I controlli sono fortunatamente tutti rimappabili…
CONTRO
- … e nonostante ciò, risultano comunque ostici
- Tecnicamente povero
- La prova che un gioco concepito probabilmente per VR non può essere trasposto con leggerezza ad un contesto non VR
Provato su: Nintendo Switch
Voto: 5