Il libro dei cinque anelli. L’Hakagure. La via del Bushido. Questi concetti filosofici e militari giapponesi si sono impressi nella mia mente nel momento stesso in cui venne presentato al pubblico For Honor, la nuova IP di Ubisoft uscita il 14 Febbraio di quest’anno. Il concetto di combattere contro il proprio avversario faccia a faccia, incrociare la spada con lui in un turbinio d’acciaio che in un istante può cambiare tutto, mi ha riportato alla mente tutta la letteratura orientale sulla guerra e filosofia, nella via del guerriero come modello di vita. I duelli con la spada, il fascino di alcuni dei guerrieri più temibili della storia dell’umanità sono racchiusi tutti nel gioco della casa francofona, mi hanno spinto a considerare For Honor in una maniera leggermente diversa, più legata all’onore appunto, alla tensione del duello intesa come prepararsi alle avversità della vita, al sistema di parata e risposta come adattamento a tutto quello che vi arriverà addosso e alla vostra capacità di contrattaccare. Se questa introduzione eccessivamente empirica vi sembra fuori luogo, forse avrete ragione, ma è necessaria per farvi capire l’approccio che ho utilizzato nella valutazione dell’ultima fatica di Ubisoft.
Bushido è Samurai
Allora, togliamoci subito il dente. Comprarsi For Honor per la modalità storia è come acquistare una Ferrari e usarla per andare a fare la spesa sotto casa. Il single player di For Honor è come un lungo, lunghissimo tutorial per il vero fulcro del gioco, ovvero gli scontri online. In una sequenza di missioni, 18 in tutto, guarderete la nascita della guerra totale tra fazione dal punto di vista delle tre razze disponibili. Le missioni vi permetteranno di approfondire la storia e i luoghi dell’ambientazione molto originale di For Honor, facendo scoprire così quanto effettivamente il lavoro di Ubisoft sulla caratterizzazione dell’ambiente e la lore di gioco sia stato ricercata. Le missioni non sono altro che una serie di duelli intervallate da massacri sistematici di poveri minion, con qualche leggera variante in alcuni episodi, ma nulla che faccia gridare al miracolo. Questo perché, come già specificato, la modalità giocatore singolo serve ad introdurre al giocatore tutti gli aspetti dei duelli in For Honor. In particolare, giocando a difficoltà realistica, tutti gli aiuti a schermo verranno disattivati, costringendovi così a dover imparare a riconoscere ad occhio le varie mosse dell’avversario (si, esattamente come un picchiaduro). Tutto questo almeno finché on scoverete la magagna, ovvero che tutti gli avversari nemici dopo poco potranno essere umiliati dalle solite 3-4 combo, mandando a far benedire qualsiasi tipo di tensione duellistica. Ma va bene, ripetiamo, dato che il cuore del gioco è palesemente un altro. Quello che però eccelle nella storia single player è sicuramente la narrazione: le vicende dell’ascesa di Apollyon e della sua feroce legione d’Ossidiana, l’esercito di guerrieri che ha deciso di rinunciare alla pace e far ricadere la terra nell’era dei Lupi, non sono di certo originali, ma vengono narrate con una brutalità e una ricchezza di dettagli nei massacri davvero incredibile. La brutalità della guerra è descritta tutta in quelle ore di gioco, dove è vero che l’onore e la via del guerriero sono concetti estremamente affascinanti, ma vanno in accompagnati da braccia mozzate, teste fracassate e soldati impiccati. L’avanzare nella campagna sblocca dei talenti e delle abilità simili a quelle del comparto multiplayer, ma utilizzabili solo nell’ambito del single player. Sarà possibile acquisire piccole quantità di ferro e altri per i potenziamenti del proprio personaggio, ma oltre a questo non ci sono grandi interazioni tra le due modalità, confermando così di essere solo una parte introduttiva.
Il Ragnarock
Il vero cuore pulsante di For Honor è, lo avrete capito ormai, il multigiocatore. Ubisoft non ha mai nascosto questa sua intenzione, quindi lamentarsi per la connessione online perette o il single player povero è perfettamente inutile. L’anima del gioco risiede nei duelli (si, esattamente come un picchiaduro) contro il proprio avversario, sfruttando l’eccellente sistema di combattimento sviluppato appositamente per il gioco, definito l’Arte della Battaglia. Ne abbiamo parlato in ogni anteprima, lo abbiamo sfruttato fino allo sfinimento nelle fasi beta e in questa prova definitiva, e non possiamo più farne a meno: il gameplay di For Honor è quanto di più originale e appagante ci sia attualmente sul mercato. Sulla carta il sistema di parate a Stance differenti è semplice, così come la lista delle varie mosse è abbastanza risicata, ma qui siamo di fronte al perfetto esempio di easy to learn, hard to master. Incontrare il proprio avversario e studiarne le mosse è la base di ogni combattimento, dove non conta assolutamente chi colpisce per primo, ma chi riesce a sfruttare le aperture nella guardia avversaria. In questo For Honor è magistrale, restituendo al giocatore le sensazioni di un vero duello all’arma bianca. Se approcciato il gioco come se fosse un action qualsiasi, premendo tasti a caso e sperando di vincere, allora non avete capito nulla del complesso simulatore di duelli che Ubisoft ha sviluppato. For Honor è un titolo che ha bisogno di decine di partite prima di essere apprezzato, dove l’attesa del colpo è ancora più importante del colpo stesso, dove l’onore tra giocatori conta più della vittoria (si, esattamente come un picchiaduro).
L’Orlando Furioso
Le mosse base di ogni classe e fazione sono pressoché uguali, ma è nella specializzazione di ognuna che si riescono a notare le differenze e il bilanciamento di ogni classe. Abbiamo descritto le classi approfonditamente nel nostro speciale (che vi segnaliamo a questo link) per cui non staremo qui a ripetere le loro caratteristiche, ma vorremmo invece affermare come il bilanciamento tra queste sia effettivamente ben riuscito. Tra tutte le classi in gioco, non c’è uno sbilanciamento totale per quanto riguarda la scelta del combattente, ma conta molto la propria abilità personale e la lettura dell’area dove si combatte. Affrontare una Valchiria armata di lancia in un corridoio stretto potrebbe essere una pazzia, visto che la sua lancia le permette di attaccare in avanti in maniera molto più decisa e a distanza maggiore rispetto agli altri combattenti, così come farsi trovare in campo aperto senza stamina dal Raider vuol dire abbracciare la morte con un sorriso stampato in volto. Va da se quindi che non è solo la prontezza di riflessi o la velocità a determinare il vincitore di un duello, ma tutta una serie di fattori da non sottovalutare, proprio come suggeriva il libro dei cinque anelli. Oltre a questo, è necessario tenere sempre d’occhio la propria stamina, dato che menare fendenti a casaccio nella speranza che l’avversario sbagli la parata, vi porterà a rimenare a corto d’ossigeno ed essere per forza di cose vulnerabili agli attacchi nemici (oltre a non poterne eseguire di vostri). A tutto questo, dobbiamo aggiungere la modalità Vendetta, dove una volta riempita un’apposita barra a seguito di parate, attacchi e ferite, potrete liberare tutta la vostra furia, con un incremento di potenza e resistenza per un breve periodo di tempo, estremamente utile qualora vi trovaste in inferiorità numerica.
Conosci il tuo nemico
Le modalità del gioco sono esattamente le stesse apparse nell’ultima beta pubblica e che non hanno fatto che confermare le nostre impressioni. La Dominion, la modalità iconica in cui bisogna conquistare punti di controllo e uccidere i bot nemici spingendo i propri (in un connubio tra moba, musou e action) è molto divertente, soprattutto se giocata con amici in grado di coordinarsi nelle varie aree di controllo. E’ una modalità abbastanza user friendly, dove comunque l’abilità del singolo può essere supportata anche dal numero dei giocatori nella propria squadra, visto che quello che effettivamente conta è il punteggio finale, che aumenterà o calerà a seconda delle uccisioni, dei bot respinti e ovviamente del tempo di controllo delle zone sensibili. Dopo una decina di partite del genere però, si inizia a sentire prepotente il bisogno di approfondire il sistema di combattimento, di voler in qualche modo mettersi alla prova, ed ecco che le modalità Duello e Deathmatch vengono in vostro soccorso. I duelli 1v1 e 2v2 sono la vera essenza di For Honor (si, esattamente come un picchiaduro), dove la vostra abilità nel combattere se la dovrà vedere contro quella dell’avversario, senza fronzoli, senza colpi di fortuna, solo pura skill. In 2v2 la situazione è analoga, e sebbene si, ci sia il rischio concreto di trovarsi in inferiorità numerica se il vostro compagno viene sconfitto, si è già sviluppato una sorta di “codice d’onore” tra giocatori che punta a far affrontare un avversario per volta, con il vincitore che attende l’esito dello scontro. Per la modalità Deatchmatch, sia che si tratti di quella con rientro che di quella senza rientro, gli scontri 4v4 sono estremamente entusiasmanti, e permettono alle squadre affiatate di mettere alla prova le proprie abilità in scene di combattimento che sembrano uscite direttamente dai film di Kurosawa o da Highlander. Essere l’ultimo rimasto in squadra e combattere contro due avversari per poi farli fuori con la vendetta attiva è una sensazione che pochi giochi riescono a dare, e il dover padroneggiare l’arte della spada (o di qualsiasi altra arma) per essere vincitori ribadisce ancora una volta come For Honor sia un gioco estremamente profondo, che necessita di ore di approfondimento per essere anche solo compreso.
La terrificante bellezza della guerra
Tecnicamente il titolo è eccellente. Non solo per la mole poligonale e l’incredibile accuratezza nei dettagli, ma anche per le animazioni spettacolari. Ogni personaggio avrà un proprio moveset con movimenti specifici, ricreati alla perfezione studiando quelli dei guerrieri reali, Texture molto definite, dettagli ottimi, su Playstation il gioco si difende più che egregiamente, con un frame rate bloccato a 30 fps e 1080p di violenza visiva. Da questo punto di vista, il gioco è decisamente impeccabile. Ottima anche la rappresentazione visiva degli scontri e delle mosse finali, così come le armature che si deformano e si lacerano a seconda dei colpi subiti. Per quanto riguarda i contenuti, gli sbloccabili del gioco consento di personalizzare il vostro eroe con kit estetici, skin di colore e materiali diversi, oltre ad esecuzioni e provocazioni aggiuntive. Oltre a questo, si potranno selezionare degli equipaggiamenti specifici che andranno ad influenzare, oltre all’estetica, anche le statistiche del vostro personaggio, migliorando un valore ma sempre peggiorandone un altro. Questo trade off è un’ottima intuizione, soprattutto alla luce dell’introduzione delle microtransazioni nel gioco. Gli equipaggiamenti infatti potranno essere acquistati sia tramite moneta in game, ottenibile con gli scontri, sia pagando, di modo da avere a disposizione scrigni per il loot in maniera più veloce. Sia chiaro, data la natura del titolo, anche con un equipaggiamento potenziato, un giocatore con skill bassa difficilmente avrà la meglio su uno più abile, ma fa comunque storcere il naso sapere che c’è questa possibilità in un gioco che è totalmente basato sul multiplayer.
PRO:
- Sistema di combattimento all’arma bianca fenomenale
- Tantissimi oggetti e sbloccabili
- Tecnicamente eccellente
- Esaltante, soddisfacente, avvincente
- Finalmente qualcosa di originale
CONTRO:
- Microtrasazioni
- IA nel single player decisamente sotto tono
Versione testata: Playstation 4