Si può parlare di Fire Emblem mania? La serie di Nintendo ed Intelligent System ha più di 25 anni sul groppone e conta 11 capitoli canonici con un dodicesimo in arrivo su Nintendo Switch, ma solo negli ultimi cinque anni abbiamo visto Nintendo proporre una campagna di marketing così sostanziosa per una serie che prima è sempre stata apprezzata da una nicchia ristretta di giocatori, specialmente in occidente. Causa di questa esplosione di notorietà per la saga è sicuramente il successo ottenuto da Fire Emblem Awakening, decima incarnazione del brand uscito nel 2012 che con i suoi due milioni di copie vendute ha conquistato un’inaspettata popolarità in occidente ed il suo successo ha aperto la strada a diversi progetti dedicati al brand come Fire Emblem Fates, progetto molto ambizioso per gli standard della saga, uno spin-off sviluppato dagli autori di Dinasty Warriors di prossima uscita e ad un titolo per dispositivi mobile. Non è un mistero che Nintendo volesse fare un titolo per smartphone dedicato alla sua saga di JRPg tattici: già nei mesi successivi all’uscita di Pokémon GO Nintendo parlò dei suoi piani relativi all’uscita di giochi per mobile, dichiarando di avere in cantiere un titolo dedicato a Mario, rivelatosi poi essere Mario Run, ed uno basato sul brand di Fire Emblem. Non è stata quindi una sorpresa apprendere durante il Nintendo Direct del 18 gennaio dell’uscita di Fire Emblem Heroes, ovvero il gioco che ci apprestiamo a recensire, free-to-play che entra a far parte di un programma di uscite atte a celebrare i 25 anni della serie.
FIRE EMBLEM, VIA SINE FINE
Una volta avviata l’app (e completato il download di dati aggiuntivi) ad accoglierci sarà il tema principale del gioco, ormai noto ai fan della serie ma anche ai giocatori si Super Smash Bros, insieme agli artwork di alcuni personaggi inediti ideati per questo spin-off ed a quelli degli eroi protagonisti di alcuni dei capitoli più famosi della serie. Sì perché Fire Emblem Heroes è una sorta di calderone che contiene tutti i personaggi giocabili degli episodi passati, episodi che (salvo in rari casi) erano ambientati in continenti diversi, addirittura in dimensioni diverse. La trama di Fire Emblem Heroes, presentata durante il Direct come una trama inedita, cerca di dare una spiegazione all’enorme mash-up di personaggi: la storia vede due nazioni contrapposte, il regno di Askr e l’impero Embliano, comandate da due famiglie reali ciascuna dei quali dotata di poteri unici legati ai viaggi interdimensionali: i regnanti di Askr infatti possono aprire portali capaci di comunicare con le altre dimensioni, mentre la fazione opposta sarà in grado di chiudere gli stessi passaggi interdimensionali. I poteri delle due nazioni si compensavano a vicenda e spesso le famiglie reali utilizzavano le loro abilità per aiutare gli abitanti degli altri universi, ma l’impero Emblemiano ha deciso di non chiudere i portali e di convincere i regnanti delle altre dimensioni affinché combattano l’esercito Arksiano. Sì, ormai avrete capito che la trama non è particolarmente convincente, anzi è solo un pretesto per poter affiancare agli eroi protagonisti di questo gioco guerrieri provenienti da Tellius, Lycia e gli altri continenti e che si limita a poche parti di dialogo all’inizio ed alla fine di ciascun capitolo per cercare di dare uno spessore che non esiste al gioco. Ma del resto, trattandosi di un gioco mobile la storia potrebbe anche passare in secondo piano se il gioco è supportato da un gameplay degno, giusto?
Peccato che anche sul fronte del gameplay il gioco si muova su alti e bassi. Concentrare la tattica di Fire Emblem e tutte le variabili che sono coinvolte in un gioco regolare della serie all’interno di un’applicazione mobile non era affatto cosa semplice, però in tutti i modi in cui esso poteva essere fatto probabilmente Fire Emblem Heroes riesce a farlo in quello meno riuscito. Chiariamoci, sin dall’annuncio del gioco non ci aspettavamo di mettere mano su una riproposizione federe dei giochi di Intelligent System sullo schermo dei nostri smartphone, tuttavia non pensavamo neanche di vedere uno sminuimento della componente tattica. Ma andiamo con ordine: come anticipato durante il Direct, le battaglie di Fire Emblem si svolgeranno su minimappe composte da una griglia 8×6 sarà schierato il nostro party composto da quattro dei nostri eroi ed un numero di nemici che va dai tre ai cinque a seconda del livello di difficoltà: come in ogni Fire Emblem la progressione dello scontro avviene a turni e ciascun eroe avrà il proprio livello, le proprie statistiche (che cresceranno con il noto sistema probabilistico presente in tutta la saga) ed altri elementi distintivi come la classe e le abilità. A causa delle ristrette dimensioni delle mappe il movimento di ciascuna unità è stato decisamente ridimensionato, ma le unità manterranno comunque dei movimenti peculiari a seconda della classe di appartenenza: le unità a cavallo saranno quelle che potranno muoversi di tre caselle in ogni turno ma non potrà attraversare boschi e montagne, le altre unità copriranno distanze più corte ma potranno attraversare ostacoli insormontabili per le cavalcature. Altro elemento di similitudine riguarda le armi ed il triangolo che le coinvolge: come la tradizione di Fire Emblem insegna, alcune tipologie di armi sono coinvolti in triangoli dove l’unità che impugna un certo tipo di arma si ritrova avvantaggiata contro chi brandisce alcune armi e svantaggiata contro altre sulla base di uno schema a forma triangolare. Fire Emblem Heroes semplifica questo sistema affidando uno di quattro colori a ciascun tipo di arma e portando il giocatore a ragionare per macrogruppi: ed è così che chi brandisce un’arma blu, sia che sia una lancia che un tomo magico, è avvantaggiato sugli utilizzatori di armi rosse che a loro volta hanno la meglio sulle armi verdi e così via, mentre chi brandisce un’arma grigia è neutrale a questo triangolo e non ha né vantaggi né svantaggi. Gli scontri avvengono con il classico sistema di attacco e controattacco, pertanto anche in Heroes la scelta di non attaccare un particolare personaggio è un elemento strategico significativo che fa parte di una tattica pensata per mettere l’unità avversaria in posizione di svantaggio.
Fin qui mi sono limitato a dire ciò che c’è di buono in Fire Emblem Heroes, ma nonostante il gioco cerchi di ricalcare il più possibile i titoli dai quali prende spunto, tutti gli elementi strategici e tattici vengono appena abbozzati: uno degli elementi cardini della serie è sempre stata la casualità, la Dea Bendata che incombeva sul campo di battaglia e che poteva compromettere le sorti della partita, sia a vantaggio che a scapito del giocatore. Ecco che però in Fire Emblem Heroes non vi è più presente un sistema che stabilisce se l’attacco sortirà effetto e se sarà un colpo critico, ma tutti i colpi sferrati andranno automaticamente a segno ed i colpi critici sono sostituiti da una sorta di colpo caricato che si attiverà automaticamente dopo un numero predefinito di attacchi: nel concept realizzato dagli sviluppatori c’era l’idea di rendere il gioco non un semplice JRPG ma un gioco tattico, ma cellulare alla mano tutto quel feeling presente in Fire Emblem, lo studio di ogni mossa, il dover tenere in considerazione il fattore fortuna si perde completamente in un gioco che pare essere sì immediato come vuole la tradizione mobile, ma anche piuttosto facilone. Anche lo scarso movimento dei personaggi non aiuta a migliorare il feeling con il gioco, costringendoci ad ammassare i personaggi intorno alle aree “calde” dello scontro e dando poco spazio alle manovre evasive, alla possibilità di scambiare i personaggi ed allo stesso tempo portare avanti una manovra offensiva efficiente. Ovviamente non poteva essere un free-to-play senza una componente premium (o se preferite pay-to-win) che si articola su due punti: se da una parte il gioco richiede molto grinding per poter accedere alle missioni avanzate ed ogni missione che intraprenderemo, compresa la torre di allenamento ci costerà punti azione che potranno essere ricaricati con il tempo o con i soldi (ed aggiungeteci che dal livello 10 in poi gli eroi riceveranno sempre meno punti esperienza per ogni scontro vinto), dall’altra l’ottenimento di nuovi eroi avviene tramite una sorta di pesca fortunata che si sblocca spendendo sfere ottenibili in-game oppure pagando, se la fortuna vi assisterà potrete mettere in piedi una squadra forte dopo poche pescate, in alternativa vi toccherà spendere tante sfere (e di conseguenza tempo e/o denaro) all’interno di questa slot machine degli eroi.La conseguenza diretta di tutto ciò è che ben presto il gioco potrebbe venire a noia molto velocemente dato che sarà necessario sempre più tempo per poter progredire nel gioco.
Graficamente il titolo non brilla: gli artwork visionabili durante i dialoghi sono statici mentre gli scontri si limitano ad usare modelli di personaggi realizzati in pixelart e scarsamente animati e, considerando la potenza dei device odierni, stonano terribilmente se messi a confronto con le animazioni non solo di molti giochi mobile, ma anche di quelle viste in Fire Emblem Fates. Sul lato musicale gli sviluppatori hanno giocato d’astuzia ed hanno inserito alcune delle tracce più riuscite tratte dall’universo della serie e riarrangiate per l’occasione, ma non possiamo sorvolare sul poco convincente doppiaggio inglese che per fortuna si limita a delle semplici esclamazioni che sottolineano le azioni che stiamo per compiere.
PRO
- La serie arriva su mobile.
- Richiami marcati al gameplay dei capitoli canonici
- Alcune idee interessanti…
CONTRO
- … ma sviluppate frettolosamente
- Componente strategica non molto marcata
- Trama ridicola
Versione provata: iOS, riprodotta su iPhone 6S aggiornato alla release 10.2.1
Voto: 6,5