Finalmente vi parlo di Final Fantasy 7 Remake dopo averlo fatto l’ultima volta in occasione dell’anteprima milanese del gioco: mi sono preso il mio tempo per spulciarlo fino in fondo, per provarlo in ogni sua modalità e per approfondire tutte le attività secondarie proposte in modo da portarvi una recensione più completa possibile di quello che è senza ombra di dubbio uno dei giochi più attesi del 2020, uno dei remake più bramati dai fan di Final Fantasy ma soprattutto un gioco che farà discutere parecchio appassionati e meno, sia per l’aver toccato un classico amato da moltissime persone ed averlo reso più moderno, sia per il finale di questa prima parte che ha diviso l’opinione dei fan. Chiaramente la recensione è totalmente spoiler-free ed in questa fase non andrò a toccare in alcun modo dettagli riguardanti il finale: quello me lo riservo per un altro articolo.
Com’on, SOLDIER boy
Final Fantasy 7 Remake si è posto un obiettivo estremamente rischioso, ovvero quello di toccare la trama di un gioco che negli anni è riuscito a farsi amare tanto da tanti, pertanto uno dei compiti più difficili era rappresentato da come il gioco avrebbe rinarrato la vicenda di Cloud e dei membri dell’Avalanche, considerando che l’intento dichiarato era quello di espandere la narrazione del gioco del 1997 in modo da approfondire eventi e personaggi che originariamente avevano un ruolo molto marginale o che sarebbero stati approfonditi in un secondo momento, oltre ad integrare tutta quella costruzione narrativa postuma effettuata con i vari capitoli della Final Fantasy 7 Compilation (Advent Children, Before Crisis, Crisis Core, Dirge of Cerberus). Nonostante questo, la storia comincia esattamente come 23 anni fa: l’Avalanche è un gruppo di eco-terroristi che ha deciso di muovere guerra alla ShinRa, l’importantissima compagnia energetica di tutta Gaia che tramite dei reattori sta prosciugando l’energia vitale del pianeta per convertirla in energia elettrica, senza scrupoli sul quale possa essere la sorte di Gaia quando tale flusso energetico smetterà di scorrere. Il piano dell’Avalanche è quello di distruggere gli otto reattori che circondano Midgar, la capitale di Gaia dove risiede il quartier generale della ShinRa, grazie anche all’aiuto di Cloud, un mercenario ex-membro dei SOLDIER ovvero l’esercito paramilitare della ShinRa. In un primo momento Cloud non appare minimamente interessato agli ideali che muovono i membri dell’Avalanche, ma l’amicizia com uno dei suoi membri, Tifa, e l’incontro con un altro personaggio chiave della storia, Aerith, porteranno Cloud a fare propria la causa ed ad opporsi ai piani della ShinRa. Come è ormai noto questo Remake, questo progetto nato per dare nuova luce a Final Fantasy 7, è diviso in più episodi pertanto la trama del gioco riguarda solo una porzione dell’intero arco narrativo del gioco per la prima PlayStation, tuttavia Final Fantasy 7 Remake intrattiene per almeno le 35-40 ore necessarie per il completamento della quest principale. Nel gioco sono stati inseriti diversi momenti dedicati all’approfondimento dei personaggi, in alcuni casi si tratta di poche cutscenes mentre in altri di interi capitoli. Contrariamente a quanto temessi fin dall’annuncio del gioco, le parti nuove od espanse di questo Remake riescono ad armonizzarsi con gli eventi già noti ai fan del gioco. Se escludiamo dall’equazione il controverso finale, molte delle aggiunte narrative vanno a correggere una caratterizzazione dei personaggi farraginosa, dando loro maggiore dignità, oppure a correggere delle ingenuità in una scrittura che risente comunque degli anni trascorsi: ecco che quindi sapremo di più sulla personalità di personaggi secondari come Jessie, Biggs e Wedge ed i motivi che li hanno spinti ad unirsi all’Avalanche, conosceremo sin da subito i membri della Tursk Reno e Rude, ma vedremo anche come Square Enix ha deciso di reinterpretare gli eventi del mercato murato del settore 6; gli gli stessi protagonisti che in alcuni casi risultavano poco più che macchiette hanno ricevuto un notevole approfondimento introspettivo. Certo, alcuni passaggi narrativi mostrano ancora qualche ingenuità di scrittura tipica delle produzioni giapponesi, ma altri passaggi logici sconnessi che ci siamo fatti andare bene 23 anni fa sono stati riveduti in favore di una scrittura più adatta ad una produzione moderna.
Ex SOLDIER boy
In fase di anteprima ho affermato come il lavoro svolto da Square Enix sul sistema di combattimento risultasse notevole in quanto in grado di coniugare la modernità di un action RPG con lo spirito del gameplay originale e dopo 50 ore di gioco trascorse sulla release completa posso confermare quello che avevo osservato in passato. Final Fantasy 7 Remake è un gioco dal gameplay stratificato, capace di presentare un doppio approccio a seconda che siate più amanti delle sue meccaniche action o che preferiate privilegiare quelle tattiche, tenendo ben presente che nessuno dei due vi permette di ignorare totalmente l’altro (a meno che non stiate giocando in modalità Classica dove il combattimento action sarà completamente gestito dall’intelligenza artificiale del gioco). Durante gli scontri prenderemo il controllo di uno dei protagonisti all’interno di un party di massimo tre elementi, ma durante le battaglie si potrà passare da uno all’altro con estrema rapidità: la composizione del party non sarà mai personalizzabile, ma è gestita in maniera automatica a seconda delle esigenze di trama e ciascuno dei quattro personaggi che potranno essere controllati (Cloud, Tifa, Barret e Aerith) ha uno stile di combattimento unico con punti di forza e debolezze che si riflettono sia nelle meccaniche action che in quelle parametriche: se quindi Cloud è improntato sul combattimento a corto raggio ed al contrattacco, Barret è lento ma è in grado di attaccare dalla distanza, Tifa è più veloce e abile a schivare mentre Aerith è tutta improntata sull’uso della magia. Per quanto possiate essere dei draghi nei giochi action, sconfiggere un boss con una bella dose di punti vita senza fare affidamento sulle magie e le abilità del proprio party può essere davvero un’impresa titanica: ogni avversario che incontreremo è dotato di punti di forza e debolezza che dovremo saper sfruttare per stremarlo e sconfiggerlo il più rapidamente possibile. L’avere equipaggiata la magia giusta al momento giusto può davvero fare la differenza in battaglia e non sapete quante volte uno scontro che sembrava infattibile si è rivelato poi molto più facile da affrontare di quanto apparisse una volta riflettuto sulla strategia da adottare ed equipaggiate le opportune Materie. Per chi non lo sapesse, le Materie sono delle sfere capaci di donare poteri a coloro che dovessero equipaggiarsene, inserendole all’interno degli alloggiamenti della propria arma o equipaggiamento: installando le Materie (operazione che non è definitiva e che può essere ripetuta quante volte si vuole, anche con Materie affidate a personaggi che non sono presenti nel party) ogni personaggio potrà apprendere qualsiasi tipo di abilità, indipendentemente dal suo stile di combattimento. Niente vi vieta di rendere Barret il vostro utilizzatore principale di magia curativa oppure di insegnare a Cloud Preghiera che è un’abilità di Aerith, l’unico limite è dato dal numero di alloggiamenti di Materie a nostra disposizione. Alcune abilità sono invece apprendibili in maniera permanente utilizzando sufficientemente una determinata arma, arma che può essere imbracciata solo da un personaggio specifico (le spade per Cloud, le staffe per Aerith e così via) rendendo queste abilità peculiari a differenza delle Materie. Inoltre sia le armi che le Materie possono essere potenziate: le prime tramite un sistema che ricorda vagamente il cristallium di Final Fantasy XIII dove si potranno spendere punti ottenibili tramite il level up dei personaggi o completando alcune sfide per acquisire nuovi alloggiamenti, boost di statistiche o abilità passive; le altre invece aumenteranno il loro livello dopo aver raggiunto un determinato quantitativo di punti assegnati alla fine di ogni battaglia, permettendo di apprendere versioni potenziate delle magie o maggiori bonus dalle Materie che donano abilità passive. Tutte queste caratteristiche donano una sostanziale profondità al battle system che dopo quel tentativo poco riuscito di Square Enix che prende il nome di Final Fantasy XV, finalmente trova una sua dimensione d’essere con un sistema che saprà farsi apprezzare. Sistema di combattimento che però non è manchevole di difetti che non possiamo che brevemente sottolineare: il primo è indubbiamente la telecamera, difetto in realtà condiviso da altre produzioni Square Enix e che ancora una volta risulta incontrollabile in determinate situazioni dove tende a porsi dietro ad elementi di scenario che oscurano parzialmente o totalmente la nostra visuale, soprattutto negli spazi angusti o contro personaggi di una certa mole. Secondariamente l’IA dei nostri compagni non è perfetta: nonostante tenda comunque a parare i colpi e non a gettarsi allo sbaraglio come invece accadeva nel già citato Final Fantasy XV, ma comunque ci sarebbe ancora da limare qualcosa, magari evitando che gli alleati ingaggino l’avversario esponendosi ad attacchi quando la loro barra della salute ha raggiunto la “zona rossa”. Infine, ma qui si tratta forse di una mia eccessiva pignoleria, nelle bossfight dell’ultimo capitolo è stata messa troppa attenzione alla spettacolarizzazione e poca alla qualità della battaglia dato che ci vengono proposti una serie di boss praticamente resistenti o immuni a qualsiasi incantesimo e tutta la battaglia si trasforma in una sorta di sfida di resistenza e di gestione delle cure e dei consumabili.
Dici “palla”
Al di là del battle system, Final Fantasy 7 Remake si dimostra essere un gioco piuttosto lineare: è vero che anche l’originale non permetteva il libro movimento all’interno di una world map fino a che eravamo confinati fra le mura di Midgar, ma la struttura a capitoli del gioco ed a corridoi di molte mappe o l’impossibilità di scegliere liberamente la strada da percorrere una volta arrivati di fronte ad un bivio non per un ostacolo fisico ma per esigenze di trama ci fanno capire che l’esplorazione non è stata messa al centro delle attenzioni del team di sviluppo, tuttavia la grande mole di cinematiche presenti all’interno del gioco che si susseguono nel corso del gioco non fanno pesare le scelte di game design adottate. Le 40 ore di gioco scorrono senza troppi intoppi e senza mai annoiare, fatta eccezione per qualche passaggio forse non troppo riuscito come nella tangenziale crollata con i suoi maledetti e lentissimi bracci meccanici. Ciò che trova difficilmente i suoi spazi all’interno degli ambienti sono le missioni secondarie: non fraintendetemi, non intendo per quantità o qualità (anche se per lo più si tratta di fetch quest), intendo dire che le ridotte dimensioni della mappa di gioco liberamente esplorabile che si estende dai bassibondi del settore 5 a quelli del 7 ci porteranno ad affrontare tali missioni sempre nelle stesse ambientazioni che se non sono costituiti da spiazzi vuoti di terra brulla circondati da rottami e calcinacci allora si tratta degli sfarzosi negozi del mercato murato. La varietà di ambientazioni nelle fasi libere è piuttosto limitata, ma si rialza nei dungeon che attraverseremo nei quali si respirano atmosfere completamente diverse, dai reattori mako al meraviglioso palazzo della ShinRa, passando per il cimitero dei treni, le fogne ed il laboratorio di Hojo. I dungeon tra l’altro presentano anche diversi enigmi ambientali, mai troppo complicati e capaci di offrire varietà durante la loro esplorazione per non annoiare (ad eccezione, dei già citati bracci meccanici). Le attività secondarie, non moltissime a dir la verità, sono comunque di intrattenimento soprattutto le battaglie nell’arena che offrono scontri a difficoltà progressivamente crescente con set di regole dedicati. Il vero endgame è rappresentato dalla possibilità di giocare la new game + in modalità difficile, dove la difficoltà è costituita da un cambiamento delle regole: non si potranno usare consumabili e nei punti di ristoro i membri del party recupereranno solo vitalità ma niente punti magia, il che porta il giocatore a dover rivedere completamente il suo approccio al gioco, specialmente i boss. Artisticamente parlando Final Fantasy 7 Remake si presenta in eccellente forma: non solo le sequenze animate dal taglio prettamente cinematografico donano maggiore enfasi a molti momenti della storia, da quelli più drammatici e tragici a quelli più dolci e pacati, ma il restyle sia dei personaggi che degli scenari è stato fatto con tutti i crismi. Vedere per la prima volta il reattore mako quando arriviamo ai suoi piedi oppure i bassifondi del settore 5 mentre fuggiamo per i tetti rendono una sensazione di meraviglia incredibile ed è un vero peccato riscontrare come in certe situazioni siano state suate texture a bassa risoluzione per dei dettagli dello scenario non proprio indifferenti in termini di dimensioni. Sono cose su cui comunque ci si può passare sopra se ci si focalizza sulla bellezza dei modelli poligonali sia di primari e compirmari sia dei mostri e soldati ShinRa che intralciano il passaggio di Cloud, oppure sui giochi di luce delle insegne del mercato murato o dei neon del palazzo ShinRa. Oltre all’aspetto visivo, anche l’orecchio rimane profondamente estasiato: le musiche sono eccellenti reinterpretazioni dei brani originali scritti dal buon Noubou Uematsu, autore di tante colonne sonore targate Final Fantasy, riorchestrati per l’occasione e presentati con un nuovo sistema dinamico che le fa variare per intensità a seconda di ciò che succede su schermo. Una grandissima nota di merito anche per il doppiaggio inglese che mi ha accompagnato nel corso della mia avventura: nonostante le discrepanze fra le frasi recitate dai personaggi e quelle riportate nei sottotitoli in italiano, basate sul doppiaggio giapponese, il cast scelto per interpretare i personaggi è praticamente perfetto e riesce a mettere in risalto il loro carattere, cosa che invece ho notato molto meno nel poco tempo passato con il doppiaggio giapponese, molto più anonimo e privo di personalizzazione nelle performance recitative.
Versione testata: PlayStation 4 Pro
Versioni disponibili: PlayStation 4
La recensione in breve
Alla fine Final Fantasy 7 Remake è un ottimo prodotto che avrebbe potuto ambire all'eccellenza ma che non riesce a raggiungere a causa di alcune piccole sbavature, ma nel complesso è un prodotto capace di soddisfare sia i palati dei vecchi fan che quello delle nuove leve, lasciando scontenti solo quella fetta di fan intransigenti che si aspettavano un porting 1 a 1 del classico del 1997 (cosa che era impensabile). Nonostante lo scarso endgame ed il discutibile finale, l'esperienza a Midgar vi lascerà senza parole grazie alle sequenze animate dal taglio cinematografico, al gameplay ottimamente reinterpretato ed alla colonna sonora indimenticabile che hanno donato nuova luce e splendore all'avventura di Cloud e dell'Avalanche a Midgar.
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Voto Game-Experience