Black Forest Games ci porta nel freddo ed interminabile inverno di Fade to Silence alla scoperta di un survival punitivo, inflessibile e rigido come il freddo che lo caratterizza. Il salto dai colori di Giana Sisters all’oscurità di Fade to Silence è indice di un team sicuramente flessibile, capace di intraprendere nuove sfide e ripartire da zero. Dopo due anni passati in Early Access, Fade to Silence è pronto al suo rilascio e noi lo abbiamo analizzato.
Winter is coming
Chi dice che i survival sono morti probabilmente non ha ben presente il marasma di titoli che invadono quotidianamente gli store digitali. Fade to Silence è riuscito a farsi notare grazie ai suoi toni cupi ed agli elementi sovrannaturali che contraddistinguono il titolo. A differenza di altri survival dove la tendenza è quella di mettere in risalto la bellezza letale dell’ambiente e delle sue interazioni, Fade to Silence ci mette davanti ad un mondo ostile, giocando la carta del post-apocalittico ed incalzando il sovrannaturale strizzando l’occhio a State of Decay. Non saranno però gli zombie di Undead Labs a bussare alla porta del nostro accampamento ma dei veri e propri mostri che infestano la terra. Ad affrontare le ostilità del mondo troveremo Ash, il nostro protagonista. Tormentato da una sorta di spettro, prenderemo il controllo di Ash all’interno di una grotta che, dopo essere morti per l’ennesima volta (?), ospita ancora il nostro cadavere.
Fade to Silence, tra i tanti contenuti e le tantissime influenze, vuole infatti avvicinarsi anche alla corrente Soulsiana, mettendo in conto non soltanto la sopravvivenza del nostro personaggio ma anche la prevedibile morte e resurrezione aggiungendo l’oscura minaccia della permadeath. Queste componenti e modi di ragionare vanno a scontrarsi generando un’incoerenza nel design che, per forza di cose, rendono il titolo poco coinvolgente. Lo scopo principale di un survival è, come il nome stesso suggerisce, quello di sopravvivere, restare vivi a qualsiasi costo. L’equazione non prevede la morte ma la sopravvivenza, Fade to Silence invece sembra voler essere una sorta di survival Rogue-like che ci permette di conservare alcuni progressi man mano che andiamo morendo, cozzando completamente con il concetto di sopravvivenza che dovrebbe invece caratterizzare il titolo.
Raccogliere i pezzi
Se da un lato troviamo una storyline poco chiara ma soprattutto poco interessante, spiegata attraverso dialoghi forzati e personaggi caratterizzati in modo superficiale e poco ispirato, dall’altro possiamo godere di tutti quegli elementi che rendono i Survival dei sandbox da esplorare e da sfruttare in tantissimi modi. Il mondo di Fade to Silence è ostile, inospitale ed estremamente punitivo ma allo stesso tempo pieno di risorse da utilizzare per sopravvivere e per costruire oggetti e rinforzare l’accampamento con edifici aggiuntivi che vanno ad introdurre nuove funzionalità. Esplorare il mondo di Fade to Silence tuttavia non è semplice, bisogna tener conto dei nemici, delle condizioni climatiche e dei bisogni del nostro personaggio. Imperversato da tempeste di neve che portano la temperatura sotto ai -90° e da zone infestate da una sorta di maleficio da estirpare, gli ambienti proposti da Fade to Silence sono ricchi di risorse ma spesso inaccessibili o estremamente pericolosi. Come in ogni survival che si rispetti, oltre alla minaccia latente delle condizioni avverse, il giocatore dovrà difendersi anche dai vari nemici. In questo caso, ci toccherà affrontare un ventaglio di mostri abbastanza vasto con nemici che necessitano di approcci variegati per essere abbattuti nel migliore dei modi, se ci fosse un combat system. La corrente soulsiana che ha ispirato Black Forest Games non è stata abbastanza forte da spingere il team verso un sistema di combattimento adeguato e preciso. Fade to Silence ci mette infatti di fronte ad un sistema di combattimento poco reattivo e vario che propone soltanto due tipi di attacchi, un sistema di stamina completamente incongruente con l’utilizzo degli attacchi ed un sistema di collisioni a dir poco disastroso. Se il ventaglio di nemici proposti nel gioco è infatti abbastanza ampio, il modo di affrontarli in sicurezza resta sempre uno: due attacchi caricati che esauriscono la stamina seguiti da un moonwalk in attesa che questa si ricarichi per poi colpire. La piattezza del combat system in effetti va a riflettersi anche nella gamma di attività da svolgere all’interno del gioco, dal salvare sopravvissuti da aggiungere all’accampamento al purificare le zone corrotte per potervi accedere e farmare materiali utili. Un sistema di crafting molto basilare e poco innovativo, accompagnato da una lentezza generale o meglio, una sensazione di pesantezza nelle azioni da compiere, spesso inutilmente complicate e scomode come la slitta usata per gli spostamenti, rendono Fade to Silence un titolo difficile da digerire. Poco coinvolgente nei suoi personaggi, piatto e ripetitivo nel combattimento, il titolo di Black Forest trova la sua ispirazione nei miglioramenti dell’accampamento, unica fonte di soddisfazione tangibile che permette uno sviluppo ramificato capace di cambiare le sorti del nostro gameplay. Così come lo spirito del nostro personaggio, anche quello del giocatore viene annichilito ora dopo ora a causa delle troppe imperfezioni e delle meccaniche inutilmente complesse. Tecnicamente parlando, Fade to Silence riesce a farsi guardare senza troppe pretese, proponendo una resa grafica al di sotto degli standard odierni che riesce, nonostante alcuni limiti, ad essere apprezzabile. Stabile nei suoi 60FPS durante la nostra prova su una macchina di fascia medio-alta, il titolo propone degli scorci interessanti, intaccati soltanto dalla monotonia delle ambientazioni. Il risultato finale è un titolo poco più che sufficiente che non riesce mai a catturare veramente il giocatore e che, nonostante i due anni passati in early access, sembra ancora lontano dalla sua versione finale.
PRO:
- Base building interessante
- I compagni possono essere determinanti
- Possibilità di co-op molto gradita
CONTRO:
- Alcune meccaniche sono inutilmente complesse
- Sistema di combattimento da dimenticare
- Attività ripetitive e poco coinvolgenti
- Personaggi poco caratterizzati
- Trama di fondo poco chiara
Voto finale: 6