Quando compi 21 anni, dovresti essere maggiorenne già da un po’, dovresti aver capito cosa vuoi fare della tua vita, o quantomeno capire cosa ci fosse di sbagliato prima e cosa non vorresti più. Se è vera per tutti questa affermazione, potremmo applicarla anche alle saghe storiche di videogiochi. Nel nostro caso specifico, quella di Dynasty Warriors sta per arrivare ben oltre la maggiore età senza però aver alcune intenzione di cambiare granché dalla sua nascita, trascinandosi negli anni come punto di riferimento del genere musou senza però avere mai avuto il coraggio di osare, o quantomeno di correggere cosa ci fosse di sbagliato nella serie. Per questo quando venne annunciato che Dynasty Warriors 9 avrebbe avuto una struttura open world, in molti avevano sperato che finalmente qualcuno in casa Omega Force avesse deciso di fare il grande passo, ma purtroppo, dopo una settimana passata a ripercorrere per l’ennesima volta Il romanzo dei Tre Regni, possiamo tranquillamente dirvi di no.
La guerra senza fine
La modalità principale (ed unica) di Dynasty Warriors 9 prevede ancora una volta che ripercorriate la travagliata ed entusiasmante storia della Cina durante l’epoca della guerra dei Tre Regni, portandovi nuovamente all’attenzione le storie di Cao Cao, Lu Bu, Lin Wei e tutti i personaggi epici e tragici che negli anni sono entrati nell’immaginario collettivo. Potrete scegliere di giocare ognuna delle 13 missioni presenti con tutti i personaggi del roster appartenenti alle varie dinastie, sbloccabili però dopo averle completate con il protagonista principale. La differenza sostanziale la troviamo nel punto di vista della storia, che cambierà a seconda del personaggio scelto, ma non avrete eccessiva varietà di situazioni o di trama rispetto agli altri personaggi o i titoli precedenti della saga; d’altronde, la storia dei Tre Regni è sempre quella. Da questo punto di vista, il pregio di una storia del genere risiede nella sua longevità, davvero elevata, che quindi giustifica appieno l’acquisto da parte di un appassionato. Peccato che la ripetitività verrà ben presto messa in evidenza da una serie di fattori che la struttura open world esaltato, invece di mitigare.
Mondo aperto, paesaggio vuoto
La grande novità dell’open world vi regalerà una mappa di dimensioni ragguardevoli e che sarà completamente a vostra disposizione, dove potrete girare in lungo e il largo combattendo i soliti eserciti nemici da solo o scoprire alcune delle nuove attività che gli sviluppatori hanno introdotto. Peccato che dopo pochissime ore vi accorgerete di come il mondo sia in realtà vuoto e piatto, riempito a forza di strutture ed eserciti che sono tutti uguali tra loro e che non offrono nessun punto di riferimento o invogliano il giocatore a scoprirlo, se non per esigenze di trama. La struttura stessa delle missioni, che nella stragrande maggioranza dei casi vi obbliga a dirigervi in un punto, sterminare qualsiasi cosa si muova e tornare indietro, non aiuta, e ben presto ignorerete le battaglie in giro per la mappa per puntare direttamente all’obiettivo e finire il tutto il prima possibile, come quando si toglie un cerotto di getto. Uno spreco enorme, dato che le potenzialità per una vera rivoluzione c’erano tutte, e invece si è preferito rimanere sul sicuro, traslandolo il tutto semplicemente in uno spazio più grande. Anche gli spostamenti, nonostante la presenza di una funzione di viaggio rapido, si riveleranno estremamente tediosi, soprattutto perché il cavallo a vostra disposizione avrà una barra della stamina, e sempre più spesso abbiamo desiderato che questa non finisse mai, il tutto condito da un indicatore di direzione che molto spesso andava a farsi benedire. Le attività collaterali, come la caccia, la pesca e l’esplorazione, sono fini a loro stesse e possono tranquillamente ignorate, nonostante la presenza di un sistema di crafting abbastanza rudimentale per creare un equip migliore, migliorabile comunque anche attraverso il denaro.
La forma e il frame rate
Il sistema di controlli è rimasto lo stesso dei capitoli precedenti, così come l’intero gameplay, forse proprio per non scoraggiare i fan più hardcore. Il risultato è il solito massacro di migliaia di nemici da parte di un unico ed inarrestabile guerriero, con qualche occasionale duello con i generali nemici, nemmeno troppo impegnativi a dir la verità, ad eccezione del solito Lu Bu chiaramente. Alcune piccole novità ci sono in realtà, come l’introduzione del rampino per scalare mura e torri, ma non fanno altro che enfatizzare la sconfinata potenza del vostro personaggio. Anche la componente simil strategica, con la conquista degli accampamenti chiave o di posizioni vantaggiose all’interno della battaglia ci è parsa molto meno importante rispetto ai capitoli precedenti, relegata a mera completistica piuttosto che a parte fondamentale dell’intera battaglia, permettendovi di concentrarvi così esclusivamente sull’inanellare il maggior numero di combo a discapito degli sventurati soldati nemici. Nonostante tutto, massacrare senza sosta interi eserciti è dannatamente divertente, quasi rilassante qualora abbiate avuto una giornata dura, confermando ancora una volta come i musou siano l’antistress perfetto. La scelta tra i vari personaggi è vastissima e ognuno ha il proprio movest dedicato, anche se c’è da ammettere che alcuni sono decisamente più riusciti e divertenti degli altri da usare. Nonostante tutto la varietà da questo punto di vista non manca, segnando un punto a favore di Dynasty Warrior 9.
Per il commento tecnico, diciamo immediatamente che i personaggi principali sono curatissimi in ogni dettaglio e rasentano la perfezione. E questo è l’unico pregio, perché per il resto la nostra prova su PC ci ha lasciato estremamente delusi. Il mondo di gioco è spoglio, le textures sono in bassa risoluzione e la profondità di campo è un concetto sconosciuto. Inoltre, dopo aver visto il disastro della versione console, pensavamo che almeno quella PC avesse mitigato i problemi, ma invece ci siamo trovati tra le mani un titolo che dovrebbe viaggiare ben oltre i 60 frame al secondo, ma a stento raggiunge i trenta e con frequenti drop che rovinano purtroppo l’intera esperienza. Un errore imperdonabile, soprattutto in un genere frenetico come quello dei musou. Eccellente invece, e qui ci togliamo il cappello, la colonna sonora, che mixa sapientemente note epiche tipiche della cultura orientale, tanto da farvi immaginare di essere in un film di John Woo. Altro dettaglio importante: per la prima volta, i sottotitoli sono localizzati in italiano.
PRO:
- Tanti personaggi ben modellati
- Eccezionale colonna sonora
- Decisamente longevo
CONTRO:
- Tecnicamente insufficiente
- Estremamente ripetitivo
- Mappa di gioco enorme ma vuota e anonima
- Attività collaterali non sfruttate a dovere
Versione testata: PC
Voto: 6