Ricordate Operencia? Dread Nautical è l’ultimo lavoro concepito dall’ambizioso team di sviluppo ungherese Zen Studios, che sta iniziando a tirarsi su le maniche sempre più spesso per impastarci qualcosa di interessante e divertente. Stavolta si tratta di un gioco che fa (neanche tanto) velatamente riferimento al nostro amicone Lovecraft. Sapere come la pensa a riguardo: dopo l’iniziale entusiasmo, la reazione sta iniziando a trasformarsi tutte le volte in quella di una girata d’occhi sarcastica – l’ennesimo gioco sull’ennesima idea riciclata per l’ennesima volta dal famoso scrittore dei Miti? Però è Zen Studios, che dopo essersi dimostrati tanto zelanti col validissimo Operencia, in fondo un po’ di curiosità te la fanno venire. No? Vediamo.
Basta con gli scenari oscuri e misteriosi!
La trama di Dread Nautical è estremamente breve ma incredibilmente funzionale nell’introdurci tutto quello che riguarda il gioco nel giro di dieci minuti, senza troppi volteggi estetici o giri di parole che non vanno a parare da nessuna parte. Siamo su una nave crociera e le vacanze sono il nostro vero nemico… ah, scusate, sbagliato recensione. Dicevo, siamo su una nave da crociera e dopo anni di miraggi siamo in vacanza in un mare splendido, attorniati dal nulla più assoluto: festini, divertimenti, sbronze e shopping si susseguono tutti i giorni o quasi. Ma ecco che all’improvviso… il lavoro! No. O magari sarebbe stato meglio. All’improvviso una forza misteriosa invade il Pacifico e inghiotte la nostre bella crociera che lo stava attraversando proprio in quel momento, assieme a tutti i turisti spensierati e sbronzi che sostavano un po’ dappertutto a godersi l’aperi-cena o l’addio al celibato. Sapete cosa succede in questi casi: disperazione, follia, la luce naturale che si spegne, il mare che oscilla, il cibo che cade dai tavoli, urla. Poi più nulla. Versi abominevoli. Probabilmente Shub-Niggurath che entra dalla porta di servizio.
E così ci risvegliamo nei panni di uno dei quattro personaggi selezionabili, senza memoria ma momentaneamente al sicuro, in una stanza nel livello più basso del ponte di comando.
Polpi e rotte fan rima con botte
Capiamoci, dopo un po’ di uscite viene naturale detestare anche il più vago riferimento ai Miti di Cthulhu che non faccia parte di una canzoncina dei Nanowar. Ma nel caso di Dread Nautical, per quanto possa sembrare assurdo, la cosa funziona perchè tutto viene messo su un piano di lettura irriverente e sarcastico, dove i protagonisti del gioco stesso (aldilà del loro essere abbastanza comici) sfondano più volte la quarta parete rivolgendosi al giocatore stesso.
Partiamo subito dopo l’introduzione animata dove la paura più grossa la troverete guardando i modelli poligonali: non agonizzate davanti allo schermo, la decisione è del tutto voluta per rendere il racconto leggero e giocabile. Il gioco ci farà innanzitutto scegliere uno dei protagonisti tra quattro possibili alternative, ed un livello di difficoltà tra tre: “normale”, “difficile”, “insana”. La scelta non è modificabile successivamente perchè limita anche gli incontri con le poche persone semi-sane rimaste a bordo della nave, che nella partita normale potrebbero diventare nostri compagni da gestire. Ma torniamo a noi: una volta risvegliato, un meccanico scampato nella stanzetta assieme al nostro eroe ci spiega più o meno la situazione. Noi dal nostro canto non abbiamo memoria di nulla, quindi affrontiamo il primo livello con la grazia di un minatore in una sala da ballo, accompagnati da tuturial ben strutturati e semplici da capire, per poi suonare la sirena della nave, il nostro “clacson” di salvataggio. Il personaggio cade a terra, convincendoci per una manciata di secondi d’aver fatto la classica idiozia (tipo i personaggi che si dividono in un film horror), ed il cambio di scena ci riporta alla cabina sicura, al personaggio nel letto che si alza di nuovo, tutto come prima. Solo che stavolta il nostro alter-ego ricorda qualcosa – e non solo. Andano avanti nel gioco, affronteremo ciclicamente lo stesso giorno, ripetendolo fino a quando non avremo esplorato metodicamente ogni angolo nella nave raccogliendo pagine di uno strano libro, che ci aiuteranno a capire cosa sta accadendo realmente.
Nel frattempo, durante il nostro via-vai troveremo dei sopravvissuti, ognuno con una storia diversa, una mentalità diversa e una pellaccia da salvare. Questi personaggi non si uniranno subito a noi: prima di poterli invitare al sicuro nel nostro hub, sarà necessario fare qualche piccola quest ed avere successo nei loro dialoghi, in modo da riempire una sorta di “livello della fiducia” che una volta raggiunto il polo positivo li convincerà a rimpinguare le nostre fila. Una meccanica in realtà semplicissima, che anche se non è sempre ben motivata dalla narrazione verrà scusata dall’urgenza di avere dalla nostra parte il numero maggiore di sopravvissuti – personaggi che faranno la differenza nelle fasi più avanzate. Di ponte in ponte, di eplorazione in esplorazione, i nemici si faranno sempre più numerosi e pericolosi e i sopravvissuti fungeranno da aiuto controllabile, equipaggiabili di tutto punto – cosa che fa di Dread Nautical un blando survival. Per accogliere queste nuove leve sarà però necessario installare dei letti nel nostro hub, dove costruiremo progressivamente altre stazioni, da quella medica a quella di lavoro, andando a utilizzare gli scarti trovati nella nave per organizzare la parte gestionale del gioco. Per potenziare ogni personaggio nelle sue caratteristiche troveremo invece delle rune. Sarà anche necessario far mangiare i nostri compagni usando il cibo trovato nella nave, ma facendo attenzione a razionare le scorte per evitare di far indebolire, fino a morire, qualcuno – inoltre il cibo serve come metro di sanità mentale. In tutto il gioco le valute principali rimarranno sempre le stesse – scarti, rune e cibo – e per salvare la pelle ci troveremo a gestire un team sempre più grande, cui vanno potenziati e riparati gli oggetti dopo ogni utilizzo e che va fatto salire di livello per affrontare le avversità senza timori.
Una volta fatto questo, ad ogni livello dovremo esplorare il più possibile per poi raggiungere il ponte di comando e suonare la sirena, terminando la giornata. Dread nautical spinge tantissimo sulla necessità dell’esplorazione per la sopravvivenza, diventando estremamente punitivo in caso contrario: l’obbiettivo principale del gioco è infatti esplorare tutti i ponti a fondo, circa venti, affrontando orde di nemici sempre più agguerriti e raggiungendo ogni volta la sirena per tornare all’hub.
Sotto il lato del combat system, Dread Nautical si rifà ad un combattimento a turni assolutamente classico: potremo muovere il protagonista e gli alleati avendo a disposizione dei Punti Azione (PA, AP, che dir si voglia) indicati in azzurro sopra l’omino, che serviranno anche ad utilizzare varie armi o i pugni. Il danno è calcolato in base alle statistiche dell’oggetto, e nel caso non ci fossimo mossi prima e l’attacco non consumi tutti i nostri punti azione, potremo ripeterlo fino alla fine di questi ultimi, sia nel caso di armi da fuoco che da mischia. L’unico vero problema in questo caso è rappresentato dal posizionamento, perchè se nel caso delle armi da mischia potremo colpire un avversario da qualsiasi lato, nel caso delle armi a distanza bisognerà per forza essergli di fronte o accanto, anche se distanziati. Per di più, non esiste modo di “andare in difesa”: l’unico modo per ripararsi dal colpo sarà subire il danno affidandoci alle armature trovate nella mappa per attenuarne la potenza. L’IA degli avversari comunque non ci porrà delle sfide impossibili da affrontare, sempre se avremo livellato i personaggi: molti di loro agiranno in maniera lineare anche sugli ultimi ponti, facendo risultare lo scontro alle lunghe un po’ noioso, con pochissime variazioni. Nonostante questa sia una pecca da non sottovalutare, il gioco ci offre abbastanza da controbilanciarla: i sopravvissuti per esempio, che non saranno semplici macchiette sul muro benchè si capisca fin da subito che tipo di carattere possano possedere, e che non si lasceranno facilmente convincere. Per tale motivo in Dread Nautical troviamo le classiche risposte multiple da RPG, che aumentano l’imprevedibilità della storia e del finale, che può essere influenzato dalle nostre scelte.
Cambiare si può (con stile)
Dread Nautical è un titolo pieno di momenti assurdi e divertenti, con battute tra personaggi e perfino mostri. L’estetica va a braccetto con queste sue caratteristiche proponendoci una grafica altrettanto assurda, tridimensionale e con pochi poligoni, che però si fa godere e fa scappare anche qualche risata dovuta alle espressioni dei vari personaggi (il detective è il migliore, fidatevi). Se i modelli tridimensionali dei personaggi sono smaccatamente di impronta autoriale, quelli del resto dell’ambiente sono molto curati e gradevoli. Il gioco ci regala ambientazioni molto evocative e riprende alla leggera alcune tematiche tipicamente Lovecraftiane, senza trattarle troppo seriamente rischiando di trasformarle in un’omelette di polpo gigante. Proprio per questo l’occulto diventa presto solo una tematica di fondo, sufficientemente realizzata per intrigarci ma non per annoiarci a morte.
Per quanto riguarda le musiche, sono tutte ben orchestrate e gradevoli e difficilmente vi annoieranno. La localizzazione inglese dei personaggi in particolare vi farà spaccare dalle risate, mentre la traduzione italiana a nostra disposizione sotto forma di sottotitoli e interfaccia, a parte perdere qualche leggero colpo qua e là, risulterà quasi sempre ben confezionata, completa e in grado di fornirci ottime indicazioni, oltre a farci godere della storia presentata da Zen Studios. Da notare le notevoli prestazioni su pc del gioco, che non è mai crashato nè si è mai buggato, e che non ha mai riscontrato cali di frame-rate tali da disturbare l’esperienza.
PRO:
⦁ La storia è carina, divertente e non si prende sul serio
⦁ Longevo e rigiocabile
⦁ Graficamente gradevole, tecnicamente buono
⦁ Per la felicità di molti, è localizzato in italiano
CONTRO:
⦁ Non adatto agli “estremamente puristi” che vogliono il terrore
⦁ Gameplay alle lunghe ripetitivo
⦁ IA nemica un po’ troppo prevedibile
Versione provata: PC
VOTO 7.5
Dread Nautical è, a fronte di tutti i pregi e difetti, un gioco estremamente interessante che tira fuori un po’ di idee originali e sfiziose e prova a darci un gameplay vario assieme ad un tratto stilistico unico nel suo genere. Non è certo il gioco ideale per chi vuole solo terrore e disperazione, nè un giocone dell’anno, ma per chiunque altro avesse voglia di una ventata d’aria fresca (di mare maledetto) questo potrebbe essere un buon titolo, che combattimenti a parte, mischia tanti elementi tra cui un po’ di RPG e survival riuscendo a tirarsene fuori con serenità e senza troppe pretese.