La serie di Dragon Quest vanta un non indifferente numero di capitoli canonici (dieci per l’esattezza, con un undicesimo episodio in arrivo entro il 2017) che negli anni hanno contribuito a gettare le basi del genere JRPG e, insieme a Final Fantasy, Dragon quest è uno dei brand di giochi di ruolo alla giapponese più conosciuti in tutto il mondo. Ovviamente per massimizzare i profitti derivanti dal successo del brand, Square Enix (ed Enix in precedenza) ha prodotto una serie di spin-off che molto spesso mischiano personaggi e caratteristiche derivanti dalla saga principale ad un gameplay ispirato ad altri giochi che nulla hanno a che fare con la famosa serie: ne sono un esempio i vari Dragon Quest Monsters, sottoserie nata sull’onda del successo del brand di Pokémon, ed il recente Dragon Quest Warriors nato da una collaborazione con gli sviluppatori di Dinasty Warriors, serie dalla quale eredita il gameplay. Il trailer di annuncio di Dragon Quest Builders non ci stupì, ma ci lasciò parecchio perplessi: il gioco sembrava sotto molti aspetti una versione rivisitata di Minecraft, titolo che negli ultimi 7 anni ha avuto un enorme impatto sul mercato in termine di vendite. Il dubbio sorto davanti all’annuncio riguardava la possibilità di conciliare un mondo composto da cubi alla struttura di gioco ed alla direzione artistica tipica della saga: per fortuna quando abbiamo provato il gioco ogni dubbio è stato fugato e vi spieghiamo perché.
Puoi aggiustarlo, sì, con Bob
La storia alla base del gioco è piuttosto semplice, ma più che un pretesto narrativo si tratta di un vero e proprio collante utile a tenere insieme tutte le missioni presenti nel gioco (delle quali parleremo più avanti) oltre che a dare una contestualizzazione delle vicende pregresse. Ci troviamo in un mondo avvolto dalle tenebre, calpestato da ogni genere di mostro e creatura maligna e dominato da un signore oscuro conosciuto come Dragolord che ha steso un mantello di oscurità su tutto il pianeta. Il nostro avatar (che potrà essere personalizzato unicamente nel sesso e nel colore di capelli, occhi e pelle) verrà risvegliato dalla Dea Rubiss, uno spirito della terra che ci spiegherà come col calar delle tenebre gli uomini abbiano perso le abilità di creazione e costruzione delgi oggetti, tornando ad una sorta di età della pietra: solo l’eroe (che poi ovviamente sarebbe il giocatore) è l’unico ancora in grado di creare oggetti dalle materie prime e questo suo “potere” lo rendono l’eletto, l’unico in grado di poter aiutare l’umanità e l’iberare il mondo dal buoi che l’ha avvolto, avvalendoci di mistici oggetti chiamati stendardi di luce che ci permetteranno di rischiarare le aree ad esso circostanti. L’avanzamento del gioco avviene tramite una struttura a missioni che ci verranno affibbiate dalla dea e dagli uomini che incontreremo nella nostra avventura: tali missioni sono una delle principali differenze fra Dragon Quest Builders e Minecraft perché in questo caso avremo sempre qualcuno che ci dirà cosa dovremo fare ed il nostro fine ultimo non sarà la sopravvivenza del singolo ma la salvezza dell’umanità.
Saprai farlo, sì, con Bob
Sarebbe inutile negare una correlazione fra Dragon Quest Builders e Minecraft, sia perché sarebbe poco credibile sia perché effettivamente è palpabile l’influenza che ha avuto il gioco creato da Notch su questo spin-off: esattamente come Minecraft, il mondo di Builders è composto da cubi che potranno essere distrutti con le armi o con specifici strumenti (fra i quali il nostro fido martello) e che ci permetteranno di guadagnare materie prime che verranno stoccate nel nostro inventario. Tali materie potranno essere riutilizzate in due modi: il primo è semplicemente ridisponendo ciascun cubo nello spazio al fine di aprire nuove strade e raggiungere punti altrimenti inarrivabili oppure per creare case ed altri edifici per gli uomini, il secondo è quello di utilizzarli all’interno del banco di lavoro per la creazione degli oggetti più disparati: torce, mobili, armi e chi più ne ha più ne metta. Non sempre tutte le materie prime potranno essere trovate radendo al suolo tutta la radura circostante, ma verranno lasciate cadere dai mostri che abitano nei dintorni una volta che li avremo sconfitti. A proposito del battle system, questo sarà affidato ad un unico tasto e le capacità combattive dell’eroe saranno influenzate più dall’equipaggiamento che dalle nostre abilità come giocatori: ciò potrebbe svilire quindi la componente ruolistica del gioco oltre che a risultare piuttosto nosiose, pertanto i programmatori hanno deciso di inserire gli attacchi agli edifici da noi con cura costruiti da parte di orde di mostri. Queste fasi metteranno alla prova le difese della vostra città e si presenteranno sia come evento casuale sia come vere e proprie missioni, solitamente terminanti con una boss fight: questi scontri metteranno alla prova tutto il lavoro di pianificazione strategica fatto in precedenza dato che oltre a sconfiggere tutti i mostri presenti dovrete fare in modo che la città ne esca intatta o quasi e che i cittadini siano incolumi. Per fare ciò sarà quindi importante pianificare una buona tattica difensiva ergendo muri, posizionando trappole di varia natura ed attrezzando la città di un armeria per permettere ai cittadini di spalleggiarvi in maniera efficace. La parte “creativa” di Dragon Quest Builders è nettamente meno sviluppata rispetto a quella presente in Minecraft, permettendo di realizzare strutture non più alte di 32 cubi dal livello del mare, ma per come è impostato l’intero gioco anche raggiungendo l’endgame ed avere la possibilità di agire senza il vincolo delle missioni, Drago Quest Builders non è mai un gioco che ti invoglia a realizzare riproduzioni di piramidi egizie all’interno del gioco.
Quasi niente da obiettare sul comparto tecnico: la direzione artistica ed il character design, fedeli alla serie e piuttosto essenziali, hanno permesso di creare dei modelli di NPC e nemici molto ben animati e coperti da texture curate (parliamo ovviamente della versione PS4) mentre la natura modulare del terreno di gioco non ha permesso la creazione di texture omogenee sul suolo, ma possiamo soprassedere su questo aspetto. La colonna sonora, sempre piacevole all’ascolto, è caratterizzata sia dagli ormai stranoti temi classici della saga che da musiche scritte ad hoc con la stessa maestria impiegata per i capitoli canonici. Unica nota di demerito è da evidenziarsi nella telecamera che spesso non ci verrà in nostro aiuto nelle fasi di costruzione, ruotando in maniera improvvisa dietro ad un muro di texture oppure non permettendoci di osservare da vicino ciò che stiamo facendo.
PRO
- Bell’ibrido fra Minecraft ed un action JRPG
- Storia interessante e per nulla trascurabile
- Tecnicamente ben realizzato
CONTRO
- Telecamera poco collaborativa
- Battle system semplificato fino all’osso
- Non dona la stessa libertà di Minecraft