Una stazione spaziale abbandonata ed un misterioso astronauta con il compito di riattivarla, Downward Spiral: Horus Station si lancia a capofitto su un clichè abbastanza ridondante in un mercato decisamente saturo, vediamo come se la cava.
Da soli nello spazio
La premessa narrativa di Downward Spiral: Horus Station non rappresenterà sicuramente un particolare motivo di interesse per i giocatori. Un astronauta misterioso si ritrova per un motivo non ben specificato all’interno di una stazione spaziale in disuso, il suo compito sarà farsi strada a gravità zero tra i locali dell’astronave con il fine di riattivarla e continuare la sua missione principale. Di titoli con questa premessa, magari molto più sviluppata in termini narrativi, ne abbiamo visti davvero a bizzeffe, tra avventure grafiche, shooter vari e walking simulator, quello del Dark Sci-Fi è un genere abbastanza saturo per molti punti di vista e bisogna portare sul tavolo qualcosa di davvero impressionante per riuscire a distinguersi dalla massa. Downward Spiral: Horus Station arriva su Steam con la promessa di proporre un’esperienza VR che sia godibile anche dai giocatori sprovvisti di visore ( quindi con mouse e tastiera ) ma non riesce minimamente a proporre un modello di gioco accattivante ed interessante che ci spinga a guardare oltre. Durante la nostra avventura in Downward Spiral: Horus Station ci ritroveremo nell’omonima stazione spaziale e vestiremo i panni di quello che sembra essere l’ultimo superstite della stazione Horus. Nessuna premessa particolare ci spiega quali sono stati gli eventi precedenti al disastro e ci ritroveremo sin da subito a vagare tra le stanze, fin troppo uguali tra loro, della stazione spaziale al fine di riattivarne le funzionalità. L’intera esperienza di gioco di Downward Spiral: Horus Station si svolge in assenza di gravità il che compromette sensibilmente le nostre capacità motorie costringendoci ad adottare stratagemmi alternativi per ottimizzare i nostri movimenti all’interno degli ambienti di gioco. Strumenti come un rampino ed un propulsore ci aiuteranno nella maggior parte dei movimenti mentre per il resto dovremo fare affidamento sui muscoli del nostro personaggio. Se le meccaniche di movimento possono risultare interessanti ed innovative durante le prime battute di gioco, l’incedere lento e faticoso del personaggio diverrà noioso e pesante da gestire in men che non si dica, aggiungiamo a questa pesantezza un’estrema povertà in termini di caratterizzazione degli ambienti ed otterremo un risultato abbastanza noioso e ripetitivo.
Downward Spiral: Horus Station non riesce infatti a catturarci minimamente, mancando di proporre elementi fondamentali come una trama interessante o un level design che superi anche di poco la piattezza totale, ciò che ci viene proposto è invece un assordante silenzio che permane per tutta l’esperienza di gioco alternato da sporadiche fasi di shooting che vengono rallentate all’inverosimile a causa dell’assenza di gravità.
A morte i robot
A separare Downward Spiral: Horus Station dalla massa di walking simulator presenti sul mercato vi è una timidissima componente da shooter, le armi presenti all’interno della stazione non sono altro che rifacimenti fantascientifici alle armi che già conosciamo e ci permettono di farci strada attraverso dei minacciosi robot volanti che popolano la stazione per un motivo ancora una volta non specificato. L’assenza totale dei respawn dei nemici rende il tutto ancora più “quieto” per certi versi e, nonostante i nemici non costituiscano una vera e propria minaccia, l’idea di intervallare alle noiose fasi di esplorazione qualche colpo di shotgun non è proprio proprio malvagia. Al di là degli scontri a fuoco Downward Spiral: Horus Station propone veramente poco in termini di game design, qualche puzzle sporadico ci chiederà di portare la batteria X nell’alloggiamento Y al fine di attivare il dispositivo Z ma nulla di tutto ciò risulterà avvincente o gratificante, trasformando l’esperienza di gioco in dei compiti da svolgere per andare avanti verso un finale che, come tutta l’opera, ha poco senso di suo. Nonostante Downward Spiral: Horus Station proponga sia una modalità co-op che una modalità multigiocatore, la natura stessa del titolo intralcia tutti i buoni propositi. Per quanto riguarda la co-op, l’esperienza di gioco non cambia di una virgola ma potremo annoiarci con i nostri amici, per quanto riguarda il multigiocatore le modalità previste sono deathmatch e orda, modalità fortemente minate da un matchmaking appena abbozzato e dalla lentezza generale degli scontri a fuoco a gravità zero che annullano ogni forma di divertimento. Tecnicamente parlando Downward Spiral: Horus Station non fa di certo miracoli, una resa grafica abbastanza al di sotto degli standard fa da cornice ad un design degli ambienti abbastanza sterile e sicuramente ripetitivo. Il risultato finale è un titolo che non riesce minimamente a mantenere il giocatore attaccato allo schermo, proponendo un modello di gioco lento, noioso e ripetitivo che ci farà stancare dopo pochissimi minuti. Un vero peccato vista e considerata la natura VR del titolo che avrebbe potuto sicuramente dare di più con un po’ di profondità narrativa e qualche soluzione di gameplay interessante, sarà per la prossima volta.
PRO:
- Idea di fondo interessante
- Fasi di shooting che rompono la noia…
CONTRO:
- …che non esita a tornare in ogni momento
- Lento e ripetitivo
- Ambienti piatti e sterili
- Trama praticamente assente
Voto 4.5