Dopo due anni dall’uscita del precedente capitolo Dark Souls III, il quarto episodio dell’ormai celebre serie di Action-RPG orientale denominata “Souls” è finalmente tra noi. Il fascino e la brutalità dei vari Souls è diventata celebre nel corso della scorsa generazione: Dark Souls III è infatti il primo titolo della serie sviluppato su Current Gen dopo un glorioso passato sulla vecchia generazione. Dopo il grande successo di Bloodborne su PS4, Hidetaka Miyazaki, il leggendario Game Director creatore della saga riprende le redini di una saga che ha saputo reinventarsi nel tempo e, dopo una pausa presa in occasione del terzo episodio, è pronto a mostrarci la sua nuova creatura in pieno stile Souls.
The wall on which the prophets wrote
Creare un genere, o reinventarne uno già esistente, non è una cosa che accade ogni giorno. Partendo da questa premessa è doveroso puntualizzare quanto la serie dei Souls sia stata importante per l’intera industria videoludica, sin dal “grezzo” Demon’s Souls fino ad oggi. L’idea partorita da Miyazaki con From Software nel lontano 2009 era quella di proporre una sfida decisamente ardua a tutti quei giocatori che lamentavano, con le giuste ragioni, l’ineluttabile rotta presa dall’industria videoludica in termini di difficoltà e sfida. L’arrivo di Demon’s Souls destò diversi animi e scosse fortunatamente le fondamenta di generi già consolidati come gli Action e gli RPG: la brutalità e la difficoltà del titolo spingevano i giocatori, ormai abituati a videogiochi relativamente semplici da completare e padroneggiare, verso un livello di sfida superiore. Bisogna precisare che parlare di Souls non vuol dire soltanto mera difficoltà, ma anche del genio e dell’innovazione stanno nel rendere dei pregi quegli elementi che fino a quel momento erano stati reputati come dei difetti: l’assenza di una mappa, la possibilità di perdere intere ore di gioco a causa di una morte improvvisa, un mondo spoglio e ostico senza una trama chiara, o almeno diretta; è’ proprio da qui che nasce il fascino irresistibile che accompagnerà il giocatore per l’intera saga. Parte di questo fascino è dovuito non solo alla straordinaria componente artistica che caratterizza tutta la saga, ma anche e sopratutto alla narrazione attiva, ovvero che mette il giocatore all’interno di un mondo di cui non conosce nulla, neanche le motivazioni che lo spingono ad agire nell’ecosistema di Dark Souls.
Is cracking at the seams
Dopo la fiorente Lordran di Dark Souls, con la sua immensa e spettacolare Anor Londo e la Drangleic di Dark Souls 2 immersa nell’oscurità, è il turno di Lothric, una terra mistica, fatta di storia e leggenda dove il protagonista, non più un semplice non morto ma una “Fiamma Sopita”, vaga per queste terre in cerca dei Lord dei Tizzoni.
Dark Souls III rappresenta il culmine di ciò che è già stato visto nei precedenti capitoli della saga: questo infatti sembra essere, a detta di Miyazaki, l’ultimo episodio della serie “Souls”. In termini di pura trama lo stile adottato nei precedenti souls viene mantenuto ed amplificato, l’intento di Miyazaki è quello di dare al giocatore un senso di nostalgia, mettendo sul piatto un mondo morente che non manca però di mostrare la sua imponenza, il residuo di una magnificenza ormai perduta. Su queste note si srotola lo spartito di un capitolo che suona quasi come un addio a tutti gli appassionati, essendo pregno di riferimenti a personaggi appartenuti ai precedenti episodi.
Le prime fasi di gioco non brillano di intensità e un giocatore non nuovo alla saga avrà sicuramente una sensazione di “more of the same”; l’apparenza però inganna e, dopo un editor abbastanza rudimentale che permette la creazione di un personaggio, introducendo però alcune nuove classi come il piromante e l’araldo, il gioco si apre anche ai neofiti, spiegando per mezzo dei classici messaggi alcune nozioni base e, a differenza del secondo capitolo, non esita a gettare il giocatore in una Bossfight dopo pochissimi minuti di gioco. Questo primo boss non è un’ostacolo particolarmente arduo da superare dato che il suo scopo è quello di dare un assaggio della filosofia generale del titolo e mette, nel suo piccolo, alla prova i giocatori meno esperti non mancando di mostrare un certo stile. Proprio come in Dark Souls 2, l’idea di raggruppare tutte le funzioni principali in un HUB Centrale non è affatto dispiaciuta agli sviluppatori e, proprio come con Majula, l’altare del Vincolo rappresenta l’area in cui prendere una pausa ed effettuare tutte le operazioni che riguardano il nostro personaggio, dal crafting delle armi al leveling e all’acquisto di magie e armi. A differenza dei precedenti capitoli, l’altare del Vincolo non rappresenta uno snodo verso le successive zone, introducendo subito il teletrasporto per mezzo del falò, una scelta pratica che va però ad intaccare la complessità di un titolo che in passato metteva il giocatore in condizione di scegliere la via da intraprendere. Su Dark Souls III sarà praticamente impossibile all’inizio sbagliare strada per ritrovarsi in una zona totalmente al di fuori delle possibilità del giocatore, venendo a mancare dunque quel senso di smarrimento tipico di Dark Souls, sebbene nelle fasi poco più avanzate è possibile incorrere in zone transitorie che fanno da snodo verso altri luoghi, facendo leva sull’esperienza maturata dal giocatore nelle prime ore di gioco.
Nonostante la semplicità della prima parte del titolo, Dark Souls III non manca di stupire e compensa l’iniziale stile di gioco lineare con una direzione artistica assolutamente sbalorditiva, aprendo pian piano il mondo agli occhi del giocatore e mostrando una spettacolare Lothric dando finalmente un senso ai fondali che nei capitoli precedenti risultavano piatti e insensati, come il mare “oleoso” che circondava Majula. Il tocco di Miyazaki è onnipresente, l’abilità del Game Director di trasmettere magnificenza e paura allo stesso tempo è un dogma di Dark Souls III.
Upon the instruments of death
Aldilà della bellezza della lore, immensa ed affascinante, Dark Souls è sempre stato simbolo di un gioco non tanto da vedere quanto da giocare. Ciò che ha reso l’intera saga famosa oltre all’immenso apporto artistico è infatti la sfida, la difficoltà e, uno su tutti, il sistema di combattimento. L’esperienza maturata con lo sviluppo dell’ottimo Bloodborne ha inevitabilmente influenzato le meccaniche del titolo rendendolo più veloce e reattivo, Dark Souls III non si comporta diversamente. Dopo essersi destati dalla meraviglia suscitata dal mondo di gioco è infatti necessario farsi strada tra i pericoli che la bellezza di questo mondo nasconde; Dark Souls III adotta uno stile di combattimento più immediato, lontano dalla lentezza quasi goffa dei precedenti capitoli. Immediatezza non vuol dire però semplicità, il lavoro svolto dai ragazzi di From Software è infatti stupefacente in quanto sono riusciti a rendere gli scontri più frenetici senza però abbandonare lo spirito ruolistico del titolo. Permangono tutte le caratteristiche tipiche di Dark Souls, la schivata e la rotolata sono state notevolmente migliorate, il sistema di comandi risulta infatti essere molto più immediato e preciso, evitando così le fastidiose doppie capriole, rendendo l’uso di oggetti come la Fiaschetta Estus più veloce senza però limitarne i rischi dell’utilizzo in pieno combattimento. Per quanto riguarda i vari rolling basati sul peso del giocatore, Dark Souls III propone una soluzione intermedia ai classici fast, mid e fat rolling: nei capitoli precedenti erano infatti presenti tre tipi di rotolata basati sul peso dell’equipaggiamento indossato, mentre in Dark Souls III viene eliminato il rolling intermedio, passando dal fast al fat dopo aver superato il 70% di carico trasportabile. E’ normale che scrivere in toni talmente tecnici potrebbe portare i lettori più estranei al titolo a perdersi di volta in volta, eppure tali componenti risultano fondamentali ai fini del gioco e sono comprensibili appieno soltanto dopo aver provato il titolo.
Uno dei più grandi difetti di Dark Souls 2 era la mancanza di move-set dedicati alle varie armi; in Dark Souls III viene introdotta una meccanica molto piacevole che da un senso di varietà in base all’arma utilizzata. Ogni arma possiede infatti un’abilità speciale chiamata Arte di Combattimento, diversa dal classico attacco pesante, basata sulla tipologia di arma utilizzata e può andare dall’attacco caricato che infligge pesanti danni al nemico, fino a dei veri e propri buff ad alcune caratteristiche. La meccanica delle abilità non riguarda soltanto le armi ma anche gli scudi, dove in base alla tipologia di scudo è presente una diversa abilità che permette di parare o contrattaccare e, in alcuni casieffettuare un attacco speciale.
Tra le numerose novità presenti in Dark Souls III vi è un’ulteriore modifica alle meccaniche che gestiscono le magie e gli incantesimi in generale; senza calarci troppo nei tecnicismi, mentre nei precedenti capitoli ogni incantesimo aveva un limite di utilizzi, in Dark Souls III tale meccanica viene sostituita dai Punti Azione, una sorta di barra del mana che, in base al costo delle magie lanciate permette al giocatore di gestire in modo più responsabile gli incantesimi che ha scelto di armonizzare; la velocità di casting non è più data dalla volontà ma viene incorporata nell’agilità complessiva e quindi nella destrezza mentre la quantità di punti azione disponibili è determinata da un nuovo parametro chiamato “Armonizzazione” che gestisce gli slot delle magie e i punti azione disponibili.
L’introduzione della barra dei Punti Azione rende l’intera esperienza di gioco più fluida, lasciando al giocatore la possibilità di gestire appieno le proprie magie e, proprio per controllare al meglio la barra dei Punti Azione viene introdotta una nuova tipologia di fiaschetta, chiamata Fiaschetta di Estus Cinereo. Quest’ultima funziona esattamente come la normale fiaschetta estus ma andrà a ricaricare la barra dei Punti Azione; sarà possibile bilanciare il numero di fiaschette in base alle proprie esigenze, permettendo al giocatore di dividere gli utilizzi della fiaschetta d’estus con quella cinerea.
La creazione del personaggio è presentata da un editor non troppo differente rispetto ai capitoli precedenti: è possibile scegliere tra un totale di dieci classi diverse e, come sempre, la scelta non determina il carattere finale del personaggio, in quanto è possibile modificare i parametri durante il corso del gioco, dando spazio alla fantasia. La classe iniziale serve soltanto a determinare lo stile di gioco adottato nelle prime fasi. Il titolo permette di scegliere tra le solite specializzazioni già conosciute come il Cavaliere e alcune totalmente nuove come l’Araldo, dove un cavaliere sarà più resistente ma meno agile di un assassino e, a differenza dei precedenti episodi della saga, la scelta dello stregone può non risultare così vantaggiosa.
The sunlight brightly gleams
Dopo una corposa e altresì tecnica panoramica delle meccaniche basilari del titolo, passiamo all’azione vera e propria. Dark Souls III, come già accennato, non perde il suo sapore acre e risulta essere ostico anche nei confronti dei giocatori che hanno avuto la possibilità di navigare in tali acque in precedenza. Ovviamente parliamo di un titolo che offre un livello di sfida decisamente superiore alla media, un gioco pieno di insidie che a volte si fa beffe del giocatore. Partendo dall’evidente cura in termine di game design, Dark Souls III propone un mondo ricco di incognite e possibilità, dove ogni zona nasconde diversi segreti e parti accessibili soltanto a chi ha un occhio attento. Come da tradizione la disposizione dei nemici è posta in modo strategico e le numerose imboscate faranno leva sui nervi del giocatore che, una morte dopo l’altra sarà spinto a memorizzare i pattern dei nemici in modo da non farsi cogliere impreparato. L’influenza di Bloodborne è evidente nello stile e nei movimenti di alcuni nemici, ed è palese che in Dark Souls III la scelta di optare per più nemici potenzialmente letali ma poco resistenti a differenza delle imponenti e goffe minacce presenti nei capitoli precedenti. Lo scopo di tale decisione è dato dalla voglia di mantenere il giocatore in un costante stato di allerta, cercando di eliminare anche i nemici più deboli senza subire ingenti danni. Non mancano ovviamente le figure più imponenti e impegnative da combattere come i numerosi cavalieri dislocati per il mondo di gioco i quali possiedono un IA decisamente più curata rispetto ai nemici base e portano lo scontro su un livello di difficoltà più alto. Da evidenziare anche la varietà dei nemici, con una vasta gamma di mostri specifici per ogni zona, che rispecchiano l’ambiente in cui si trovano, risultando credibili e meravigliosi nella loro letalità.
Venendo ora alla parte più famosa della serie, le bossfight, quelle di Dark Souls III sono sicuramente tra le più spettacolari e soddisfacenti dell’intero panorama videoludico, proponendo una gamma di Boss molto variegata e spettacolare. Nonostante l’impegno per proseguire lungo il livello sia alto, la vera sfida inizia quando si incontra un boss. Le bossfights sono estremamente variegate e richiedono la conoscenza dei pattern per uscirne vivi. Alcuni boss risultano essere più semplici di altri (nei canoni di Dark Souls) mentre per la maggior parte degli altri bisognerà scoprire a proprie spese di cosa sono capaci tali nemici. La varietà dei combattimenti è immensa e alcuni richiedono una preparazione tecnica adeguata, come la scelta dell’equipaggiamento e delle armi, optando per una protezione più mirata e un’arma che infligga il maggior danno possibile a quella tipologia di nemico. Altri invece richiedono una vera e propria skill da pad alla mano, con combattimenti serrati e letali con schivate all’ultimo secondo. Alcuni boss necessitano inoltre di armi ben precise per essere danneggiati, spesso è possibile ottenere tali armi nella sezione che precede il boss, altri ancora richiederanno una tecnica ben precisa basata sulle interazioni con gli stage di combattimento o su parti del corpo specifiche da colpire.Tra le sequenze più spettacolari possiamo parlare di cambi di stage durante il combattimento, trasformazioni e fasi di vera e propria rage da parte del boss: Dark Souls III offre a tutti gli effetti i combattimenti più spettacolari dell’intero panorama videoludico.
La presenza di un New Game Plus conferisce inoltre al titolo una rigiocabilità quasi obbligatoria che va a modificare alcuni pattern dei nemici e introduce sfide ancora più ardue,con tre distinti finali che allungano drasticamente le trenta o quaranta ore necessarie per completare la prima run. Ovviamente la longevità è anche basata sulle capacità del giocatore ma resta il fatto che Dark Souls III è un titolo strutturalmente lungo e complesso e che, almeno durante la prima run porterà via un minimo di trenta ore.
When every man is torn apart
La possibilità di interagire con gli altri giocatori è sempre stata alla base dell’enorme community che si è formata negli anni intorno alla saga di Dark Souls. Il comparto multigiocatore va diviso necessariamente in due parti, la parte Cooperativa e quella PvP. Le meccaniche di base rimangono invariate rispetto ai precedenti capitoli, con le pietre che lasciano il segno e permettono di essere evocati, come Pietra Bianca: questa è ottenibile sin da subito tramite la mercante presente all’altare del vincolo ed è dunque possibile iniziare il gioco in cooperativa dalle prime fasi. Gli elementi PvP sono invece disponibili un po’ più avanti anche se è possibile trovare degli oggetti che permettono l’invasione di altri mondi anche nelle fasi iniziali del gioco. Una delle meccaniche più stravolte è invece quella dei Patti: mentre nei capitoli precedenti i patti venivano introdotti da personaggi che ne spiegavano il funzionamento e la storia, in Dark Souls III essi ricoprono un ruolo marginale, sebbene nell’equipaggiamento sia stato riservato uno slot dedicato proprio agli oggetti dei patti. Ogni patto richiede il compimento di azioni ben precise e ricompensa i giocatori che ne fanno parte tramite alcuni oggetti da consegnare. Proprio come nei capitoli precedenti esistono tre tipi di patti, quelli riservati al PvP che prevedono l’invasione o la sconfitta di altri giocatori, quelli PvE- Online che prevedono la sconfitta di determinati boss in cooperativa e quelli PvE solitaria molto simili al patto dei campioni di Dark Souls 2. Entrare in un patto può comportare delle serie conseguenze e non conoscerne effettivamente le proprietà potrebbe portare il giocatore ad incorrere in degli effetti indesiderati, come l’inimicarsi alcuni NPC che non vedono di buon’occhio la vostra scelta oppure essere invasi da giocatori di un patto “avversario” senza capirne bene il perchè. Come in ogni Dark Souls, lo stato del giocatore rappresenta un elemento fondamentale ai fini della cooperativa e del PvP: mentre nei precedenti capitoli era necessario essere nello stato di “Umano” per interagire con gli altri, in Dark Souls III tale meccanica è sostituita dalla “Fiamma Sopita” che si sovrappone allo stato di non morto con la possibilità di accendere tale fiamma per mezzo di un oggetto chiamato “Brace” che corrisponde alle Umanità e alle Effigi Umane dei precedenti capitoli e conferisce al giocatore delle crepe infuocate molto belle da vedere. Come ogni capitolo della saga è quindi possibile essere invasi o evocare altri giocatori soltanto in stato di “Fiamma Accesa”, così la meccanica delle evocazioni non è cambiata e sarà necessario cercare i segni di altri giocatori sparsi per le aree di gioco. In Dark Souls III è inoltre possibile impostare una password per evitare di essere evocati da giocatori indesiderati in modo da poter cooperare con i propri amici.
With nightmares and with dreams
Dal punto di vista puramente tecnico, Dark Souls III evidenzia in modo marcato le differenze con il capitolo precedente e, grazie alle risorse disponibili sulle console current gen è stato possibile implementare effetti particellari e filtri che rendono l’esperienza di gioco graficamente piacevole. L’unica nota dolente è data dai 30FPS non giustificati e presenti soltanto su console, nonostante la pulizia e la resa grafica Dark Souls III non offre una qualità grafica tale da giustificare la scelta dei 30FPS, sopratutto dopo l’edizione rimasterizzata di Dark Souls 2 che proponeva il titolo a 60FPS. Da notare anche alcuni cali di frame rate in determinate zone, sopratutto negli scontri con alcuni boss, ma speriamo in una patch risolutiva a breve.
Artisticamente parlando invece la musica cambia e non poco. Dark Souls III è un’opera d’arte a tutti gli effetti, gli ambienti di gioco suggestivi uniti alle musiche che rendono perfettamente il contesto visivo costituiscono un’esperienza unica e meravigliosa. Il tocco di Miyazaki è visibile, chiaro e imponente e conferisce una magnificenza tale da lasciare il giocatore in uno stato di meraviglia costante. Gli screenshot e le foto panoramiche si sprecheranno in rete nei meravigliosi panorami offerti dal titolo, scorci di una terra morente al limite tra realtà e leggenda. Dark Souls III è un miracolo di Arte e Level Design, che dopo i primi scorci un po’ sterili si passa alle fasi avanzate di gioco dov’è possibile gustare la vera anima del titolo che offre una complessità pari soltanto alla sua perfezione. Le zone sono legate tra loro e spingono il giocatore a creare una mappa “mentale” dei percorsi già battuti, la presenza di innumerevoli segreti rende anche le zone più facili da attraversare dei punti dove soffermarsi per cercare l’oggetto nascosto o l’NPC pronto a darci una quest secondaria. Dark Souls III passa dunque a pieni voti un’esame difficile da sostenere , la degna conclusione di una trilogia che ha saputo scuotere le basi di generi ormai troppo stantii, garantendo un livello di sfida accattivante in uno stile irresistibile.
“Confusion will be my epitaph
As I crawl a cracked and broken path
If we make it we can all sit back and laugh,
But I fear tomorrow I’ll be crying,
Yes I fear tomorrow I’ll be crying
Yes I fear tomorrow I’ll be crying “
PRO:
- Direzione artistica stupefacente
- Bilanciamento perfetto
- Sistema di combattimento preciso e immediato
- Difficoltà elevata ma mai proibitiva
- Varietà estrema nelle build
CONTRO:
- Tecnicamente migliorabile
- Multiplayer ancora primitivo
- Meccanica dei patti poco sfruttata