Se avete letto la nostra recensione di Steins;Gate 0 sapete già che ne pensiamo sia del lavoro di 5pb. e Nitroplus: la loro opera è un perfetto connubio di mistero e suspance da apprezzare a patto di avere a che fare con uno dei generi videoludici più ignorati in occidente, ovvero le visual novel. Ogni volta che parlo di visual novel faccio sempre le stesse premesse, ovvero che siamo di fronte a giochi che hanno come scopo primario quello diraccontare una storia, perlopiù tramite enormi wall text di dialogo fra i vari personaggi che prendono parte alla narrazione e sporadicamente tramite qualche cutscene animata, senza richiedere al giocatore un grande coinvolgimento se non quello di farsi catturare dalla trama e dall’operare qualche sporadica scelta che porteranno ad uno dei molteplici finali, di solito divisi in good e bad endings. Pare quindi chiaro che per la natura stessa del titolo non ci si deve avvicinare alle visual novel con aspettative che questo genere non sarà mai in grado di soddisfare, né bisogna sperare di trovare un prodotto di questo genere con localizzazione italiana. Come dicevo , i due Steins;Gate che abbiamo provato sono stati parecchio apprezzati, ma ignoravamo il fatto che facessero parte di un universo più esteso: e proprio in questo universo si colloca Chaos;Child, ovvero il titolo che ci apprestiamo a recensirvi.
Chaos;Child è il seguito diretto di Chaos;Head, visual novel del 2008 che ha dato il via al ciclo delle “Science Adventure” uscita negli anni su un’infinità di console e dispositivi ma mai rilasciata al di fuori del Giappone. Tuttavia ad introdurre il protagonista e gli eventi antecedenti ci penserà il prologo, pensato per dare al giocatore le informazioni necessarie per non ritrovarsi completamente spaesati. Sei anni dopo gli eventi di Chaos;Head e l’enorme e misterioso terremoto che ha distrutto il quartiere di Shibuya nel quale hanno perso la vita i genitori del protagonista di questo Chaos;Child, Takuru Miyashiro. In questi sei anni la città è tornata a vivere ed i palazzi sono stati ricorstuiti, ma parallelamente vi sono state delle ripercussioni psicologiche sui sopravvissuti più giovani che hanno sviluppato quella che è stata definita come Chaos Child Syndrome: fra questi c’è Takuru che ha modificato sensibilmente il suo carattere dopo la catastrofe che ha colpito la sua famiglia, al punto che anche i suoi amici più cari fanno fatica a riconoscerlo. Le vicende narrate nel gioco riguarderanno una serie di strani casi di macabri quanto bizzarri omicidi che avvengono nel quartiere, rinominati dalla stampa come “New Generation Madness”: Takuru si metterà in testa di dover risolvere a tutti i costi il caso il questione e scoprire la mente dietro gli omicidi. Come detto in precedenza la storia è uno degli elementi sul quale si basa l’intera esperienza di gioco e, come in ogni buona visual novel che si rispetti, sono previsti un totale di sei finali, ciascuno che porta ad una sorte più o meno positiva per il protagonista e per gli altri personaggi: cinque di questi saranno sbloccati sulla base delle scelte compiute, mentre l’ultimo, che altri non è che il vero finale del gioco, sarà ottenibile solo dopo aver visionato tutti gli altri finali. Come capita in altre visual novel, il fattore rigiocabilità sarà solo propedeutico ai finali e le scelte effettuate nel corso dell’avventura non porteranno ad un diverso svolgimento della trama anche nei capitoli intermedi. Nel complesso dal lato narrativo Chaos;Child si dimostra un’esperienza veramente gradevole, forse non ai livelli di Steins;Gate, ma in grado di coniugare tensione, eventi sovrannaturali e mistero, interrotto solo da qualche siparietto fuori luogo che però tipico dei titoli made in Japan. Tutti i personaggi riescono ad avere una loro tridimensionalità all’interno della storia, nonostante alcuni vengano presentati in modo da ricalcare uno stereotipo giapponese: il fatto che con l’avanzare della trama essi assumano un sempre maggiore spessore fino a diventare estremamente credibili è uno dei tratti distintivi dello studio di sviluppo che nelle sue opere ha sempre cercato di tratteggiare al meglio trama e personaggi.
Nonostante il gameplay di Chaos;Child sia ridotto all’osso, abbiamo ancora a che fare con quello che può definirsi a tutti gli effetti un videogioco e non un fotoromanzo digitalizzato: abbiamo parlato di finali multipli influenzati dalle nostre scelte che compieremo nel corso dell’avventura, ma come avvengono tali scelte? Il sistema di interazione è piuttosto tradizionale e prende il nome di Delusional State: in queste situazioni Takuru comincerà a viaggiare con la fantasia cercando di elaborare le situazioni affrontate in maniera più ottimista o pessimista, a seconda delle scelte effettuate, oppure potremo decidere di non avvalerci della fantasia del protagonista e rimanere con i piedi per terra. Il modo in cui affrontiamo le situazioni, la maniera in cui ci poniamo di fronte a ciò che ci si para davanti è l’unico elemento di interazione: non ci saranno esplorazioni delle ambientazini come nell’ultimo Corpse Party o minigiochi tramite i quali determinare il successo o il fallimento delle nostre intenzioni come avviene nella saga di Danganrompa, ma tutto si limita ad una manciata di scelta come da tradizione delle visual novel, aggiungendo sporadiche sezioni nelle quali dovremo mettere insieme gli indizi raccolti per svelare nuovi dettagli del caso.
Quando parliamo di grafica di una visual novel ci riferiamo principalmente alla direzione artistica con la quale sono stati realizzati artwork e character design. Nel caso di Chaos;Child essa presenta una situazione un po’ altalenante: da una parte un’ottima direzione artistica nella realizzazione delle scene più importanti come i vari casi di omicidi, nelle quali viene infuso il dolore provato dalla vittima poco prima di morire, dall’altra abbiamo un character design di alcuni personaggi, soprattutto di quelli femminili, piuttosto anonimo e stereotipato, non certo brutto a vedersi ma neanche memorabile come per Steins;Gate. Un plauso invece va fatto al sonoro, sempre azzeccato e d’atmosfera, capace di creare una perfetta situazione di suspance e da godere con un buon paio di cuffie.
PRO
- Trama coinvolgente e narrazione ottima
- Personaggi credibili e ben costruiti
- Sonoro immersivo
CONTRO
- Character design non sempre azzeccato
- Presenza di siparietti evitabili
Versione provata: PlayStation 4
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Chaos;Child dimostra ancora una volta l’abilità di 5pb. e Nitroplus nel creare visual novel tradizionali ma degne di essere scoperte, giocate ed apprezzate. L’assenza di elementi di maggiore coinvolgimento inseriti in alcune visual novel ibride uscite negli ultimi anni lo rendono un titolo poco adatto per chi il genere non lo conosce o lo apprezza poco, ma pur non raggiungendo le vette di Steins;Gate Chaos;Child riesce a proporre una storia estremamente immersiva e valida, inserendo personaggi caratterizzati meglio rispetto a molti giochi più blasonati.