Sebbene probabilmente non le rivedremo mai ottenere lo stesso successo che avevano nei primi anni ’90, le avventure grafiche stanno vivendo una sorta di nuova giovinezza, con un ritorno del genere se non ai fasti di una volta comunque ad ottimi livelli e la nascita di software house dedite alla produzione di avventure grafiche. Fra queste spicca Daedalic, sviluppatore e publisher tedesco che si fece conoscere dagli appassionati del genere già nel 2008 con la serie di avventure grafiche di Edna & Harvey, ma che vide uno dei suoi periodi di massimo splendore fra il 2012 ed il 2013, quando pubblicò su PC la trilogia di Deponia, una serie di punta e clicca che permisero allo studio tedesco di essere conosciuto e riconosciuto in tutto il mondo. A distanza di ormai 5 anni dal suo rilascio su computer, Daedalic ha deciso di portare la sua serie di maggior successo anche sulle console di questa generazione e ciò ci porta alla pubblicazione, avvenuta in questi giorni, di Caos a Deponia ovvero il secondo capitolo della serie.
“Sono un agente del caos. E sai cosa mi piace del caos? E’ equo”
La saga di Deponia segue le avventure di Rufus, uno scapestrato combinaguai protagonista della vicenda, intenzionato sempre di più a lasciare il suo pianeta natale, Deponia, ridotto da tempo ad una discarica, per raggiungere la leggendaria città di Elysium, un po’ come cercò di fare Matt Damon nell’omonimo film di Neil Blomkamp. Durante la messa in opera di un folle sistema di trasporto inventato per essere letteralmente catapultato ad Elysium, Rufus danneggia la navicella che stava portando Gal, la co-protagonista della serie, e Cletus, fidanzato di Gal e rivale di Rufus, alla loro città d’origine. Lo schianto in mare della navicella causa il malfunzionamento del chip di memoria della bella elisiana e l’operazione effettuata da Doc nel tentativo di recuperare i ricordi porta ad una scissione della personalità di Gal in tre sue versioni che daranno parecchio filo da torcere a Rufus, impegnato a riportarla alla sua condizione originale. Oltre a tutto ciò, Rufus dovrà anche affrontare nuovamente gli Organon, una forza militare intenzionata a distruggere Deponia. La trama in sé non verrà ricordata per la particolare originalità o per avere dei colpi di scena memorabili, ma ciò che rimane in mente di Deponia è la sceneggiatura del gioco e la caratterizzazione dei personaggi: partendo dalla prima, iniziando un qualsiasi capitolo di Deponia non si può che ripensare alla leggendaria saga di Monkey Island. Oltre a condividere il genere, le due serie fanno entrambe uso di un non dissimile tipo di ironia, caratterizzata da battute e situazioni a volte grottesche e surreali ma comunque sempre ben contestualizzate alla situazione presentata a schermo ed utili a delineare il carattere dei personaggi. Personaggi che, pur appoggiando la loro caratterizzazione su degli stereotipi, nel corso dell’avventura la caratterizzazione data dalle irriverenti linee di dialogo farà in modo che essi non risultino piatti, soprattutto quando parliamo di Rufus e delle tre personalità di Gal. Il gioco sarà interamente doppiato in italiano in maniera ottimale, con una scelta di casting azzeccata che darà ancora più spessore a tutti i personaggi, soprattutto a Rufus.
Del gameplay in sé è fin superfluo parlarne: come tanti punta e clicca, Caos a Deponia ci metterà a disposizione diverse aree da esplorare alla ricerca di oggetti da raccogliere e combinare, persone (e non solo) con le quali parlare con il fine di trovare tutti gli elementi utili per risolvere l’enigma che ci blocca la strada e ci impedisce di proseguire con l’avventura. C’è da dire che il gioco risulta essere più facile rispetto al primo capitolo, ma per meriti e non demeriti: gli enigmi proposti infatti avranno sempre un filo logico che connette le varie azioni richieste non facendo impazzire il giocatore in sconclusionate e frustranti sessioni di “clicco a caso tentando tutte le combinazioni possibili”. Gran parte degli enigmi si risolvono ponendo attenzione allo scenario ed ai dialoghi con i personaggi non giocanti in grado di far scattare la molla anche nella testa del giocatore meno esperto di avventure grafiche: c’è da dire che nonostante la maggiore semplicità, la risoluzione degli enigmi rimane fonte di grande soddisfazione, anche perché comunque bisognerà mettere in moto il cervello e capendo la logica che sta dietro alla costruzione degli enigmi e del modno di gioco. Ciò che invece si è rilevato leggermente frutrante è stato il sistema di input dei comandi tramite pad che non è di certo la periferica migliore per poter giocare ad un punta e clicca: per quanto si noti un certo impegno per elaborare una maniera per accedere velocemente alle azioni fondamentali (interagisci, analizza, usa oggetto), il gioco comunque restituisce un feeling neanche avvicinabile a quello che un mouse o anche un touch screen sarebbero in grado di garantire. Si tratta comunque di un compromesso fra la voglia di far conoscere il gioco a più pubblico possibile e la cruda realtà che conferma che le console non sono di certo l’ambiente ideale per un punta e clicca. Ciò che però non è assolutamente perdonabile è la realizzazione dell’HUD che ha dato filo da torcere a chi vi scrive sia nelle scelte multiple all’interno dei dialoghi che nella gestione dell’inventario, in entrambi i casi a causa di scelte cromatiche con poco contrasto o cursori difficili da individuare. Unica nota positiva di un HUD che avrebbe dovuto essere rivisitato completamente è la possibilità di evidenziare tutti gli oggetti a schermo con il quale il nostro Rufus potrà interagire tramite la pressione dell’analogico. Tecnicamente il gioco è un porting abbastanza pigro per essere apprezzato da chi il gioco l’ha già giocato 5 anni fa: l’assenza di una revisione delle componenti tecniche, soprattutto le animazioni dei personaggi, o di un qualsiasi extra non offre alcuna tentazione ai vecchi fan della serie per rigiocarlo, se non per reimmergersi nelle splendide atmosfere del gioco. Nonostante questo, il gioco rimane molto valido dal punto di vista artistico grazie al lodevole lavoro di design di ambiente e personaggi, molto simile al primo capitolo con però una palette di colori leggermente meno brillante.
PRO
- Enigmi logicamente ben congegnati e difficilmente frustranti
- Umorismo divertente e personaggi ben caratterizzati
- Ottimo doppiaggio in italiano
CONTRO
- Giocare ad un punta e clicca con il pad è sempre un compromesso
- HUD spesso poco chiaro