Ninja Theory è pronta a scendere nel verde campo di Microsoft con Bleeding Edge, la prima produzione del team inglese dopo l’acquisizione da parte della casa di Redmond. Stravolgendo le carte in tavola, e destando non poche perplessità, gli autori di Hellblade: Senua’s Sacrifice, tornano sul palco dell’industria dei videogiochi alle redini di uno scanzonato brawler esclusivamente multigiocatore. Dopo una piccola fase di beta test pubblico, il titolo è pronto ad aprire le porte ai possessori di PC ed Xbox One, arrivando anche gratuitamente per tutti gli abbonati ad Xbox Game Pass.
Un MoBA, un Hero-Shooter e un picchiaduro entrano in un bar
Sin dai primi trailer di presentazione, Bleeding Edge ha saputo far parlare di se e, nel bene o nel male, è riuscito a destare quel tanto di curiosità che basta ad attirare un’attenzione costruttiva da parte di un pubblico spesso troppo freddo nei confronti delle produzioni orientate al multigiocatore. Sotto la targa di “Multiplayer-Only”, Bleeding Edge spezza il ritmo dettato da un tanto sorprendente quanto inaspettato Hellblade: Senua’s Sacrifice e stupisce tutti con qualcosa di diverso, in tutti i sensi.
Frenetico, fuori di testa e dal sapore squisitamente arcade, Bleeding Edge è un’esplosione di colori che nasconde dietro ai suoi folli personaggi un prodotto ricco di sfumature e sfaccettature che, sfruttate nel modo giusto, possono fare la differenza in termini di esperienza di gioco. A disinnescare una possibile bomba mediatica ci pensano, purtroppo, le grandissime limitazioni di cui il titolo soffre in modo evidente.
A partire da un’enorme carenza in termini di varietà, dettata dalle sole due modalità presenti in gioco e dalla struttura decisamente rigida delle mappe, Bleeding Edge mostra subito il fianco e rischia di finire nel dimenticatoio in pochissimo tempo. Anche sul fronte personaggi siamo di fronte ad una penuria più di quantità che di qualità, un roster decisamente limitato per quella che è la natura dinamica del titolo.
Ma andiamo con ordine, Bleeding Edge viene definito come un Brawler 4v4, si tratta di un titolo che vede competere i giocatori all’interno di un’arena spesso simmetrica in due modalità principali che puntano entrambe alla conquista di zone e obiettivi senza però trascurare l’importanza delle uccisioni.
Ogni personaggio può godere di attacchi standard, concatenabili in combo e tre abilità da sfruttare in battaglia. I paradigmi che regolano i ruoli dei personaggi vanno a rifarsi al tradizionale Tank, Support e DPS presente in tutti i titoli che mettono i ruoli dei personaggi al centro della strategia. Bleeding Edge va però a distanziare produzioni come Overwatch o League of Legends introducendo all’interno dell’economia di gioco una componente picchiaduro che cambia le regole del gioco e, fatta eccezione per alcuni personaggi, riduce l’azione ad un combattimento ravvicinato all’interno del quale la strategia e la prontezza di riflessi è l’elemento cruciale per la riuscita di un’azione.
Mai da soli
Uno dei fondamenti imprescindibili, e forse il più apprezzabile in termini di game design, di Bleeding Edge è quello legato al gioco di squadra. Non importa quanto sia bravo un giocatore, finchè giocherà da solo sarà destinato a perdere. Bleeding Edge propone un modello di gioco atipico ma il suo bilanciamento verso la totalità del gioco di squadra inteso come meccanica di gioco non lascia spazio ad interpretazioni. Se da un lato è vero che è possibile comporre le squadre rompendo quelli che sono i paletti dei ruoli e, con il giusto gioco di squadra, portare a casa la partita senza giocare un tank o raddoppiando i curatori, dall’altro canto ogni azione solitaria verrà severamente punita. Ogni personaggio, a prescindere dalla classe, può infliggere un determinato output di danno, certamente le classi orientate all’attacco saranno più produttive da questo punto di vista me è tecnicamente impossibile far fuori un intero team senza essere aiutati (parliamo comunque di casi “normali” dove gli avversari giocano in modo coordinato, ndr). Concatenare in modo saggio le abilità speciali dei personaggi e capire per tempo quando è il momento di interrompere un attacco e ripiegare, lasciando che i tank trattengano gli avversari per poi tornare alla carica è ciò che rende Bleeding Edge un ottimo titolo da giocare con gli amici e che, con un po’ di impegno e con qualche batosta alle spalle, si farà padroneggiare senza troppi problemi. Purtroppo il titolo non offre una soluzione di continuità tale, almeno al momento, da farsi giocare per prolungati periodi di tempo. I contenuti come abbiamo già accennato scarseggiano e dopo una decina di partite si comincia a sentire quel sapore amaro di ripetitività, battendo contro quel “tetto” di abilità che ci fa pensare: “e ora?”
Colori ed esplosioni
Bleeding Edge è un titolo artisticamente interessante che propone un design dei personaggi si bizzarro ma decisamente ricercato, raffinato. Ogni personaggio è disegnato in modo perfettamente coerente con le sue abilità ed il design del titolo in termini di taglio artistico riesce a proporre qualche interessante guizzo di qualità decisamente distante dai toni più cupi della sorella maggiore Hellblade. Tutto sommato, Bleeding Edge si difende bene dal punto di vista tecnico e, al netto di qualche sbavatura sul frame-rate nella versione PC, anche la resa grafica non dispiace ma di certo non meraviglia. Se i contenuti scarseggiano, la personalizzazione dei vari personaggi è invece variegata e piena di possibilità, dai cosmetici ai vari costumi acquistabili con la valuta di gioco (non acquistabile con denaro reale), in aggiunta ad un sistema di abilità passive che permette di bilanciare le abilità del nostro personaggio aggiungendo qualche punto percentuale ai danni inflitti, alla velocità di movimento o all’efficacia di determinate abilità.
Nonostante il grande potenziale, Bleeding Edge resta comunque un titolo ancora lontano dalla sua maturità, sarà infatti compito di Ninja Theory e Microsoft supportare a dovere il prodotto in modo da garantirgli una lunga vita anche al di fuori del boom iniziale, a mancare sono modalità, personaggi e varietà. L’esperimento di Ninja Theory è riuscito soltanto a metà che offre un’esperienza di gioco inizialmente divertente ma che non riesce a mantenere il passo ed il ritmo con le esigenze del giocatore. Speriamo di tornare in futuro su questo titolo e di ritrovarlo ricco di meccaniche nuove, stuzzicanti e creative ma al momento c’è una forte dissonanza tra la creatività impiegata nel design dei personaggi e nella sua relativa messa a gioco. Resta un grandissimo vantaggio quello di poter giocare al titolo gratuitamente se abbonati al Game Pass, in fondo provare non costa nulla ma nutriamo forti dubbi in merito all’acquisto del titolo nel suo formato stand-alone per le motivazioni sopra elencate.
PRO:
- Ottimo bilanciamento del gioco di squadra
- Colorato e divertente
- Buon design dei personaggi
CONTRO:
- Contenutisticamente insufficiente
- Poca varietà di gioco data dalle sole due modalità disponibili
- Alla lunga ripetitivo
Voto Finale: 6.5