Inside e prima di lui Limbo avevano mostrato al mondo come i platform infarciti di enigmi potevano essere dei veri e propri capolavori. Sulla falsariga dei lavori di Playdead arrivarono decine e decine di titoli simili, dal livello qualitativo altalenante, ma avevano tutti in comune una cosa: il dualismo luce ombra e la distopia. Finché quest’anno qualcuno che la distopia l’ha vissuta sul serio non ha tirato fuori Black the Fall. I rumeni di Sand Sailor Studio con il loro titolo hanno voluto raccontare al mondo videoludico la loro idea di società distopica e malata, che annienta l’essere umano in virtù del benessere di pochissimi, dove i carcerieri a loro volta sono imprigionati nelle maglie di un sistema capillare e ingiusto. La dittatura comunista rumena degli anni 80/90 è ancora vivida nel cuore delle generazioni rumene e Black the Fall cerca di raccontare proprio questo, il senso di oppressione e di annullamento sotto tale governo, dove il singolo non esiste, dove la schiavitù è l’unica forma di sopravvivenza.
L’oppressione dei padroni
L’espediente dalla dittatura comunista distopica è stato utilizzato in molti ambienti della letteratura moderna e contemporanea, passando ovviamente per il cinema, i videogiochi e i giochi di ruolo (una citazione all’eccellente Sine Requie di italica fattura è d’obbligo). Black The Fall non fa eccezione, proponendoci una società assoggettata alla dittatura a falce e martello, in un ipotetico futuro nell’Europa dell’est. In realtà la sterilità cromatica che accompagna l’intero titolo e la desolazione in cui il nostro protagonista si muove potrebbero ambientare Black The Fall in qualsiasi parte del mondo, diventando così una sorta di monito profetico, non tanto contro il comunismo, ma contro le dittature in generale, vero male degli ultimi decenni. Ed ecco che quindi inizieremo la nostra avventura come ogni giorno, ancorati ad una biciletta la cui forza motrice aziona un gigantesco meccanismo dalla non precisata utilità. Fino a che, in un moto che è proprio dell’uomo, la voglia di libertà prende il sopravvento, spingendoci ad abbandonare tutto e a fuggire dalla gigantesca fabbrica. La fuga del nostro misterioso protagonista sarà la costante che ci accompagnerà per tutto il viaggio, evitando trappole e aguzzini, abbandonando per sempre la mortale fabbrica e le aride steppe che la circondano.
Inside con falce e martello
Black The Fall è un titolo molto simile a inside e Limbo, come già detto, soprattutto nella costruzione dell’atmosfera e del gameplay, che sfrutta un espediente di stanze ben definite e separate dove sarà necessario risolvere degli enigmi per proseguire verso la sezione successiva. I puzzle risultano molto ben congeniati e alcuni sono dannatamente originali, mentre altri fanno uso di meccaniche già viste nei due titoli sopra citati. I ragazzi di Sand Sailor Studio hanno sapientemente implementato un motore fisico per la risoluzione di numerosi enigmi che va di pari passo con i riflessi del giocatore, rendendo così i vari puzzle abbastanza impegnativi da essere completati, aumentando sicuramente il livello qualitativo della loro produzione. Un peccato però che i comandi su Joypad risultino lievemente macchinosi e poco responsivi, costringendovi il più delle volte a ripete una sezione particolare. Fortunatamente i checkpoint sono stati fissati ottimamente, all’inizio di ogni nuova transizione (tranne un paio di casi), così da non risultate eccessivamente frustranti nelle ripetizione. Buona l’introduzione di un compagno robotico, una sorta di cucciolo macchina che vi accompagnerà da circa metà avventura in poi, che avrà ovviamente anche la propria utilità nella risoluzione degli enigmi.
La potenza del chiaroscuro
Black The Fall ha dalla sua un comparto artistico semplice ma allo stesso tempo estremamente potente. La presenza di solo bianco e nero tendono ad enfatizzare l’oscurità del luogo, l’oppressione della fabbrica e del regime, intervallato ogni tanto dal colore rosso del regime, che anche negli enigmi è ovviamente associato al pericolo. Una scelta ben ponderata, che fa risaltare ancora di più la realtà in cui Black The Fall è ambientato. Non c’è bisogno di un comparto tecnico eccezionale per raccontare una storia del genere, o per un gameplay simile, e infatti Black The Fall non lo ha; ha però dalla sua un’ottima regia, che varia le inquadrature in maniera sapiente, spezzando il ritmo classico dei platform in 2.5D. Alcune però risultano lievemente forzate e vanno a cozzare con l’immobilità della telecamera. Il comparto sonoro posta con se un ulteriore dualismo: se da una lato la colonna sonora è altamente dimenticabile, gli effetti sonori sono incredibili e in alcuni frangenti sono utilizzati anche nella risoluzione degli enigmi, rendendo ancora una volta Black The Fall un titolo originale tra una marea di emuli.
PRO:
- Un racconto distopico e angosciante
- Alcuni enigmi davvero ben congeniati
- Direzione artistica semplice ma d’effetto
CONTRO:
- Molte similitudini con titoli già usciti
- Controlli a volte imprecisi
Versione testata: Xbox One