È passato molto tempo dall’ultima volta che vi abbiamo parlato di Ark: Survival Evolved. Il titolo di Studio Wildcard è finalmente uscito dalla sua lunghissima fase di Early Access, arrivando sul mercato videoludico nella sua forma completa. Dopo avervi parlato di Scorched Earth, l’espansione uscita ancor prima del gioco completo, è il momento di analizzare Ark: Survival Evolved a lavori ultimati.
La sopravvivenza della specie
Ark: Survival Evolved può essere considerato come il precursore e capostipite di tutti quei Survival Sandbox MMO che hanno letteralmente invaso Steam e il panorama videoludico in generale nel corso degli ultimi due anni. Rilasciato nel 2015 attraverso l’ormai consueto programma di Early Access, Ark: Survival Evolved ha subito una vera e propria trasformazione sia in termini puramente videoludici ma anche come concezione stessa della produzione. Partito come un progetto molto ambizioso di uno studio indipendente, la risonanza di Ark: Survival Evolved e della sua formula estremamente punitiva ed intensa è riuscita a colpire milioni di giocatori in tutto il mondo andando a formare una community molto affiatata in diretto contatto con gli sviluppatori. Ark: Survival Evolved è infatti costruito sul feedback degli utenti e il suo perfetto bilanciamento rende l’ambiente di gioco unico nel suo genere. Si tratta di un titolo estremamente esigente in termini di tempo e affrontare tutti i pericoli, scoprendo ogni singola sfumatura e meccanica potrebbe richiedere anche migliaia di ore. Modalità diverse come Primitive Plus, Hardcore e la distinzione tra server PvE e server PvP vanno inoltre a diversificare l’esperienza di gioco lasciando al giocatore la libertà di scegliere quella che più si avvicina ai propri gusti.
Sperduti su una misteriosa isola apparentemente deserta, Ark: Survival Evolved mette il giocatore in una posizione estremamente difficile soprattutto durante le prime ore di gioco, nessun tutorial di sorta o giuda che indichi la via se non la totale libertà d’azione e un mondo pieno di insidie pronto a farci la pelle. La componente Survival gioca un ruolo fondamentale all’interno dell’economia di gioco e se i giocatori più esperti sapranno ormai tenere d’occhio tutti i parametri che mantengono in vita il nostro personaggio, abituarsi a tener conto di tanti fattori non è sicuramente facile. Oltre alla fame e alla sete il giocatore dovrà infatti tenere conto della temperatura corporea, un caldo eccessivo andrà infatti a consumare l’indicatore della sete del giocatore mentre un freddo polare andrà a consumare la fame e i punti vita crescendo in modo esponenziale. Per sopravvivere è necessario creare un rifugio, è qui che entra in campo la componente sandbox del titolo attraverso un editor estremamente dettagliato che permette ai giocatori di creare edifici ed avamposti nella più totale libertà.
Uno dei tratti più distintivi di Ark: Survival Evolved è la presenza dei dinosauri e l’importanza degli animali all’interno del gioco. Il titolo può oggi vantare una varietà di animali tra mammiferi, dinosauri e pesci davvero incredibile andando a mescolare creature preistoriche ad altre appartenenti al fantasy come viverne e grifoni. L’interazione del giocatore con gli animali è una componente fondamentale e sicuramente una delle attività più soddisfacenti. Attraverso la meccanica del “taming” è infatti possibile addomesticare la maggior parte delle creature presenti in gioco andando così a scoprire delle meccaniche affascinanti e incredibilmente profonde che rendono ogni specie unica. Ogni animale su Ark: Survival Evolved ha infatti il suo ruolo, non soltanto nella catena alimentare ma anche in termini di usabilità. Usati per il farming di materiali o nel combattimento, la scelta degli animali e il sistema di leveling a loro dedicato va a costituire un’enorme fetta dell’esperienza di gioco. Dai semplici ed innocui dodo fino ai più terrificanti tirannosauri, il mondo di Ark: Survival Evolved offre un’esperienza di gioco estremamente variegata e profonda. Anche le tecniche di addomesticamento cambiano in base all’animale da addomesticare e, mentre la procedura più comune consiste nel narcotizzare l’animale per poi nutrirlo, alcune specie particolari possono richiedere procedimenti piuttosto complicati come il taming passivo nel quale bisogna nutrire l’animale mentre gira tranquillamente per la mappa di gioco o addirittura schiudere le uova e allevare i cuccioli fino all’età adulta. Ciò che rende Ark: Survival Evolved un titolo davvero stupefacente è la profondità di ogni singola meccanica, allevare un cucciolo non è semplice e mette in gioco tantissime variabili, determinate uova si schiudono soltanto in determinate temperature e il piccolo passa per diversi stadi di crescita prima di diventare adulto.
Tutto si crea, tutto si distrugge
Sebbene a primo impatto Ark: Survival Evolved possa sembrare un normalissimo Sandbox con qualche meccanica da Survival, l’esperienza di gioco assume un significato completamente differente quando si va ad interagire con altri giocatori. La pecularità di Ark: Survival Evolved è infatti costituita da una meccanica capace di cambiare totalmente la visione di gioco: tutto quello che si costruisce resta sul server anche dopo aver effettuato il log out. Lasciare le proprie creazioni alla mercé di altri giocatori va a tradursi in una naturale esigenza di fortificare e difendere le proprie risorse e i propri animali. Il PvP di Ark: Survival Evolved è infatti uno dei più punitivi e potenzialmente scoraggianti dell’intero panorama videoludico e se svegliarsi notando di aver perso tutto quello per cui si era lavorato non è una bella esperienza, altrettanto non si può dire per la soddisfazione di radere al suolo una base nemica. Basato su un intensissimo rapporto di amore ed odio, l’esperienza PvP di Ark: Survival Evolved va a creare un esperimento sociale unico nel suo genere. I server possono ospitare infatti fino a 70 persone (o 100 sulla mappa The Center, ndr ) ed è dunque necessario se non inevitabile entrare in contatto con altri giocatori estranei alla propria compagnia. Le tribù, ovvero i clan, vanno a regolare i gruppi di giocatori presenti all’interno dei server con la possibilità di creare alleanze tra le varie tribù.
Da un punto di vista puramente sociologico, Ark: Survival Evolved costituisce un’esperienza incredibilmente profonda e mette in contatto giocatori inizialmente estranei che vanno a stabilire rapporti di fiducia o ostilità che possono sfociare in grandi collaborazioni o sanguinosi conflitti. Durante la nostra esperienza di gioco, durante la quale abbiamo speso più di un migliaio di ore nel corso di questi due anni, abbiamo maturato rapporti duraturi con giocatori di tutto il mondo andando a creare anche una rete commerciale all’interno del server costituita di scambi e favori basati non solo sulla fiducia reciproca ma anche sulla necessità. Ark: Survival Evolved è infatti un titolo estremamente esigente, le attività più avanzate possono richiedere più di dodici ore di gioco consecutive e i ritmi, soprattutto quando si arriva ad un livello abbastanza alto, diventano molto serrati.
Una mappa condivisa da 70 giocatori dove ogni singola costruzione può essere distrutta in qualsiasi momento va creare dunque una rete di interazioni e collaborazioni mai vista prima d’ora in un videogioco.
Ciao Darwin!
Ark: Survival Evolved non è soltanto farming e PvP, la componente PvE, seppur più marginale, offre infatti una vasta gamma di boss e miniboss sparsi sulle tre mappe di gioco disponibili. I dungeon, spesso collocati in zone molto pericolose, nascondono innumerevoli insidie ed è fortemente sconsigliato affrontarli in solitaria e soprattutto senza il giusto equipaggiamento, l’inserimento di una simil-storia getta inoltre luce non soltanto sul motivo per il quale ci troviamo sull’isola ma fornisce tantissime informazioni sugli animali e dinosauri, una chicca che gli amanti di Jurassic Park ameranno sicuramente. Per evocare i Boss, ovvero bestie mastodontiche da affrontare obbligatoriamente in gruppo è necessario eseguire una sorta di rituale di evocazione utilizzando i resti degli animali più pericolosi presenti sulla mappa come T-rex, Brontosauri e squali. L’endgame di Ark: Survival Evolved non è infatti da sottovalutare ed è raggiungibile dopo tanti, tantissimi sforzi, forse troppi per un semplice videogioco. Se infatti l’esigenza di tempo e la cura del dettaglio nelle meccaniche va a dipingere Ark: Survival Evolved come un titolo estremamente sfaccettato, agli occhi di un giocatore “normale” l’ammontare di tempo richiesto potrebbe essere veramente eccessivo trasformando quello che dovrebbe essere un passatempo in un vero e proprio lavoro a tempo pieno. L’unione fa comunque la forza ed avere al proprio fianco una manciata di amici fidati andrà sicuramente a fare la differenza soprattutto quando si tratta di affrontare nemici ed insidie praticamente insormontabili da soli. Proprio per questo l’esperienza single player di Ark: Survival Evolved non è stata incentivata più di tanto proprio perché la natura stessa del titolo non lo permette.
L’evoluzione del proprio personaggio è di fondamentale importanza e, grazie ad un sistema di leveling basato sull’esperienza propria e condivisa dai propri membri della tribù, ne deriva anche l’evoluzione del sistema di crafting. Laddove in un RPG andremo infatti ad assegnare dei punti abilità per imparare nuove tecniche, Ark: Survival Evolved propone una meccanica simile lasciando che il giocatore sia libero di interagire con il sistema di crafting imparando, man mano che si va a livellare il personaggio, nuovi tipi di costruzione, accessori e armi. Le statistiche principali del personaggio come Salute, Stamina e Peso trasportabile seguono invece un sistema di punti abilità classico con un punto per livello.
Un personaggio di livello alto è dunque capace di creare costruzioni più resistenti e, partendo dalla semplice paglia fino ad arrivare ad imponenti fortezze di metallo, sta all’organizzazione dei membri della tribù decidere chi andrà a costruire cosa in base ai propri punti abilità. Anche un personaggio al livello massimo non può materialmente costruire ogni oggetto disponibile in gioco proprio per questo è necessaria una certa organizzazione che porta all’istutuzione di ruoli all’interno della tribù, chi costruisce edifici, chi costruisce armi e via dicendo. Ark: Survival Evolved fa molta leva sulla comunicazione tra i giocatori e il bilanciamento stesso del titolo esige una certa organizzazione. Analizzando il sistema di crafting dal punto di vista del game design, la progressione e gli elementi richiesti soprattutto in fase avanzata stabiliscono un ritmo di gioco sempre più intenso e, fatta eccezione per le costruzioni, anche gli oggetti disponibili ai primi livelli continuano ad avere un’importanza fondamentale.
La bellezza della natura
Per essere un titolo nato sotto l’insegna dell’early access in un contesto indipendente, Ark: Survival Evolved si difende molto bene anche dal punto di vista tecnico. Molti bug ancora da correggere vanno ad affliggere le collisioni ma in un mondo talmente vasto e variegato non è possibile pretendere la perfezione. Molto esigente dal punto di vista tecnico soprattutto sul PC, il titolo va infatti ad impattare fortemente sulla VGA e sulla CPU richiedendo una configurazione decisamente avanzata per poter rendere in modo soddisfacente. L’ottimizzazione probabilmente arriverà con il tempo ma allo stato attuale, Ark: Survival Evolved non rispetta gli standard richiedendo uno sforzo in più alla nostra macchina. Il risultato è però qualcosa di meraviglioso, l’Unreal Engine muove un mondo pieno di colori e vita, effetti di luce ed effetti climatici capaci di creare panorami selvaggi davvero mozzafiato. Durante la nostra esperienza di gioco ci è capitato spesso di fermarci, magari sul ciglio di un promontorio per ammirare l’orizzonte durante l’alba, un’esperienza davvero fantastica. La natura indipendente e due anni di Early Access sono però difficili da cancellare e capita spesso di incontrare bug e glitch davvero fastidiosi che vanno ad intaccare l’esperienza di gioco. La stabilità dei server, ancora troppo pochi e poco capienti, lascia spesso desiderare quel qualcosa in più e, nonostante la possibilità di noleggare un server privato , sono ancora poco numerosi ed eccessivamente intasati i server pubblici per poter garantire un’esperienza di gioco gradevole e duratura.
Ark: Survival Evolved è uno dei pochi titoli ad essere effettivamente uscito dalla fase di Early Access ed il primo in assoluto ad aver effettuato il passaggio da indipendente a Tripla A (il titolo è infatti pubblicato da Square Enix, ndr) il risultato è un prodotto dal bilanciamento quasi perfetto capace di regalare un’esperienza di gioco unica nel suo genere. Le lacune dal punto di vista tecnico e l’eccessiva esigenza in termini di tempo ci portano a sconsigliarlo per quella tipologia di giocatori che preferisce qualcosa di più immediato, Ark: Survival Evolved è infatti un titolo che si sviluppa sul lungo tempo, capace di infliggere le più cocenti delle delusioni o le più grandi soddisfazioni, un titolo che si ama o si odia.
PRO:
- Cavalcare un T-Rex non è mai stato così bello
- Estremamente profondo e sfaccettato
- PvP unico nel suo genere
CONTRO:
- Troppo esigente in termini di tempo
- Diversi problemi nelle collisioni e nella stabilità
- Sistema di combattimento da migliorare
Versione Provata: PC
Voto Finale: 8
Configurazione di prova:
OS: Windows 10
CPU: Intel Core i5-6500
RAM: 16GB RAM DDR4
GPU: MSI GeForce GTX 1070