Opera prima di un piccolo studio di sviluppo spagnolo, Arise: A Simple Story è un gioco che si inserisce all’interno di quel filone di titoli story driven dove la narrazione non è affidata alle parole, ma alle immagini ed alle atmosfere: come Journey, Brothers e LIMBO, la forza della narrazione non viene dai dialoghi che sono completamente assenti, ma nonostante questo il gioco riesce ad arrivare al giocatore non solo tramite il racconto di quegli elementi essenziali per poter imbastire una trama, ma anche veicolando tematiche e messaggi sui quali si struttura il gioco. Come ciò avviene in Arise: A Simple Story lo andiamo a scoprire nella nostra recensione.
Una storia semplice
Il gioco inizia con un evento all’apparenza tutt’altro che felice, ovvero il funerale di un anziano uomo il cui corpo viene bruciato su di una pira: tuttavia di lì a poco lo stesso uomo si risveglierà in un mondo onirico, completamente ricoperto di neve e da lì inizierà il viaggio del protagonista verso una luce che si staglia dalla cima di una montagna e che dovrà raggiungere per poter trovare una pace eterna. La dimensione spirituale attraversata è quindi allegoria del trapasso dell’anima verso ciò che c’è dopo la vita terrena, ma prima di compiere questo passaggio il protagonista rivivrà i momenti più importanti della sua vita: ognuno dei dieci livelli nel quale si snoda la trama di Arise, il protagonista rivivrà alcuni degli eventi salienti della sua vita e tramite una narrazione attiva composta dalla ricerca per il livello di collezionabili legati ai ricordi, a frammenti della vita che però sono essenziali per creare una forma di empatia con il personaggio. L’esplorazione dei livelli ci mette di fronte ad un gameplay basato su poche idee non particolarmente innovative, ma implementate in maniera egregia all’interno del gioco: Arise: A Simple Story è un puzzle con una forte componente platform nel quale l’elemento intorno al quale ruotano gli enigmi ambientali è la gestione del tempo sul quale il protagonista ha il pieno controllo: l’interazione con la levetta destra permette di riavvolgere o far scorrere avanti il tempo e bloccarlo, modificando sensibilmente lo scenario circostante e muovendo quegli elementi dell’ambiente con i quali interagire per proseguire. Ogni livello offre un’ambientazione unica e curata nei minimi dettagli, ogni livello reagisce in maniera completamente diversa allo scorrere del tempo e con l’intercorrere dell’avventura acquisiremo nuovi elementi di platforming e nuove possibili interazioni. Insomma, nel computo generale si può indubbiamente affermare che il gameplay di Arise: A Simple Story sia ben curato in molti dei suoi aspetti, con enigmi che non risultano mai ostici o poco chiari, ma che allo stesso tempo per la varietà di elementi riescono ad essere sempre intriganti nonostante ruotino intorno alle stesse meccaniche. Le due uniche note stonate di questa esecuzione riguardano la telecamera, gestita in maniera completamente autonoma dal sistema e che in alcuni casi andranno a causare qualche difficoltà nell’esecuzione dei salti dato che la prospettiva non sempre gioca a favore del senso di profondità, e le animazioni del protagonista: la sua veneranda età è stata resa in termini di feeling con i comandi in maniera egregia ed ogni volta che muoveremo lo stick per effettuare uno spostamento o premeremo sul pulsante del salto sentiremo tutto il peso e la poca agilità data dall’età dell’uomo. Questo aumenta sicuramente il grado di immersione, ma si tratta di un handicap del personaggio che deve essere sempre tenuto in considerazione, non solo dal giocatore che deve preoccuparsi di prendere la giusta rincorsa per eseguire un salto lungo, ma anche dal team di sviluppo che ha creato in qualche caso delle piattaforme eccessivamente corte che richiedono un’esecuzione millimetrica dei salti: fortunatamente il sistema di checkpoint è ben studiato ed un salto errato non è punitivo per il giocatore, pertanto non si proverà mai un senso di frustrazione. Artisticamente parlando il gioco si presenta come un piccolo gioiello: come detto prima uno dei punti di forza è sicuramente l’atmosfera che il gioco genera e che è un elemento importante della narrazione, che sottolinea in maniera marcata il tema dell’amore e del ricordo intorno ai quali si sviluppa la vicenda. Nonostante i personaggi creati senza volto e con uno stile quasi low poly, la direzione artistica riesce perfettamente a trasmettere empatia al giocatore ed il tutto è sostenuto con forza e vigore dalla colonna sonora di David Garcia Diaz, già autore delle musiche di Hellblade, che scrive dei temi toccanti e delicati che abbracciano il giocatore e lo portano con più coinvolgimento all’interno del viaggio.