Cybernetic Walrus si lancia in un genere decisamente difficile da rivoluzionare, Antigraviator è un racing game futuristico che strizza l’occhio a WipEout, cercando di inserirsi all’interno di un contesto decisamente competitivo e difficilmente rinnovabile.
L’originalità perduta
Gettarsi in un progetto come Antigraviator senza avere in mente un’idea capace di aggiungere qualcosa al genere delle gare futuristiche è di per se un azzardo. Sebbene si tratti di un genere da sempre accolto positivamente dal pubblico, quello dei racing game futuristici è un angolo dell’universo videludico abbastanza riluttante nei confronti dei nuovi arrivati. Chiuso in maniera quasi ermetica, il genere dei racing game futuristici accetta soltanto quei candidati degni di aggiungere qualcosa ad una formula ormai più che consolidata da titoli come WipEout e Redout, lasciando tutto il resto in un baratro di già visto e noia. Antigraviator è un prodotto che purtroppo tradisce sin da subito la sua natura fortemente ispirata a WipEout, non riuscendo minimamente a smentirsi neanche dopo aver superato le apparenze. Volendo essere critici e leggermente spietati possiamo dire senza troppi problemi che Antigraviator altro non è che un clone di WipEout in tutto e per tutto ma che, a differenza dello storico titolo di casa Sony, non riesce minimamente ad introdurre quel senso di adrenalina e frenesia capace di far schizzare la frequenza cardiaca in orbita. Antigraviator si presenta sin da subito come un prodotto piuttosto sterile, menù iniziali abbastanza spartani ci illustrano le poche modalità di gioco disponibili, spaziando tra carriera, gara singola e multigiocatore. Una volta al volante di queste navicelle futuristiche ci rendiamo subito conto di quanto Antigraviator abbia tratto ispirazione dai suoi colleghi, il design delle piste e quello delle navicelle non lascia infatti spazio a dubbi, almeno finchè non ci si lancia in pista. Il feeling alla guida dei veicoli presenti in Antigraviator si rivela inizialmente piacevole ma basta una curva più decisa farci rendere conto di quanto la sensibilità e il bilanciamento del peso dei veicoli non permetta al giocatore di calcolare con accuratezza l’angolo della curva, lasciandoci ad un inevitabile ed alquanto brutta da vedere colluttazione con il muro. Il problema più grande di Antigraviator è dunque costituito dalla fisica, i veicoli sembrano sprovvisti di qualsiasi peso e le collisioni tra i concorrenti si risolvono in un inguardabile sballottamento privo di alcuna logica.
It’s a trap
L’unico vero elemento capace di contraddistinguere Antigraviator da altri titoli dello stesso filone è la presenza delle trappole. A sostituire il classico armamento capace di ribaltare le sorti di una gara troveremo infatti la possibilità di attivare delle trappole fissate sul circuito in modo da mettere in difficoltà tutti quelli che ci stanno dietro, una trovata interessante se questa non annullasse le speranze di raggiungere chi ci sta davanti, privandoci di un mezzo di scambio come le armi che riuscivano comunque ad accorciare o addirittura annullare le distanze. L’utilizzo delle trappole è interessante ma è davvero troppo debole per costituire una vera e propria novità, se fosse stato aggiunto ad un sistema di combattimento più tradizionale forse avrebbe costituito un surplus più sostanzioso ma al netto della situazione si tratta soltanto di una meccanica che rallenta il ritmo di gioco in modo sbilanciato. La modalità più curata è sicuramente la carriera, una campagna single player che ci propone diversi tornei a difficoltà incrementale e con obiettivi diversi, esistono infatti le gare normali, gare con eliminazione dell’ultimo classificato ad ogni giro e deathmatch. Attraverso i crediti guadagnati partecipando alle gare potremo personalizzare il nostro veicolo sia per migliorarne le prestazioni che per personalizzarne l’estetica, nonostante la vasta gamma di personalizzazioni però la nostra navicella avrà sempre quell’anonimo sentore indistinguibile dalle altre e, senza un sistema di classi ben strutturato, scopriremo che i limiti di Antigraviator sono ben più restrittivi di quanto avessimo ipotizzato. Anche dal punto di vista tecnico Antigraviator non riesce a tenere il passo con i suoi simili, sebbene il titolo vanti una fluidità interessante, i limiti di Unity fanno presto a farsi sentire, mozzando l’esperienza a 4K su una macchina capace di far girare titoli ben più pesanti. Antigraviator riesce però a mantenersi sui 60FPS a 2K di risoluzione, presentando un dettaglio grafico interessante ma sicuramente non impressionante, la riduzione all’osso dei dettagli delle piste e dei veicoli permettono infatti al titolo di non gravare particolarmente sul sistema bloccando però il frame-rate a 30FPS una volta ingranata la marcia dei 4K pur non stressando la macchina in modo particolare. Il taglio artistico, come abbbiamo già evidenziato presenta elementi già ampiamente conosciuti e visti in altri titoli, peccando fortemente in originalità su un titolo che non sembra avere nulla di particolare da dire.
PRO:
- Stabile e funzionale
- Tracciati interessanti
- Personalizzazione dei veicoli gradevole…
CONTRO:
- …che però non fa la differenza
- Pecca di originalità sotto ogni punto di vista
- Assenza di un vero e proprio sistema di combattimento
- Tecnicamente stabile ma graficamente insipido
Voto finale 5