Dopo Brothers – A tale of Two Sons, Hazelight torna sotto i riflettori con A Way Out. Il titolo, presentato durante la conferenza di Electronic Arts nel corso dell’E3 2017, si presenta sotto vesti molto più mature dell’ottimo Brothers. A Way Out parla di un legame diverso da quello di sangue e lo fa proponendo uno stile cinematografico basato sulla co-op. Così come la precedente opera di Hazelight Studios, il titolo punta all’innovazione attraverso soluzioni narrative e di gameplay davvero molto interessanti, scopriamole insieme.
Fuck the Oscars!
Al di là della stravagante personalità di Josef Fares si cela un amore incondizionato per il mondo dei videogiochi, molti di voi ricorderanno Brothers – A tale of Two Sons magari sotto il nome di Starbreeze Studios. Il titolo, allora pubblicato da 505 Games, riscosse un enorme successo sia per quanto riguarda la critica che per quei giocatori che hanno amato la storia dei due fratelli. A Way Out è il nuovo progetto nato dalla mente di Josef Fares che, questa volta sotto la ben più prestigiosa etichetta di Electronic Arts, ha potuto puntare in alto senza scendere a compromessi. Prima di analizzare il titolo nelle sue meccaniche e funzioni riteniamo giusto e doveroso parlare della formula utilizzata per distribuire il titolo. A Way Out è un videogioco strettamente cooperativo e, come scopriremo più avanti, sarà necessaria una comunicazione continua tra i due giocatori per far sì che l’avventura di Leo e Vincent arrivi al suo epilogo, proprio per questo motivo non è possibile giocare al titolo in single player. Visto e considerato che l’unico modo per giocare A Way Out è quello di invitare un amico, non sarà necessario che entrambi i giocatori abbiano acquistato il gioco ciò significa che potrete invitare un amico e farlo giocare con voi per tutta la durata dell’avventura senza dover acquistare il titolo due volte. Si tratta di una formula di distribuzione mai vista prima d’ora e che, una volta tanto, guarda all’interesse del giocatore piuttosto che del publisher, andando incontro alle esigenze economiche per quanto riguarda un prodotto già venduto a prezzo budget.
La storia di A Way Out ha inizio tra le mura di un penitenziario americano all’interno del quale i nostri due protagonisti, guidati da interessi comuni, uniranno le forze al fine di evadere. Inutile dire che se avete amato Prison Break vi innamorerete incondizionatamente del titolo già dalle sue prime battute. L’innovazione di A Way Out è evidente sin da subito e non soltanto nelle meccaniche di gioco ma anche e soprattutto nella gestione delle telecamere e delle inquadrature che riescono ad incentivare l’essenza cooperativa del titolo proponendo uno split-screen quasi costante, lasciando così che il giocatore abbia una chiara visuale di entrambi i punti di vista dei due protagonisti. Quella di proporre uno split-screen anche in cooperativa online è qualcosa di mai visto prima in un’avventura cooperativa. La possibilità, o meglio, la necessità di avere entrambi i punti di vista allo stesso tempo rendono A Way Out un titolo fortemente incentrato non soltanto sulla comunicazione ma anche sulla coordinazione di azioni e movimenti che si avvicinano drammaticamente alla realtà. La co-op proposta in A Way Out non richiede infatti di svolgere azioni particolarmente eclatanti, nessun boss enorme da sconfiggere unendo le forze bensì una co-op volta a svolgere compiti apparentemente facili, resi realistici e concreti dalle interazioni con il mondo di gioco e dalla comunicazione tra i giocatori. Distrarre una guardia mentre il nostro compagno mette le mani su un oggetto utile o avvertirlo in caso di pericolo diventa di importanza fondamentale all’interno dell’economia di gioco, evidenziando il modo in cui anche piccoli gesti possono rivelarsi vitali in situazioni estreme.
Together we stand…
A Way Out è chiaramente un titolo dalla forte impronta narrativa, l’importanza della storia è preponderante all’interno del titolo ma non per questo il gameplay puro risulta noioso o ripetitivo. Durante il corso del titolo ci ritroveremo in decine di ambientazioni diverse, quasi sempre chiuse o comunque guidate, all’interno delle quali potremo interagire con tantissimi elementi che siano essi dialoghi casuali con dei personaggi marginali oppure oggetti veri e propri con i quali interagire. Tra minigiochi e passatempi vari a spezzare il ritmo di gioco, A Way Out non dimentica che uno dei canali più importanti per trasmettere una sensazione di inclusione e coinvolgimento è proprio quello dell’interazione, proprio per questo ci fermeremo spesso per sfidare il nostro compagno ad una partita di freccette o ad un cabinato arcade di qualche tipo, prendendoci un attimo di respiro dalle vicende rocambolesche di Leo e Vincent. Abbiamo deciso di sorvolare volutamente sui particolari della trama, non perché maniaci degli spoiler quanto perché le vicende trattate in A Way Out sono da scoprire man mano che si avanza all’interno del titolo, non vogliamo rovinarvi il gioco nella speranza che anche voi lo viviate come lo abbiamo vissuto noi. Vi basti sapere che tutto ha inizio in un penitenziario e che l’evasione non è altro che la punta di un iceberg molto più grande che andrà a coinvolgere le vite dei nostri protagonisti, scuotendo le fondamenta dei rapporti interpersonali e delle vicende legate al passato. Durante la nostra avventura ci siamo legati fortemente ai nostri personaggi. Leo è il tipico criminale americano, impulsivo, irascibile ma molto intelligente, Vincent invece, secondo la regola degli opposti, è un tipo riflessivo, chiuso e poco aperto al dialogo che però sa sempre cosa fare in ogni situazione. La scelta del personaggio iniziale sarà di fondamentale importanza e il nostro consiglio è quello di scegliere il personaggio più simile a voi dal punto di vista caratteriale in modo da formare un legame ancora più forte tra il giocatore ed i protagonisti. Uno dei tanti punti forti di A Way Out è la gestione delle telecamere, più precisamente delle inquadrature e della regia. Considerato il fortissimo stampo cinematografico presente all’interno del titolo, il modo in cui la storia viene raccontata sfruttando flashback e flashforward va a sposarsi benissimo con la gestione delle inquadrature che, spezzando il ritmo dello split-screen riescono ad evidenziare i punti salienti di ogni scena, introducendo elementi aggiuntivi alla già curiosa disposizione delle telecamere. Spesso ci troveremo dunque ad osservare il nostro compagno in un momento critico oppure dovremo fare spazio sul nostro schermo per evidenziare un terzo elemento di particolare importanza.
…divided we fall
Durante le sei ore che abbiamo impiegato per portare a termine A Way Out abbiamo cercato di sperimentare più soluzioni possibili per quanto riguarda le scelte da compiere all’interno del titolo. Non si tratta di scelte narrative quanto di azioni da intraprendere seguendo l’indole di uno dei due protagonisti. L’approccio di Leo sarà sempre quello più pericoloso mentre quello di Vincent più ponderato e pianificato, a prescindere dalla scelta, che andrà a cambiare semplicemente la soluzione di gameplay adottata, ci ritroveremo comunque a fare i conti con un titolo fortemente story-driven che difficilmente ci concederà il privilegio della scelta. All’interno di un comparto narrativo come quello di A Way Out, l’assenza di una vera e propria scelta in grado di cambiare le sorti della storia non è però vista come una mancanza bensì come un modo di fortificare una trama molto solida capace di stupire il giocatore attraverso l’evolversi degli eventi senza andare a disturbare le scelte ruolistiche. All’interno di A Way Out troveremo diversi elementi capaci di diluire l’esperienza di gioco scandendo una ritmica sempre diversa grazie alla presenza di sezioni di guida, shooting e combattimenti vari capaci di dare al titolo quella marcia in più, allontanando così il giocatore dalla noia che spesso colpisce questa tipologia di titoli. Se sei ore vi sembrano poche per un titolo del genere, possiamo assicurarvi che A Way Out riesce ad offrire un’esperienza di gioco variegata e mai ripetitiva, dilungarsi oltre avrebbe significato stiracchiare la trama ai fini della mera longevità andando così a tradire l’essenza stessa del titolo. Per quanto riguarda il piano tecnico, A Way Out rispetta pienamente gli standard odierni, proponendo ambienti molto dettagliati ed una stabilità senza disturbi particolari. Certo, lo split-screen va un po’ ad inficiare quella che è la bellezza grafica del titolo, scendendo a compromessi con due elaborazioni contemporanee ma non per questo il titolo perde punti in termini di qualità grafica. L’unico appunto negativo riguarda le sezioni all’aperto che si presentano leggermente meno dettagliate di quelle al chiuso ma per un titolo del genere siamo disposti a chiudere un occhio ed andare avanti. Durante la nostra prova su PC abbiamo avuto modo di sperimentare varie configurazioni e, com’è facile pensare, un titolo come A Way Out non avrà problemi a girare anche nei sistemi meno aggiornati, ovviamente scendendo ai giusti compromessi. In conclusione, A Way Out si presenta come un titolo coraggioso, innovativo e senza ombra di dubbio come la miglior esperienza cooperativa degli ultimi tempi, capace di scuotere le fondamenta del gameplay e della narrativa grazie alle soluzioni di gioco proposte all’interno del titolo che, come lo stesso Fares ha dichiarato, speriamo servano da ispirazione per le produzioni più importanti al fine di proporre qualcosa di altrettanto coraggioso ed intraprendente.
PRO:
- Uno dei migliori titoli cooperativi di tutti i tempi
- Trama profonda ed appassionante
- Esperienza di gioco variegata e mai noiosa
CONTRO:
- La guida dei veicoli è un po’ abbozzata
- Qualche artefatto grafico nelle zone aperte
Voto Finale: 9