Ho vissuto almeno sei passaggi generazionali da giocatore e quattro da “addetto ai lavori”, e c’è una cosa che mi pare si ripeta molto spesso, in queste situazioni. Ci si lamenta del fatto che la nuova generazione non aggiunga granché, in termini di nuovi giochi, motivi di interesse, spettacolo aggiuntivo, a quanto già non stesse facendo la generazione precedente.
Questo sentimento si manifesta principalmente nel primo anno di vita di una nuova console. Forse anche nei primi due, toh. Poi, improvvisamente, questa lamentela (perché, sì, alla fine è un po’ una lamentela) smette di esistere. Sostituita da altre, eh, non vi allarmate. Le lamentele non mancano mai. Ma questo è un altro discorso (o forse no, come vedremo). Fatto sta che questa specifica lamentela qui riguarda fondamentalmente i primi 1-2 anni di una nuova generazione.
Prendiamo ad esempio il periodo che stiamo vivendo. A novembre dell’anno scorso sono arrivate sul mercato (si fa per dire, visto che il Covid ha “leggermente” ostacolato la cosa, ma ci siamo capiti) le proposte di nuova generazione targate PlayStation e Xbox, ovvero PS5 e Xbox Series X|S. Siamo a quasi un anno di esistenza di queste nuove console e quindi esattamente nel pieno di quel periodo in cui generalmente ci si lamenta che il nuovo ciclo sia inferiore per molti aspetti (tra cui quantità e qualità dei contenuti) al precedente. E succede? Beh, sì, succede. Concentriamoci in particolare su PS5. In molti si sono lamentati di un lancio un po’ povero in termini di giochi appetibili, di esclusive e di sforzo produttivo da parte dei team first party. E alcuni di questi molti si sono dimostrati fortemente convinti del fatto che al lancio di PS4 (la generazione precedente) le cose fossero molto diverse. Che nel primo anno di vita di PS4 la situazione fosse molto migliore.
E la cosa è stata già abbondantemente “smentita” da vari colleghi e content creator. Mi vengono in mente in particolare gli ottimi lavori di Stefania Sperandio e Dadobax sull’argomento. Cosa hanno fatto? Esattamente come capita a me, si saranno chiesti: “Ma quando mai era meglio nel primo anno di PS4? A me non sembra!” E, in modo molto logico e utile, si sono messi a contare i giochi first party, o comunque esclusivi, che sono usciti per PS4 e quelli che sono usciti per PS5 nello stesso lasso di tempo. E sono arrivati rapidamente alla conclusione che, no, non era affatto meglio all’epoca di PS4. Da novembre 2013 (lancio di PS4) a tutto il 2014 (primo anno di vita della console) le proposte di casa Sony erano, sia quantitativamente che qualitativamente, paragonabili a quanto visto da novembre 2020 (lancio di PS5) a oggi.
Vi dirò di più. In questi confronti viene forse fuori addirittura un leggero vantaggio per PS5. Per me, amici, non c’è proprio alcun dubbio: è decisamente meglio PS5. Astro’s Playroom, Demon’s Souls, Miles Morales, Returnal e Ratchet & Clank mi sono piaciuti proprio. Non sono tipo da Deathloop, ma so che per molti appassionati di immersive sim o comunque dello stile Arkane è stato un altro gran bel momento. Così come non mi hanno entusiasmato particolarmente (sempre a livello di gusti miei personali) Sackboy, Destruction All-Stars e Kena: Bridge of Spirits. Che però ci sono stati. Su PS4, invece, nello stesso periodo, se non fosse stato per Resogun non avrei trovato quasi niente di particolarmente entusiasmante per me. Sono usciti anche Knack, Killzone Shadowfall, Infamous: Second Son, LittleBigPlanet 3 e DriveClub, tra gli altri. Quindi, come dicevo, quantitativamente e qualitativamente la sfida c’è. Per me la vince a mani bassi PS5, ma solo per una maggiore aderenza di quanto proposto ai miei gusti personali. A qualcun altro potrebbero piacere più i giochi usciti su PS4. Ma in nessuno dei due casi si può dire che una console ha proposto cose imparagonabili rispetto all’altra.
E allora perché lo si pensa? Da dove nasce la sensazione che “su PS4 era meglio”? Io credo si tratti di banalissima superficialità mista a quella tendenza a lamentarsi che un po’ caratterizza le voci della rete. Superficialità perché, in molti casi, a differenza di quanto fatto da Stefania e Dadobax (e molti altri, probabilmente, eh – cito loro due perché li ho letti/visti), si parla senza andare a controllare cosa sia veramente uscito, in un dato periodo di tempo, per le macchine che si stanno confrontando. Cioè, ci si basa su una sensazione e si ragiona su quella, senza porsi il problema di verificare che tale sensazione corrisponda effettivamente alla realtà dei fatti. È una cosa che succede spesso, non solo nella chiacchiera sui videogiochi, ma in mille altre situazioni, ahimé a volte anche più importanti. Ci si basa sulle proprie sensazioni e basta. Solo quelle contano. Una roba che fino a venticinque anni fa poteva essere un po’ più giustificabile, se vogliamo. Non essendoci modo di fare ricerche rapide come quelle consentite da Internet e dagli attuali strumenti, sai com’è, la sensazione poteva avere un peso un po’ più rilevante. Ma oggi, fidarsi solo delle proprie sensazioni e non andare a verificarle (cosa che in molti casi è possibile quasi istantaneamente), mi sembra decisamente superficiale.
Un altro motivo può essere la nostalgia. Siamo nostalgici un po’ di tutto, anche dei videogiochi e dei periodi che caratterizzano il nostro rapporto con questo mondo. In questi giorni si chiacchierava, proprio con i ragazzi di Game-eXperience, di quanto i videogiocatori (ma secondo me gli esseri umani) siano spesso nostalgici. E anche la nostalgia, secondo me, viene vissuta in molti casi con un po’ di supeficialità. Perché è ovvio che chiunque possa avere dei bei ricordi, legati a qualsivoglia periodo della propria vita. Io ne ho una marea. Se anche vogliamo limitarci al solo contesto videoludico, ho veramente tantissimi ricordi meravigliosi. E continuano ad accumularsi, per fortuna! Ma non mi viene ogni volta da pensare a quanto si stesse meglio prima. Perché, per quanto io possa avere bellissimi ricordi nel mio passato, il mondo dei videogiochi mi piace più oggi. Questo non significa che ogni nuova generazione, per ogni piattaforma e brand, sia sempre migliore della precedente. Assolutamente. PS2 per me è stata meglio di PS3. Così come Xbox 360 (la mia console preferita di sempre) è stata incredibilmente superiore a Xbox One. Ma queste valutazioni le faccio sulla base di ciò che effettivamente hanno offerto (a me) le macchine (o i periodi) in questione. E non solo sulla base del “prima si stava meglio”, che invece, secondo me, è un po’ troppo diffuso come metodo di “valutazione”.
E questo ci porta alla già citata voglia di lamentarsi, che pure, ahimè, è abbastanza diffusa. Ed è, insieme alla superficialità e alla nostalgia cronica, il motivo per cui, a mio avviso, il primo anno di PS5 genera sensazioni peggiori di quelle che è capace di restituire il ricordo (evidentemente edulcorato) del primo anno di PS4. Molto spesso, infatti, le stesse persone che si lamentano dell’inizio di PS5 hanno semplicemente dimenticato di quando si lamentavano per l’inizio di PS4. E, qualora fossero abbastanza avanti con l’età, anche di come si lamentavano per il primo anno di PS3.
È normale che i periodi di passaggio generazionale siano così: delle fasi di transizione. Così come è normale che una nuova macchina ci metta un po’ a farci godere delle sue vere potenzialità. Ma al netto di questo, che è vero per ciascuna generazione, questo nuovo inizio per me è molto meglio della maggior parte di quelli che ho vissuto in precedenza. Di sicuro, se scendiamo nello specifico, l’inizio di PS5 è assai preferibile a quello di PS4. Al di là del confronto tra i giochi usciti, che abbiamo già affrontato, la retrocompatibilità di PS5 con PS4 (retrocompatibilità che quest’ultima non aveva con PS3), rende il passaggio generazionale assai più morbido e gradevole. Tra il 2013 e il 2014 su PS3 uscivano gioconi come The Last of Us, Grand Theft Auto V e Dark Souls II. Giochi che PS4, in quello stesso periodo, si sognava. E che neanche poteva far girare! Più avanti sarebbero arrivate poi le edizioni rimasterizzate di tutti e tre i giochi che ho citato, ma intanto mesi prima uscivano su PS3 e non erano giocabili su PS4. Questo, se non altro, su PS5 non è successo. Anzi. Abbiamo avuto aggiornamenti che hanno reso i giochi PS4 molto più gradevoli su PS5. In altri casi i miglioramenti su PS5 sono stati visibili anche senza la necessità di aggiornamenti (Dark Souls III, Sekiro, Monster Hunter World sono tutti giochi che girano a 60fps e con la migliore risoluzione possibile, contemporaneamente, sulla nuova console – meglio di come fanno su PS4, meglio di come fanno su PS4 Pro). Inoltre chi ha preso PS5 si è ritrovato 20 tra i migliori giochi PS4 inclusi nella PlayStation Plus Collection, un regalo che all’epoca di PS4 non osavamo neanche sognare, probabilmente.
In conclusione
L’unico problema delle console di nuova generazione, purtroppo, è che non è facile trovarle (anche se, sempre rimanendo in casa PlayStation, PS5 ha venduto comunque più di PS4 nello stesso periodo), ma per il resto, secondo me, lamentarsi di questo inizio, se rapportato a quello della scorsa generazione, è frutto di una visione un po’ superficiale delle cose. Fatemi sapere anche voi cosa ne pensate.