Se oggi il marchio PlayStation è uno degli attori più importanti della scena videoludica mondiale, lo dobbiamo paradossalmente a un fallimento. Come ha raccontato Shuhei Yoshida, ex presidente dei Worldwide Studios di Sony Interactive Entertainment, tutto iniziò con una collaborazione tra Sony e Nintendo per sviluppare un lettore CD-ROM destinato al Super Nintendo. Quel progetto, conosciuto come Super Nintendo PlayStation, era praticamente pronto per la produzione quando, nel 1991, Nintendo decise di annullarlo pubblicamente durante il Consumer Electronics Show, preferendo un nuovo accordo con Philips per evitare di pagare royalty a Sony.
Come leggiamo su GamesIndustry, la rottura fu un’umiliazione per Sony, ma anche la scintilla che diede vita a una rivoluzione. Yoshida ricorda che Ken Kutaragi, allora a capo del gruppo PlayStation, aveva già in mano alcuni prototipi funzionanti basati sulla tecnologia Super Nintendo, ma limitati dalle potenzialità dei sistemi a 16 bit. Fu proprio l’abbandono di Nintendo a permettere al team Sony di pensare in grande, svincolandosi da quei limiti e realizzando una console totalmente indipendente. “È stato quasi utile che Nintendo cancellasse il progetto,” spiega Yoshida, “altrimenti saremmo rimasti bloccati come parte di un sistema Nintendo.”
Da quell’episodio nacque PlayStation, lanciata nel 1994 in Giappone e nel 1995 in Europa e America, con un successo travolgente. L’offerta di giochi come Ridge Racer, i prezzi competitivi rispetto al Sega Saturn e una campagna di marketing fresca e rivolta agli adulti resero il debutto un modello di successo. Yoshida ricorda come ogni regione – Giappone, Europa e Stati Uniti – avesse la libertà di comunicare con il proprio pubblico, creando identità locali forti sotto un unico marchio globale.
Oggi, trent’anni dopo, Yoshida guarda indietro con riconoscenza: “Nintendo creò la sua grande concorrente, ma la concorrenza è salutare. Xbox, Nintendo e PlayStation ora seguono strade diverse, e questo è un bene per tutti.” È un curioso destino: senza il “tradimento” di Nintendo, la storia dei videogiochi sarebbe stata completamente diversa.