Abbiamo già assistito insieme al carico da 90 calato da Microsoft per aprire le porte della nuova generazione, ma Sony non poteva essere da meno ed ecco che, a pochi giorni dall’uscita di Xbox Series X e Series S, l’azienda di Tokyo ha lanciato la sua contro-offensiva portando sul mercato quella che è la sua concezione della nona generazione di videogiochi, una console che sorregge il fardello di dimostrare che la quinta incarnazione di PlayStation è in grado di competere con gli ottimi risultati raggiunti dal modello precedente. Chiaramente per valutare con cognizione di causa un prodotto come PlayStation 5 sarà necessario attendere e vedere come essa si comporterà nel lungo periodo, ma già in questi primi giorni ci siamo potuti fare un’idea precisa di quelli che potrebbero essere i cavalli di battaglia di questo nuovo gioiellino. In questa nostra recensione abbiamo sintetizzato quella che è stata la nostra esperienza con la console sinora, dal primo approccio una volta aperta la scatola alla prova in campo con i titoli di lancio.
Design della console
Sin dalla prima volta in cui Sony ha mostrato la console durante i suoi video usciti negli scorsi mesi, abbiamo potuto farci un’idea sull’estetica e delle dimensioni di PlayStation 5, ma adesso che la possiamo vedere e toccare di persona le idee sono molto più delineate. Inutile girarci intorno: la console è grande e massiccia e nono ammetterlo sarebbe solo un elefante nella stanza e questo chiaramente può essere un problema per qualcuno dato che per come è fatta, con i suoi 40 cm di altezza ed i 26 di profondità, può essere difficile posizionarla agevolmente all’interno del proprio salotto o comunque trovarle uno spazio congruo. Dimensioni a parte, al primo impatto visivo con PlayStation 5 l’idea che abbiamo avuto è quella di un prodotto dotato di una scocca di buona fattura, comprese le vele laterali che sono di un bianco con una punta di grigio impercettibile dalle immagini ufficiali presenti in rete, e dal design futuristico e capace di attirare l’attenzione di sé. Infatti indipendentemente dal fatto che apprezziate o meno il suo aspetto, l’intenzione della console parrebbe essere quella di farsi notare a tutti i costi attraverso la sua forma bizzarra ed avanguardista, i Led che percorrono i bordi della parte centrale e la sua doppia colorazione che non la fanno passare inosservata. Avvicinandosi però ad essa è possibile notare quei dettagli che non è affatto raro ritrovare nei prodotti PlayStation come lo storico logo inciso nella parte laterale o il pattern composto dai quattro simboli ben noti ai fan e stampato sull’interno delle scocche, dando una sensazione di ruvidità che contrasta con le plastiche lisce e nere della parte centrale. Relativamente al design della versione con lettore ottico, non si può non sottolineare come questo sporga vistosamente dalla parte laterale della console, rovinando la simmetria e lasciando intendere come non sia stato concepito un design ad-hoc per le due versioni (come per Series X e Series S) ma come esso sia stato progettato partendo dalla versione all-digital alla quale poi è stato aggiunto un rigonfiamento che accoglie l’unità ottica. La forma irregolare delle due scocche laterali non garantisce una stabile superficie di appoggio nel caso si voglia disporre la console in posizione orizzontale, pertanto per ovviare a questo problema PlayStation 5 è dotata di uno stand di plastica incluso nella confezione sul quale è bene spendere qualche parola: la basetta può essere utilizzata per sostenere la console indipendentemente dall’orientamento prescelto, ma se nella sua posizione verticale la stabilità è garantita da una vite che ne permette il fissaggio, in quella orizzontale a reggere la console ci sono i ganci di plastica ed il grip dato dalla parte gommata della basetta. Ciò che ne risulta è una console pensata per essere posizionata in verticale, non solo per la maggior stabilità garantita dallo stand, ma anche per il design stesso di PlayStation 5 che con le due scocche che si stagliano verso l’alto assume maggiore slancio, sebbene l’orientamento orizzontale garantisca un più facile posizionamento all’interno dell’ambiente domestico.
La nuova dashboard
Una volta estratta la nostra PlayStation 5 dalla sua scatola (che non presenta un packaging accurato come quello di Series X, ma anzi dà una sensazione di prodotto al risparmio) e connessa alla corrente ed alla TV con i cavi in dotazione, abbiamo constatato quanto la procedura di primo avvio risulti ormai immediata ed estremamente facilitata: il proprio account PlayStation può essere facilmente importato usando l’applicazione per smartphone che per l’occasione è stata pesantemente ridisegnata e aggiornata con nuove funzionalità ed una maggiore interazione con la nuova console di Sony, fra le quali figurano anche le notifiche sul proprio cellulare al termine del download di un gioco. Completata la procedura di installazione, quella che ci si apre davanti è uno dei grandi elementi di novità di PlayStation 5, ovvero la sua dashboard. Pur mantenendo qualche somiglianza con l’interfaccia di Playstation 4, come la disposizione dei giochi recenti in un’unica fila orizzontale, esteticamente sono stati effettuati diversi cambiamenti: giochi e contenuti multimediali ora hanno ciascuna una scheda a loro dedicata, le varie funzionalità che su PlayStation 4 trovavamo nella parte alta della dashboard adesso sono stati inseriti in una dock bar a scomparsa richiamabile con la pressione del tasto PlayStation sul controller, sia dalla home principale sia mentre giochiamo, inoltre posando il selettore su uno dei giochi installati sarà visualizzato a tutto schermo un artwork del titolo evidenziato, sebbene questa scelta sia andata a scapito dei temi personalizzabili che per il momento non sono presenti. Nonostante un leggero senso di smarrimento che potreste provare scoprendo che diversi elementi una volta ben visibili nella schermata principale (come la funzione party o lo spegnimento della console) adesso sono stati spostati nella barra a scomparsa, sarà presto chiaro come muoversi agilmente ed accedere rapidamente alle funzioni presenti. La dashboard di PlayStation 5 si discosta da quella delle generazioni precedenti anche per un altro grandissimo miglioramento, ovvero la fluidità e la rapidità: il sistema operativo della console è veramente performante, l’accensione dalla modalità riposo avviene in pochissimi secondi così come l’avvio dei giochi, ma soprattutto l’accesso alla raccolta o al PlayStation Store non è più caratterizzata dai fastidiosi tempi di attesa dovuti ai caricamenti che affliggevano PlayStation 4. A differenza della concorrenza, non è stata prevista la possibilità di tenere più giochi aperti e spostarsi fra di essi tramite Quick Resume multiplo, ma se impostata in modalità riposo la console è comunque in grado di sospendere la partita in corso e di riportarci al centro dell’azione nello stesso punto in cui ci eravamo interrotti in un paio di secondi. Anche le notifiche hanno goduto di diversi miglioramenti: finalmente è possibile personalizzarle in maniera dettagliata stabilendo per ciascuna tipologia quando mostrarle e quando invece nasconderle, oltre a poterle disabilitare per l’intera sessione grazie alla modalità “non disturbare”. Una delle novità inserite nella dashboard di PlayStation 5 è la presenza delle Carte Attività che non costituiscono solo un elemento utile per tener traccia dei progressi fatti in gioco e mostrare la percentuale necessaria al raggiungimento di uno specifico trofeo, ma permette anche di saltare da un’area all’altra del gioco in maniera istantanea oppure visualizzare brevi filmati che fungono da guida al giocatore tramite il servizio Game Help, al momento disponibile solo per gli utenti PlayStation Plus.
Rivoluzione DualSense
Finalmente veniamo a quella che è forse la novità più interessante di questa nuova PlayStation 5, ovvero il DualSense: il nuovo pad per la console di casa Sony denota qualche somiglianza con i suoi predecessori come l’ormai consueta presenza di analogici simmetrici (dove la concorrenza predilige quelli asimmetrici) tra l’altro della stessa fattura di quelli presenti sul DualShock 4. Non appena lo stringerete fra le mani noterete immediatamente le prime differenze: il DualSense è sensibilmente più pesante rispetto al DualShock 4 oltre ad essere stato realizzato con plastiche più solide e meno scricchiolanti che danno anche in questo caso la sensazione di un prodotto di ottima fattura, l’impugnatura ha una forma che la rende più ergonomica e l’estetica del pad stesso richiama la console sia nei lineamenti che nella bicromia delle sue parti. Ciò che però costituisce l’elemento chiave del DualSense è la presenza della resistenza adattiva sui grilletti del pad e del feedback aptico: il primo è un sistema che permette di variare la resistenza alla pressione dei trigger, funzionalità che potrà avere disparate applicazioni all’interno dei giochi, il secondo è un nuovo sistema di vibrazione che offre una sensazione tattile al giocatore con un incredibile livello di realismo, difficile da esprimere a parole e che può essere compresa solo testandolo con mano oppure da coloro che hanno avuto modo di provare le funzioni dell’HD Rumble di Nintendo Switch in contesti come il gioco Conta biglie di 1-2 Switch (non è un caso che l’azienda che ha sviluppato il feedback aptico, la Immersion, sia la stessa che ha realizzato anche l’HD Rumble). Per familiarizzare con le novità del DualSense, in ogni PlayStation 5 vi è preinstallato Astro’s Playroom, un platform non troppo impegnativo ma comunque ben confezionato e dalle vibes fortemente nostalgiche che ha il grande pregio di farci provare questa nuova esperienza sensoriale: ogni passo del piccolo Astro, ogni interazione con gli elementi presenti in gioco che vanno dai colpi scagliati dai nemici fino alla pioggia che cade sul robottino restituisce una specifica sensazione che contribuisce ad aumentare la sensazione di immersione del giocatore. Sul pad è presente anche un microfono utile sia per l’interazione del giocatore nei titoli che lo prevedono sia per parlare con gli amici nei party vocali. C’è però da sottolineare un paio di punti a sfavore del controller: le funzioni DualSense consumano chiaramente un maggiore quantitativo di energia in confronto ad un uso tradizionale e nonostante la batteria del controller sia più capiente rispetto al passato (si parla di circa 1500 mAh contro i 1000 della seconda versione del DualShock 4) il deterioramento di essa nel tempo e l’impossibilità di sostituirla come da tradizione Sony potrebbero portare il controller a scaricarsi velocemente in quei giochi che fanno un uso intensivo del feedback aptico. Migliori risultati invece si ottengono nei giochi che offrono un uso più tradizionale come Spider-Man: Miles Morales dove la minore richiesta di energia ci ha permesso di giocare 8-9 ore prima di doverlo collegare alla console per ricaricarlo. Il secondo punto non è tanto un difetto quanto un timore nei confronti di un prodotto che, essendo un unicum di questa generazione, necessita di essere supportato all’interno dei giochi che si susseguiranno nei prossimi anni e non solo limitatamente ai first party, altrimenti le sue funzionalità non avranno senso di esistere nel futuro della console. Sperando quindi che queste novità appassionino gli sviluppatori al punto da portarli ad investire su di esse, possiamo dire che nel complesso siamo di fronte ad un ottimo pad, con diverse migliorie rispetto al passato ed un sistema in grado di restituire sensazioni tattili che non rappresenta un qualcosa di nuovo in senso assoluto ma che comunque lo fa con risultati mai visti prima in una console.
Storage e sistema di raffreddamento
Tornando alle caratteristiche della console, particolare attenzione è stato posto sul sistema di raffreddamento di PlayStation 5: dopo PlayStation 4 Pro che si è dimostrata essere un prodotto tutt’altro che silenzioso, Sony non poteva permettersi di compiere lo stesso errore ed è anche per questo che le dimensioni della nuova console sono così generose. Fortunatamente la voluminosa PlayStation riesce a raggiungere degli ottimi risultati dal punto di vista della temperatura interna, mantenessi sulle soglie raggiunte anche da Series X: si tratta di valori più bassi da quelli toccati da PlayStation 4 Pro, ma è anche vero che questi test sono stati fatti con giochi di inizio generazione che tendenzialmente non richiedono risorse esose dal prodotto al punto da spingere le componenti a surriscaldarsi eccessivamente e la vera prova su strada l’avremo solo fra qualche anno. Sicuramente il nuovo impianto di raffreddamento dimostra di essere nettamente meno rumoroso rispetto al passato: abbandonate le turbine jet montate dalla versione Pro, la ventola di PlayStation 5 si dimostra molto meno invasiva, emettendo un leggero sibilo impercettibile nelle sessioni di gioco e spingendo un po’ di più dal punto di vista dell’acustica quando le necessità lo richiedono, ma senza mai risultare fastidiosa per le orecchie del giocatore. Discorso differente per quanto riguarda l’unità ottica: quando un disco è inserito il lettore emette parecchie vibrazioni che vengono amplificate dalle scocche della console, ma fortunatamente esse si limitano alla fase di installazione e all’avvio del gioco. Il decantato SSD della console da oltre 800 GB di capacità alla fine, fra allocazione e sistema operativo, lascia al giocatore uno spazio di circa 670 GB da usare per giochi, video e istantanee dello schermo e altro: non moltissimo se si pensa che con una decina di giochi tripla A o anche meno lo spazio potrebbe già riempirsi e costringerci ad eliminare software non più usato per far spazio al titolo che abbiamo intenzione di giocare. Certo, la possibilità di connettere un Hard Disk Drive alla porta USB 3.1 della console permette di scaricare la PlayStation 5 dall’onere di dover custodire sul proprio SSD i giochi PlayStation 4, ma l’assenza di versioni della console con tagli di memoria più grandi o la temporanea impossibilità di aggiungere un SSD M2 per espandere lo Storage interno si faranno sentire non tanto al lancio quanto nei prossimi mesi, quando comincerà ad uscire un numero sempre più cospicuo di giochi per la console.
Retrocompatibilità
Parlando di PlayStation 5 non possiamo non soffermarci sulla retrocompatibilità della console nei confronti dei titoli di PlayStation 4: come annunciato da Mark Cerny nella conferenza di Marzo 2020, PlayStation 5 è ocompatibile con buona parte della libreria della scorsa generazione tramite emulazione software, questo significa che in questo primo periodo non tutto il catalogo di giochi PlayStation 4 sarà accessibile sulla nuova console, ma ci auguriamo che questo divario sia appianato con i futuri aggiornamenti: accedendo alla raccolta giochi abbiamo riscontrato un 80% dei giochi PlayStation 4 in possesso pronti per essere installati e di quel 20% in pochi sono titoli appartenenti a serie altisonanti. La proposta del PlayStation Plus Collection è veramente interessante: la ventina di giochi proposti coprono le tappe più importanti dell’intera carriera della console di scorsa generazione e dei grandi nomi restano esclusi giusto i titoli usciti quest’anno come The Last of Us Parte II e Ghost of Tsushima oltre a Horizon: Zero Dawn, Death Stranding e lo Spider-Man con Peter Parker protagonista, quest’ultimo però incluso nell’edizione ultimate di Spider-Man: Miles Morales. Si tratta quindi di una bella lista di giochi con i quali iniziare a testare la funzione di retrocompatibilità di PlayStation 5 ed i benefici che il nuovo hardware porta ai precedenti giochi. Benefici che in realtà non sono comuni a tutti i giochi, ma ognuno di essi va preso come caso a sé stante. Di base i titoli che prevedevano una modalità “potenziata” su PlayStation 4 Pro godranno degli stessi miglioramenti anche su PlayStation 5, ma alcuni di essi ricevono un boot aggiuntivo che permette di superare i limiti hardware della precedente generazione: è il caso di Ghost of Tsushima che riesce a rompere il muro dei 30 fps e ad arrivare ai 60, ma per quei giochi sui quali non è stat prevista una patch specifica la console non è in grado di usare in maniera autonoma le sue risorse per superare le limitazioni imposte dagli sviluppatori. In un futuro non troppo remoto potrebbero arrivare nuovi aggiornamenti capaci di dare nuova luce ai titoli rimasti esclusi, ma in assenza di essi i giochi non godranno di alcun miglioramento automatico come invece avviene sulla console rivale. Tagliata totalmente ogni tipo di retrocompatibilità con le console precedenti, anche se era cosa nota sin dalla conferenza di Marzo: ipotizziamo che PlayStation 3 rimanga una console ancora difficile da emulare via software in maniera efficace, ma anche che l’introduzione di una qualche forma di compatibilità possa andare a danneggiare le vendite di abbonamenti a PlayStation Now con il quale è possibile giocare ad una selezione di giochi PlayStation 3 attraverso lo streaming cloud, tuttavia non si comprende come mai Sony non abbia osato aggiungere il supporto alle prime due generazioni di PlayStation precludendosi una buona fetta di vecchie glorie che i fan della console Sony potrebbero rispolverare nelle loro PlayStation 5 fiammanti.
PRO
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Sistema operativo veloce e reattivo
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Dashboard rinnovata e maggiormente curata
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Il DualSense è un enorme passo avanti rispetto al DualShock 4
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Il feedback aptico offre un nuovo livello di interazione
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Il sistema di raffreddamento è molto più silenzioso
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Inserita la retrocompatibilità con PlayStation 4…
CONTRO
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… ma non con le precedenti generazioni e priva di Auto-Boost
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Dimensioni per niente indifferenti
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In posizione orizzontale la basetta è claudicante
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Storage interno limitato e attualmente non espandibile
La recensione in breve
PlayStation 5 è un prodotto che vuole creare un netto stacco dalle precedenti generazioni: non solo a livello di potenza la console garantisce ciò che serve per permettere agli sviluppatori di operare un vero e proprio salto generazionale che è mancato nel recente passato delle console, ma l'immediatezza ed il nuovo design della dashboard unita alla rapidità del nuovo SSD garantiranno ai giocatori di tutto il mondo un'esperienza più fluida e piacevole con il nuovo hardware di Sony. Inoltre l'innovativo DualSense permette di esplorare una nuova concezione di gioco, percorrendo una strada meno tradizionalista di quella tracciata da Microsoft con la sua Series X e più improntata sulla voglia di rinnovarsi e stupire. Al netto di alcuni non indifferenti difetti, primo su tutti il problema delle dimensioni, la console emana un'aura di novità e si presenta come un prodotto che vuole affascinare la sua utenza. Noi d'altra parte non vediamo l'ora di lasciarci ammaliare da essa e scoprire cosa Sony abbia in serbo per noi nei prossimi anni.
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Voto Game-Experience