Se alla Gamescom 2025 qualcosa ha brillato con la forza silenziosa dei veri capolavori, quello è Phantom Blade Zero. Da gioco misterioso a culto acceso in poche battute di demo: un’azione in salsa Wuxia moderna che ha restituito la grazia dei film hang-kung in tempo reale, con estetica e ritmo pari a pochissimi altri. Un’opera che è emersa come la migliore della fiera, un turbine visivo e ludico che in un mercato in fase interlocutoria, risulta come una stilettata feroce, ma elegante. La demo che abbiamo giocato è durata circa un’oretta ed era rappresentativa dell video gameplay mostrato di recente con il boss delle marionette. All’interno però oltre all’esplorazione, abbiamo ance potuto assaggiare un paio di mid boss e un paio di macro areee esplorabili. Vi raccontiamo dunque le nostre sensazioni nel provato di Phantom Blade Zero.
Quando il kung-fu incontra la Wuxia
Il colpo d’occhio è immediato: la potenza della PS5 Pro e il pannello di primo livello su cui abbiamo giocato la demo rendono l’ambiente quasi ingiusto da guardare – ogni riflesso taglia l’atmosfera, ogni superficie rimbalza con nitida perfezione. Phantom Blade Zero non fa nulla per nascondere il suo sguardo da cinepresa: i corridoi angusti, i templi pietrosi, il metallo delle armature, le strisciate di sangue in controluce… Tutto scintilla come se ogni scena fosse una stoppata digitale immortale. Quando ti muovi, vorresti fermarti solo per studiare ogni centimetro di suono e ombra. L’ambientazione mischia gotico cinese, mitologia taoista e contaminazioni steampunk in modo armonioso, evocativo ma mai pacchiano. Ogni zona distrutta, ogni cripta silenziosa sembra raccontare un dolore antico, ogni ombra è una ferita aperta nella pelle di un mondo che ha imparato a sopravvivere senza speranza.
Quando invece si parla di kung-fu si pensa a movimenti rapidi, precise coreografie armoniose. Ed è proprio così. Phantom Blade Zero ti prende a pugni — con classe. Ogni parry vibra come un gong; gli attacchi leggeri scorrono in combo elaborate; le animazioni sembrano uscire dallo schermo per materializzarsi, grazie al motion capture di maestri d’arti marziali reali. Nessuna rigidità da Soulslike, più che altro una danza letale, un viaggio in un action peculiare. I boss non sono solo ostacoli, sono parte di un racconti, di un romanzo d’altri tempi: imparare i loro attacchi rossi e blu (i primi parabili con la schivata perfetta i secondi con il classico parry) diventa un intreccio di abilità che trasforma la paura dei primi tentativi nel controllo perfetto dei secondi.
Il combat system è profondo, ma leggibile. Il gioco non impone una barra della stamina da distruggere per rendere vulnerabili i nemici ma chiede attenzione al ritmo: attaccare troppo vuol dire esporsi. I parry, sebbene accessibili, richiedono precisione chirurgica così come la schivata perfetta.. Ogni arma ha combo uniche, e la possibilità di cambiarla al volo rende ogni scontro una coreografia fluida, viva. La demo ha mostrato scontri in spazi ristretti e in arene ampie, con un’IA nemica aggressiva e reattiva. Otto armi selezionabili di cui quattro trasportabili: tra archi, doppie lame, cerchi rotanti, lanciafiamme, martelli e katane. Assieme alle armi, la demo ci ha permesso di vedere in azione due tipi di pozioni rigeneranti e alcuni collezionatili in grado di aumentare permanentemente vita e bonus ai danni. Nessun accessorio, ma gli slot erano presenti. Molto probabile dunque che l’esplorazione delle aree nascondesse qualche segreto che ci siamo persi durante la prova.
Un mondo che si apre e richiude
Il level design sembra mescolare linearità e scoperta. Non è un open world, ma non è neppure un corridoio. La mappa si apre e si chiude su se stessa in modo intelligente. Si parla di ambienti “semi-open” interconnessi, con shortcut, aree segrete, zone opzionali. È un mondo che ti osserva mentre lo attraversi, che ti invita a esplorare ma ti punisce se lo fai con leggerezza. Nessun respawn dei nemici dopo una morte o toccando i checkpoint. Anche in questo caso dunque, capiamo come l’action di Phantom Blade Zero sia più vicino a un Devil May Cry che a un Dark Souls.
Ogni area ha un’identità forte: la demo ci ha mostrato zone montuose, e corridoi più angusti, caverne e spazi aperti. L’atmosfera è opprimente, ma mai respingente. Non ci sono indicatori onnipresenti, né frecce a schermo: è il level design a guidarti. E funziona. Il comparto audio è una delle vere sorprese. Il sound design restituisce peso a ogni spada, respiro a ogni passo. I colpi risuonano con brutalità, ma anche con grazia. Il silenzio è usato come strumento narrativo. La colonna sonora alterna melodie tradizionali cinesi a sferzate elettroniche. È un tappeto emotivo che accompagna, ma mai sovrasta.
L’arte del duello
I boss sono protagonisti. Non semplici ostacoli, ma presenze sceniche. Quello mostrato nella demo — una sorta di maestro delle marionette con annessi cavalieri marionette — è già leggenda: attacchi telegrafati ma imprevedibili, fasi multiple, comportamenti che cambiano in base al tuo stile. Nulla è gratuito. Ogni colpo è guadagnato. L’estetica nemica è memorabile: maschere rituali, arti prostetici, decorazioni floreali, armature distrutte. Non si combatte solo contro numeri, ma contro design, contro identità. È un’espressione visiva che amplifica il senso del pericolo.
Ci sono ovviamente dei dettagli meno entusiasmanti, ma nel complesso si tratta davvero di minuzie. Qualche animazione ambientale appare meno rifinita, alcuni movimenti in corsa sembrano leggermente fluttuanti. Ma sono dettagli. La demo è comunque solidissima e stabile. Il team ha promesso 60 fps stabili su PS5 e PC, e per ora sembra mantenere la promessa. C’è qualche incertezza nel lock-on, e alcune transizioni ambientali potrebbero migliorare. Ma sono appunti su una sinfonia.
Commento finale
Phantom Blade Zero è stato, senza dubbio, il miglior gioco della Gamescom 2025. Un provato che non solo ci ha convinto, ma ha ci fatto innamorare. È un titolo che non urla, ma incanta. Non implora attenzione, la merita. E in un mercato che corre verso l’esagerazione, la sua misura, la sua cura e la sua precisione nel realizzarla sono oro. Se manterrà la coerenza mostrata nella demo, se saprà modulare il ritmo, ampliare la varietà e rispettare la propria identità, sarà un gioco da ricordare. Un capolavoro in divenire. Una danza di morte e bellezza.