Leggendo alcuni documenti trafugati, Nintendo avrebbe attivamente svolto indagini su alcuni sviluppatori homebrew, arrivando a sorvegliare le loro case e a minacciarli. C’è da specificare che parliamo di hacker che hanno contribuito a diffondere la pirateria sui sistemi della casa di Mario, quindi non proprio di personaggi senza macchia. È probabile che quella di Nintendo sia solo una strategia per tutelare i suoi prodotti usando mezzi propri, anche se sempre consigliato passare per vie giudiziare come denuncie alla polizia in questo caso.
Da quanto si può leggere sui file rubati, Nintendo creava dei veri e propri profili dei suoi bersagli, stabilendo poi le priorità delle sue azioni. Esempio, la scheda di Neimod, hacker noto sulla scena DI e DSi, non solo riporta delle attività dell’uomo con l’hardware di Nintendo, ma anche delle informazioni personali, in particolare su come passava le sue giornate all’epoca dei fatti. Da notare che si parla di vera e propria sorveglianza, con tanto di pedinamenti.
In un altro documento possiamo leggere il modus operandi che gli investigatori di Nintendo devono tenere quando si avvicinano agli hacker. Inanzitutto devono provare a raggiungere un accordo amichevole, che eviti il ricorso ai tribunali, per poi valutare le reazioni dell’interessato e intensificare l’azione. Ci sono anche trascrizioni di chat private, tanto per completare il quadro che potete visionare di seguito.
Insomma non proprio ciò che si aspetta da un’azienda come Nintendo, non possiamo dargli né torto né ragione visto che le console della grande N sono sempre sotto attacco hacker, ma riteniamo che sarebbe stato più consono utilizzare altri metodi. Al momento non possiamo dire con certezza che tali documenti siano reali al 100%. Ulteriori dettagli arriveranno sicuramente nel corso dei giorni, magari con una risposta ufficale dalla stessa Nintendo.
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