Netflix e Xbox Game Pass hanno ben poco a spartire, al di la della medesima natura di servizi ad abbonamento. Uno ci porta film e serie TV, con solo un debole e timido approccio al gaming, l’altra invece ci porta videogiochi a volontà. I servizi della grande N rossa sono oggi messi in crisi dalla sempre più numerosa e pressante concorrenza, mentre i servizi di Microsoft continuano a crescere per convenienza e ricchezza, senza temere una concorrenza che risulta titubante nello spingersi a offrire tanto quanto offerto da Xbox Game Pass.
Le due realtà hanno anche un secondo punto d’incontro, che è il medesimo all’origine ma si muove in direzioni diametralmente opposte: l’account sharing.
Netflix combatte la condivisione, Xbox Game Pass spinge per favorirla:
La condivisione dei profili della piattaforma streaming è un fenomeno tecnicamente illecito, ma la cui illegalità da principio fu poco evidenziata al punto che in breve tempo milioni di utenti hanno cominciato a condividere le spese con amici e parenti. Farlo risulta cosi facile, e soprattutto cosi conveniente, che era inevitabile accadesse.
Quando Netflix si è avveduta del problema, oramai era già diffuso al globo intero e alla stragrande maggioranza della sua utenza, ma ciò nonostante la compagnia ha iniziato a promettere manovre e politiche più stringenti per bloccare il fenomeno. Purtroppo la scelta ha subito mostrato il fianco della compagnia: molti utenti, infatti, hanno sempre favorito la piattaforma delle N rossa proprio per via della convenienza derivata dalla condivisione degli account. Tolta quella feature, il servizio perde grandemente la sua attrattiva e lo sguardo degli utenti finisce col posarsi su Prime Video, Disney+ o uno degli altri servizi concorrenti.
Al contrario, Xbox Game Pass, su cui alcune forme di condivisione sono da sempre possibili sebbene sia poco chiaro quanto legale sia farlo, ha di recente annunciato l’intenzione di creare un abbonamento appositamente pensato per la condivisione con amici e parenti. Con soli 20 euro al mese, potrete condividere l’abbonamento con un massimo di cinque persone, vale a dire 4 euro al mese per ogni membro del gruppo. Se questa non è convenienza!
Ora, mentre nel caso del servizio Microsoft assistiamo al passaggio di un servizio da un gradino di convenienza a uno ancor più conveniente, cosa che incoraggia nuovi utenti a iscriversi e invoglia i vecchi a restare, con Netflix si ha l’effetto opposto: la condivisione, lasciata impunita per anni e tollerata, è oggi un suo fondamento, e la volontà della compagnia di eliminarla sta scoraggiando nuovi potenziali utenti e fornendo ragioni agli abbonati per disdire e passare a servizi concorrenti.
Netflix non sembra vedere la realtà di queste dinamiche di mercato, oppure le sta ignorando volutamente, fatto sta che ha già avviato parecchie pratiche per fermare questo fenomeno con il solo risultato, per ora, di perdere uno degli elementi che ha fatto il suo successo. Tutte queste manovre vengono in un momento in cui la compagnia sta subendo grosse perdite, e sebbene sia dunque comprensibile che la volontà sia quella di lucrare maggiormente per rimpinguare le casse, dall’altra viene da chiedersi se farlo minando una delle basi del successo del servizio sia la cosa giusta.