Quando Guitar Hero incontra Doom, le cose cominciano a farsi interessanti. Metal: Hellsinger è uno sparatutto ritmico che, pur affondando le mani su un genere decisamente sovrappopolato, riesce a restare fresco e divertente sia grazie alla sua immediatezza ma soprattutto grazie alla sua colonna sonora d’eccellenza. Una struttura narrativa semplice, pochi assiomatici fondamenti di gioco e tanto, tantissimo divertimento. Quella di Metal: Hellsinger è una formula d’impatto che è riuscita davvero ad impressionarci.
Glory to the metal
Quello tra metal, videogiochi e demoni è un connubio che affonda le sue radici nel cuore stesso del medium videludico. Da Doom a Quake fino alle rivisitazioni più moderne proposte da Id Software, uccidere demoni brutalmente sulle note aggressive della musica metal è ormai entrato a far parte della cultura del videogioco. Gli esempi potrebbero essere molteplici e non tutti necessariamente legati al genere degli sparatutto. Anche il concetto di rythm game mescolato con una componente shooter non è nuovo al mondo dei videogiochi, tuttavia, Metal: Hellsinger riesce, grazie all’enorme esperienza di The Outsiders, a proporre qualcosa di solido e convincente. Alla base di Metal: Hellsinger vi è una struttura molto semplice, si tratta di uno sparatutto in prima persona molto arcade e frenetico all’interno del quale il giocatore dovrà eseguire il maggior numero possibile di azioni a tempo di musica per mantenere alto il contatore del punteggio e per ottenere diversi bonus. Anche l’incipit narrativo del titolo non è difficile da afferrare, in Metal: Hellsinger vestiremo i panni dell’”Ignota”, un demone rinchiuso nel profondo degli inferi e privato della sua voce. Il nostro obiettivo sarà quindi quello di farci strada tra i vari regni che compongono l’inferno fino ad arrivare fino alla giudice rossa, il demone a capo dell’inferno, e recuprare la nostra voce.
Pochissime linee introduttive e l’inconfondibile voce di Troy Baker ad accompagnarci nei panni di narratore esterno andranno a comporre la cornice di Metal: Hellsinger. Demoni, fiamme, tanta violenza e del sano metal rappresentano di fatto gli ingredienti vincenti di uno shooter leggero, accattivante e frenetico.
Metal: Hellsinger e la canzone dell’inferno
Metal: Hellsinger è un titolo pensato per la rigiocabilità. Incentrato sui punteggi, i record, le classifiche e le sfide, lo shooter ritmico dei ragazzi di The Outsiders riesce a mantenere il ritmo per tutti e gli otto regni che compongono il titolo ma inciampa dal punto di vista contenutistico. L’avventura dell’ignota inizia in maniera molto basilare, una spada e, a fine tutorial, un teschio per colpire i nemici a distanza, nulla di più. Il nostro arsenale comincerà ad ampliarsi man mano che attraverseremo i vari regni dell’inferno, dandoci accesso a bocche di fuoco sempre più potenti che, combinate tra loro, ci permettono di scatenare la nostra furia a ritmo di musica. La scelta delle armi rappresenta un elemento essenziale all’interno dell’economia di Metal: Hellsinger, ogni arma ha il suo rateo di fuoco, i suoi tempi di ricarica e il suo damage output, sarà quindi necessario valutare bene quale arma utilizzare in presenza di specifici nemici. Metal: Hellsinger adotta inoltre una meccanica molto familiare agli amanti di Doom, infliggendo abbastanza danno ai nemici, sarà possibile ingaggiare una mossa finale che, oltre a mantenere alto il moltiplicatore di punti faticosamente guadagnato a ritmo di musica, ripristinerà parte dei punti vita e rappresenta una delle principali fonti di cura in caso di necessità. Sarà dunque compito del giocatore valutare bene quale arma utilizzare, ad esempio, far fuoco con un’arma troppo potente verso un nemico minore rischia di ucciderlo all’istante, privandoci una potenziale preziosa cura.
I primi passi in Metal: Hellsinger ci sembreranno strani, quasi forzati, sparare a ritmo di musica seguendo gli indicatori che scorrono vicino al cross-hair è qualcosa di innaturale, almeno così può sembrare all’inizio. Ben presto scopriremo con quanta naturalezza la danza macabra degli sparatutto possieda qualcosa di ritmico, musicale, incalzante e quello stesso ritmo, una volta padroneggiato, riesce a dare una carica davvero incredibile.
Tempi dispari
Metal: Hellsinger è uno di quei titoli che possono risultare ostici al primo impatto, pochi fondamentali importanti mettono il giocatore sui binari del titolo e attenersi a quei binari, riuscire a suonare con quella logica, non è qualcosa di immediato ma si tratta di un processo cognitivo che coinvolge la memoria muscolare ed il senso del ritmo. Ben presto ci renderemo di conto di star volteggiando per il livello uccidendo tutto ciò che si muove senza mai perdere un singolo beat e questa rappresenta la vera magia di Metal: Hellsinger. La componente ritmica non è forzata, scopriremo che ogni singolo sparatutto arena è stato giocato come se fosse un rythm game senza gli indicatori a schermo e procederemo in totale naturalezza. La struttura di Metal: Hellsinger, divisa su vari livelli, si evolve con la progressione del giocatore. Ogni livello ci metterà di fronte a diverse stanze piene zeppe di demoni da trucidare fino ad arrivare al boss di fine livello. I vari boss non sono altro che aspetti della giudice rossa e ogni volta che ne sconfiggeremo uno andremo ad indebolire il nostro nemico principale, recuperando un po’ della nostra voce. Anche in questo caso si nota un notevole calo in termini di contenuti e fantasia, nonostante le varie boss-fights ci pongano di fronte a combattimenti di diversa natura, con diverse meccaniche, l’aspetto dei vari boss resta pressoché immutato. Lo stesso principio si applica ai nemici più comuni che mancano di varietà ed alcuni nemici élite che non sono altro che la riproposizione leggermente potenziata dei nemici base. In questo senso, Metal: Hellsinger non osa troppo e scade in termini di fantasia, rischiando di diventare ripetitivo verso le battute finali soprattutto quando il nostro personaggio avrà a disposizione l’intero arsenale composto da un totale di sei differenti armi, decisamente poche.
Ad alleggerire un carico altrimenti troppo pesante vi è un sistema di attacchi principali e finali che scatta al culmine di una serie di colpi messi a segno seguendo il tempo in maniera perfetta, ogni singola arma può dunque scatenare un ulteriore attacco devastante rinfrescando così l’esperienza di gioco.
Voglia di perfezione
Metal: Hellsinger, tuttavia, non si ferma al mero superamento dei livelli ed alla sconfitta dei boss. Alla fine di ogni livello saranno sbloccate diverse sfide da compiere all’interno del regno appena completato per ottenere vantaggi molto interessanti. Le sfide non ci chiedono di rigiocare l’intero livello ma ci pongono delle condizioni da rispettare. In alcuni casi sarà necessario portare a termine un numero prestabilito di esecuzioni perfette, in altri ci verranno tolte le armi man mano che uccideremo i demoni oppure ancora, non potremo scegliere quale arma equipaggiare e ad ogni uccisione la nostra arma verrà cambiata in maniera casuale. Portando a termine le varie sfide, chiamate Tormenti, saremo ricompensati con dei vantaggi da utilizzare nella campagna principale. Durante la fase di preparazione di ogni livello potremo infatti scegliere un’arma oltre alla spada ed al teschio che sono obbligatorie e due vantaggi da portare con noi in battaglia. Portare a termine le sfide non sarà sempre semplicissimo ed in questo modo la longevità di Metal: Hellsinger va ad allungarsi non in maniera eccessiva ma quanto basta per gustare il titolo in ogni suo aspetto.
Il vero cuore pulsante di Metal: Hellsinger risiede nella sua colonna sonora. La musica è parte integrante del gioco e non fa soltanto da sottofondo ma costituisce una vera e propria chiave di lettura per affrontare i livelli proposti. Il moltiplicatore dei punti segna la nostra bravura nell’andare a ritmo, insieme al moltiplicatore crescerà l’intensità della musica fino a culminare con l’introduzione delle voci con il moltiplicatore a 16x. In questo modo la musica di Metal: Hellsinger scandirà il progresso del giocatore, non andare a tempo non vuol dire soltanto infliggere danni irrisori andando incontro a morte certa ma significa anche non riuscire a godersi l’impianto musicale del titolo che si limiterà ad un mero sottofondo per poi crescere esponenzialmente dai 4x con l’aggiunta della batteria, fino all’8x ed al 16x per essere in una streak perfetta. Questa tipologia di interazione musicale passiva rende l’intera esperienza di gioco molto più coinvolgente, non sentire più la voce andrà a rappresentare un allarme, dobbiamo fare di meglio e dobbiamo andare a ritmo. L’impalcatura musicale di Metal: Hellsinger è poi costellata di grandi nomi tra i quali vetta sicuramente quello di Serj Tankian dei System of a Down, la voce dell’armeno è inconfondibile e rappresenta la caratura musicale altissima offerta dal titolo.
La bellezza dell’inferno
Metal: Hellsinger è un titolo molto secco che non si perde in fronzoli e decorazioni, l’aspetto tecnico del titolo non è sorprendente così come la sua resa grafica. Molto basilare, poco curato e sicuramente al di sotto degli standard grafici dei titoli più blasonati, tuttavia, il taglio artistico dell’opera dei ragazzi di The Outsiders riesce a comunicarci la rabbia, la desolazione dell’inferno e tutta la violenza necessaria per fare a pezzi quei demoni come se non ci fosse un domani. Il sistema dei controlli, tra movimento e shooting è praticamente perfetto. Pulito, fluido e responsivo, Metal: Hellsinger rispetta pienamente i canoni del rythm game proponendo una vera e propria calibrazione degli input sonori e visivi per compensare eventuali tempi di latenza. Metal: Hellsinger funziona dunque nonostante le imperfezioni tecniche compensando con un taglio artisico non troppo ispirato ma comunque interessante ed una resa tecnica dei fondamenti di gioco praticamente inossidabile.
In conclusione, Metal: Hellsinger è un titolo adrenalinico che è riuscito a conquistare l’interesse dei giocatori portandosi a casa diversi premi ancor prima della sua uscita. Violento, veloce e scattante, lo shooter ritmico di The Outsiders non conosce mezzi termini e ci butta subito nel mezzo dell’azione attraverso livelli intensi e carichi di adrenalina. Da un punto di vista contenutistico avremmo sperato sicuramente una maggiore varietà dei nemici, delle armi e delle situazioni in generale. Tuttavia, il titolo presenta un’impalcatura solida, un design accattivante ed una colonna sonora di prim’ordine. Se siete amanti del metal, di doom e degli sparatutto, Metal: Hellsinger è il gioco che fa per voi.
La recensione in breve
Metal: Hellsinger è un titolo immediato, adrenalinico e ricco di azione. La potenza trasmessa dal suo metal avvolge l'intera esperienza di gioco che si frappone tra il rythm game e l'FPS puro. L'opera di The Outsiders gode di un impianto di gioco ben consolidato, stabile ed efficiente, perdendo un po' della potenza appena accennata a causa di un comparto tecnico e contenutistico poco soddisfacente. La colonna sonora del titolo ed i grandi nomi che si porta dietro rappresenta sicuramente il cuore pulsante di questo shooter demoniaco. Poche ma fondamenali regole dominano il mondo di gioco e, una volta entrati in sintonia con queste ultime, Metal: Hellsinger sarà una danza di macabra violenza scandita dai riff più metal che potete immaginare. Avremmo apprezzato una maggiore quantità di scenari e di nemici così come un accenno di co-op in multigiocatore ma, nonostante tutto, Metal: Hellsinger è riuscito a soddisfarci pienamente
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Voto Game-Experience