Aggiornamento ore 8.30 del 17 Novembre: Con un post pubblicato sui suoi canali social, Marco D’Amore ha voluto prendere le distanze dall’intervista emersa ieri e della quale trovate sotto in versione orginale. L’attore ha dichiarato che quanto pubblicato è stato riportato male ed estrapolato da un discorso totalmente diverso, ecco le sue dichiarazioni:
“Io ho asserito (come faccio da anni!) che ogni tipo di esperienza narrativa contribuisce solo ad esorcizzare certi atti efferati e a prenderne le distanze! E per narrazione intendo quella televisiva, cinematografica oltre che quella scritta ed ovviamente quella virtuale! Tra l’altro l’esperienza virtuale comprende anche l’atto del gioco che è il primo strumento che abbiamo sin da bambini per codificare la realtà.“, il commento di D’Amore.
Marco D’Amore
Ormai è piuttosto frequente vedere spuntare sul web tutta una serie di accuse verso l’intero mondo dei videogiochi, più o meno velate ed accese, con ben più di un soggetto che di volta in volta decide di scagliarsi contro il medium da noi tanto amato. Di solito l’accusa che va per la maggiore è quella di rendere i videogiocatori delle persone molto più violente, con i giochi che andrebbero a far crescere mano a mano la rabbia latente che giace in ognuno di noi. Ed ecco che anche in questa giornata di metà novembre 2021 ci troviamo dianzi alla nuova ed ennesima accusa verso il videogioco in generale, con il noto Marco D’Amore, attore che tra gli altri veste i panni di Ciro Di Marzio nella serie TV di successo Gomorra, che è andato a paragonare Serie TV e film violenti proprio con i videogame.
Il buon D’Amore è stato infatti messo a dura prova dalla seguente domanda del giornalista di Quotidiano:
“Cosa risponde a chi ha accusato Gomorra di presentare i criminali con una certa aura epica, tali da creare suggestione e forse anche imitazione?”
L’attore quindi non si è fatto trovare impreparato da questa domanda ricorrente, paragonando il settore in cui lavora con il mondo dei videogiochi, affermando che se una Serie TV come Gomorra – piena zeppa di violenza e contraddistinta da toni incredibilmente maturi – induce gli utenti alla violenza allora cosa deve accadere con i videogiochi?
Eccovi la sua risposta:
“Mi sembra davvero immorale accusare Gomorra di provocare emulazione quando basterebbe conoscere i videogiochi con i quali passano il tempo i ragazzi: videogiochi che raccontano solo di futuri distopici in cui devono ammazzare, sventrare e violentare, e si esaltano di questo. Altro è parlare di fascinazione narrativa. Io sono cresciuto idolatrando i miti della letteratura efferata ma non è che sono diventato un omicida, perché alle spalle avevo un certo contesto familiare e sociale.“
Insomma sì, archiviata l’opinione di Marco D’amore è bene sottolineare come ci sia anche chi non trova un collegamento tra i videogiochi e la violenza.