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Home»Articoli»Recensioni»Lost Records: Bloom & Rage, la recensione della prima parte

Lost Records: Bloom & Rage, la recensione della prima parte

La recensione della prima parte di Lost Records: Bloom & Rage, avventura narrativa sviluppata da Don't Nod, creatori di Life is Strange.
Matteo MarchettiBy Matteo Marchetti20 Febbraio 2025
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Lost Records: Bloom & Rage
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Tutti noi abbiamo almeno un’estate nel cuore. Persone che, per pochissimo tempo, hanno avuto un ruolo fondamentale nella nostra vita e che, a distanza di anni, ricordiamo ancora volentieri. Certe estati ti travolgono, ti colpiscono e rimangono indelebili nella nostra memoria, anche quando ti sembra di aver lasciato alle spalle quella spensieratezza tipica dell’adolescenza. Sembra essere così anche per Swann, Kat, Autumn e Nora, le protagoniste di Lost Records: Bloom & Rage, la nuova avventura firmata Don’t Nod Montreal.

Lo studio, famoso per aver creato la serie di Life is Strange passata poi sotto il controllo creativo di Deck Nine Games, torna con una nuova IP e torna nuovamente a raccontarci di turbe giovanili, questa volta con un piglio dark e una storia a tinte sovrannaturali che si snoda su due linee temporali differenti: una che si svolge ai giorni nostri e una invece che ci riporta nell’estate del 1995. In questa recensione vi parleremo della prima delle due parti che comporranno Lost Records: Bloom & Rage, in attesa della conclusione prevista per il prossimo 15 aprile.

Se anche voi, come noi, avete nostalgia dell’epoca dei videonoleggi, dei filmini in VHS, dei pantaloni a vita alta e delle sale prove improvvisate dentro ai garage, che li abbiate effettivamente vissuti o meno, allora vi suggerisco di riavvolgere il nastro dei ricordi e immergervi nella lettura della nostra recensione della prima parte di Lost Records: Bloom & Rage!

Ricordo di un’estate

Le quattro amiche in Lost Records: Bloom & Rage

L’abbiamo visto anche con la recente serie TV dedicata alla nascita degli 883, gli anni ’90 non accennano a diminuire il proprio fascino, nemmeno sulle nuove generazioni. Lo sanno bene anche in casa Don’t Nod Montreal, che hanno infatti deciso di dedicare a quegli anni la loro ultima fatica, la cui prima parte “Bloom” è disponibile da oggi per PlayStation 5, PC e Xbox Series X|S. A metà fra Stand by Me e Stranger Things, Lost Records: Bloom & Rage ci racconta della fatidica estate del 1995, quella dove quattro ragazze arriveranno a stringere un patto che le costringerà a ritrovarsi addirittura 27 anni dopo, per affrontare un terribile segreto che le lega da allora e che non ha smesso di tormentarle nemmeno dopo tutto questo tempo.

Nei panni di Swann, una timida ragazza con la passione per i film e la videocamera, tornerete coi ricordi agli anni ’90 per far luce sulle vicende che hanno sconvolto quel gruppo di ragazzine che, per puro caso, si ritrovarono a passare assieme l’estate nella pacifica cittadina di Velvet Cove, nel Michigan. Saltando di continuo fra presente e passato, dovrete ricomporre il puzzle di eventi che hanno cambiato per sempre le vite delle quattro giovani ragazze.

Quella che infatti poteva sembrare un’estate qualunque invece, ha lasciato una traccia indelebile nelle quattro protagoniste, un trauma che però scoprirete soltanto man mano che procederete con la storia e che Lost Records: Bloom & Rage riesce a celare sapientemente creando un’ottima atmosfera di tensione suscitando nel gioco interesse e curiosità. Il tutto in contesto differente da quello visto nei primi LiS e nei successivi giochi di Don’t Nod. Già nelle prime ore di gameplay, le citazioni agli anni ’90 si sprecano e tutte vengono proposte in maniera fedele e credibile.

Sorridi alla telecamera

Autumn nel presente

Lost Records: Bloom & Rage potrebbe sembrare l’ennesima avventura narrativa in salsa Life is Strange eppure, dopo aver completato l’episodio “Bloom”, la sensazione è quella che lo studio canadese abbia voluto sperimentare con qualcosa di diverso, anche e soprattutto in termini di gameplay e di scelte stilistiche. Ad esempio, notiamo subito l’introduzione della visuale in prima persona durante le fasi di gioco ambientate ai giorni nostri, scelta che parrebbe casuale ma che troverà anche perfettamente senso nella volontà degli sviluppatori di creare un ulteriore alone di mistero attorno alla protagonista.

Per il resto, Lost Records: Bloom & Rage rispetta fedelmente quelli che sono i canoni delle avventure narrative uscite nell’ultimo decennio, alternando fasi esplorative durante le quali saremo chiamati a raccogliere indizi e interagire con l’ambiente che ci circonda alle classiche sezioni di dialogo nelle quali potremo liberamente scegliere come rispondere e, di conseguenza, plasmare il corso degli eventi a proprio piacimento. Come sempre accade in questi casi però, non tutte le scelte avranno conseguenze significative sulla storia, ma già in questa prima parte di Lost Records: Bloom & Rage abbiamo potuto constatare una certa influenza del nostro modo di giocare sui comportamenti di Swann e amiche.

La trovata più interessante è però certamente rappresentata dalla presenza della videocamera di Swann, “sfoderabile” in qualsiasi momento per catturare qualsivoglia immagine e momento, spezzoni che poi andranno a comporre i ricordi che la stessa protagonista porterà con sé anche in futuro. Un ottimo modo non solo per sostituire i classici collezionabili, visto che ci saranno diverse categorie di soggetti da immortalare che sbloccheranno altrettanti ricordi e commenti della protagonista, ma anche per farci calare nella parte dei diretti registi di quest’avventura, grazie anche alla possibilità di montare e rivedere le nostre creazioni impreziosite da un filtro VHS assolutamente realistico.

Voglio tornare negli anni ’90

Una porizone di gameplay di Lost Records: Bloom & Rage

In generale, ci sentiamo di promuovere fin qui la direzione artistica di Lost Records: Bloom & Rage, un ritorno al classico stile cartoonesco dopo la parentesi simil-realistica con Twin Mirror, gioco della stessa Don’t Nod uscito nel 2020. A differenza della resa tutt’altro che eccellente dell’ultimo Life is Strange: Double Exposure, qui lo stile ci è più ispirato e assolutamente in linea con i colori sgargianti ed esagerati tipici degli anni ’90.

La cura e la precisione dei dettagli con cui sono stati realizzati tutti i memorabilia presenti nel gioco infatti, chiari riferimenti alla cultura pop anni ’90, rendono l’esperienza di Lost Records: Bloom & Rage ancor più coinvolgente e stimolante. L’espressività di Swann e amiche poi, contribuiscono a rendere ancor più toccanti e appassionanti alcuni momenti che, seppur non indimenticabili dal punto di vista narrativo, riescono a sortire l’effetto sperato.

Vi ritroverete infatti a catturare con la vostra videocamere le migliori espressioni e il fascino “punk” di Nora, lo sguardo fiero e maturo di Autumn e i sorrisi accennati ma sinceri di Kat. Il giocatore diventa quindi egli stesso partecipe attivamente del comparto artistico del gioco, impreziosito dalla struggente colonna sonora a opera di Ruth Radelet (Chromatics) e dei Milk & Bone. Purtroppo qualche piccolo neo è da riscontrarsi nella resa grafica, minata da qualche difetto fra cali di framerate ed effetti pop up riscontrati a più riprese, seppur non tali da affliggere gravemente l’esperienza di gioco.

Probabilmente nel momento in cui leggerete questa recensione e, soprattutto, con il rilascio del secondo capitolo, in quel di Don’t Nod Montreal saranno già corsi ai ripari per porre rimedio a queste lacune con alcune patch. Nulla da eccepire invece sul fronte audio, per il quale invece suggeriamo caldamente l’esperienza di ascolto in cuffia.

La fioritura prima della rabbia

Stand By Me al femminile

Come ogni avventura narrativa che si rispetti, la trama è il cuore pulsante dell’opera dalla quale non possono che passare quasi l’interezza delle aspettative e dei giudizi. Non possiamo dare ancora una valutazione complessiva su Lost Records essendo ancora necessario un’ulteriore passaggio datato 15 aprile con il secondo, e ultimo capitolo “Rage”, ma possiamo già dirvi che quanto visto in questo “Bloom” ci ha già stuzzicato abbastanza la curiosità.

Rimane qualche dubbio sul ritmo della narrazione, abbastanza con il freno a mano tirato in questa prima parte quasi del tutto priva di quei cliffhanger tipici delle avventure suddivise in più episodi. La scelta invece di presentare l’avventura in due uniche sezioni rende forse la componente lo scorrere della trama più lento e tedioso, ma siamo abbastanza certi che la conclusione saprà riservarci delle sorprese e soprattutto saprà giustificare l’attesa di altri due mesi per conoscerne gli sviluppi.

Appuntamento quindi al prossimo 15 aprile per scoprire l’atteso epilogo di Lost Records il quale farà luce sul destino delle quattro protagoniste in quel di Velvet Cove, ovviamente sempre qui, sulle frequenze di Game-eXperience.

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