Avvertimento: questo articolo contiene alcuni spoiler relativi alla prima parte di Lost Records: Bloom & Rage, un passaggio necessario per poter offrire un’analisi più articolata e completa dell’opera. Non verranno invece svelati dettagli espliciti sul finale del gioco, che preferiamo lasciar scoprire a voi. Ci limiteremo a esprimere un’opinione sull’epilogo, dato che incide sul giudizio complessivo del titolo. Se invece cercate informazioni generali su grafica e gameplay, vi rimandiamo alla nostra anteprima della prima parte di Lost Records Bloom & Rage.
Superato lo shock del finale della prima “cassetta” di Lost Records Bloom & Rage, è tempo di tirare le somme e scoprire il destino delle quattro giovani protagoniste ormai diventate adulte. Swann, Nora e Autumn si ritrovano infatti sedute attorno a un tavolo, per scavare nei ricordi e fare luce su quanto accaduto nell’estate del 1995: un anno impossibile da dimenticare, ma i cui dettagli sono offuscati da un evento tragico. Dopo avervi offerto un assaggio nella nostra anteprima, ecco la recensione completa di Lost Records Bloom & Rage.
Riavvolgiamo i nastri
Facciamo un breve recap per chi non avesse letto la nostra anteprima. Contraddistinto dallo stile tipico delle opere Don’t Nod, Lost Records Bloom & Rage è un’avventura narrativa che esplora psiche e relazioni umane, e in particolare l’adolescenza, in tutte le sue sfumature. Il gioco si distingue dai classici teen drama grazie alla doppia prospettiva: quella adolescenziale e quella adulta, che si confrontano in modo credibile con il proprio passato.
La prima cassetta si concludeva con un colpo di scena particolarmente struggente: Kat rivela alle amiche di essere malata di leucemia. Una notizia che segna profondamente un gruppo che sembrava vivere il pieno della propria giovinezza. Da questo momento, i toni del gioco si fanno più maturi e amari, attirando un’attenzione più intensa rispetto alla prima metà.
Se la prima parte di Lost Records faticava a decollare, la seconda ingrana fin da subito, puntando con decisione sull’emotività e coinvolgendo il giocatore in modo più diretto. Lo studio canadese sembra aver riservato le carte migliori per questa parte finale, regalando momenti commoventi e intensi, anche se – come vedremo – il finale non ci ha convinti del tutto.
L’Abisso
I misteri centrali in Lost Records Bloom & Rage sono due: il contenuto del pacco apparentemente inviato da Kat, scomparsa dopo l’estate del 1995, e l’Abisso, una misteriosa fenditura scoperta dalle ragazze durante le loro avventure nel bosco. Questa fonte di energia indefinita diventa un punto di coesione e riflessione, ricorrente nell’intera narrazione.
Il gioco mantiene una certa ambiguità sull’origine dell’Abisso e, più in generale, sugli elementi soprannaturali, qui più sfumati rispetto alla serie Life is Strange. Non è chiaro se gli sviluppatori abbiano volutamente lasciato spazio all’interpretazione, ma l’Abisso assume un ruolo determinante nell’epilogo.
Ed è proprio sull’epilogo che qualcosa sembra incrinarsi. La storia principale si conclude in modo coerente e toccante, con sequenze diverse a seconda dei legami creati tra le protagoniste. Tuttavia, Don’t Nod ha deciso di inserire una scena post-credit degna di un cinecomic Marvel: forzata, inutile e, in un certo senso, fastidiosa.
Comprendiamo il desiderio di aprire a un possibile seguito, ma farlo con un cliffhanger così esplicito rovina parzialmente il ricordo dell’esperienza vissuta con Swann e le sue amiche.
L’ultima cassetta
Nessuna sorpresa radicale sotto il profilo tecnico, ma la seconda parte di Lost Records Bloom & Rage conferma quanto già osservato nella prima: si tratta di un’opera visivamente notevole, più per lo stile adottato e le numerose citazioni agli anni ’90 che per la pura qualità grafica.
Fino alla fine, la videocamera di Swann rimane protagonista, aggiungendo un tocco di originalità a un’avventura narrativa che rischiava di ricalcare troppo da vicino la formula di Life is Strange. Don’t Nod tenta anche di variare il gameplay introducendo brevi sezioni stealth, con risultati però poco incisivi.
Il cuore del gioco resta nei dialoghi e nelle scelte, che pur non influenzando in modo drastico la trama, permettono un’esperienza personale e credibile.
La recensione in breve
Creato dagli stessi autori di Life is Strange, Lost Records: Bloom & Rage è un’avventura narrativa che approfondisce con grande sensibilità l’adolescenza femminile e le cicatrici che certi eventi lasciano nell’età adulta. Don't Nod ci regala un gioco elegante, ricco di stile e impregnato di nostalgia anni ’90. Peccato solo per quella mancanza di mordente che gli avrebbe permesso di compiere il salto di qualità definitivo. E sulla scena finale… preferiamo non commentare: trash e superflua.
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Voto Game-Experience